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C'era un
cavaliere...
Qualcuno di noi visitatori
della casina dei sogni, non ricordo chi, ha iniziato il suo racconto della
serata del 7 dicembre scorso con l'espressione: "c'era un cavaliere bianco e
nero prigioniero".
Dopo aver atteso qualche tempo prima di riuscire a mettere insieme i miei
pensieri e le mie emozioni legate al ricordo di quella serata, chiedo scusa
se inizio il mio racconto mutuando una frase altrui.
C'era un cavaliere bianco e
nero prigioniero...
Così mi è apparso Claudio la sera del 7 dicembre, prigioniero di un
personaggio che la sorte, il tempo, le vicende e le persone gli hanno cucito
addosso, prigioniero di telecamere e riflettori, prigioniero di un pubblico
con la pretesa di chissà quale sorpresa, di chissà quale regalo natalizio...
Un pubblico che, forse, si aspettava di accorrere in quella sala per vedere
mille e più incantesimi, e che ha manifestato tutta la propria delusione per
aver ricevuto soltanto un saluto con un berretto dal quale non è uscito un
coniglio...
Personalmente non mi aspettavo sorprese nè incantesimi, sono accorsa
soltanto perchè il cavaliere bianco e nero ha chiamato, e ne sono stata
felice ed ampiamente ripagata.
Il pubblico dei delusi forse non ha compreso il senso di quella festa, non
ha pensato che il regalo che Claudio ha voluto farci quella sera era quello
di essergli vicini nel momento più difficile di un viaggio, quello in cui si
arriva ad un certo traguardo e si comincia malinconicamente a salutare i
compagni, a riguardarne ogni viso, a coglierne ogni espressione, ad
ascoltarne ogni respiro, perchè possa restare meglio impresso, scolpito
nella memoria, prima di riporre gli oggetti, i ricordi, le emozioni del
viaggio e riflettere su cosa è stato, per ritrovare l'energia, il coraggio,
la voglia di ricominciare...
Il pubblico dei delusi, sopraffatto dall'ansia e dal peso delle proprie
inspiegabili aspettative, forse non è riuscito a cogliere le domande
racchiuse in due occhi miopi, un pò stanchi, che hanno vagato a lungo oltre
un grande e freddo occhio artificiale, in cerca di approvazione, di
solidarietà, di calore, di segni di gratitudine.
Il pubblico dei delusi forse non ha apprezzato appieno il grande regalo di
quella inaspettata, deliziosa, commovente carrellata di canzoni "sussurrate"
a conclusione di una interminabile, faticosa, estenuante cavalcata, durata
oltre tre ore, sotto la pesante pioggia di luminosi dardi di telecamere e di
riflettori, durante la quale il cavaliere bianco e nero, con la corazza un
pò ammaccata dai colpi ricevuti, è finalmente riuscito a togliersi l'elmo
dal rosseggiante pennacchio, a riporre la fredda e metallica cotta e la
pesantissima armatura, a spogliarsi di tutte le armi della battaglia ed a
tornare libero e sorridente in mezzo agli amici, con l'ansia di cercare
insieme a loro un bene più profondo e di sentirsi acclamare, ancora una
volta, orgogliosamente vincitore.
Il lungo viaggio alla ricerca del cavaliere bianco e nero, la troppa ansia
di seguirlo e di raggiungerlo ovunque, la grande fatica di cercare di
afferrarne le mani, di incrociarne gli occhi, di carpirne le immagini, ha
tolto a molti la gioia e il senso di quella festa...
Ma la festa c'è stata, ed è stata una bella festa, in cui ognuno ha ricevuto
il suo regalo da conservare, insieme a tanti altri, in quel cassetto di
sogni del quale nessuno dovrebbe mai, per nulla al mondo, smarrire la
chiave.
Gabriella
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