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Il raduno che volevamo
Erano 40 anni che non andavo ai
giardini la domenica". Così Claudio Baglioni, pantalone bianco e camicia
nera, esordisce sul palco di Viterbo davanti al suo popolo di Clabbers. In
quattromila assiepati sotto il palco che la sera prima aveva ospitato una
delle ultime date di Cercando nel parco comunale della cittadina laziale. Il
raduno inizia con una antenna parabolica posta su un balcone di Viterbo
lungo la salita che dal raccordo autostradale porta al luogo dell'incontro,
sulla quale qualcuno ha posto un lenzuolo bianco con la scritta "Claudio mai
più come te" Il raduno finisce con i soliti camion che sbaraccano e noi
tutti che ci mettiamo a parlare al buio cercando di esorcizzare la paura di
tornare alla vita di tutti i giorni, quella che "è adesso", quella da
"saltarci su", ma in cui è sempre difficile rientrare.
"Ecco il raduno che volevamo": è unanime alla fine dello spettacolo (5 ore
ininterrotte) il giudizio dei clabbers. Finalmente un raduno con la R
maiuscola. Non un concerto, non un amarcord di brani piu o meno ascoltati,
non un semplice karaoke di clabbers-cantanti dell'ultim'ora, non uno
spettacolo comico condito da un fuoco di gag esilaranti. Di più. Tutto
assieme questo. Questo ma tanto altro ancora.
Claudio, visibilmente soddisfatto per una location che sembra accontentare
l'esigente popolo clabber, inizia con un brano storico e sempre poco
eseguito: "Mia libertà". Poi starda facendo, il faccione di Gianolio e degli
altri sul palco, uno dopo l'altro, mentre palloncini giallo-rossi e
giallo-blu vengono liberati in cielo. E' allora "Io sono qui", quando fa
irruzione sul palco Pino Insegno e impone a Baglioni di interrompere
l'esecuzione del brano. Inizia lo spettacolo vero e proprio. Battute al
fulmicotone in stile, si affrontano discorsi faceti ma anche seri, sempre
col sorriso sulle labbra, ed il pubblico partecipa in modo attivo perchè
dice Pino: "questa è la vostra festa" e stupito a guardare l'unico cuore con
cui tutti acclamano l'idolo, si sente a tratti in sincero imbarazzo per
rubare la scena a un cantante che lui stima molto. E ricorda a Claudio che i
suoi pezzi che gli facevano compagnia da giovane, da Questo piccolo grande
amore a Porta Portese ("lì me so fatto na pera de LSD") e poi Gira che ti
gira amore bello. Tutti pezzi che Claudio non eseguirà, come del resto tanti
altri storici, per dare spazio alla comicità a volte involontaria e
irriverente, e soprattutto ai Clabbers. Sono loro i veri protagonisti del
pomeriggio. E ancora Claudio, sguardo sorridente, visibilmente stanco ma
felice osserva divertito le irresistibili improvvisazioni di Insegno,
temendole a volte, come quando gli viene imposto di recitare una piccola
poesia. E ancora battute sul calcio, le passioni romaniste e laziali sul
palco, mentre un clabber informa dalla platea che "Schumacher è secondo!". E
Insegno colto impreparato dalla spontaneità della battuta lo elegge quasi a
terzo protagonista del raduno, chiamandolo piu volte a far da spalla alle
gag che ormai trascinano il pubblico in una profusione di risate
appassionate. La felicità è dipinta sul volto di coloro che vengono chiamati
via via sul palco ad eseguire i loro brani preferiti, da "Fratello Sole
Sorella Luna" a Con tutto l'amore che posso", dal quartetto che esegue
"Avrai", accompagnati ora dalla chitarra ora dal pianoforte. Claudio canta
poco nella prima parte, lascia che sia il suo pubblico protagonista sotto i
riflettori, si lascia prendere in giro da Insegno che lo mette alla berlina
per le sue lunghe prolusioni verbali, per i suoi imbarazzi e le sue
lungaggini prima di eseguire i brani, per la lentezza con cui cerca gli
accordi e per la sua vista che non è piu quella di una volta. Anche Fabione
si becca la sua dose di gag "si è mangiato tutti gli altri cantanti, ha
tentato de magnasse pure Claudio e gli ha lasciato i capelli". E poi ancora
barzellette piu o meno scollacciate, interventi al vetriolo stile Buona
Domenica. Ma è domenica e la coppia Insegno-Baglioni si produce persino
nell'imitazione di Maurizio Costanzo, mentre "il clabber-Schumacher" informa
dalla platea che "la Roma ha vinto". E poi prende in giro i gerundi, e dopo
Crescendo, Cercando, Improvvisando ecco che sul palco si materializza
Pomiciando, con alcune fans particolarmente esuberanti.
Intermezzo musicale sostanzioso a metà pomeriggio, con la band chiamata sul
palco a dare ancora una volta il meglio e un altro pezzetto di Cercando,
brani riarrangiati in modo sublime, su cui spicca a mio giudizio "Male di
me" che Claudio presenta come un brano "riesumato sotto una pila di
polvere", ma che esegue con la solita energia. Poi ricorda l'isola a lui più
cara, Ischia, da cui "mi hanno detto che tutto è cominciato" con "Io dal
mare". Nessuno resta seduto. Balla la platea, ballano le gradinate sotto le
quali svariati striscioni incorniciano le stupende coreografie dei clabbers,
dalle onde che vanno su e giu, strisce azzurre e blu che come "acqua
nell'acqua" viaggiano sulle teste e nei cuori della gente, e poi carta
colorata e tanti tantissimi palloncini. Uno striscione ricorda un ragazzo
che non c'è piu: "Max canta con noi". E' anche questa la vita, quella di
tutti i giorni, quella difficile, quella su cui sempre alla fine di un
concerto si ha paura di affrontare sebbene con tanta energia dentro da far
paura anch'essa. La vita buia là fuori. Pino Insegno lo ricorda nel suo
nuovo intervento sul palco, e sinceramente commosso da tanto entusiasmo e
partecipazione, ringrazia Claudio e i suoi clabbers per lo stupendo
pomeriggio trascorso e invita tutti a trasmettere l'amore nella vita di
tutti i giorni in un mondo sempre meno bello. Tutti in piedi ad applaudire
per svariati minuti, mentre Claudio bersaglio di elogi sinceri e davvero
belli, si defila, lui timido come sempre quando si tratta di raccogliere
parole che possono sembrare anche retoriche, ma che guardando la commozione
sul volto di Insegno, non lo sono affatto. Altri clabbers si alternano sul
palco e poi pezzi di altri cantanti che Claudio esegue con maestri. C'è
spazio allora per un happening musicale che spazia da Lucio Battisti a Gino
Paoli a Renato Zero, sino alle immortali "Io che amo solo te" e Vedrai
Vedrai". Silenzio totale quando Baglioni alla tastiera omaggia la musica
italiana con una indimenticabile esecuzione di "Volare". Potenza vocale al
massimo, acuti impossibili, le vene del collo che si gonfiano e salgono
verso il cielo, quasi a volare veramente. E tutte le mani volano verso
l'alto. Tutti in piedi per lunghi interminabili minuti ad applaudire. E lo
stesso accade quando Claudio esegue la struggente "Patapan", premettendo che
è una canzone che ha eseguito una volta sola dal vivo e che ha voluto
regalare per un'ultima volta dal vivo, a questo raduno. E la gente capisce
che è un regalo speciale, uno di quei regali che si scartano piano piano con
la paura di non saperseli meritare, e in silenzio ascolta Claudio che parla
di lui bambino e della sua guida che ora è in volo. Alcuni non riescono a
trattenere le lacrime e Claudio, imbarazzato come un bambino, si avvicina al
bordo del palco a raccogliere un lunghissimo, infinito applauso, e poi come
per esorcizzare la commozione invita la band ad un nuovo attacco. E' inizia
la festa finale, un ultima ora di musica ininterrotta, con la gente che si
accalca sotto il palco fino alla fine. Fino alla fine, come l'ultimo brano
che chiude il raduno "Tienimi con te", quasi un augurio a ritrovarsi in
qualche tempo e in qualche luogo. Claudio appare stanco, felice della
riuscita del raduno. Saluta tutti assieme ai fantastici membri della band
che hanno impreziosito l'ultimo tour, Roberto Pagani, Pio Spiriti, Gavin
Harrison, John Giblin e Paolone Gianolio.
Sulla "via di casa mia" rivedo il lenzuolo bianco che ancora fa bella mostra
di sè sul balcone di una via di Viterbo. Si torna nella vita. In autogrill
incontro clabbers felici, ancora commenti. "ecco il raduno che volevamo".
Alex di "
Il sogno e'
sempre "
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