Uno sguardo dal palco

Immagine 7 : Mare da amare...Mare d’amaro amore

Il mare, il cielo, la musica e la Nutella sono le sole cose che riescono a frenare le mie malinconie e a dare un pò di tranquillità al mio animo inquieto. Non sono mai servite a niente le camomille e le valeriane, i consigli degli amici, le parole della mamma, la consapevolezza che c’è chi sta peggio di te eppure è felice. Decisamente il mio carattere non è dei migliori, non è cosa facile stare dietro alle mie manie, ai miei improvvisi cambiamenti d’umore, ai capricci che mi porto appresso da quando ero bambina. Ho bisogno per questo di andar fuori e stare da sola con me stessa. Oggi ho troppo poco tempo e troppi doveri sulle spalle tant’è che le malinconie mi stanno più appiccicate addosso ed ho imparato a conviverci, ma una volta non era così.
Avevo una spiaggia “ segreta “. Pochi metri quadri di sabbia bianchissima circondata da alte rocce a strapiombo su un mare di cristallo. Il mio piccolo paradiso, dove potevo piangere le mie delusioni senza essere vista da nessuno. Oggi questa spiaggia è diventata irraggiungibile a piedi perchè hanno privatizzato tutto ; ci si può arrivare solo via mare ed io non possiedo barche. Anche allora però non era facile da raggiungere. La spiaggia si trovava a qualche chilometro dal centro abitato e bisognava camminare per un buon tratto su una stradina sassosa e molto ripida, irta di cespugli e spini che graffiavano le gambe e facevano inciampare continuamente e che portava fin giù, ai piedi delle rocce. Quando studiavo all’Università ed anche dopo la Laurea, ho avuto bisogno di quella spiaggia. Soffrivo molto di solitudine e, come un controsenso, andavo lì proprio per stare sola. Che follia! Eppure avevo moltissimi amici e all’apparenza sembrava pure che mi divertissi. Con loro ero sempre allegra e spensierata; andavo al cinema, a passeggio, a ballare in discoteca ( di pomeriggio, al thè danzante, non certo la notte !) e studiavo tanto. Che mi mancava? Boh, a saperlo!
Avevo il cuore vuoto. Le mie amiche cambiavano ragazzo, io non mi innamoravo mai di nessuno. Non che mi mancassero i corteggiatori, anzi, erano più che sufficienti, ma a me non piaceva nessuno e quando rispondevo di no alle loro proposte, se ne andavano pure molto scocciati.
Io non riuscivo a provare quella sensazione forte di gioia che descrivevano le mie amiche, a me non veniva alcun batticuore per nessuno. Tranne che per il mio “ fidanzato”, s’intende. Solo lui sapeva dirmi le parole che volevo sentire, solo lui sapeva capire la mia anima, solo lui pensava come me. Doppia follia!
Avevo un piccolo registratore portatile che adoperavo per registrare le lezioni all’Università e lo portavo con me in spiaggia assieme alle cassette della mia musica preferita. Le onde mi accarezzavano i piedi, il sole mi faceva l’occhiolino , il cielo mi abbracciava d’azzurro ed intanto sgranocchiavo biscotti con la Nutella. L’orizzonte era così lontano... quanta strada avevo ancora da fare... quanta vita da vivere... quanto amore da cercare...Poi finalmente un bel giorno, quando meno me l’aspettavo, provai quel tanto atteso batticuore. In quel periodo , oltre che studiare, cantavo in un coro. No, non quello della Parrocchia. Questa volta era un Coro con la C maiuscola, con tanto di Direttore. Eravamo una cinquantina di persone, di varie età : lavoratori, studenti, padri di famiglia, “desperated housewives”, tutti uniti dalla medesima passione per la musica. Cantavamo pezzi folkloristici, canti gregoriani, madrigali, musica classica.Lo facevamo per divertimento, cantavamo gratis, soprattutto nelle chiese e per le feste patronali,a Natale e a Pasqua . Incidemmo , quasi per gioco, un 33 giri che vendemmo solo ad amici e parenti. Avevo ventitre anni e mancavano pochi esami alla Laurea. Ero una “ giovane invecchiata “ che sognava su un treno in eterna partenza. Avevo pochi ricordi da conservare dentro il cassetto e una gran voglia di sorrisi ed abbracci che potessero sciogliere quella malinconia e quel senso di inutilità che mi pesava sul cuore. Poi conobbi un uomo. Anno 1951. Suonava il pianoforte e la chitarra. No, non era Claudio, ma mi piaceva lo stesso. Tantissimo. Non era bello,tuttaltro, ma piaceva alle donne. A tutte. Forse per via del suo lavoro affascinante, per il suo atteggiamento un pò schivo e per la sua simpatia. Quando mi si presentò, con fare troppo disinvolto, capii subito che tra me e lui non ci sarebbe dovuto mai essere niente, per non rovinare il tutto. Dovevo tenermi dentro quella passione e soffocarla senza fargli capire niente. Dovevo essere un’amica e basta. Fu difficilissimo. Sanguinosa la guerra tra cuore e cervello. Lui era assiduo e mi marcava stretto. Io tentavo di fuggire. Mi raccontava delle sue donne, non so se perchè mi considerava tanto amica o perchè voleva solleticare la mia gelosia. Ero troppo ingenua per capirlo, allora. L’avevo soprannominato “ miles gloriosus” e lo prendevo in giro mettendolo in guardia che, col suo comportamento, avrebbe potuto fare la stessa fine del protagonista della commedia di Plauto.Mi telefonava ogni giorno e mandavo a rispondere mia madre :
“ Mà, digli che non ci sono.”
A volte,di proposito, me ne andavo a casa di qualche amica , per non sentirlo, per non vederlo. Lui mi trovava e mi raggiungeva e rimaneva con me finchè non decidevo di andarmene. Che supplizio! “ Pronto. Buonasera , signora. C’è Ro’?”.
“ No. E’ andata al cinema con Dolores.”
“ Al cinema? Mi sa dire quale?”
“ Non so. Forse al Miramare. Mi pare sia andata a vedere un film con Richard Gere.”
“ Ho capito. Grazie. Arrivederci, signora.”
Venne al cinema a cercarmi. Ma, perchè? Perchè non mi vedeva da due giorni. Anche la mia amica era innamorata di lui e lui se n’era accorto.Io non volevo che lui la prendesse in giro, come faceva con le altre, e lei non doveva sapere che lui piaceva anche a me. Che gran casino! Lui aveva un grosso difetto, sul quale non ci si poteva passare sopra. Raccontava un sacco di balle. Io lo sapevo e facevo finta di niente, fingevo di credergli. Non so chi fosse il più stupido tra me e lui. Facevo una gran fatica a comportarmi così e, col senno di poi, penso che avrei dovuto essere chiara dall’inizio : avrei sofferto meno e non sarei diventata così diffidente come sono.Ma in quella spiaggia, l’orizzonte era così lontano... immaginavo meravigliose sorprese aldilà, bastava solo pazientare ed aver fiducia.
Vivevo normalmente. Uscivo con le amiche, coi ragazzi. Se qualcuno tentava degli approcci, lui si materializzava dal nulla :
“ Ro’, non mi dirai che ti piace quello lì. Non ha capelli !”
“ Ro’, quello lì non fa per te.”
“ Ro’, quello lì non è alla tua altezza!”
“ Ro’,tu sei migliore e quello lì non va bene.”
“ Miseriaccia! Sta’ a vedere che me lo devi scegliere tu il ragazzo che fa per me!”
“ No, certo che no. Ma io ti conosco. E quello lì non è quello giusto.” Nessuno era mai quello giusto. Ma neppure lui . Lui non l’ha mai chiesto. Io non l’ho mai detto.
Finalmente un giorno ebbi il coraggio di voltare pagina. Ero in macchina con lui. Lui guidava ed anche se era già buio potevo vedere che era molto serio. La mia amica sedeva sul sedile posteriore; io stavo davanti e tenevo sulle gambe un piatto con una torta all’ananas ( cucinare dolci è un’altra delle mie passioni ) , facendo ben attenzione che non si rovesciasse. Qualche giorno prima avevamo avuto una discussione, sempre per il solito motivo, un ragazzo che mi corteggiava e che quella sera era tra gli invitati della festa. Cominciò a parlarmi e il suo tono di voce diventava sempre più alto. Ce l’aveva con quel ragazzo e con me perchè , secondo lui, ero stata io ad invitarlo.Ero stanca delle sue chiacchiere e quel giorno particolarmente di malumore perchè ero venuta a conoscenza della sua ennesima conquista. Lo affrontai. Di petto Con calma, educatamente, gli vomitai addosso e gli restituii tutte le sue bugie. Gli dissi che l’avevo sopravvalutato e messo su un piedistallo ma che una volta caduto da lì, era sprofondato giù, sempre più giù, senza alcuna speranza di resurrezione. Ci rimase molto male. Si sentì scoperto. Nudo, senza uno straccio di bugia a portata di mano che potesse coprirlo. Vinse il mio cervello, ma il mio cuore era stato colpito a morte.
La mia spiaggia, il mio mare, il mio cielo,la mia Nutella, solo loro videro le mie lacrime. Solo il mio “ fidanzato” capì, come sempre :
“ Strada facendo, vedrai che non sei più da sola, troverai anche tu un gancio in mezzo al cielo, vedrai più amore, vedrai... Strada facendo...perchè domani sia migliore...perchè domani tu.”
 

Rosella