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Milano...la festa e'
qui!
La giornata milanese, un cielo
terso come non si vede che due o tre volte l'anno, inizia presto a regalare
luci particolari e soffi di vento sferzanti come pietre sulle guance. E
quasi si stenta a credere che l'alba si sia portata via i nebbioni fumosi di
goccioline di umido. Le montagne innevate tutt'intorno ad abbracciare la
pianura lombarda troneggiano maestose e le puoi vedere fra due file di grigi
palazzi o tra qualche camino stanco e fumante e quasi ci si dimentica del
traffico, quello del sabato prima di Natale, duro anche quello. L'evento è
lontano ancora e ci si può godere la gente indaffarata senza la valigetta
del lunedi mattina, ma con mani colme di sogni da regalare ad altra gente.
Ogni tanto si guarda il cielo e il sole che non scalda ma che rimane amico e
accompagna per tutto il breve giorno i passi lenti, sembra essere l'unico
motivo per cui non scende giù la neve. Ma le gambe non sembrano sentire la
stanchezza e girare un porticato ed essere investito da una micidiale
raffica e non coprirsi ancora perchè la serata sarà dura, è un pò come
giocare a rimpiattino con il vento e con gli specchi delle vetrine piene di
lucine scintillanti. La luce cala, quella del sole. Quella del cuore sale.
Si sbuca dal tunnel sotterraneo che corre nello stomaco della frenetica
metropoli, la testa sotto l'abete gigante che va verso il cielo a pochi
metri dal maestoso arco della Galleria, al cui interno un albero gemello
sembra invidiare il primo perchè non potra' godersi lo spettacolo, ma starà
al calduccio ad ascoltare. Gli abeti sembra che si parlino mentre sullo
schermo si vede Claudio con la sciarpa e il capo grigi, che risponde calmo
alle domande degli intervistatori. Il palco a pochi metri dall'Arengario
ricorda la calotta "polare" già vista a Livigno. Intanto il vento non
scorazza più fra le guglie del Duomo celato da uno spettacolo di arte in
immagini a parziale consolazione di chi sperava di ammirarne la facciata in
restauro. C'è il tempo per comprare "duecento lire di castagne", frugale
pasto di una sera in cui ci si ciba solo di emozioni, è bello solo tenerle
in mano, si sente il tepore e quando sono sbucciate non si vorrebbero
mangiare. E' scesa una calma irreale sulla piazza, la gente alle ore 21 è
poca, forse copre un terzo della piazza ma questa volta c'è la voglia o
forse la necessità di godersi lo spettacolo lontano dai soliti noti, tra la
gente, come in altri viaggi, come a ricostruire le luci più calde di isole
lontane. E' c'è anche un fantasma da scacciare, bisogna trovare posto dove
c'è posto per muoversi, per respirare, per guardare gli altri attorno,
percepire un bisbiglio, sentire il rumore dei sorrisi, che fanno tanto bene.
La luna a metà, per ripensare a tutte le lune sotto a tutti i cieli. E
subito ci sente meno soli, anche se non si è tra la gente di sempre, quando
sul palco salgono i volti noti di altri sogni, ad intonare i canti del
Natale. E Claudio, presentatore, che va su e giù a calpestare l'impazienza
di cantare.
Strada facendo, quanta ne abbiamo fatta assieme, e quanta ne faremo da soli,
ma prima di pensarci c'è ancora un altro angolo di mondo per capire che non
tutto deve essere perfetto. E si può capire sotto l'albero, mentre basta
voltarsi e la piazza è gia stracolma di gente che arriva con le borse
cariche di acquisti a pigiare, ma sempre rispettando.
La voce arriva netta, nitida, pulita, intensa come non mai, l'acustica
sembra migliore di quella di mille e mille teatri, tutto funziona, anche la
memoria dell'incantatore, strano a dirsi. Intorno ci si chiede: ma quando
canterà QPGA? E' il ritornello è come un battito di clessidra, che scavalca
i pensieri che non sentono più freddo ormai. E guanti, cappello, sciarpa non
servono già più. Basta battere il tempo a tempo di musica, per immaginare il
mare nel cemento, e guardare i colori delle lucine gialle, rosse e blu, per
vedere l'estate a Natale.
La scaletta non è la solita. è un prodotto che sembra confezionato alla
perfezione per convincere i più riottosi a farsi sotto, a farsi coinvolgere
sempre di più, e la gente inizia a diventare complice di quel mago, quell'omino
lassù, la faccia stanca ma la voce potente, non scalfita dal freddo
pungente. E poi due stupendi duetti con Rosa Martirano, compagna di viaggio
sull'isola di O'Scià, come i Baraonna, e allora forse è il "fiato mio"
quello che si comincia a sentire, si inizia a sentire che le delusioni di
qualche giorno prima svaniscono tra l'immagine di un tramonto inusuale sul
Naviglio Grande e una sciarpa riposta nelle tasche-frigorifero.
Notti di nessuno, si batte il tempo ancora, una Ninnananna regalata a chi
non c'è, basta voltarsi per vedere che ormai non c'è più un buco dove possa
entrare il gelo sulla piazza lastricata di pietra e di sogni. Ma quando
canterà QPGA? E ancora il solito ritornello, ma le coppie si abbracciano, le
note più familiari trascinano i cuori, gli amori finiti e quelli appena nati
sotto l'albero. Un faro illumina le mani che si levano in un saluto al
cielo, il telescopio della terrazza di Tuttoinunabbraccio, facendo a gara
col proiettore che ancora stampa immagini sul telone del Duomo e le note
prendono forma e colore anche nella storia. Che è poi la storia accanto. Ma
quando canterà QPGA? Le mani alzate di guanti di lana e di brillantini
colorati di Noi no. Ancora commenti della gente che non si vede mai accanto
sotto i palchi, a 60 anni che voce, e non importa se si sbaglia tanto, tutti
sbagliano mentre corre il treno della vita, si sbaglia anche a giudicare. Ma
c'è spazio per ritrovarsi ancora, altro miracolo nel miracolo.
E quando arriva QPGA, la piazza canta ad una sola voce, nessuno si sottrae,
e c'è tempo per saltare sulla vita. Lo sguardo corre dallo schermo all'omino
piccolo piccolo infagottato nella sua sciarpetta che saluta e lancia il suo
cuore negli occhi di tutti, emozionatissimo, quasi commosso per un viaggio
che sta per terminare. E lancia pensieri nel deserto, dove armi e sangue
corrono sul Natale dell'odio e lancia un coro finale, un Canto, che servirà
per ritrovarsi quando il freddo si farà sentire ancora sugli scogli del
cammino.
La piazza si svuota in un baleno, i nasi arrossati si infilano ancora una
volta nel tunnel che corre nello stomaco della città. E ora di abbracci, di
sorrisi, di cercare negli sguardi amici, la stessa gioia, la stessa
sensazione di aver vissuto una notte particolare. Una cioccolata calda sulla
strada fredda. La scenografia di pezzi di passato va avanti e una macchina
sfreccia nella notte fra le lucine tremolanti.
é notte fonda. Ma ancora la festa è qui.
Alex
di
www.leviedeicolori.splinder.com
P.S.
Grazie a tutti coloro che hanno sfidato il gelo per esserci...a chi ha
regalato un sorriso sotto le sciarpe infreddolite...a chi ha saltato sulla
vita di un fugace incontro...a chi ha saputo donare tutto in abbraccio...a
chi non ha voluto credere cosa sarebbe stato...a chi ha creduto ancora a
questo miracolo che si ripete...a chi non c'era ed aspettava in casa...a chi
ascoltava con il cuore... a chi ha pianto perchè non c'era e a chi ha pianto
perchè c'era...a chi ha amato un cuore lontano in un ricordo...a chi è
tornato a salire i gradini di un sogno...
Grazie a tutti per aver la capacità di insegnare ancora a chi sta accanto
che vale sempre la pena di riprovare a saltare sulla vita...
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