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Uno sguardo dal palco
Immagine 18: Muscoli da...Grand'uomo
E' tornata un'altra estate. Sono tornate anche le
sospirate ferie d'Agosto.
Io e la mia Doris (per chi non ha letto le immagini precedenti, Doris è la mia
automobile ) siamo in mezzo al traffico di una città in vacanza, nel vano
tentativo di raggiungere la spiaggia ad un orario decente in cui sia possibile
trovare uno spazio vuoto per sistemare ombrellone ed asciugamano.
Le mie amiche saranno già lì da almeno un' ora. Loro non sono ritardatarie
come me e non stanno a perdere tanto tempo con i panni da spolverare. Le mie
amiche. Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, quando ogni mia azione
era legata a quella delle mie amiche o alla mia voluta solitudine.
Sono sola sempre più spesso, o meglio, mi trovo ad essere sola quando faccio
qualcosa o vado da qualche parte dove preferirei avere una compagnia. Mio
figlio ormai è grande ed esce per conto suo. Sul sedile posteriore, il
seggiolino per bambini è lontano anni luce ; Pavel, la mia morbida zebrona di
peluche, siede al centro con le zampe incrociate , in un silenzio bianco-nero.
Mio marito lavora, lavora e poi ancora lavora e...non usciamo quasi mai
insieme. Chissà che sarà mai tutto questo stacanovismo! Il lettore CD suona
sempre lo stesso disco. In questo momento risuonano le note di " Strada
facendo" e la strada la sto facendo per davvero. Spengo il lettore che la
canzone non è neanche arrivata alla metà. Oggi non voglio sentire neppure Clà.
Sono già abbastanza nervosa per i fatti miei, per tutto il chiasso e il casino
che mi circonda. Ci vuole solo quella canzone per immalinconirmi ancora di
più. Provo con la radio. "... Io troppo piccolo con tutta questa gente che c'è
al mondo... io che ho sognato sopra un treno che non è partito mai..."
Ma allora ho ragione a credere che questa sia una persecuzione. Che la mia
automobile abbia subito qualche strana magia per cui ogni altro tipo di musica
sia esclusa ? Vaff...Spengo pure la radio. In spiaggia non trovo parcheggio
neppure a pagarlo a peso d'oro. Lascio la macchina in una stradina polverosa a
cinquecento metri di distanza. Fossi andata a piedi avrei sudato meno! Mi
avvio verso il mare. Borsa, ombrellone, spiaggina. Mi sento come Fantozzi in
una delle sue ' tragiche ' avventure. Il pareo arancione mi si appiccica
addosso, tanto sono accaldata. Che stupida! Potevo lasciare tutto in macchina
e portare solo l'asciugamano. Tanto mancherà poco all'ora di pranzo, dovrò
tornare indietro molto presto. I miei due lupi affamati reclamano cibo e tocca
a me cucinare e servirli a tavola. Le mie amiche sono già lì, come prevedevo :
" Belle ore! Hai portato gli spaghetti ?"
" Lasciatemi perdere, che oggi non è aria !"
" Ieri, oggi, domani. Ma sei sempre incazzata?"
Sistemo l'ombrellone e mi stendo sull'asciugamano. Finalmente un pò di pace.
Finalmente mi posso sfogare con loro. Sputo il rospo che avevo in gola dalla
sera prima.
" Ieri Fabio è tornato a casa con un occhio nero e il labbro spaccato."
Hanno picchiato mio figlio. Qualcuno ha osato mettergli le mani addosso. Chi
si è permesso di toccare il mio 'cucciolo' di quasi ventanni quando nemmeno io
, che sono sua madre, gli ho mai dato un ceffone? Se so chi è stato lo
disintegro. Mio figlio che è l'unico immenso amore della mia vita, quello di
cui sono certa ogni giorno, di ogni mese , di ogni anno . Il mio AMORE con
tutte lettere maiuscole, coi punti esclamativi e cornice di cuoricini. Il mio
unico figlio. Unico in ogni senso, tanto che sono convinta di averlo solo io
un figlio così unico. L' unico che ho portato dentro di me e che ha cominciato
a vivere quando l'amore era superiore ad ogni altra forza, quando l'amore non
aveva freni nè altri desideri, quando era puro e sincero, incrollabile e
invincibile, quando era ardore, passione, mistero, quando era giovane e
sconosciuto, curioso e ardito , delicato e premuroso. Quando l'amore non era
ferito e prometteva eternità. Quando l'amore era amore. E l'amore s'è fatto
uomo in lui. Come Dio. E come era perfetto l'amore di quel momento, così è
perfetto il figlio che è nato. E' vero che ogni scarafaggio è bello per la sua
mamma ma il mio è lo scarafaggio migliore che ci sia. Non posso certo
lamentarmi. Da neonato era buonissimo, piangeva raramente , mangiava e dormiva
tutta la notte. E' stato un bambino obbediente e senza capricci, tranquillo e
coccolone. L'ho sempre portato con me ovunque. A malincuore lo lasciavo da mia
madre quando andavo al lavoro e mi pareva che quelle ore fossero troppe e non
finissero mai. Veniva con me nei negozi e al supermercato ma non toccava
nulla. Gli dicevo :
"Non devi comportarti come Francesco che urla sempre quando vuole l'uovo
Kinder. Mamma sa che a te piace e, se fai da bravo, Mamma te lo compra senza
che tu lo chieda". E lui non chiedeva. Da bambino gli piacevano le cravatte,
lunghe o a papillon non faceva differenza. Se volevi vederlo felice e
soddisfatto, bastava regalargli una cravatta e lui saltava di gioia. Così ,
tra quelle che gli compravo io e quelle che gli regalavano gli altri, arrivò
ad averne circa una trentina. Poichè era unico anche come nipote, la sua
cameretta era una sala giochi. A Natale o per il suo compleanno era diventata
una missione trovare un regalo che lui non avesse già. Adorava i palloni e gli
omini ( soprattutto i Wrestling e i Power Rangers ). Crescendo i suoi gusti
non sono cambiati. Ha una collezione di palloni da calcio che potrei metter su
una bancarella e venderli. E, se non fosse che i ragazzi di oggi vestono con
jeans consunti e sdruciti, T-shirt extra-large e maglioni sbilenchi e lui si
sentirebbe a disagio a fare l'elegantone, sono sicura che indosserebbe
volentieri camicie e cravatte.
" Mamma, per andare a Milano a vedere Milan-Juve, mi metto in giacca e
cravatta. Gli arbitri vanno vestiti così alle partite."
" Sei sicuro di stare comodo? Non avrai freddo in giacchetta? Guarda che a
Milano fa freddo. E se poi piove?"
" Uffa , Ma'. Che paranoia! Va bene, mi porterò anche il giubbotto."
Adesso fa pure l'arbitro. E' destino che io debba passare tre quarti della mia
vita nei campi di calcio. Del resto era impossibile che mio figlio restasse
immune dalla 'calciomania'. Trascorrendo molte ore a casa dei nonni, con mio
padre e mio fratello che non parlavano d'altro, finì col diventare un
'pulcino' in una delle squadre della società sportiva fondata da mio padre (
purtroppo mio padre non ha potuto vedere neppure una sua partita, o forse sì,
da lassù, chi può dirlo? ). Era portiere. Come suo zio.
Un'altra 'patata volante' in famiglia. Una carriera che è durata fino a quando
i portieri di riserva gli hanno fregato il posto perchè sono cresciuti più di
lui e lui non è diventato ( colpevoli i geni materni ) così alto da poter
ricoprire quel ruolo.
" Mamma, se non posso fare il portiere, faccio il corso per diventare arbitro,
così non sarà più colpa mia se perdiamo sempre e finalmente in campo comanderò
io!"
" Perlomeno avrò finito di lavare via fango, ma speriamo che non ti menino!"
gli dicevo.
" Gli arbitri sono pagati per prendere insulti."
" Sai che bellezza sentirsi dare del cornuto!"
" Tanto la ragazza non ce l'ho. Chi se ne frega!" mi rispondeva.
Il menefreghismo durò poco dal momento che a fine inverno scorso mi viene
vicino e con tono serio e solenne mi fa :
" Mamma ti devo dire una cosa."
Il mio cuore fa un balzo nel petto temendo, vista la sua serietà, che gli sia
successa chissà quale tragedia.
" Mamma, mi sono fidanzato."
Mi viene da sorridere e mi trattengo con difficoltà, ma non vorrei che la sua
serietà venisse fraintesa , considerando con superficialità le sue confidenze.
Però ' fidanzato ' è un termine fuori moda, troppo impegnativo, soprattutto
alla sua età. Ma lui è un giovane invecchiato, così come lo ero io a ventanni.
E' un ragazzo all'antica. Tremendamente maturo. Niente
tatuaggi. Niente orecchini o piercing. Niente scorribande in motorino.Niente
discoteche. A volte penso che non si goda abbastanza la vita. Che stia
sprecando la sua gioventù. Se io, alla sua età, avessi avuto la sua stessa
libertà, avrei spaccato il mondo. In questa sua serenità non mi somiglia
affatto! Anzi, spesso si capovolgono i ruoli. Io sono l'adolescente
indecisa ed inquieta, il Peter -Pan che rifiuta di crescere, mentre lui è
l'adulto che dà consigli. Anche i suoi professori, quando andavo ai colloqui,
mi dicevano che aveva un comportamento forte e deciso , tanto che era
considerato il leader dai suoi compagni di scuola.
" Mamma, sono innamorato di una ragazza bellissima. Si chiama Giusy."
" Sono contenta per te. E cosa fa?"
Mi trattengo di nuovo perchè mi vengono sulla lingua decine di domande e se le
lascio andare rischio che la mia curiosità, mista all'inevitabile timore che
anche per lui siano in agguato le pene d'amore, possa sembrare
un'interrogatorio vero e proprio. Ma per fortuna lui è così entusiasta che
parla a ruota libera, senza bisogno che io gli faccia domande esplicite.
" Lei studia ancora al Liceo. Poi studia il violino da sette anni e compie
sedici anni a Giugno. E' dei Gemelli, come te."Ironizzo sul segno zodiacale:
" Poverino! Te lo sei messo il vino al fresco! I Gemelli sono volubili,
lunatici e un pò pazzoidi!"
" No, Mà. Lei è brava."
E con questo totipotente aggettivo pensa di aver detto la cosa più importante.
Riprendo in mano le redini della mamma timorosa e rompiballe e, dopo aver
pronunciato una frase scontata e inutile, tipo benedizione : " Mi raccomando.
Comportatevi bene " , mi sento addosso i vestiti di mia madre, quando faceva a
me le stesse raccomandazioni. E capisco allora che i suoi non erano divieti o
proibizioni ( per me erano tali ) ma solo tentativi di
evitare possibili delusioni e sofferenze." Ro', stavi dicendo di Fabio,
dell'occhio nero, del labbro spaccato. Che gli è successo? Non dirmi che ha
avuto un incidente con la macchina!"
Lina mi richiama al presente, visibilmente preoccupata." No. Grazie a Dio, no
!" le rispondo e mi lascio travolgere da un fiume di spiegazioni.
" Sai che Fabio va tutti i giorni in palestra a farsi i muscoli. Bene, c'è
andato anche ieri. Qualcuno, chiacchierando, si è lasciato andare a qualche
commento di troppo. Insomma, hanno malamente criticato la sua ragazza. Lui ha
reagito con parole forti. Quell'altro si è risentito e gli ha dato un pugno.
Fortuna che li hanno separati, sennò poteva anche finire peggio."
" E lui che ha detto?"
" Semplicemente che ciò che è suo non si tocca..."
" Meno male che è un tipo tranquillo ! Va' che è proprio figlio tuo...Talis
mater..."
Mentre sto scrivendo e mi soffermo a ricordare, tra le reminiscenze del
latino, se l'aggettivo 'talis ' sia o no a due uscite, mio figlio mi raggiunge
e , da dietro le spalle controlla quello che sto facendo:" Mamma, cos'è, una
nuova stupidaggine dello sguardo dal palco? Quando la smetterai di credere di
avere ancora quindici anni ! Mamma, cresci!..."
E si allontana scuotendo il capo senza accorgersi che è la stupidaggine
dedicata a lui.
Figlio mio, la vita è questa qua. E' più una lotta che una danza in cui
girare... ma non fermarti mai...e ti giuro che tu sarai qualcuno... e se io
non sono stato... allora cerca tu di essere un grand'uomo...
Rosella |