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Uno sguardo dal palco .
Immagine 2 : Scherzi a
parte....E tu
Mi capita spesso di sfogliare i
vecchi album di fotografie. E’ uno dei tanti miei passatempi. Lo facevo anche
da bambina, quando
andavo a trovare i miei nonni e, dopo i primi saluti, mi sedevo sulla grande
poltrona del salotto e sfogliavo un vecchio album,
sempre lo stesso e che trovavo sempre allo stesso posto, per curiosare tra le
foto già viste mille volte. Vecchie foto in bianco e
nero : nonni, bisnonni, trisavoli, mia madre bambina , io appena nata, il
battesimo di mio fratello, la mia prima Comunione, io a
scuola.
Ce n’è una e una soltanto che mi fa rammentare gli anni della scuola
superiore. Anni di studio pesante in un Liceo Classico
“vecchia maniera” , in cui le femmine portavano ancora il grembiule nero. Anni
di sofferti complessi ( forse mai superati ) : la mia
statura, i primi occhiali da vista. Anni di pianti rabbiosi e di gioie
inaspettate. Una continua altalena di luci ed ombre. Un
dizionario di sinonimi e contrari.
In quella foto non erano presenti tutti i miei compagni di scuola. C’erano i
più significativi, quelli che ancora oggi incontro per
strada più frequentemente e con i quali scambio volentieri due chiacchiere.
La scuola che frequentavo era abbastanza lontana da casa mia e ci andavo a
piedi. Alle otto del mattino, ogni giorno, con il sole
o con l’ombrello, ero puntualmente davanti alla porta di casa della mia amica
più cara, Franca. La mia amica da sempre, fin dai
tempi dell’asilo. Franca poteva essere la sorella che non avevo, tanto era
simile a me : piccoletta, morettina e spiritosa. Mezzora
circa di strada da fare col peso di una pila di libri che tenevamo poggiati
sul fianco, un pò sul destro, un pò sul
sinistro, legati da una cintura elastica a scatto.
“ Rò, hai studiato per oggi? C’abbiamo la Gina per cinque ore. C’hai capito
qualcosa sulla Consecutio temporum ? “.
“ Sì, non è così difficile .”
“ Mah, io ho studiato poco. Ieri sera sono uscita con Marina.”
“ Beata te!”
“ Abbiamo incontrato Ninni e Francesco. Siamo andati in Passeggiata. E’ carino
Ninni, vero?”
“ Bah, preferisco Fabio.”
“ Fabio? Ma se è uno scheletro?”
“ E con ciò? Comunque, è Claudio il migliore.”
“ Claudio? Ma se sembra Ollio!!!”
“ Mica quel Claudio. L’altro.”
“ Uffa! C’hai la fissa con ‘sto Claudio! Scendi dalle nuvole... E poi è più
bello Mal dei Primitives... e Massimo Ranieri canta
meglio di lui.”
“ Ma và. Tu non capisci niente.”
“ Ah, certo. Capisci solo tu.”
Tutti i giorni era la stessa storia. Finivamo sempre per battibeccare. Non per
niente, alle Elementari, la maestra ci diceva che
eravamo due“ comari pettegole “ e finivamo spesso una dietro la lavagna ,
l’altra fuori dalla porta.
Anche in classe spesso mi prendevano in giro. Giuseppe, dandomi dei colpetti
sulla spalla , mi diceva :
“ Rò,... e fidànzati con Claudio Cantoni. Non è meglio? Almeno lui non rompe i
c... con strazianti canzoni!”
Facili rime baciate e sboccate.
“ ... almeno lui è innamorato di te.”
Claudio era il ciccione della classe e tutti dicevano avesse un debole per me
e mi facesse gli occhi dolci. Secondo me gli occhi
dolci li faceva a tutti perchè i suoi occhi erano dolci per natura.Fecero di
tutto per farmi “ litigare “ col mio “ fidanzato “ e ci
riuscirono. Per un certo periodo lo “ lasciai “.
Mi dissero che era previsto un suo concerto nella mia città : che avrebbe
cantato al Cinema Selva. Non ho mai saputo la verità.
Non uscivo e quindi non potevo vedere manifesti o locandine appese sui muri e
non certamente su quelli lungo la strada che
facevo la mattina per andare a scuola. Non leggevo quotidiani. A casa mia, mio
padre comprava la Gazzetta dello Sport e
l’Informatore, mia madre leggeva Sorrisi e Canzoni.
Il giorno del “ presunto” concerto, manco a dirlo, i miei non mi fecero uscire
di casa. Che dolore! Piansi, chiusa nella mia
camera, per ore. Era inutile che mia madre continuasse a bussare alla porta.
“ Ma smettila! Non capisci che ti hanno presa in giro? Non è vero che c’è
Baglioni ad A... Credi sempre a tutto quello che ti
dicono. Esci fuori, stupidona...ed apri questa porta!”
Il giorno dopo tornai a scuola con gli occhi più gonfi del solito. Per fortuna
gli occhiali li nascondevano un pò.
“ Rò, sei andata al Selva?”. Feci le spallucce e non risposi. Andai dritta al
mio banco. Tutti mi furono intorno.
“ Rò, l’hai letto l’articolo sulla “Nuova”?”
“ Bello str ..., il tuo “ fidanzato “ !”.
A quella frase mi rizzai in piedi e aguzzai le orecchie.
“ Perchè? Sentiamo.”
“ Ha rilasciato un’intervista. Siccome l’hanno fischiato, ha detto che qui non
verrà più a cantare. Che siamo tutti banditi!”.
“ Cavolate.”
“ Non ci credi, vero? E’ la verità. Te lo giuriamo!”.
E a turno si baciavano le dita incrociate sulle labbra.
Io non sapevo cosa controbattere ,se non ripetere in continuazione :
“ Cavolate, stronzate, cavolate...”
Però mi offesi. E tanto. Non riuscivo a credere che un ragazzo così dolce e
intelligente potesse essere così ingiusto e
superficiale. Ma forse erano solo balle di amici burloni. Forse a ventanni si
dicono cose che non si pensano davvero. Forse col
tempo si può cambiare idea.
Tornai a casa più mogia del solito ma appena mi sedetti a tavola, mi scappò un
sorriso. Vicino al mio piatto c’era un regalo
:....Accoccolati ad ascoltare il mare...quanto tempo siamo stati...senza
fiatare...
Rosella |