Uno sguardo dal palco

Immagine 8 : Il coraggio che...Avrai

E’ sabato mattina. Finalmente un po’ di riposo, dopo una settimana di lavoro stressante. Questa settimana lo è stata particolarmente : qualche macchinario ha fatto i “ capricci “, è stato necessario l’intervento del tecnico e, inevitabilmente, l’orario di lavoro s’è prolungato più del dovuto. Ma oggi è sabato. Mi aspettano un cestone di biancheria da lavare, i letti da cambiare, i mobili da spolverare : un meritato riposo! Il venerdì sera vado a dormire molto tardi , rimango più a lungo davanti alla televisione e guardo anche i programmi in seconda serata, tanto so che l’indomani non c’è la sveglia che mi butta giù dal letto di buon’ora. Nonostante questo, ogni sabato, sembra una beffa del destino, mi sveglio prima degli altri giorni ed è inutile che mi giri e mi rigiri nel letto cercando di riprendere sonno, mi devo alzare comunque. Tiro sù le serrande, metto in moto la lavatrice, lavo i piatti della notte prima, per la felicità di mio marito e di mio figlio che mi lanciano qualche improperio protestando per la cessazione del silenzio assoluto. “ Ma’ , chiudimi la porta!”.
“Ro’, accidenti, spegni quella maledetta luce!”
E come se non bastassero i rumori delle faccende domestiche del sabato mattina, squilla pure il telefono. Drììììììn...Drììììn... Risponde mio marito che ha il telefono sul comodino, più a portata di mano e d’orecchio.
“ Pronto. Sì, chi parla? Ah, sì. Ro’, è per te! Rispondi.”
Prendo il cordless e vado in cucina. Per non disturbare.
“ Pronto.”
“ Ciao Ro’, che stavi facendo?”
“ Un idromassaggio con la lavatrice. Poi farò un pò di quadro svedese coi fili da stendere e ,più tardi, un pò di bilancieri con le buste della spesa. E tu?”
“ Io sto aspettando che arrivi la filippina.”
“ Non era ucraina?”
“ La settimana scorsa era ucraina, questa settimana è filippina. Oggi ho gli occhi come fessure di salvadanaio, forse ho dormito male. Ieri notte ha telefonato Piero.”
“ Alleluia! Un pò in ritardo per gli auguri di Natale e un pò in anticipo per il tuo compleanno! Che voleva?”
“ La solita storia. Dice che prima o poi verrà a trovare Maurizio, non appena avrà un pò di tempo libero.”
“ E tu che gli hai risposto?”
“ Come sempre. Di andare a fare in c...”
“ Troppo poco.”
Io e la mia amica abbiamo festeggiato da un pezzo le “ nozze d’argento “. La nostra amicizia risale ai tempi dell’Università, quando entrambe prendevamo il treno delle sette per recarci a lezione. Ci siamo conosciute sul treno, allora pesava trenta chili meno di oggi ma oggi è più bella di allora. Mi ricordo che la prima volta che la vidi, pensai :” Dio mio,che brutta!” In effetti era così magra che il suo naso sembrava troppo grande per la sua faccia, i suoi capelli troppo poco voluminosi per la sua testa, i suoi abiti sempre troppo abbondanti. Veniva da una famiglia povera ma di grande dignità. Suo padre aveva una barchetta ed andava a pescare, quando il tempo lo permetteva per campare la famiglia. Gli inverni per loro erano molto lunghi. A suo padre mancava un braccio, sua madre era analfabeta, lei era la maggiore di quattro figli.In casa con loro vivevano anche un vecchio nonno arterosclerotico e una zia handicappata ( sorella di sua madre ). Mi affezionai subito a lei perchè a me sono sempre piaciute le persone semplici, senza tanti grilli per la testa e senza “puzze” sotto il naso. Mi piaceva anche la sua famiglia così generosa, così diversa dalla mia. Io non ero ricca ma in confronto a lei potevo considerarmi una principessa; la mia normalissima casa era una reggia se paragonata alla sua. Abitava in una vecchia casa nella zona vecchia della città dove la povertà era un lusso. Un’unica stanza all’ultimo piano e ,per arrivarci, le scale erano strette e ripide. Due sgabuzzini come camere da letto. Letti a castello. La porta d’ingresso si apriva direttamente su questa grande stanza che era adibita a cucina. Uno scalino sulla sinistra e una piccola porta : il bagno . Angusto, senza finestra, solo un lavandino e una tazza ; senza doccia, senza nient’altro . Per fare il bagno usavano ,a turno, una grande bacinella che mettevano dentro uno dei due sgabuzzini perchè era più facile riscaldarli. La bellezza di quella casa era una finestra, l’unica, che dava sul porto. La vista quotidiana del mare e delle barche era magnifica. Io ero sempre scontenta della mia vita, di quello che avevo. I miei vestiti erano sempre pochi per me e mia madre me ne cuciva sempre di nuovi per farmi felice. La mia amica aveva un unico armadio che utilizzavano in otto persone. Un solo cappotto. Un unico paio di scarpe. Eppure lei era più felice di me, non sapeva cosa fossero il malumore e la tristezza. La felicità sta forse nel non avere niente per godere del poco ? Chi lo sà! Magari è davvero così. La sua famiglia non poteva pagarle gli studi all’Università perciò lei andò a vendemmiare per pagare le tasse d’iscrizione ed ogni domenica lavorava in una pasticceria per comprarsi i libri di testo. Grazie a lei, i suoi fratelli avevano il dolce tutte le domeniche. Diventammo inseparabili. Uscivamo sempre assieme e avevamo le stesse amicizie; andavamo al cinema perchè ci piacevano gli stessi films; andavamo in discoteca perchè adoravamo il ballo; veniva con me quando dovevo cantare col coro da qualche parte ; andavamo assieme a vedere le partite di calcio perchè mio fratello ed il suo giocavano nella stessa squadra allenata da mio padre. Siamo due volte comari. E’ stata testimone alle mie nozze ed ha battezzato mio figlio. La mia amica non è stata un granchè fortunata ma ha sempre affrontato ogni cosa con coraggio e determinazione. Soprattutto per amore ha sofferto tanto. Per questo le ho fatto conoscere il mio “ fidanzato” e spesso glielo ho dovuto “ prestare”. In particolare ci fu una canzone che io le cantai per nove lunghissimi mesi. Gliela cantavo sottovoce quando vedevo il suo viso incupirsi e la sua preoccupazione farsi più manifesta. Lavoravamo nello stesso posto con mansioni diverse : lei non era riuscita a laurearsi ( si era arenata sulle Chimiche ed era ormai fuori corso da diversi anni ) e faceva la segretaria utilizzando il diploma da ragioniera. A casa sua i soldi non bastavano mai. Sua madre morì che aveva appena cinquanta anni e lei dovette badare a tutti quanti. Ha un gran cuore la mia amica! Quando incontrò Piero glielo aprì completamente. Aveva occhi solo per lui e lui non meritava tutta questa dedizione. Dopo quattro anni di fidanzamento “ ufficiale” si ritrovò improvvisamente ed inaspettatamente da sola con la pancia che le cresceva di giorno in giorno. Nell’arco di due mesi vide crollare tutti i suoi sogni sotto una valanga di bugie. Avrebbe dovuto sposarsi perciò aveva preparato i certificati necessari e stava preparando all’uncinetto i centrini per le bomboniere. Ne aveva già pronti forse un centinaio. Ma i documenti di Piero tardavano ad arrivare e così passò il primo mese. Passò anche il secondo e i documenti del suo fidanzato non arrivavano mai. Poi la schioppettata alle spalle.
“ Ro’, non mi sposo più:”
“ Perchè, cosa è successo?”
“ Piero non mi può sposare:”
“ Perchè, è ammalato?” Al momento pensai che le avesse tenuta nascosta qualche terribile malattia.
“ No. Peggio. E’ già sposato.”
“ Cosa?!?! Ma non è possibile. E quando siè sposato?”
“ Un anno fa.”
“ Mio Dio. Che bastardo!”
Di quanta vigliaccheria siano capaci gli uomini quando incontrano donne accecate d’amore e con quanto egoismo siano in grado di stritolarti il cuore sono piene le pagine di letteratura antica e moderna. La mia amica, troppo buona per facili vendette, non poteva far altro che piangere. Piangere per se stessa, per suo padre che non capiva, per sua madre che non poteva più darle consigli. Piangeva per il suo lavoro che rischiava di perdere perchè anche il suo capo, come suo padre, non capiva e temeva che il suo stato potesse nuocere all’immagine dell’ufficio. Ma soprattutto piangeva per quel bambino che si muoveva nel suo grembo e che sarebbe cresciuto senza l’affetto di un padre.
“ Ro’, che devo fare?”
“ Semplice. Tenerti il bambino.”
“ Mio padre dice che forse è meglio di no. Dice che perderò il lavoro. Che la gente sparlerà di me.”
“ Che te ne frega della gente! Pensa che è merito di questo bambino se hai scoperto tante verità. Pensa se fosse l’unica occasione di averne uno. Dai retta a me. Non rinunciarci. E’ la cosa più bella per una donna stringere tra le braccia il proprio “ cucciolotto “. Guarda il mio. Non mi invidi un pò? Non vorresti averlo anche tu un angioletto simile?” “ Sì, naturalmente. Se fossi sposata. Se potesse anche avere un padre. Che futuro avrà solo con me?”
“ Avrà sorrisi sul suo viso, come ad agosto grilli e stelle...avrà un legnetto di cremino da succhiare...giochi elettronici e sassi per la strada...ricordi ,ombrelli, chiavi da scordare, una donna acerba, un giovane dolore, schiuma di cavalloni pazzi, neve di montagne, pioggia di colline. Avrà il suo tempo per andar lontano e amore, amore, amore avrà...Non ti sembra abbastanza?”
Ebbe il suo bambino e fu subito gioia.

 

Rosella