Uno sguardo dal palco

Immagine 9 : Life is now...hero's dream

" Pronto."
" Ciao,Piè. Come va ?"
" Ohè, mia sorella ! Come stai?"
" Io bene. Ma tu, dimmi di Paolino. Ha fatto le analisi?"
" Sì, tutto a posto. Tutto negativo. Ma il medico gli ha dato ugualmente il Vermox per un paio di giorni. E voi? Tutto bene?"
" Sì, tutto bene.La solita vita : casa-lavoro, lavoro-casa. Sai, Fabio ha dato i primi due esami all'Università. Sono andati bene ed è molto soddisfatto."
" Bravissimo. Fagli i complimenti da parte mia. Ro', ti devo lasciare. Sto partendo per Roma. Ci sentiamo. Saluta tutti. Baci a mamma".
" Ciao, Piè. Anche tu ,bacia tutti e fa' attenzione.Non correre!"
" Uhh!!! Pure tu? Mamma ti ha contagiato il virus ansiogeno? Ciao, ciao, non ti preoccupare."
Questo è mio fratello. Mordi e fuggi. Sempre di corsa. Sempre di fretta. Mio fratello è figlio unico. Come mai visto che io sono sua sorella?Anche io sono figlia unica pur avendo un fratello. Il fatto è che lui è molto più giovane di me e abbiamo avuto poche occasioni per stare insieme.
Quando è nato io andavo già a scuola e avevo paura che quest' "intruso" mi avrebbe portato via l'affetto dei miei genitori.Per la verità, io desideravo tanto un fratellino. Ero l'unica, a scuola, a non averne. Tutti ne avevano almeno uno. Franca, la mia amica, ne aveva addirittura sei. Io la invidiavo perchè poteva giocare con qualcuno, non come me, che parlavo da sola con le mie bambole. Ne avevo quindici e ogni notte, ne sceglievo due che mi facessero compagnia nel letto. Guai a chi toccava le mie bambole! Ne ero
gelosissima. Mi piacciono le bambole. Ho una cristalliera in cui tengo in bella mostra i miei gingilli preferiti e , tra questi, le mie bambole di porcellana. Graziosissime.
Invidiavo Franca anche perchè ogni giorno, alla fine della scuola, andava a mangiare alla refezione con tutti i bambini che avevano una famiglia numerosa. All'uscita di scuola, sentivo i profumi che provenivano dalle cucine e avrei voluto avere dei fratelli , solo per poter assaggiare quei piatti di pastasciutta! Chiaramente me la prendevo con mia madre:
" Tutti hanno un fratellino. Perchè non me lo compri, così posso andare alla refezione?"
" Costa troppi soldi."
" Guarda che lo so che non ci vogliono i soldi per "farmi" un fratellino."
" Va' a giocare, va'. E fatti i compiti."
Poi nacque mio fratello ed io non ero più così disposta a fargli toccare i miei giocattoli e le mie bambole. Lui però toccava tutto. A volte rompeva quello che toccava. Io urlavo e l'avrei voluto picchiare. Qualche volta l'ho pure picchiato ma poi finiva che ne prendevo di più io.
" Tu sei grande. Devi capire."
" Lui è piccolo. Deve imparare."
In effetti l'ho torturato per anni. Lui voleva giocare coi soldatini o con le biglie ed io lo costringevo a giocare "alla mamma" e gli facevo mangiare degli intrugli impossibili: pane raffermo ammorbidito nell'acqua, biscotti grattugiati con le carote. Che sbobbe! Lui ingoiava tutto.
" Ti piace, Piè ?"
" E' CHIFFO !"
" No, che non è schifo. Mangia che è buono!"
Poi crebbe e si vendicò di anni di angherie. La mia cameretta ( che dividevo con lui ) divenne sempre più spesso un campo da calcio. Dapprima usava una vecchia coperta militare, grigia, sulla quale aveva disegnato le linee del campo con i gessi da sarta di mia madre. Come giocatori usava soldatini e indiani a cui assegnava nomi incredibili, tipo Kaimiro e Pallapancia. Quando poi non ebbe più l'età per i soldatini, la coperta militare fu sostituita dal panno verde del Subbuteo.
" Dai, Ro'. Facciamo due tiri ."
" Non mi piace giocare a pallone."
" Dai, tira. Io paro." E continuava a gettarmi tra i piedi il pallone.
" Uffa! Non scocciare!"
Al suo ennesimo passaggio sferrai un calcio al pallone. Troppo forte. Si udì un fragore di vetri rotti. La palla era rimasta a terra, in compenso a me mancava una scarpa. Cadde nel giardino della signora del piano-terra e per fortuna non colpì nessuno. Mia madre prese a ciabattate tutt'e due. Io di più perchè ero più grande. Quando disse a mio padre del vetro rotto, lui fece la faccia cupa e la voce grossa , ma io mi accorsi che,sotto sotto, se la rideva. Come quella volta, che mio fratello fece vela a scuola, per andare a giocare a pallone con alcuni compagni. Telefonò a casa il suo maestro, preoccupato per il suo stato di salute.
" Buongiorno, signora. Come sta Piè? Gli è calata la febbre?"
" La febbre? Quale febbre? Piè non è mai stato meglio."
Gli occhi di mia madre lanciavano fiamme contro mio fratello che la guardava spaventato.
" Vedrai quando torna tuo padre. Preparati."
Quando mio padre tornò dal lavoro e seppe della sua ultima marachella, venne a cercarlo in cameretta, deciso a punirlo come si deve. Lui era in un angolo. Mogio, mogio e con gli occhi bassi. Stranamente grasso.
" Vieni fuori,di lì."Tuonò mio padre. Uscì fuori lentamente dal suo nascondiglio e mio padre non riuscì a trattenere una risata e neppure io e mia madre che, dietro di lui, seguivamo la scena.
Sembrava l'omino della Michelin. Sotto il maglione aveva legati due cuscini, uno davanti e uno dietro, con due cinture da pantaloni. Piangeva come una fontana ed era disperato e pentito ma così buffo che incredibilmente fu perdonato.
Si rassegnò a giocare da solo a pallone ed io da sola con le bambole. L'unico gioco che facevamo insieme era "il festival di Sanremo". Ci mettevamo nell'andito di casa. Lui faceva Pippo Baudo. Io la cantante. Lui era anche il pubblico che batteva le mani dopo ogni esibizione e la giuria che decretava il vincitore ( che ero sempre io). Imparò a suonare la
chitarra e le tastiere. Manco a dirlo, imparò le canzoni del mio "fidanzato". Lui suonava e cantava con me. Ci fu un periodo della sua vita in cui oltre che giocare a pallone ( ha fatto il portiere per diversi anni,nei campionati regionali), studiava a tempo perso all'Università e
d'estate faceva l'animatore turistico in un noto albergo cittadino.
Una volta organizzò per i clienti dell'albergo una sorta di "Corrida" in cui i partecipanti dovevano far valere le loro qualità in fatto di spettacolo.
Io andavo alle sue feste nelle calde notti di agosto per godere, dalla splendida terrazza sul mare dell'hotel,dello sciacquio delle onde sulla sabbia e l'intenso profumo della mia terra. Quel giorno, come tante altre volte, sedevo in una poltroncina in mezzo a un gran numero di persone mai viste prima e all'improvviso:
" Signore e signori ed ora, ecco a voi un nuovo concorrente : mia sorella!"
Mi guardai attorno per capire se ce l'avesse proprio con me.
" Forza, Ro'. Vieni qui."
" Ma no. Non vengo . Sei pazzo?"
" Forza. Signori, diamole coraggio con un bell'applauso!"
Fui costretta ad andare ad esibirmi. Mi vergognavo come una ladra ma dovevo far "buon viso a cattivo gioco".
" Ro', cosa ci canti?"
" Non ne ho la più pallida idea!"
" Sì, che ce l'hai. Signori, mia sorella è " fidanzata" con Claudio Baglioni perciò conosce tutte le sue canzoni. Cosa volete ascoltare?"
Risposero all'unisono " Questo piccolo grande amore ". E ti pareva! Sembra che tutti conoscano solo quella!
Mio fratello si mise alla chitarra per accompagnarmi. Chissà quante volte avevamo cantato assieme quella canzone! Ed io la cantai come sempre, come se non ci fosse nessun altro ad ascoltare. Mi applaudirono e per fortuna c'era buio e non si vedeva il rosso fuoco delle mie guance per la vergogna.
Mi toccò cantarla ancora una seconda volta perchè tra tutti i concorrenti io vinsi il primo premio.
" Complimenti, Ro'. Hai vinto il primo premio. Una settimana di soggiorno all'Hotel dei Pini".
" Stai scherzando,vero?"
Guardavo mio fratello incredula.
" No. Scegli il pino che preferisci e procurati una canadese!"
Finì in una gran risata. Con lui finisce sempre così. E' un gran burlone.
Allegro,simpatico, divertente. Lui ha preso il carattere di mia madre. Non puoi tenergli il muso per troppo tempo. Finisce che ti fa una battuta e ti fa ridere per forza.
Da quando mio padre non c'è più siamo tornati ad essere figli unici. Lui si è sposato. E' diventato padre. Fa un lavoro serio. Tra me e lui c'è il mare di mezzo.Io ho smesso di essere gelosa di lui, pensando, a torto, che per i miei genitori fosse il preferito, soprattutto per mia madre, perchè figlio maschio. Voglio un gran bene a mio fratello anche se non gliel'ho mai detto.
Del resto io non riesco a dire "ti voglio bene", con le parole. Mi riesce meglio se lo scrivo. E gliene ho voluto di più quando, a sue spese,ha voluto dedicare un libro alla memoria di mio padre. Un libro regalo per i parenti e per gli amici, scritto per non dimenticare un uomo, un eroe agli occhi di un figlio, perchè il sogno di quell'eroe potesse sopravvivergli e abitare nel cuore di quanti lo amarono e stimarono. Sì, Piè. Life is now. La vita è
adesso. Con te, adesso, la nostra è una vera famiglia.
 

Rosella