Claudio Baglioni Unaparolaperte.net

Tutti Qui Tour Novembre Aprile 2006/2007

da Novembre per la prima volta in tour tutta la sua storia e la sua musica

Una finestra aperta davanti al panorama del cuore....24 Aprile Claudio a Centocelle

Tutto e' iniziato cosi'....Dal sito ufficiale Patapan.it
BAGLIONI : " a Centocelle sul balcone di casa mia nasceva l'emozione della prima esibizione in pubblico su quell'immaginario palco che era un balcone al quarto piano di via dei noci...(continua)
BAGLIONI : Eravamo ragazzi....
Eravamo ragazzi, avevamo un gruppo e volevamo vedere se eravamo pronti per uscire allo scoperto e suonare davanti alla gente. Così, abbiamo preso le chitarre e ci siamo lanciati".
Da allora, ogni volta che salgo su un palco, penso al ragazzo che ero, a quanto di lui abita ancora dentro di me, a quell'indimenticabile balcone di via dei Noci: chiudo gli occhi, spalanco le braccia e mi lancio DI NUOVO, nel cuore della musica".(continua)...
BAGLIONI:"Da quel balcone di Centocelle è partita la mia storia...."
Da quel balcone di Centocelle è partita la mia storia, di anni di notti di note. Tornare lì, alla vigilia della fine di un viaggio così particolare e intenso come "Tutti qui", significa chiudere una porta su un ciclo che si compie, nelle storie che si incontrano lungo le strade che le accompagnano". Lunedì 23 Aprile dopo le 13...

  foto su kataweb.com
http://www.kataweb.it/multimedia/media/663261

foto su corriere.it
http://www.corriere.it/gallery/Spettacoli/vuoto.shtml?2007/04_Aprile/baglioni/1&1

un frammento dei bellissimi momenti:-)
http://www.youtube.com/watch?v=cmEjrgtyJ58


da patapan.it servizio completo  23 Aprile 2007 Centocelle
Il cerchio si chiude. L'uomo riavvolge il nastro. La chiave si gira, il quadro si illumina, il motore si avvia. Il dito sfiora il tasto "play" sul registratore della coscienza. E' incredibile quante cose riescano a nascondersi nella casa della vita in quarant'anni. Il tempo sembra lo stesso di allora. E' lo stesso di allora. Un cielo terso, che pare lavato di fresco. La brezza leggera di una primavera che si è rifatta il trucco e per l'occasione vuole giocare all'estate. Le strade larghe e ordinate, come fusti e rami degli alberi e delle piante di cui indossano i nomi. Le case basse, i piedi ben piantati in terra, strette una all'altra come per farsi coraggio e resistere alla fatica di ospitare, ogni giorno, gli uomini e quell'instancabile affanno che chiamano vita.

Più l'auto si avvicina, più l'uomo perde gli anni. Scivolano dal finestrino, sotto sguardi nei quali la realtà riaccende la memoria e la memoria infiamma il cuore. Vorrebbe trattenerli, ma non può. A poco a poco, la maschera del presente si ritira e lascia il posto al volto del passato. E' lì, davanti a lui, come davanti a uno specchio. Copia esatta di quello che ha custodito dentro di sé in tutto questo tempo. L'auto rallenta e accosta. Civico 46. La targa in marmo dice "Via dei Noci". Ma tra quelle parole-per-tutti, si nasconde un messaggio speciale che non sfugge agli occhi dell'uomo: "Vi...e..N...i". Il motore ha un ultimo sussulto, poi abbandona l'uomo al silenzio di cui ha bisogno. L'uomo scende, la strada esplode. La folla gli si stringe intorno. La gente agita occhi, mani, cartelli; saluta, grida, scatta foto. Migliaia di voci scandiscono il suo nome. ma l'uomo si aggrappa al silenzio dei pensieri. L'uomo si guarda intorno e sorride. Il mondo è un televisore al quale qualcuno ha appena tolto il volume. Adesso deve solo trovare il coraggio di aprire il cancello. E' strano, pensa, non dovrebbe essere così difficile. La mano afferra la maniglia. Il cancello si apre. E l'uomo... precipita in un'altra dimensione. Vialetto. Portone, Scale. Quarto piano. La porta è aperta. L'uomo chiude gli occhi, fa un passo e respira l'odore del sabato, dopo la scuola, quando la vita sembra finalmente concedere un po' di respiro e almeno fino a domenica sera c'è tempo per se stessi e i propri pensieri. Oggi, poi, si vede con gli altri. Quelli del "complesso". I grandi via. Solo loro. Si affacceranno sul terrazzo. E allora vedremo la musica riuscirà ad aver ragione di questa periferia.

L'uomo imbraccia la chitarra. No - pensa - non devo aprire gli occhi adesso. Non ancora. Ancora qualche passo... ORA! Quando esce sul terrazzo e apre gli occhi, è la primavera del sessantasei e l'uomo non ha ancora sedici anni. La mano sinistra stringe il manico della chitarra. Le dita già in posizione sul primo accordo. Chissà se qualcuno alzerà gli occhi e si fermerà ad ascoltare...

"Primi peli sopra il labbro e bolle sulla pelle
un concorso di canzoni a "Centocelle"
feste in casa e il tavolo sulla parete
panini misti e spuma per la sete
la fonovaligia e le serrande scese e i genitori di la
primo bacio per sapere come si fa"

E' cominciata così. Un tuffo senza rete tra le rapide della memoria. Lunedì 23 aprile, l'uomo Claudio e il musicista Baglioni si sono ritrovati là dove si erano incontrati, per la prima volta davanti ad un pubblico (piuttosto distratto, a dire la verità: "Non ci filò nessuno! - racconta Claudio - Nessuno alzò lo sguardo e, forse, nemmeno ci sentirono") più di quaranta anni fa.

Sul terrazzo di quella che, più di ogni altra, Claudio considera la "sua casa". La casa dove ha capito che era la musica la chiave per aprire la porta su se stessi, dare forma alla propria identità e partire, armato delle proprie idee e del bisogno di rompere l'assedio dell'invisibilità, alla ricerca del futuro.

E, allora, eccola - in un pugno di canzoni alla chitarra acustica, legate insieme dal prologo di "'51 Montesacro" - la geografia musicale che racconta la storia della conquista di una città davvero troppo lontana ("Mia mamma mi diceva: "Vestiti che andiamo a Roma, come se Centocelle fosse un'altra città"). "Centocelle", "Con tutto l'amore che posso", "Piazza del Popolo", "Lampada Osram" e "Porta Portese". Quindi, una breve pausa, per scendere sulla terrazza dalla signora Teresa ("Una delle più care amiche di mia madre - la presenta Claudio - vedete è alta esattamente come lei... ma se non la vedete possiamo provare ad abbassare la ringhiera!") per unirsi alla band e lanciarsi in una sequenza mozzafiato di alcune tra le più belle canzoni del suo repertorio, brani senza tempo che hanno fatto la storia della musica popolare italiana: "Strada Facendo", "Noi no", "Mille giorni di te e di me", "Via", un fulminante medley con "Questo piccolo grande amore", "Amore bello", "E tu", "Sabato pomeriggio", "Solo" ed "E tu come stai", e poi "Buona fortuna", "Io sono qui", "La vita è adesso" (che sul foglietto sul quale ha appuntato la scaletta prima di cominciare è curiosamente ribattezzata "La vita è ora", ndr.), per concludere con quella "Tutti qui" che ha dato il nome ad uno dei più lunghi e fortunati tour della storia del pop italiano: più di 70 date, per oltre 500mila spettatori!

Oggi la gente c'è. Non solo alza gli occhi e ascolta, ma - come giornali, radio e televisioni - è tutta per lui. E c'è anche lui. E con lui, nascosti dietro la chitarra - voce, occhi e pensieri di un ragazzo di quasi sedici anni che cuce parole e note e le soffia nel cuore affaticato del mondo.

Italiasera.it 24 Apr.
Un ‘baglionoso amarcord’
Il Claudio nazionale è partito ad ottobre dello scorso anno con il suo tour intitolato “Tutti Qui” e questa sera arriva a concluderlo nella sua città (per la quinta volta in questo tour) dopo oltre 56 tappe nelle principali città italiane, la maggior parte delle quali tutte esaurite. Un tour estenuante dove il cantautore romano ha raccolto in scaletta una selezione del meglio dei suoi quarant’anni in musica, le stesse canzoni che poi lo hanno visto protagonista anche nei negozi con le due super premiate antologie dal titolo “Tutti qui” e “Gli altri, tutti qui”. Tre ore di grande musica dal vivo con le canzoni che hanno caratterizzato la storia musicale di uno dei più amati ed introversi cantanti della canzone italiana. Uno show irripetibile nel quale per la prima volta, alcune delle canzoni più famose del 56enne artista romano , tra cui “Strada Facendo”, “Sabato Pomeriggio” e “Questo Piccolo Grande Amore”, vivranno il fascino delle edizioni originali. Sul palco del Palalottomatica all’Eur insieme a Baglioni ben undici musicisti tra cui Paolo Gianolio, John Giblin, Stefano Pisetta , Roberto Pagani e Pio Spiriti.

Baglioni ricomincia da Claudio. O meglio, da quell’adolescente, a metà tra il ‘Cucaio’ di via Tor De Schiavi (dove la famiglia si trasferì dalla natìa Montesacro) e l’’Agonia’ della vicina viale Telese (da dove, ventenne, spiccò poi il volo verso il successo).
E’ qui, in via dei Noci -nel cuore di Centocelle- che l’artista, complice “l’amico del piano di sotto”, per la prima volta imbracciò la sei corde per affrontare di petto il pubblico. Oggi, che ormai è una popstar, il grande terrazzo al primo piano è divenuto davvero il suo palcoscenico. Chi vive da almeno trent’anni a Centocelle non ha dovuto faticare più di tanto ieri mattina presto quando, alla ‘chetichella’, sono stati scaricati amplificatori, microfoni e strumenti vari: Claudio stava tornando per regalare agli indimenticati amici del quartiere, un po’ della sua contagiosa popolarità. Un concerto a sorpresa di quasi un’ora, con ‘Bajoni’ in piedi sulla ‘loggietta’ del quarto piano, voce e chitarra, ad aprire con un medley autobiografico (da ’51 Montesacro’ a ‘Lampada Osram’), per poi ‘planare’ al primo piano con tastiere, basso e percussioni, con una travolgente serie di hit, da ‘Strada facendo’ a ‘Noi no’, fino alla struggente ‘Mille giorni di te’.
“Un’emozione indescrivibile -racconta Claudio ripercorrendo l’allora battesimo live davanti a pochi ed indifferenti passanti- Era la prima volta che suonavo per un pubblico e, anche se si trattava della gente del mio quartiere, mi sentivo al centro del Maracanà, davanti a una giuria sconfinata che avrebbe deciso del mio futuro”. Anche se soltanto per un momento, il vezzo ammanta il simpatico cantautore: “Tengo a precisare che tutto ciò accadde tre anni prima che i Beatles facessero lo stesso, salutando per l’ultima volta i fans dal tetto della Apple (la loro casa discografica,ndr), a Londra”.
La signora Teresa, da sempre amica della mamma di Claudio, accoglie amici e giornalisti nel ‘salotto buono’: aranciata e pasticcini fanno da ‘pandanne’ alla mobilia, che testimonia la pace e la dignità di un periodo storico dove al centro della vita c’era la speranza di trovare un lavoro sicuro e di poter contare sempre sulla salute. In strada il delirio (come testimoniano le foto, con tanto di vigili coinvolti nella festa), e Claudio, dalla ringhiera, a cantare senza lesinare anima e cuore.
“Da allora -aggiunge ancora l’artista- ogni volta che salgo su un palco, stadio, palasport o teatro che sia, penso al ragazzo che ero, a quanto di lui abita ancora dentro di me, al balcone di via dei Noci, chiudo gli occhi, spalanco le braccia e mi lancio, senza rete, nel cuore della musica”.
Intanto stasera, aspettando gli esiti di un’ispirazione che di qui a un anno ci darà un nuovo disco d’autore, al Palalottomatica, saranno in migliaia pronti ad attutirne l’atteraggio…

La Stampa 24 Apr.
Dalla casa di Centocelle dove visse da ragazzo. "Una canzone da regalare al nuovo partito democratico? Strada facendo"
CLAUDIA FERRERO
ROMA
Ora inusuale per un concerto: le 13,30. Altrettanto singolare il luogo, soprattutto per chi è abituato agli stadi: Via dei Noci 46, Centocelle, Roma. Ma Baglioni è fatto così, ama regalare e regalarsi sorprese. E ieri, in due metri per tre, da un balcone di un condominio romano coperto da un’ondulina, ha voluto rivivere l’emozione della sua prima esibizione live. In quell’alloggio di via dei Noci ci ha abitato dal 1956 al 1963 e su quel balcone, rimasto pressoché uguale negli anni, ci ha tenuto il primo «concerto»: «Eravamo in sei, tutti con le chitarre e pieni di sogni. Infrangendo la regola di mia madre che non ci faceva passare dal salotto buono, eravamo arrivati fin sul balcone. Non ci ha dato retta nessuno. Però è successo nel 1966, tre anni prima dei Beatles». Scelta non casuale quella di ieri mattina, un ritorno alle origini che ha coinciso con la vigilia di «Tutti qui gran finale», l’ultima tappa del tour che ha totalizzato settanta concerti e che approda stasera al Palalottomatica di Roma.

Intorno a mezzogiorno, in via dei Noci, nel quartiere periferico di Centocelle, c’era già un migliaio di persone accorse a «vedere da vicino» Claudio Baglioni grazie al passaparola e agli sms. E il cantautore per l’omaggio al suo quartiere si è concesso senza riserve dal balconcino del quarto piano: via dunque con pezzi come Porta Portese, Stazione Termini, Piazza del Popolo e Lungotevere) e subito dopo, sceso al primo piano sulla terrazza della signora Teresa («Un’amica di mia madre»), ancora un bel pezzo del suo repertorio, dal medley di classici come Piccolo grande amore, E tu, agli immancabili Mille giorni di te e di me, Strada facendo, Noi no e La vita è adesso.

Camicia bianca con l’amato gilet di pelle nera, sudato per il gran caldo ma soddisfatto, («che emozione stare su questo balcone, molto più di quarant’anni fa»), Baglioni ha dialogato con i fan che lo hanno ricambiato al grido di «Claudio Claudio». E c’è stato perfino tempo per una battuta sul nuovo partito democratico: quale delle sue canzoni regalerebbe al Pd? «Non credo che le canzoni debbano prendere questa strada. Ma, se proprio devo dirne una, dico Strada facendo. Chissà, magari questo nuovo partito potrà favorire una semplificazione del nostro panorama politico».

Baglioni aveva annunciato che avrebbe fatto delle incursioni musicali tra la gente, un modo per «sdebitarsi», per essere più vicino a «quanti hanno risposto ai miei concerti in modo così forte e indescrivibile». Ma il concerto live di ieri pare anche l’inizio di un nuovo corso: «Ho la sensazione che i tour classici non siano più una soluzione praticabile: il pubblico è lontano, tu fai degli arrangiamenti finissimi che, però, neanche si sentono. Me lo ha fatto notare mio figlio proprio nell’ultimo concerto romano. Se i teatri per fare musica non ci sono, ce li faremo da soli. Anche perché la situazione attuale è assurda: pensate solo all’Arena di Verona, concepita per avere il palco al centro e dove invece, il palco sei costretto ad addossarlo da una parte».

L’ultimo tour diventerà presto un Cd live e, presumibilmente, anche un Dvd: «Le quattro tappe romane di dicembre le abbiamo già registrate e lo stesso faremo stasera. Perciò è facile pensare a un disco anche se, in realtà, questo è stato un tour di immagine in cui ho cercato il gesto e la fisicità nella musica. Proprio per questo motivo stiamo lavorando all’ipotesi di un video». Pur festeggiando stasera la fine di «Tutti qui gran finale», Baglioni sarà ancora venerdì 27 al PalaSanGiacomo di Conversano, Bari, e lunedì 30 al Palamaggio di Caserta per recuperare due date saltate.

Il Giornale 24 Apr.
«Non sapete che imbarazzo si prova a stare quassù». E in effetti gli abitanti di Centocelle se lo chiedono sbalorditi: che ci fa Claudio Baglioni, al balcone del quarto piano d'una palazzina di via dei Noci, nel popolarissimo quartiere di Roma, chitarra in mano e microfono alla bocca? La scena è surreale: è l'una del pomeriggio, all'inconfondibile suono di «quella» voce, commercianti sbalorditi sono usciti dai negozi, passanti e curiosi si sono fermati naso all'insù, da balconi e finestre tutt'intorno spuntano binocoli, telefonini, videocamere. E nonostante la polizia (preavvertita) si sbracci allarmata, in sei minuti netti il traffico è intasato. «Cominciò tutto così, quarant'anni fa», spiega il superdivo dal balcone, alla platea improvvisata e deliziata (tre, quattrocento persone che col cellulare chiamano subito all'adunata altri amici e parenti). «E sono tornato qui apposta per ricordarmelo».

Cominciò così, nel 1966, la carriera del cantante. E dunque Baglioni celebra così, con questo singolare «ritorno alle origini», la chiusura di quello che probabilmente sarà il suo ultimo tour da adunate oceaniche: allo stesso balcone, quarant'anni dopo. «Non canterò più nei palasport. Troppo grandi, troppo inadatti alla buona musica. Ma prima - spiega - volevo fermarmi e guardarmi indietro. Ricordarmi da dove sono venuto. Rimettere i piedi per terra. Anche se a qualcuno questa sembrerà, al contrario, un gesto da presuntuoso». Inutile dire che i passanti la pensano come lui, mentre dal quarto piano attacca un medley delle sue canzoni «toponomastiche» (legate a luoghi di Roma come Porta Portese o 51 Montesacro) e poi, sceso al primo piano sul terrazzo della signora Teresa, ottantaduenne amica di famiglia che se lo ricorda «coi pantaloni corti», continua davanti alla piazzetta stracolma coi titoli più recenti, sette, otto brani, per un totale di quaranta minuti di concerto improvvisato, singolare e gratuito. «La qualità non sarà un granché. Ma è una cosa fatta col cuore. Qualcuno penserà che abbia voluto copiare i Beatles e il loro mitico happening sul tetto del grattacielo della Apple. Ma io, coi miei amici, mi esibii a quel modo tre anni e mezzo prima di loro». Questa di via dei Noci è stata la casa «in cui mi sono formato come artista. Da qui partivo con un gruppo chiamato Teatro Dieci a girare per i pidocchietti, cioè per i cinemini parrocchiali del Quarticciolo, con spettacolini ambiziosissimi e di una noia mortale: pop e musica classica insieme, più poesie di Tagore, Neruda e Prévert. Figurarsi: parlavamo della povertà ai poveracci!». La signora Teresa («Per me Claudio è ancora quello di quando con la famiglia scendeva giù, a Natale, per giocare a tombola) ricorda benissimo la sua prima, vera esibizione: «Davanti alla chiesa di San Felice, a due passi da qui, per la festa del patrono. In cambio un orafo del quartiere gli regalò un braccialettino».


Leggo 24 Apr.
di Tiziana Boldrini
E’ stata la sorpresa più bella ed emozionante quella che ieri mattina ha regalato ai suoi fan romani. In primis quelli di Centocelle che, a centinaia, si sono raccolti in strada per urlargli tutto l’affetto e cantare a squarciagola i successi di una vita. Perché alla vigilia del live al Palalottomatica, questa sera, ultima tappa del Tutti qui tour che ha registrato ovunque il sold out, Claudio Baglioni, ha voluto salutare Roma con un mini-concerto in balcone.
Quello dell’appartamento della sua adolescenza, dove nel ’66, anticipando i Beatles, si esibì in acustico con il suo gruppo. A distanza di 41 anni la scena ha fatto il bis, con un pubblico che alle prime note di 51 Montesacro, intonate dal quarto piano della palazzina in via dei Noci 46, è andato in delirio. Come per Tutto l’amore che posso, Piazza del Popolo e Porta Portese. Canzoni toponomastiche, scelte per omaggiare la sua città, che hanno riempito il primo set. Il secondo lo ha ospitato il terrazzo al primo piano di Teresa, 87 anni e una lunga amicizia con la mamma di Baglioni. Qui, tra battute e ricordi, con una band in piena regola, Strada facendo ha dato inizio ad un viaggio nel tempo, ripercorso con tutta l’emozione del caso. Da Noi no, Mille giorni di me e di te e Voglio andar via a Questo piccolo grande amore, E tu, Amore bello, Sabato pomeriggio e le altre evergreen.
La temperatura è alta, gli animi sono ancora più infuocati e lui, il re del pop italiano, continua a salutare ed abbracciare volti e luoghi che ha ritrovato con piacere perché, confessa, “guardare indietro è un ottimo modo per sfuggire al delirio d’onnipotenza”. In attesa del nuovo album, in dirittura d’arrivo, il bagno di folla e musica prosegue all’Eur, definitivo epilogo del tour da palasport: «Cerco nuovi spazi per fare musica, è una questione di rispetto per il mio pubblico».

La voceditalia.it 24 Apr
Nella sua città, ancora una volta, per un ‘Gran Finale’
A Roma ritorna Claudio Baglioni

Appuntamento quasta sera al Palalottomatica
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando un giovanissimo Claudio Baglioni incise il suo primo 45 giri “Una favola blu”, e oggi, nel 2007, è giunto il tempo di bilanci, attimi di riflessione più che positivi per un cantante che può vantare quarant’anni di carriera, ventotto album all’attivo e diciassette lunghe tournèe che hanno attraversato per lungo e largo l’Italia registrando un numero impressionante di spettatori.

La sua interrotta carriera iniziò proprio nella sua città, Roma, luogo prediletto e scenario di innumerevoli suoi indimenticabili concerti, l’ultimo dei quali sarà proprio questa sera al Palalottomatica, per una delle date del “Tutti qui Tour - Gran Finale”, partito il 10 aprile scorso da Firenze e prosecuzione del “Tutti qui Tour”, 56 date per altrettanti concerti cui hanno assistito oltre 300.000 spettatori.

Tre ore di musica dal vivo in un viaggio a ritroso nel tempo per ricomporre i tasselli con il meglio di quarant’anni di carriera, un viaggio che partendo da “Questo piccolo grande amore”, decretata canzone del secolo, abbraccerà tutti i più grandi successi di Claudio Baglioni. Alcune canzoni godranno del fascino delle edizioni originali e altre di nuovi arrangiamenti suonati da 5 polistrumentisti e 6 musicisti aggiunti, che daranno ancora di più vigore e suggestione all’evento live di maggior successo nel panorama musicale italiano.

“La risposta della gente è stata davvero indescrivibile”, ha detto il cantante romano. “Abbiamo dovuto aggiungere date su date e l’entusiasmo è sempre stato incontenibile. Anche per questo per gli ultimi concerti del tour ho pensato di dare qualcosa in più. Sto architettando qualche apparizione a sorpresa in mezzo alla gente con incursioni musicali tra il pubblico. Ma di sorpresa si tratta e non posso aggiungere altro, se non che sarà davvero un gran finale”.

“Tutti qui Tour - Gran Finale” proseguirà dopo Roma per Conversano (BA) il 27 aprile per poi concludersi a Caserta il 30 aprile.
di Valerio Tavani

musicalnews.it 24 Apr.
Alle 13:30 di Lunedi' 23 Aprile 2007 si presenta sul balcone del quarto piano dove viveva nel 1966 e suona emozionato: un cameo per una tournee' di grande successo, nonostante i fischi ingloriosi racconti a Torino dai tifosi juventini.


C'erano un migliaio di persone ad ammirarlo, grazie al passaparola e agli sms: con canzoni indimenticabili per la storia della musica italiana del ventesimo secolo (come Porta Portese, Piccolo grande amore, E tu, Mille giorni di te e di me, Strada facendo, Noi no e La vita è adesso..), tanti episodi, un sacco di risate ed applausi, anche quando scende al terrazzo del primo piano, dove abitava l'amica di sua madre, quella signora Teresa poi immortalata in un'altra sua canzone.


Alla fine della performance, Claudio Baglioni davanti alle telecamere dei vari telegiornali ha dichiarato...Le mani sudavano il cuore era sul punto di esplodere, mentre la voce sembrava non volerne sapere di uscire. Ricordo che tenevo le dita inchiodate sul primo accordo, perche' temevo che, se avessi mollato la presa, non sarei pi stato in grado di cominciare a suonare. Ma poi, con le prime note, ho sentito che il sangue ritornava a circolare e la musica cominciava a riempire strade e pensieri..... Da allora ogni volta che salgo su un palco, stadio, palasport o teatro che sia, penso al ragazzo che ero, a quanto di lui abita ancora dentro di me, al balcone di via dei Noci, chiudo gli occhi, spalanco le braccia e mi lancio, senza rete, nel cuore della musica...

Idea non nuova quella del concerto dal terrazzo (Clash e Sex Pistols lo fecero anche su un barcone sul Tamigi...), ma sicuramente simpatica che ha ridato ancora piu' popolarita' ad un artista che non era tra i miei preferiti, ma al quale devo riconoscere molta professionalita', specialmente dopo averlo visto dal vivo. E poi e' stato un grande a rispondere anche alla provocazione d'attualita'... Una canzone da regalare al nuovo partito democratico? Strada facendo.... Ma ne faranno? Questo ovviamente non compete ne a me, ne tanto meno a Claudio Baglioni dirlo o sperarlo....

Tgcom 23 Apr.
Baglioni, concerto sul balcone
Canta a sorpresa da casa sua a Roma

Tutto come ventun'anni fa. Claudio Baglioni si è affacciato dal balcone di casa sua, in via dei Noci 46, a Centocelle, e ha improvvisato un concerto per i suoi fan nello stesso luogo che scelse per una delle sue prime esibizioni live. "Le mani sudavano - ha ricordato Baglioni ripensando alla prima volta dal terrazzo, - il cuore era sul punto di esplodere, mentre la voce sembrava non volerne sapere di uscire".

La performance è avvenuta alla vigilia del ritorno al Palalottomatica per "Tutti qui-Gran Finale", uno degli ultimi concerti del "Record tour 2006- 2007", fatto di 70 date.

Baglioni è tornato a Centocelle dove nel 1966 debuttò la prima volta, per un mini live a sorpresa nel quale ha eseguito, in un'inedita versione domestica, alcune tra le canzoni più amate del suo repertorio. "A pensarci - ha dichiarato il musicista romano - resto ancora adesso senza parole. Un'emozione indescrivibile. Era come un lancio di bungee-jumping senza elastico. Era la prima volta che suonavo per un pubblico e, anche se si trattava della gente del mio quartiere, mi sentivo al centro del Maracanà, davanti a una giuria sconfinata che avrebbe deciso del mio futuro".

"Le mani sudavano - ha ricordato ancora Baglioni - il cuore era sul punto di esplodere, mentre la voce sembrava non volerne sapere di uscire. Ricordo che tenevo le dita inchiodate sul primo accordo, perche' temevo che, se avessi mollato la presa, non sarei più stato in grado di cominciare a suonare. Ma poi, con le prime note, ho sentito che il sangue ritornava a circolare e la musica cominciava a riempire strade e pensieri". "Da allora - ha concluso Baglioni - ogni volta che salgo su un palco, stadio, palasport o teatro che sia, penso al ragazzo che ero, a quanto di lui abita ancora dentro di me, al balcone di via dei Noci, chiudo gli occhi, spalanco le braccia e mi lancio, senza rete, nel cuore della musica".