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Livigno, ovvero....Il
sogno e' sempre
Sulla carta sembrava una follia
… 9 ore di viaggio sabato 24 aprile per arrivare da casa mia a Livigno (primo
treno da Mestre a Milano con partenza alle 8.30, secondo treno da Milano a
Tirano; primo pullman da Tirano a Bormio; pullman finale da Bormio a Livigno
con arrivo alle 17.30!).
Altrettante ore di viaggio previste per il ritorno di lunedì 26 aprile (già,
perché io non so guidare …), il tutto per assistere, domenica 25, ad un
concerto tenuto da Claudio in un suggestivo quanto per lui insolito scenario,
tra le piste innevate del Mottolino a ben 2.500 metri d’altezza.
Si è rivelata tutt’altro che una follia …! Livigno mi rimarrà per sempre nel
cuore con il ricordo di quella che finora può sicuramente dirsi la più
particolare, speciale ed emozionante fra le mie esperienze baglioniane,
iniziate nel 1975 - ad undici anni - con l’incanto suscitatomi dall’ascolto di
“Poster” e proseguite con il mio primissimo concerto di Cla’, al quale
assistetti nella mia città quattro anni dopo … esperienze via via
arricchitesi, in quasi trent’anni, di tanti altri momenti memorabili.
Appena giunta in questa deliziosa perla montana a due passi dalla Svizzera, mi
attacco al telefono cellulare: ci sono Sabina ed Eugenio di Cantù da
incontrare di nuovo, con grandissimo piacere (ci eravamo conosciuti,
finalmente non più solo via telefono ed e-mail, il 27 marzo scorso al secondo
dei due “Crescendo” di Padova); poi c’è Chiara, mia dolcissima giovane
cyberfriend (che mai finirò di ringraziare per avermi acquistato con largo
anticipo il biglietto-skipass in quel di Morbegno, la sua città): non vedevo
l’ora di conoscerla di persona, e devo dire che “dal vivo” è ancor più
simpatica, se possibile!
La sera del sabato fila via in allegria: un’ottima pizza in un paese vicino
assieme a Sabina, Eugenio e due loro amiche; quindi il ritorno a Livigno e
l’incontro con Chiara ed il suo amico Fabio (che baglioniano propriamente non
è, ma ci sopporta di buon grado, suscitando la mia ammirazione per il suo
stoicismo, tanto che sarà presente anche al concerto il giorno dopo,
trasformato da Chiara in fotografo di altissimo livello …!). A perfetta
chiusura di una piacevolissima serata, con Chiara e Fabio ce ne andiamo in un
pub molto carino dove si suona musica dal vivo. Quando usciamo dal pub è già
passata la mezzanotte, ed un magnifico cielo stellato ci dice che l’indomani
il tempo, sfatando la triennale tradizione “nera” dell’Ice Party del 25 aprile
a Livigno, non potrà che essere splendido … una giusta cornice per
l’esibizione attesissima del nostro Grand’Uomo!
Dulcis in fundo di questa prima giornata valtellinese, la mia camera d’albergo
non potrebbe essere più bella e confortevole, benchè non mi sia affatto
costata un occhio della testa, tutt’altro. Un ulteriore “buon segno” per il
gran giorno dell’indomani, 25 aprile, penso, addormentandomi soddisfatta con
la voce di Claudio che si sprigiona dal mio lettore CD portatile (l’opera
omnia del Nostro ha infatti viaggiato con me: non so proprio come avrei fatto,
senza il sostegno delle sue canzoni, a superare indenne le famose nove ore
passate a rincorrere treni e pullman lungo tutta la Lombardia …!).
Domenica 25 aprile, così come avevamo deciso di comune accordo la sera
precedente, ci ritroviamo tutti assieme (Sabina, Eugenio e le loro due amiche;
Chiara e Fabio con la sottoscritta) alle ore 10.15, direzione Mottolino.
Parcheggiamo le auto a valle ed entriamo nei bianchi vagoncini della
comodissima ovovia. Ho agganciato lo skipass-biglietto assieme al mio Pass da
clabber, ed entrambi ora pendono dal laccio arancione con la scritta “Sono Io”
regalatomi dal mio amico Antonio poco tempo fa. Ho deciso stamattina di
accentuare questo cromatismo (che ovviamente richiama subito alla mente
l’ultimo disco di Claudio, a me molto caro), scegliendo, tra i due vecchissimi
giubbotti “pile” che avevo portato con me, proprio quello arancione …
Il tempo è splendido, a dir poco. Arriviamo alle 10.30 in cima e questo ci
consente di piazzarci a circa un metro dal palco, a ridosso della transenna.
Claudio inizierà solo alle 14.00, sicchè si tratta di rimanere in piedi per
ore ed ore di “veglia” oltre che per l’intera durata della “festa”, ma
naturalmente so già che ne vale assolutamente la pena! Nel frattempo arriva
fresca fresca da Milano anche la vulcanica Nicole, amica di Chiara. Sul posto
conosco poi – come sempre accade ai concerti di Claudio – altre persone in
gamba. Una menzione particolarmente affettuosa va qui a Fabrizia di Valfurva,
mia coetanea, che mi confida di amare ed ascoltare Claudio da sempre ma di
essere al suo primo concerto “live” in assoluto …
Chiacchierando con tutti questi amici – seminuovi, nuovi e nuovissimi, tutti
accomunati da Claudio, denominatore e catalizzatore per eccellenza – la
“veglia” d’attesa è ormai trascorsa. La nostra attenzione nel frattempo è
stata attratta dalla presenza di un elicottero in fase di atterraggio sulle
piste (tutti abbiamo subito pensato trattarsi di Cla’, perché proprio non ce
lo immaginavamo prendere l’ovovia assieme ad una torma di fans scatenati).
Altro momento eccitante durante l’attesa è stato quello delle prove, peraltro
ben più succinte rispetto al rituale quasi liturgico cui “Crescendo” ci aveva
abituati. Vediamo Paolo Gianolio - che ogni tanto ci fa “ciao ciao” con la
manina - fare misteriose riprese con una videocamera (altro materiale in
arrivo per l’ormai sicuro nuovo DVD?!!). Tutti i musicisti sfoggiano sciarponi
colorati ed hanno l’aria di essere un po’ infreddoliti, poverelli.
All’improvviso, nel corso di queste prove così diverse dall’usuale, la
meravigliosa e calda voce di Claudio emerge dalle casse dell’impianto … Ma lui
dov’è?!! Non lo si vede … Non riusciamo a capire dove mai si stia nascondendo,
il furbacchione … il quale infine – puntualissimo alle ore 14.00, forse
addirittura qualche minuto prima – appare, sorridente e con i suoi occhiali da
miope sul naso (li toglierà dopo aver eseguito le prime canzoni), sul bel
palco sopraelevato che è stato allestito all’aperto di fronte al magnifico
panorama rappresentato dalle piste da sci e dalle vette innevate, dopo una
breve presentazione curata da Elenoire Casalegno e da un dj locale.
Questo specialissimo concerto, quanto alla scaletta, si rivela essere un
“Crescendo” a tutti gli effetti, solo un po’ sforbiciato qua e là (dura circa
un’ora di meno rispetto al “Crescendo” classico, e come potrebbe essere
diversamente, a 2.500 metri di quota? Già due ore di durata sono un risultato
assolutamente straordinario per chi si esibisca quassù!).
Claudio stavolta non può più contare sulla ingegnosa "casa" semovente da lui
stesso progettata e disegnata (devo dire che l’intelligenza e la creatività
così eclettiche di quest’uomo mi affascinano al pari della sua voce da
brividi, della sua musica sopraffina e dei suoi versi bellissimi …), e neppure
sul quartetto d’archi al femminile, ma il gioco delle luci – anche in questo
caso curato da Mariano Detassis, che ho visto aggirarsi per il palco durante
le prove – è comunque di ottimo effetto, pur nell’ambito di un palco, questo
del Mottolino, che sicuramente è molto più spartano rispetto a quelli
faraonici cui Claudio ci ha ormai abituati.
E che dire di Claudio stesso? Fin dall’inizio capiamo benissimo che oggi ci
sarà di che divertirsi, con lui: frizzante e spiritoso - come già lo avevo
sperimentato alle prove del doppio “Crescendo” di Padova il mese precedente -
è in splendida forma fisica mentre zompetta allegro lungo il semplice palco
rettangolare di tipo teatrale ... Dispensa dolcissimi sorrisi e battutine
fulminanti, è rilassato ed abbronzato, appare davvero riposato e con le
batterie super cariche. Ovviamente è tutto di nero vestito, con alcune
variazioni sul tema del suo abituale “completino da Fonzie”, come lo chiamo
io: sotto il “chiodo” di pelle indossa infatti un “lupetto”, anch’esso nero,
accoppiato ai pantaloni cernieratissimi; sopra il tutto porta una giacchina a
vento, corta corta e sempre nera, con inserti verticali di pelle,
originalissima per foggia e disegno, che strappa entusiastici consensi
“modaioli” a noi fanciulle delle prime due file fronte palco … Gli sta proprio
bene … A metà concerto Claudio se la toglie, restando con il solo “chiodo” di
pelle ...
Claudio anche “in altura” ha le movenze di una pantera, è sensualissimo come
ormai da tempo ci siamo abituati ad ammirarlo, così diverso dal ragazzo
lungochiomato – già assai fascinoso ma effettivamente taciturno e un po'
rigido - che stava sul palco dei concerti negli anni Ottanta (io c’ero!) … E’
proprio un bel vedere !!
Il concerto vero e proprio, poi, è di livello semplicemente fenomenale per la
potenza e la purezza della voce di Cla’, oltre che per il brio e la verve da
lui profusi a piene mani. Il tutto è stupefacente se si pensa che Claudio
concluderà il concerto dopo due ore buone (la cronaca della Provincia di
Sondrio, il quotidiano locale, il lunedì seguente evidenzierà come mai nessuno
dei concerti tenutisi negli anni al Mottolino sia durato così tanto), ad oltre
2.500 metri d’altezza, respirando quindi un’aria ben più rarefatta rispetto
all’usuale … Lui non è sembrato risentire neanche un po’ dell’altitudine,
continuando per tutto il tempo a deliziarci con i suoi acuti e le sue note di
coda lunghissime (che personalmente mi fanno impazzire: ho completamente perso
la voce a forza di gridargli “Bravo!” dopo ognuna di queste performances
vocali), mentre i musicisti – tra i quali in particolare lo stesso Gianolio -
continuavano a non sembrare altrettanto vispi e reattivi fisicamente,
poverini, tanto da beccarsi, alla fine, l’affettuosa presa in giro del Grand’Uomo
sulla loro scarsa resistenza!
Ecco alcune “perle” umoristiche dello scoppiettante Claudio di Livigno:
“Ma chi ve l’ha fatto fare?!!” (rivolto a noi, tra una risata e l’altra)
“Ma guardate un po’ che ci tocca fare!!” (detto di se stesso e della sua band;
si vedeva, in realtà, che era felicissimo di vedere l’oceanica adunata – un
pubblico colorato, canterino e festante calcolato dalla stampa locale in 5.000
persone - che si stendeva ai piedi del palco allestito sulle nevi)
“Avete freddo?” [lui, a metà concerto] – “Nooooo …!!” [noi]
“Vabbé, allora andiamo avanti …” [lui] – “Siiiiiiiii …!!” [noi]
“Scusate, ero un attimo al bar!” (in un momento in cui aveva preso un bicchier
d’acqua dalle retrovie del palco, lasciando noi a cantare al suo posto)
“Ti amo lo giuro, lo giuro su Arturo” (durante il ritornello di QPGA, ridendo
come un ragazzino). Che io sapessi, lo aveva fatto finora solo al
Palalottomatica lo scorso febbraio, ed io invidiavo un po’ il pubblico romano
perché aveva avuto la fortuna di assistere a questa gag esilarante. Grazie
Claudio per averla “replicata” a Livigno!
“Mi diceva sei una frana …” (sempre durante l’esecuzione di QPGA, giunto a
questo celeberrimo verso Claudio ammicca, indicando col dito le montagne e le
piste innevate che si levano dinanzi ai suoi occhi, e … comincia a fare corna
e scongiuri con entrambe le mani contro il “pericolo valanghe” da lui stesso
involontariamente evocato!)
“Il prossimo concerto dove possiamo farlo, a questo punto, dopo quello di
oggi? Siamo indecisi se farlo tra la lava di un vulcano o sott’acqua!” (a fine
concerto).
Insomma, l'allegria
contagiosa di Claudio pervade ogni momento di questo concerto, che forse
sarebbe davvero più giusto definire "show" ...
... come quando, durante
l'esecuzione di "Un nuovo giorno o un giorno nuovo", arrivato al verso
"E tutti in fila/verso il vento del Duemila
..." lui fa una faccetta buffissima ed un gesto con la mano, come a
dire "Sì, buonanotte, il Duemila è passato da mo' ... questa canzone ormai è
proprio antica!" ...
... o come quando, nel
cantare "E adesso la pubblicità", oltre ad accennare da solo - con effetto
irresistibilmente buffo - quei comici passi di danza che in "Crescendo" lui
eseguiva assieme ai contabili in mezze maniche nere, mima pure con la mano lo
sbattere "degli occhi da cammello" della madre del protagonista del
brano, facendomi istantaneamente venire in mente, chissà perchè, una
canzoncina per bambini, quella che fa: "Ci son due coccodrilli ed un
orangotango, due piccoli serpenti e un'aquila reale ... " .
E' dolce, poi, vedere
quel miope scurissimo sguardo seguire rapito - mentre un sorriso fanciullesco
gli fiorisce in viso, lì sul palco - il volteggiare leggero nel vento di una
cartaccia, come in quella famosa scena del film American Beauty, come nella
sua meravigliosa "Quante volte" ("mulinelli di cartacce ...") ... Vengo
colpita dall'improvvisa, acuta consapevolezza di come quest'uomo sia capace di
scorgere "avanzi di poesia" anche negli angoli di realtà più piatti ed
apparentemente banali ...
Nel più puro “stile Crescendo”, il concerto si chiude con la classica triade
“Io sono qui” – “La vita è adesso” – “Via”.
Con “La vita è adesso” Claudio ci rinnova il suo invito ormai ben noto: “Salta
questa vita, amala la vita, saltala la vita …”. Nel frattempo, però, il manto
nevoso mi si è ghiacciato sotto la suola a battistrada degli scarponcini da
trekking, sicchè cerco di fare del mio meglio per saltellare assieme a Claudio
- con tutto il vigore di cui sono capace dopo quasi sei ore passate in piedi -
senza rompermi una gamba o peggio … Missione compiuta, fortunatamente!
Anche “Via” è stata eseguita. E’ finita, purtroppo. Già quel senso di vuoto
così tipico del post-concerto mi pervade mentre torniamo a valle con l’ovovia.
I miei amici lombardi se ne tornano tutti alle rispettive case la sera stessa,
mentre io sono la sola, nel nostro bel gruppetto, che resterà a dormire
un’altra notte a Livigno. Che faccio, in queste ore rimastemi prima di andare
a cena? Decido per un po’ di shopping – notoriamente convenientissimo qui – in
profumeria. Uscita di lì, la mia attenzione viene colta da un’insegna di
fotografo … “Sviluppo rapido in 25 minuti”. Fantastico! Potrò avere subito con
me le immagini di questo indimenticabile concerto bianco …
Depositati i miei tre rullini dal fotografo, faccio un altro giretto senza
meta e mi imbatto in Chiara, Fabio e Nicole che stanno partendo in macchina;
li saluto definitivamente e torno in profumeria per un po’ di shopping
supplementare.
Alle ore 19.30 torno dal fotografo e ritiro la mia ottantina abbondante di
scatti, tutti venuti benissimo (ero ad un metro dal palco, la mia macchinetta
è munita di zoom e la luce naturale del giorno era semplicemente perfetta).
Acquisto lì anche un bell’album fotografico dalla copertina rigida ed esco dal
negozio …
In chi mi imbatto non appena uscita dal fotografo? Fabione, assieme ad un
altro ragazzo dello staff di Claudio! I due sono proprio di fronte a me. Mi
faccio coraggio e lo apostrofo “Fabione …”. Il massiccio bodyguard di Claudio
mi dice “Sì …”. Io mi lancio nel mio sentitissimo elogio del concerto tenuto
da Claudio, magnificando soprattutto l’aspetto della potenza vocale da lui
mantenuta nonostante le proibitive condizioni di altitudine. Fabione concorda
con me e promette che riferirà a Claudio il mio giudizio.
Con lo sguardo li seguo mentre si allontanano, ma, quando ancora i due sono “a
portata di mano”, mi viene in mente che ho con me un’ottantina di foto di
Claudio, una più bella dell’altra, scattate durante il concerto ed ancora
calde di stampatrice! Con una corsetta torno da Fabione e gli chiedo di
sceglierne una lui, da consegnare a Claudio. Gentilissimo, Fabione procede
alla scelta di quella che gli sembra la foto più bella e mi porge lui (!) il
pennarello per scriverci dietro poche righe, che credo di ricordare avessero
più o meno il seguente tenore (ero un po' in trance ): “Caro Claudio, oggi sei
stato ancor più fenomenale del solito! GRAZIE MOLTISSIME! Alberta”.
Già questo “intermezzo” del tutto inaspettato basterebbe a coronare degnamente
la giornata, ma … le mie fortune non sono ancora terminate! Vedo Fabione ed il
suo collega entrare in un hotel lì a due passi, l’Albergo Spol … Ho appena
scoperto – del tutto casualmente - dove alloggia Claudio. Entro con
nonchalance nell’albergo; alla reception c’è una signora non più giovanissima,
dalla larga faccia bonaria. Ho ancora il Pass del Clab al collo, sono ancora
vestita “da concerto” … La signora sorride e mi conferma che Claudio alloggia
lì. “In questo momento è in camera, se vuole lasciargli un biglietto, altri
l’hanno già fatto” (mi mostra un bustone bianco rigonfio, pieno di buste più
piccole) … “Poi gli faccio avere io tutto in camera …”.
Non ho l’animo della “celebrity stalker”, proprio no, ma voi cos’avreste fatto
al mio posto in quel frangente? Riempio in fretta il cartoncino con busta che
la gentile signora della reception mi porge. Scrivo molto disordinatamente a
Claudio quel che mi viene in mente lì per lì … che sono io l’autrice della
foto che Fabione forse gli ha già consegnato; che mi sono fatta nove ore di
viaggio senza batter ciglio ed altrettante ne farò al mio ritorno, perché ne
valeva ampiamente la pena; che lo seguo con immutato affetto dal 1975; che
oggi a Livigno lui si è semplicemente superato … Gli scrivo anche il mio
indirizzo di casa (nella per me improbabile e remota eventualità che gli
pungesse vaghezza di rispondermi lì). Sulla busta che racchiude il cartoncino
scrivo “Per Claudio – Grand’Uomo – Livigno 25.4.2004”. Ringrazio la signora
della reception ed esco.
“E adesso che faccio?”, penso. “E’ancora chiaro, qui fuori c’è una
confortevole panchina ed io ho un sacco di foto da infilare nell’album che ho
appena comprato … Ho insomma una scusa più che valida per starmene seduta lì
fuori sulla panca e dare ogni tanto qualche occhiata strategica …”. Così
faccio. Dopo pochi minuti si unisce a me un’altra ragazza. Fraternizziamo
all’istante, ormai mi sono resa conto da tempo che questo costituisce una
prassi usuale tra i baglioniani. Lei è Antonella, di Genova ma i suoi genitori
sono veneti come me. Antonella mi dice che lei sta girando lì attorno da un
po’, e precisamente da quando le era parso di vedere Claudio – o il suo sosia
– affacciarsi alla finestra. Le confermo che Claudio alloggia proprio lì e
decidiamo di aspettare assieme eventuali nuovi sviluppi.
Dopo una ventina di minuti circa inizia a notarsi un certo fermento in loco;
grosse vetture dai vetri oscurati arrivano sul piazzaletto antistante
l’ingresso dell’albergo … Dalla finestra della hall notiamo che nel frattempo
sono scesi Fabione e Paolo Gianolio. Scende anche Rossella, anzi lei è forse
la prima ad uscire dall’albergo. Indossa un lungo cappotto bianco bordato di
pelliccia bianca, è bellissima, abbronzatissima come sempre, i lunghi capelli
neri sciolti sulle spalle. Me la trovo proprio di fronte. L’apostrofo
“Rossella …?”. Lei, gentilissima come tutte le persone da me finora incontrate
in questo inatteso e fortunato “fuori programma”, annuisce sorridendo. Dico
anche a Rossella ciò che avevo detto a Fabione riguardo alla bellezza
straordinaria - e tutta speciale - del concerto di oggi, di nuovo esprimendo
tutta la mia ammirazione per la strepitosa performance vocale resa da Claudio
a quota 2.500 metri. Il sorriso di Rossella si allarga mentre lei aderisce con
calore alla mia breve analisi del concerto (“Sì, sì, hai ragione … è riuscito
proprio bene … Siamo tutti davvero contenti!”). Le mostro il mio voluminoso
album fotografico con le immagini di Claudio in concerto, chiedendole se
voglia autografarmelo. Rossella si schermisce, dicendo “Sì … anzi no, la mia
firma non ci starebbe bene, è così carino, fattelo autografare solo da
Claudio, sulla prima pagina …”. Finiamo con il raggiungere una specie di
compromesso, nel senso che Rossella mi scrive una piccola dedica assai carina
sull’ultima pagina dell’album e non sulla prima. Le stringo la mano, dicendole
che mi ha fatto davvero molto piacere conoscerla, il che è la pura verità:
sono stata decisamente colpita dall’estrema disponibilità, gentilezza e
semplicità della compagna di Claudio.
La mia neo-amica Antonella, che ha assistito alla scena, a questo punto mi
propone di entrare nella hall: ha visto che Claudio, finalmente sceso, è già
lì che firma autografi su autografi, attorniato da un piccolo capannello di
ammiratori. Entriamo anche noi … il viso di Claudio è davvero bellissimo, così
a pochi centimetri di distanza, molto più che in TV o in fotografia. Come
sempre mi colpisce l’incredibile dolcezza del suo sorriso.
Claudio indossa gli stessi occhiali da vista che aveva anche all’inizio del
concerto (sono, per intenderci, quelli che lui indossava a casa del giovane
Alessandro Manzella a Padova nel video del Maurizio Costanzo Show. Devo dire
che quel look da professore mi piace molto!). E’ di ottimo umore, si attarda
con tutti i fans presenti nella minuscola hall nonostante Fabione continui a
“tirarlo per la giacchetta” dicendo che sono attesi per cena e sono già in
ritardo … Cla’ non gli dà un granchè retta. Firma con tutta calma il Pass di
una clabber dai molti nomi di battesimo, chiedendo “Con quale di tutti questi
nomi vuoi che te lo autografi?”.
Il Nostro si trova nell’occasione persino a dover autografare una
videocassetta del cartone animato “Il Re Leone”, che con lui sicuramente non
ha molto a che vedere … “Uh …’?!! E questa che è …?!”, chiede meravigliato. –
E’ il Re Leone, piace moltissimo al nostro bambino Filippo [il padre di
Filippo indica un frugoletto biondo che si aggira sgattaiolando tra un fan e
l’altro nella piccola hall dell'albergo]. – “Va bene, allora … per Filippo,
evviva il re Leone!”.
E adesso di fronte a Claudio ci sono io … che con un sorriso gli metto davanti
il mio album di fotografie del concerto di oggi, aperto alla pagina già
recante l’autografo fattomi poco fa dalla sua fidanzata. Pesco nella mente
qualcosa di possibilmente divertente o spiritoso da dirgli; me ne esco con
“Guarda un po’ qui, chi me lo ha già firmato … Non puoi proprio esimerti dal
farlo anche tu, sulla stessa pagina …!”.
Claudio dà un’occhiata alle due righe a pennarello lasciate da Rossella,
sorride, si dichiara d’accordo … e così adesso quell’ultima mia pagina di
album fotografico è davvero un qualcosa da incorniciare ...
I “pedinatori” escono tutti assieme dalla hall. Antonella mi dice che nel
frattempo è riuscita a scattare alcune foto da vicino a Cla’ e mi chiede di
scriverle il mio indirizzo di casa per potermele mandare.
Eccoli, ora sono tutti saliti a bordo delle loro auto dai vetri oscurati e si
dileguano nell’oscurità. Antonella ed io ci guardiamo, ancora un po’
incredule. Non avevamo pianificato nulla di tutto ciò, entrambe passavamo di
lì per caso, è successo “da sé”. In fin dei conti, è vero che la vita è adesso
ma non va dimenticato che il sogno è sempre …
Alberta
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