Tutto e' iniziato cosi'....Dal
sito ufficiale Patapan.it
BAGLIONI : " a Centocelle sul balcone di casa mia nasceva l'emozione della
prima esibizione in pubblico su quell'immaginario palco che era un balcone
al quarto piano di via dei noci...(continua)
BAGLIONI : Eravamo ragazzi....
Eravamo ragazzi, avevamo un gruppo e volevamo vedere se eravamo pronti per
uscire allo scoperto e suonare davanti alla gente. Così, abbiamo preso le
chitarre e ci siamo lanciati".
Da allora, ogni volta che salgo su un palco, penso al ragazzo che ero, a
quanto di lui abita ancora dentro di me, a quell'indimenticabile balcone di
via dei Noci: chiudo gli occhi, spalanco le braccia e mi lancio DI NUOVO,
nel cuore della musica".(continua)...
BAGLIONI:"Da quel balcone di Centocelle è partita la mia storia...."
Da quel balcone di Centocelle è partita la mia storia, di anni di notti di
note. Tornare lì, alla vigilia della fine di un viaggio così particolare e
intenso come "Tutti qui", significa chiudere una porta su un ciclo che si
compie, nelle storie che si incontrano lungo le strade che le accompagnano".
Lunedì 23 Aprile dopo le 13...
foto
su kataweb.com
http://www.kataweb.it/multimedia/media/663261
foto su corriere.it
http://www.corriere.it/gallery/Spettacoli/vuoto.shtml?2007/04_Aprile/baglioni/1&1
un frammento dei bellissimi momenti:-)
http://www.youtube.com/watch?v=cmEjrgtyJ58
da patapan.it
servizio completo 23 Aprile 2007
Centocelle
Il cerchio si chiude. L'uomo riavvolge il nastro. La chiave si gira, il
quadro si illumina, il motore si avvia. Il dito sfiora il tasto "play" sul
registratore della coscienza. E' incredibile quante cose riescano a
nascondersi nella casa della vita in quarant'anni. Il tempo sembra lo stesso
di allora. E' lo stesso di allora. Un cielo terso, che pare lavato di
fresco. La brezza leggera di una primavera che si è rifatta il trucco e per
l'occasione vuole giocare all'estate. Le strade larghe e ordinate, come
fusti e rami degli alberi e delle piante di cui indossano i nomi. Le case
basse, i piedi ben piantati in terra, strette una all'altra come per farsi
coraggio e resistere alla fatica di ospitare, ogni giorno, gli uomini e
quell'instancabile affanno che chiamano vita.
Più l'auto si avvicina, più l'uomo perde gli anni. Scivolano dal finestrino,
sotto sguardi nei quali la realtà riaccende la memoria e la memoria infiamma
il cuore. Vorrebbe trattenerli, ma non può. A poco a poco, la maschera del
presente si ritira e lascia il posto al volto del passato. E' lì, davanti a
lui, come davanti a uno specchio. Copia esatta di quello che ha custodito
dentro di sé in tutto questo tempo. L'auto rallenta e accosta. Civico 46. La
targa in marmo dice "Via dei Noci". Ma tra quelle parole-per-tutti, si
nasconde un messaggio speciale che non sfugge agli occhi dell'uomo: "Vi...e..N...i".
Il motore ha un ultimo sussulto, poi abbandona l'uomo al silenzio di cui ha
bisogno. L'uomo scende, la strada esplode. La folla gli si stringe intorno.
La gente agita occhi, mani, cartelli; saluta, grida, scatta foto. Migliaia
di voci scandiscono il suo nome. ma l'uomo si aggrappa al silenzio dei
pensieri. L'uomo si guarda intorno e sorride. Il mondo è un televisore al
quale qualcuno ha appena tolto il volume. Adesso deve solo trovare il
coraggio di aprire il cancello. E' strano, pensa, non dovrebbe essere così
difficile. La mano afferra la maniglia. Il cancello si apre. E l'uomo...
precipita in un'altra dimensione. Vialetto. Portone, Scale. Quarto piano. La
porta è aperta. L'uomo chiude gli occhi, fa un passo e respira l'odore del
sabato, dopo la scuola, quando la vita sembra finalmente concedere un po' di
respiro e almeno fino a domenica sera c'è tempo per se stessi e i propri
pensieri. Oggi, poi, si vede con gli altri. Quelli del "complesso". I grandi
via. Solo loro. Si affacceranno sul terrazzo. E allora vedremo la musica
riuscirà ad aver ragione di questa periferia.
L'uomo imbraccia la chitarra. No - pensa - non devo aprire gli occhi adesso.
Non ancora. Ancora qualche passo... ORA! Quando esce sul terrazzo e apre gli
occhi, è la primavera del sessantasei e l'uomo non ha ancora sedici anni. La
mano sinistra stringe il manico della chitarra. Le dita già in posizione sul
primo accordo. Chissà se qualcuno alzerà gli occhi e si fermerà ad
ascoltare...
"Primi peli sopra il labbro e bolle sulla pelle
un concorso di canzoni a "Centocelle"
feste in casa e il tavolo sulla parete
panini misti e spuma per la sete
la fonovaligia e le serrande scese e i genitori di la
primo bacio per sapere come si fa"
E' cominciata così. Un tuffo senza rete tra le rapide della memoria. Lunedì
23 aprile, l'uomo Claudio e il musicista Baglioni si sono ritrovati là dove
si erano incontrati, per la prima volta davanti ad un pubblico (piuttosto
distratto, a dire la verità: "Non ci filò nessuno! - racconta Claudio -
Nessuno alzò lo sguardo e, forse, nemmeno ci sentirono") più di quaranta
anni fa.
Sul terrazzo di quella che, più di ogni altra, Claudio considera la "sua
casa". La casa dove ha capito che era la musica la chiave per aprire la
porta su se stessi, dare forma alla propria identità e partire, armato delle
proprie idee e del bisogno di rompere l'assedio dell'invisibilità, alla
ricerca del futuro.
E, allora, eccola - in un pugno di canzoni alla chitarra acustica, legate
insieme dal prologo di "'51 Montesacro" - la geografia musicale che racconta
la storia della conquista di una città davvero troppo lontana ("Mia mamma mi
diceva: "Vestiti che andiamo a Roma, come se Centocelle fosse un'altra
città"). "Centocelle", "Con tutto l'amore che posso", "Piazza del Popolo",
"Lampada Osram" e "Porta Portese". Quindi, una breve pausa, per scendere
sulla terrazza dalla signora Teresa ("Una delle più care amiche di mia madre
- la presenta Claudio - vedete è alta esattamente come lei... ma se non la
vedete possiamo provare ad abbassare la ringhiera!") per unirsi alla band e
lanciarsi in una sequenza mozzafiato di alcune tra le più belle canzoni del
suo repertorio, brani senza tempo che hanno fatto la storia della musica
popolare italiana: "Strada Facendo", "Noi no", "Mille giorni di te e di me",
"Via", un fulminante medley con "Questo piccolo grande amore", "Amore
bello", "E tu", "Sabato pomeriggio", "Solo" ed "E tu come stai", e poi
"Buona fortuna", "Io sono qui", "La vita è adesso" (che sul foglietto sul
quale ha appuntato la scaletta prima di cominciare è curiosamente
ribattezzata "La vita è ora", ndr.), per concludere con quella "Tutti qui"
che ha dato il nome ad uno dei più lunghi e fortunati tour della storia del
pop italiano: più di 70 date, per oltre 500mila spettatori!
Oggi la gente c'è. Non solo alza gli occhi e ascolta, ma - come giornali,
radio e televisioni - è tutta per lui. E c'è anche lui. E con lui, nascosti
dietro la chitarra - voce, occhi e pensieri di un ragazzo di quasi sedici
anni che cuce parole e note e le soffia nel cuore affaticato del mondo.
Italiasera.it 24 Apr.
Un ‘baglionoso amarcord’
Il Claudio nazionale è partito ad ottobre dello scorso anno con il suo tour
intitolato “Tutti Qui” e questa sera arriva a concluderlo nella sua città
(per la quinta volta in questo tour) dopo oltre 56 tappe nelle principali
città italiane, la maggior parte delle quali tutte esaurite. Un tour
estenuante dove il cantautore romano ha raccolto in scaletta una selezione
del meglio dei suoi quarant’anni in musica, le stesse canzoni che poi lo
hanno visto protagonista anche nei negozi con le due super premiate
antologie dal titolo “Tutti qui” e “Gli altri, tutti qui”. Tre ore di grande
musica dal vivo con le canzoni che hanno caratterizzato la storia musicale
di uno dei più amati ed introversi cantanti della canzone italiana. Uno show
irripetibile nel quale per la prima volta, alcune delle canzoni più famose
del 56enne artista romano , tra cui “Strada Facendo”, “Sabato Pomeriggio” e
“Questo Piccolo Grande Amore”, vivranno il fascino delle edizioni originali.
Sul palco del Palalottomatica all’Eur insieme a Baglioni ben undici
musicisti tra cui Paolo Gianolio, John Giblin, Stefano Pisetta , Roberto
Pagani e Pio Spiriti.
Baglioni ricomincia da Claudio. O meglio, da quell’adolescente, a metà tra
il ‘Cucaio’ di via Tor De Schiavi (dove la famiglia si trasferì dalla natìa
Montesacro) e l’’Agonia’ della vicina viale Telese (da dove, ventenne,
spiccò poi il volo verso il successo).
E’ qui, in via dei Noci -nel cuore di Centocelle- che l’artista, complice
“l’amico del piano di sotto”, per la prima volta imbracciò la sei corde per
affrontare di petto il pubblico. Oggi, che ormai è una popstar, il grande
terrazzo al primo piano è divenuto davvero il suo palcoscenico. Chi vive da
almeno trent’anni a Centocelle non ha dovuto faticare più di tanto ieri
mattina presto quando, alla ‘chetichella’, sono stati scaricati
amplificatori, microfoni e strumenti vari: Claudio stava tornando per
regalare agli indimenticati amici del quartiere, un po’ della sua contagiosa
popolarità. Un concerto a sorpresa di quasi un’ora, con ‘Bajoni’ in piedi
sulla ‘loggietta’ del quarto piano, voce e chitarra, ad aprire con un medley
autobiografico (da ’51 Montesacro’ a ‘Lampada Osram’), per poi ‘planare’ al
primo piano con tastiere, basso e percussioni, con una travolgente serie di
hit, da ‘Strada facendo’ a ‘Noi no’, fino alla struggente ‘Mille giorni di
te’.
“Un’emozione indescrivibile -racconta Claudio ripercorrendo l’allora
battesimo live davanti a pochi ed indifferenti passanti- Era la prima volta
che suonavo per un pubblico e, anche se si trattava della gente del mio
quartiere, mi sentivo al centro del Maracanà, davanti a una giuria
sconfinata che avrebbe deciso del mio futuro”. Anche se soltanto per un
momento, il vezzo ammanta il simpatico cantautore: “Tengo a precisare che
tutto ciò accadde tre anni prima che i Beatles facessero lo stesso,
salutando per l’ultima volta i fans dal tetto della Apple (la loro casa
discografica,ndr), a Londra”.
La signora Teresa, da sempre amica della mamma di Claudio, accoglie amici e
giornalisti nel ‘salotto buono’: aranciata e pasticcini fanno da ‘pandanne’
alla mobilia, che testimonia la pace e la dignità di un periodo storico dove
al centro della vita c’era la speranza di trovare un lavoro sicuro e di
poter contare sempre sulla salute. In strada il delirio (come testimoniano
le foto, con tanto di vigili coinvolti nella festa), e Claudio, dalla
ringhiera, a cantare senza lesinare anima e cuore.
“Da allora -aggiunge ancora l’artista- ogni volta che salgo su un palco,
stadio, palasport o teatro che sia, penso al ragazzo che ero, a quanto di
lui abita ancora dentro di me, al balcone di via dei Noci, chiudo gli occhi,
spalanco le braccia e mi lancio, senza rete, nel cuore della musica”.
Intanto stasera, aspettando gli esiti di un’ispirazione che di qui a un anno
ci darà un nuovo disco d’autore, al Palalottomatica, saranno in migliaia
pronti ad attutirne l’atteraggio… La Stampa 24 Apr.
Dalla casa di Centocelle dove visse da ragazzo.
"Una canzone da regalare al nuovo partito democratico? Strada facendo"
CLAUDIA FERRERO
ROMA
Ora inusuale per un concerto: le 13,30. Altrettanto singolare il luogo,
soprattutto per chi è abituato agli stadi: Via dei Noci 46, Centocelle,
Roma. Ma Baglioni è fatto così, ama regalare e regalarsi sorprese. E ieri,
in due metri per tre, da un balcone di un condominio romano coperto da un’ondulina,
ha voluto rivivere l’emozione della sua prima esibizione live. In quell’alloggio
di via dei Noci ci ha abitato dal 1956 al 1963 e su quel balcone, rimasto
pressoché uguale negli anni, ci ha tenuto il primo «concerto»: «Eravamo in
sei, tutti con le chitarre e pieni di sogni. Infrangendo la regola di mia
madre che non ci faceva passare dal salotto buono, eravamo arrivati fin sul
balcone. Non ci ha dato retta nessuno. Però è successo nel 1966, tre anni
prima dei Beatles». Scelta non casuale quella di ieri mattina, un ritorno
alle origini che ha coinciso con la vigilia di «Tutti qui gran finale»,
l’ultima tappa del tour che ha totalizzato settanta concerti e che approda
stasera al Palalottomatica di Roma.
Intorno a mezzogiorno, in via dei Noci, nel quartiere periferico di Centocelle,
c’era già un migliaio di persone accorse a «vedere da vicino» Claudio
Baglioni grazie al passaparola e agli sms. E il cantautore per l’omaggio al
suo quartiere si è concesso senza riserve dal balconcino del quarto piano:
via dunque con pezzi come Porta Portese, Stazione Termini, Piazza del Popolo
e Lungotevere) e subito dopo, sceso al primo piano sulla terrazza della
signora Teresa («Un’amica di mia madre»), ancora un bel pezzo del suo
repertorio, dal medley di classici come Piccolo grande amore, E tu, agli
immancabili Mille giorni di te e di me, Strada facendo, Noi no e La vita è
adesso.
Camicia bianca con l’amato gilet di pelle nera, sudato per il gran caldo ma
soddisfatto, («che emozione stare su questo balcone, molto più di quarant’anni
fa»), Baglioni ha dialogato con i fan che lo hanno ricambiato al grido di
«Claudio Claudio». E c’è stato perfino tempo per una battuta sul nuovo
partito democratico: quale delle sue canzoni regalerebbe al Pd? «Non credo
che le canzoni debbano prendere questa strada. Ma, se proprio devo dirne
una, dico Strada facendo. Chissà, magari questo nuovo partito potrà favorire
una semplificazione del nostro panorama politico».
Baglioni aveva annunciato che avrebbe fatto delle incursioni musicali tra la
gente, un modo per «sdebitarsi», per essere più vicino a «quanti hanno
risposto ai miei concerti in modo così forte e indescrivibile». Ma il
concerto live di ieri pare anche l’inizio di un nuovo corso: «Ho la
sensazione che i tour classici non siano più una soluzione praticabile: il
pubblico è lontano, tu fai degli arrangiamenti finissimi che, però, neanche
si sentono. Me lo ha fatto notare mio figlio proprio nell’ultimo concerto
romano. Se i teatri per fare musica non ci sono, ce li faremo da soli. Anche
perché la situazione attuale è assurda: pensate solo all’Arena di Verona,
concepita per avere il palco al centro e dove invece, il palco sei costretto
ad addossarlo da una parte».
L’ultimo tour diventerà presto un Cd live e, presumibilmente, anche un Dvd:
«Le quattro tappe romane di dicembre le abbiamo già registrate e lo stesso
faremo stasera. Perciò è facile pensare a un disco anche se, in realtà,
questo è stato un tour di immagine in cui ho cercato il gesto e la fisicità
nella musica. Proprio per questo motivo stiamo lavorando all’ipotesi di un
video». Pur festeggiando stasera la fine di «Tutti qui gran finale»,
Baglioni sarà ancora venerdì 27 al PalaSanGiacomo di Conversano, Bari, e
lunedì 30 al Palamaggio di Caserta per recuperare due date saltate.
Il Giornale 24 Apr.
«Non sapete che imbarazzo si prova a stare quassù».
E in effetti gli abitanti di Centocelle se lo chiedono sbalorditi: che ci fa
Claudio Baglioni, al balcone del quarto piano d'una palazzina di via dei
Noci, nel popolarissimo quartiere di Roma, chitarra in mano e microfono alla
bocca? La scena è surreale: è l'una del pomeriggio, all'inconfondibile suono
di «quella» voce, commercianti sbalorditi sono usciti dai negozi, passanti e
curiosi si sono fermati naso all'insù, da balconi e finestre tutt'intorno
spuntano binocoli, telefonini, videocamere. E nonostante la polizia
(preavvertita) si sbracci allarmata, in sei minuti netti il traffico è
intasato. «Cominciò tutto così, quarant'anni fa», spiega il superdivo dal
balcone, alla platea improvvisata e deliziata (tre, quattrocento persone che
col cellulare chiamano subito all'adunata altri amici e parenti). «E sono
tornato qui apposta per ricordarmelo».
Cominciò così, nel 1966, la carriera del cantante. E dunque Baglioni celebra
così, con questo singolare «ritorno alle origini», la chiusura di quello che
probabilmente sarà il suo ultimo tour da adunate oceaniche: allo stesso
balcone, quarant'anni dopo. «Non canterò più nei palasport. Troppo grandi,
troppo inadatti alla buona musica. Ma prima - spiega - volevo fermarmi e
guardarmi indietro. Ricordarmi da dove sono venuto. Rimettere i piedi per
terra. Anche se a qualcuno questa sembrerà, al contrario, un gesto da
presuntuoso». Inutile dire che i passanti la pensano come lui, mentre dal
quarto piano attacca un medley delle sue canzoni «toponomastiche» (legate a
luoghi di Roma come Porta Portese o 51 Montesacro) e poi, sceso al primo
piano sul terrazzo della signora Teresa, ottantaduenne amica di famiglia che
se lo ricorda «coi pantaloni corti», continua davanti alla piazzetta
stracolma coi titoli più recenti, sette, otto brani, per un totale di
quaranta minuti di concerto improvvisato, singolare e gratuito. «La qualità
non sarà un granché. Ma è una cosa fatta col cuore. Qualcuno penserà che
abbia voluto copiare i Beatles e il loro mitico happening sul tetto del
grattacielo della Apple. Ma io, coi miei amici, mi esibii a quel modo tre
anni e mezzo prima di loro». Questa di via dei Noci è stata la casa «in cui
mi sono formato come artista. Da qui partivo con un gruppo chiamato Teatro
Dieci a girare per i pidocchietti, cioè per i cinemini parrocchiali del
Quarticciolo, con spettacolini ambiziosissimi e di una noia mortale: pop e
musica classica insieme, più poesie di Tagore, Neruda e Prévert. Figurarsi:
parlavamo della povertà ai poveracci!». La signora Teresa («Per me Claudio è
ancora quello di quando con la famiglia scendeva giù, a Natale, per giocare
a tombola) ricorda benissimo la sua prima, vera esibizione: «Davanti alla
chiesa di San Felice, a due passi da qui, per la festa del patrono. In
cambio un orafo del quartiere gli regalò un braccialettino».
Leggo 24 Apr.
di Tiziana Boldrini
E’ stata la sorpresa più bella ed emozionante
quella che ieri mattina ha regalato ai suoi fan romani. In primis
quelli di Centocelle che, a centinaia, si sono raccolti in strada per
urlargli tutto l’affetto e cantare a squarciagola i successi di una vita.
Perché alla vigilia del live al Palalottomatica, questa sera, ultima tappa
del Tutti qui tour che ha registrato ovunque il sold out, Claudio Baglioni,
ha voluto salutare Roma con un mini-concerto in balcone.
Quello dell’appartamento della sua adolescenza, dove nel ’66, anticipando i
Beatles, si esibì in acustico con il suo gruppo. A distanza di 41 anni la
scena ha fatto il bis, con un pubblico che alle prime note di 51 Montesacro,
intonate dal quarto piano della palazzina in via dei Noci 46, è andato in
delirio. Come per Tutto l’amore che posso, Piazza del Popolo e Porta Portese.
Canzoni toponomastiche, scelte per omaggiare la sua città, che hanno
riempito il primo set. Il secondo lo ha ospitato il terrazzo al primo piano
di Teresa, 87 anni e una lunga amicizia con la mamma di Baglioni. Qui, tra
battute e ricordi, con una band in piena regola, Strada facendo ha dato
inizio ad un viaggio nel tempo, ripercorso con tutta l’emozione del caso. Da
Noi no, Mille giorni di me e di te e Voglio andar via a Questo piccolo
grande amore, E tu, Amore bello, Sabato pomeriggio e le altre evergreen.
La temperatura è alta, gli animi sono ancora più infuocati e lui, il re del
pop italiano, continua a salutare ed abbracciare volti e luoghi che ha
ritrovato con piacere perché, confessa, “guardare indietro è un ottimo modo
per sfuggire al delirio d’onnipotenza”. In attesa del nuovo album, in
dirittura d’arrivo, il bagno di folla e musica prosegue all’Eur, definitivo
epilogo del tour da palasport: «Cerco nuovi spazi per fare musica, è una
questione di rispetto per il mio pubblico».
La voceditalia.it 24 Apr
Nella sua città, ancora una volta, per un ‘Gran
Finale’
A Roma ritorna Claudio Baglioni
Appuntamento quasta sera al Palalottomatica
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando un giovanissimo Claudio
Baglioni incise il suo primo 45 giri “Una favola blu”, e oggi, nel 2007, è
giunto il tempo di bilanci, attimi di riflessione più che positivi per un
cantante che può vantare quarant’anni di carriera, ventotto album all’attivo
e diciassette lunghe tournèe che hanno attraversato per lungo e largo
l’Italia registrando un numero impressionante di spettatori.
La sua interrotta carriera iniziò proprio nella sua città, Roma, luogo
prediletto e scenario di innumerevoli suoi indimenticabili concerti,
l’ultimo dei quali sarà proprio questa sera al Palalottomatica, per una
delle date del “Tutti qui Tour - Gran Finale”, partito il 10 aprile scorso
da Firenze e prosecuzione del “Tutti qui Tour”, 56 date per altrettanti
concerti cui hanno assistito oltre 300.000 spettatori.
Tre ore di musica dal vivo in un viaggio a ritroso nel tempo per ricomporre
i tasselli con il meglio di quarant’anni di carriera, un viaggio che
partendo da “Questo piccolo grande amore”, decretata canzone del secolo,
abbraccerà tutti i più grandi successi di Claudio Baglioni. Alcune canzoni
godranno del fascino delle edizioni originali e altre di nuovi arrangiamenti
suonati da 5 polistrumentisti e 6 musicisti aggiunti, che daranno ancora di
più vigore e suggestione all’evento live di maggior successo nel panorama
musicale italiano.
“La risposta della gente è stata davvero indescrivibile”, ha detto il
cantante romano. “Abbiamo dovuto aggiungere date su date e l’entusiasmo è
sempre stato incontenibile. Anche per questo per gli ultimi concerti del
tour ho pensato di dare qualcosa in più. Sto architettando qualche
apparizione a sorpresa in mezzo alla gente con incursioni musicali tra il
pubblico. Ma di sorpresa si tratta e non posso aggiungere altro, se non che
sarà davvero un gran finale”.
“Tutti qui Tour - Gran Finale” proseguirà dopo Roma per Conversano (BA) il
27 aprile per poi concludersi a Caserta il 30 aprile.
di Valerio Tavani
musicalnews.it 24 Apr.
Alle 13:30 di Lunedi' 23 Aprile 2007 si presenta
sul balcone del quarto piano dove viveva nel 1966 e suona emozionato:
un cameo per una tournee' di grande successo, nonostante i fischi ingloriosi
racconti a Torino dai tifosi juventini.
C'erano un migliaio di persone ad ammirarlo, grazie al passaparola e agli
sms: con canzoni indimenticabili per la storia della musica italiana del
ventesimo secolo (come Porta Portese, Piccolo grande amore, E tu, Mille
giorni di te e di me, Strada facendo, Noi no e La vita è adesso..), tanti
episodi, un sacco di risate ed applausi, anche quando scende al terrazzo del
primo piano, dove abitava l'amica di sua madre, quella signora Teresa poi
immortalata in un'altra sua canzone.
Alla fine della performance, Claudio Baglioni davanti alle telecamere dei
vari telegiornali ha dichiarato...Le mani sudavano il cuore era sul punto di
esplodere, mentre la voce sembrava non volerne sapere di uscire. Ricordo che
tenevo le dita inchiodate sul primo accordo, perche' temevo che, se avessi
mollato la presa, non sarei pi stato in grado di cominciare a suonare. Ma
poi, con le prime note, ho sentito che il sangue ritornava a circolare e la
musica cominciava a riempire strade e pensieri..... Da allora ogni volta che
salgo su un palco, stadio, palasport o teatro che sia, penso al ragazzo che
ero, a quanto di lui abita ancora dentro di me, al balcone di via dei Noci,
chiudo gli occhi, spalanco le braccia e mi lancio, senza rete, nel cuore
della musica...
Idea non nuova quella del concerto dal terrazzo (Clash e Sex Pistols lo
fecero anche su un barcone sul Tamigi...), ma sicuramente simpatica che ha
ridato ancora piu' popolarita' ad un artista che non era tra i miei
preferiti, ma al quale devo riconoscere molta professionalita', specialmente
dopo averlo visto dal vivo. E poi e' stato un grande a rispondere anche alla
provocazione d'attualita'... Una canzone da regalare al nuovo partito
democratico? Strada facendo.... Ma ne faranno? Questo ovviamente non compete
ne a me, ne tanto meno a Claudio Baglioni dirlo o sperarlo....
Tgcom 23 Apr.
Baglioni, concerto sul balcone
Canta a sorpresa da casa sua a Roma
Tutto come ventun'anni fa. Claudio Baglioni si è affacciato dal balcone di
casa sua, in via dei Noci 46, a Centocelle, e ha improvvisato un concerto
per i suoi fan nello stesso luogo che scelse per una delle sue prime
esibizioni live. "Le mani sudavano - ha ricordato Baglioni ripensando alla
prima volta dal terrazzo, - il cuore era sul punto di esplodere, mentre la
voce sembrava non volerne sapere di uscire".
La performance è avvenuta alla vigilia del ritorno al Palalottomatica per
"Tutti qui-Gran Finale", uno degli ultimi concerti del "Record tour 2006-
2007", fatto di 70 date.
Baglioni è tornato a Centocelle dove nel 1966 debuttò la prima volta, per un
mini live a sorpresa nel quale ha eseguito, in un'inedita versione
domestica, alcune tra le canzoni più amate del suo repertorio. "A pensarci -
ha dichiarato il musicista romano - resto ancora adesso senza parole.
Un'emozione indescrivibile. Era come un lancio di bungee-jumping senza
elastico. Era la prima volta che suonavo per un pubblico e, anche se si
trattava della gente del mio quartiere, mi sentivo al centro del Maracanà,
davanti a una giuria sconfinata che avrebbe deciso del mio futuro".
"Le mani sudavano - ha ricordato ancora Baglioni - il cuore era sul punto di
esplodere, mentre la voce sembrava non volerne sapere di uscire. Ricordo che
tenevo le dita inchiodate sul primo accordo, perche' temevo che, se avessi
mollato la presa, non sarei più stato in grado di cominciare a suonare. Ma
poi, con le prime note, ho sentito che il sangue ritornava a circolare e la
musica cominciava a riempire strade e pensieri". "Da allora - ha concluso
Baglioni - ogni volta che salgo su un palco, stadio, palasport o teatro che
sia, penso al ragazzo che ero, a quanto di lui abita ancora dentro di me, al
balcone di via dei Noci, chiudo gli occhi, spalanco le braccia e mi lancio,
senza rete, nel cuore della musica".
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