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Cercando...un incontro
“E si torna a scendere in pista, un’altro viaggio...” Da Cernobbio a
Firenze, passando per l’incredibilmente suggestivo scenario del Castello
Marchionale di Este, a due passi da Padova.
Ho avuto la fortuna di seguire il concerto di Este, ma ancor più particolare
è stato il poter seguire da vicino la fase preparatoria dell’evento accanto
agli organizzatori locali dell’Associazione Giacomo Spanò. E a questo va
aggiunta la gioia per aver partecipato, col mio piccolo bagaglio di
entusiasmo e passione, ad alcuni momenti organizzativi nell’immediata fase
precedente l’evento musicale. Este si presenta al viaggiatore che vi giunge
dal versante adriatico, attraversando l’immensa pianura flagellata dalla
grande arsura, come una cittadina sonnecchiante. Ma non appena ci si
addentra per le viuzze pulite e quasi deserte del sabato pomeriggio, ci si
accorge che c’è un luogo dove graviteranno per le prossime ore tutti gli
interessi, le passioni, gli intenti operosi, le voglie di sognare, dei suoi
abitanti ma ancor piu della moltitudine di convenuti per il concerto di
Baglioni. E’ il Castello estense, le cui mura merlate si aprono allo sguardo
quando meno te l’aspetti e ti invitano ad una salita faticosa sotto il sole
per lasciarsi scoprire in tutti i suoi angoli piu misteriosi, tra i suoi
portoni di legno massiccio sprangati, tra le erbacce che crescono e sembrano
voler celare chissà quali misteriosi arcani del passato. I decespugliatori
dell’adiacente parco comunale lavorano sollevando un polverone di erbe e
sabbie che rendono l’atmosfera ancor più suggestiva, forse poco indicata
agli allergici, ma di certo non priva di fascino per chi vuole scoprire cosa
potrà rendere alla musica quel luogo misterioso quando le note si
prenderanno gli aliti del passato che non c’è più ma che è dentro ogni
sasso, ogni albero, ogni sguardo pronto a sognare e a raccontare. Gli
abitanti si sentono forse invasi dall’uragano di volti nuovi che sta per
abbattersi su di loro, ma ti accolgono, come prassi delle genti venete già
da secoli avvezze a prodigare il dono dell’ospitalità, sempre con un sorriso
sulle labbra, con una parola gradita, con una domanda discreta, con un
incoraggiamento sincero. Il caldo si fa soffocante, pochi r
Inizia il concerto, ed è già un’altra dimensione. Anche mentre le luci
proiettano ombre e luci di incredibile bellezza sulle mura già stanche, il
passato si riapproria di tutto e sta lì a ricordare che nulla siamo senza
chi è stato prima di noi. Bella la musica, ma stavolta è stata più bella.
Emerge anche la tecnica di chi da una vita di mestiere sa confezionare un
piatto di emozioni pure. Non è solo la voce che stavolta risalta su tutto,
c’è altro. E’ il gruppo. Ed anche quello è un incontro. E poi tanti piccoli
incontri privati come voltarsi a cercare visi felici che ti danno la carica,
andare sotto il palco “Fianco a fianco” a pochi metri da chi è stato
artefice di un incantesimo ma non il solo. E starsene lì a lungo senza
parlare, veder le lacrime degli altri nelle tue, star zitti a bocca aperta e
non voler più andar via quando il circo sbaracca. Gli altri li chiamerò
semplicemente sognatori come me, viaggiatori come me, pellegrini da lontano,
sudati ma felici, a coprir distanze per ritrovare il senso di questa vita
che smarrisce cosi spesso il proprio significato. Ma basta veramente poco a
ritrovarlo e a ritrovarsi, basta saper dare il giusto valore alle cose,
osservarle con gli occhi di un bambino, magari anche senza capirle, e sotto
i merli di un antico castello saper ritrovare, attraversando il passato, il
sapore autentico di tanti incontri.
Alex di
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