Andria 29 Aprile 2006 "Costruiamo l'Oratorio"

Andria

Forse sentire quando veramente comincia un viaggio è la cosa più difficile da capire... è un pensiero, un’esigenza, uno slancio del cuore... spesso nasce da un bisogno interno che non sai bene da cosa proviene e come appagare, oppure da un male oscuro che vuoi combattere e che senti di poterlo fare proprio con un nuovo viaggio, un viaggio che fai dentro e fuori di te.
Così quando un giorno leggi su un post, su un giornale o su un sms di qualcuno che sa cosa condividere con te, che c’è una nuova emozione da andare a cercare... ti metti in viaggio e capisci che dentro il viaggio c’è la tua vita. Sembra banale, riduttivo, ma mettersi in viaggio con una strada davanti che corre verso un orizzonte lontano, che contiene qualcosa che per il momento puoi solo immaginare, spesso è un ripercorrere la vita in un battito del cuore o in una curva del pensiero che nasconde una visione nuova e diversa di un qualsiasi momento vissuto, un momento che torna ancora nella tua vita e con il quale non puoi fare a meno di fare i conti. Il viaggio dei nostri giorni e delle nostre emozioni non dimentica ciò che è stato lo ieri di ogni giorno vissuto, ma se ti aggrappi al percorso del tuo viaggio, senti l’aria che stai muovendo e ti accorgi che stai camminando in un nuovo, inaspettato e inevitabile spazio della tua vita, camminando... o volando!
Allora quando una notte corri in auto, in un momento di silenzio ti accorgi che cominci a parlare con la luna... una luna grande, luminosa e maestosa, una luna amica.
E la notte non fa paura, la notte con questa luna è una coperta che si è stesa sul mondo circostante, fatta di lustrini e brillantini sparsi sulle colline emiliane.
Mi chiedo perché qualche volta la notte fa paura e invece in una notte come questa è compagna di viaggio... mi chiedo perché a volte è inquietudine e invece a volte è qualcosa che protegge, che culla i tuoi sogni e riposa una fantasia pronta ad esplodere con il nuovo giorno. La luna gioca a nascondino scomparendo dietro il profilo delle colline, lancia i suoi raggi pallidamente argentei a disegnare le nuvole, rendendocele nelle forme che altrimenti non avremmo immaginato, si diverte... si diverte e mi fa compagnia.
Gli parlo come si parla ad un’amica alla quale affidare la propria vita e penso che lei sappia davvero i segreti di tutti noi, discreta e sempre opportuna nel porgersi ai nostri occhi, quando gli occhi hanno bisogno di vedere un metro oltre l’orizzonte, un metro oltre i pensieri. Mi stò buttando oltre l’Appennino ed ora lei è là, davanti a me come un miraggio, come quel qualcosa che cerchi e che sai che rimane in fondo sempre un mistero, come misterioso è spesso l’attimo che scorre nel pensiero che viene dopo un’incontro, dopo una scoperta.
Sono arrivato, Roma mi ha accolto con la sua aria calma e ferma... ho ancora un po’ di notte davanti e per la luna ci sono ancora pensieri da raccogliere da parte di occhi che la stanno cercando, pensieri e parole sotto lo stesso cielo, affidati allo stesso vertice... buon lavoro signora delle ore scure, sole della notte.
Quando al mattino ti metti in viaggio verso l’aeroporto, senti che stai davvero per immergerti in una delle tante e sempre nuove avventure vissute rincorrendo un lampo di vita, traffico, code, ma arriviamo, coscienti che si parte e non si arriva mai in fondo al viaggio che ti porta ad inseguire una nuova emozione.
Rosaria è là... il suo viso brillante di simpatia di quando stà meditando qualcosa... la incontriamo davanti alle partenze e c’è un motivo per questo. Ci dice di aver saputo che Claudio parte intorno all’una con un volo per Bari, un’occhiata all’orario delle partenze e ci rendiamo conto che a quell’ora c’è veramente un aereo per Bari.
Realizziamo che il tempo ormai stringe e che la nostra attesa può essere vana, ma facciamo l’ultimo tentativo che ci sembra logico, andiamo davanti alla sala riservata al club freccia alata, in pratica la sala vip. Guardo dentro la porta scorrevole negli intervalli in cui rimane aperta e non scorgo nessuno, decidiamo di andare a mangiare qualcosa, ma Rosaria con il suo inguaribile ottimismo insiste per guardare oltre la porta e... “quello è Sandro” esclama. Guardo anch’io e scorgo Claudio di spalle... decidiamo di aspettare ancora un po’, tanto ormai la partenza dell’aereo per Bari si avvicina... la porta si apre e Claudio esce accompagnato da Sandro e da Cristiano (o Christian? Boh!). Disteso, solare, con la sua aria maestosa e con un passo quasi danzato... “ciao Claudio” lo chiama Rosaria che più di tutti noi a vinto la sua timidezza e lui si ferma, mentre i suoi accompagnatori se ne vanno non so dove. Sorride e mi chiede come stò, gli rispondo che finchè lo seguo in giro per l’Italia stò bene, risponde con un altro sorriso e poi saluta calorosamente con un bacio Rosaria. Poi si rivolge a Rita che, come al solito, con un filo di voce gli dice di stare abbastanza bene, ma lui la riprende “ io invece ti trovo proprio bene” e povero lui... si fa uscire la gobba per dargli un bacio! “Ci vediamo ad Andria stasera” gli dico... “ma come ci venite ad Andria?” “In auto” gli diciamo in coro, “mi raccomando allora, non perdete troppo tempo che Andria non è a due passi” “ciao”, ci salutiamo e... mi fa un’occhiolino che mi sarà impossibile dimenticare... troppo simpatico!!!!
Ce ne andiamo un po’ inebetiti, Rosaria che pure l’ha gia incontrato diverse volte in condizioni davvero positive, non sembra stare nella pelle, Rita sembra incredula e persa in un sogno, io mi sento addosso una strana eccitazione, ingiustificata se penso che non è la mia prima volta, ma credo comprensibile quando ti trovi davanti una persona di simile comunicativa. Saliamo in auto e si parte, ascoltiamo il suo consiglio, ormai sono da poco passate le 13 e non perdiamo altro tempo, decidendo di mangiare all’inizio dell’autostrada.
Quando dopo il pasto lascio correre l’auto verso Andria c’è un’atmosfera distesa, ma attenta al tempo che si preannuncia davvero brutto, riceviamo notizie preoccupanti da Andria e le due ragazze si preoccupano... “ma Claudio, non sarà vestito troppo leggero?” le ascolto divertito ma anche piacevolmente sorpreso, è bello sentire come Claudio sia diventato una parte così positiva e capace di sviluppare energie positive per le nostre vite. L’auto corre veloce fra colline di muschio vellutato, il sole non riesce a cantare la sua canzone, ma i colori dei fiori spontanei che ornano i campi, ostinati, cercano quel poco di luce che riescono a trovare e con quel poco di luce si caricano di energia.
Squilla il telefono... senti la gioia di chi ha saputo vivere con te le tue stesse emozioni, senti una gioia lontana che accarezza quella che senti nei fili dei tuoi nervi... e vorresti regalargli quel filo di azzurro che qualche volta riesci a intravedere, come il miracolo di una speranza, fra quei carri di cotone che corrono nel cielo.
Violenti acquazzoni rallentano la corsa, scrosci violenti che quasi tolgono la vista e fanno da oscuri presagi per la sera che abbiamo davanti, ora le colline sono alle nostre spalle e stiamo attraversando la pianura pugliese. C’è un respiro di mare nell’aria, anche se il mare è lontano se ne avverte la presenza guardando quell’orizzonte perduto fino dove lo sguardo può arrivare.
Eccoci ad Andria, sono le 17... andiamo subito a cercare il luogo... mi prende una strana dolce tristezza... il ricordo di un sorriso passa nei pensieri con la sua valigia piena di desideri che non ha potuto svuotare, con le sue braccia gonfie di vento... guardo su in cielo come filano le nuvole per lasciare il posto ad altre nuvole, sempre cariche di pioggia da versare sulla vita e questa pioggia mi bagna il viso... ma quando la pioggia si scontra con i tuoi occhi accende stelle e accende luce per vedere lontano, per vedere la vita davanti a te.
La pioggia non da tregua e ci rendiamo conto che in quel momento nessuno può sciogliere il dubbio su come sarà la serata, per cui decidiamo di andare nei nostri alberghi.
Troviamo con qualche difficoltà l’albergo di Rosaria, proprio non conosciamo il paese e in quel dedalo di sensi unici è facilissimo perdersi e poi le vie spesso si assomigliano.
Intanto prendiamo per telefono accordi con Marika, un’altra amica tenuta lontana dal tempo e dallo spazio, ma tanto vicina al cuore, stasera ci sarà anche lei ed ho davvero tanta voglia di rivederla. Il nostro albergo era a Barletta, l’avevamo scelto lì un po’ per il prezzo, ma soprattutto per stare in un posto che sia più tranquillo e per “sentire” almeno un poco il mare.
La prima sorpresa è che si trova all’estrema periferia di Barletta... e questo è il male minore... poi scopriamo che nell’albergo è in atto un’assemblea con un candidato alle prossime elezioni comunali e l’albergo è davvero gremitissimo di gente. Qualche difficoltà a districarsi fra le macchine e la gente, poi finalmente approdiamo nella nostra camera. Accidenti a me che non ho voluto portare delle scarpe di ricambio e mi tocca rimettermele zuppe... un breve riposo ma in pratica non abbiamo molto tempo e ci rimettiamo in strada per tornare ad Andria.
Una fila notevole per uscire da Barletta visto che attraversiamo una zona con un centro commerciale e poi un passaggio a livello su una strada trafficatissima che naturalmente è chiuso, poi ad Andria decidiamo di lasciare la macchina e di andare a piedi.
Non è facile orientarsi, scopro dal telefono che Marika è già sul posto, scopriamo che Rosaria ci stà andando e che anche l’altra persona che dobbiamo vedere, Nicoletta, è nei paraggi.
Una coppia gentilissima del posto ci accompagna strada facendo verso via Camaggio, anche loro saranno del concerto. Ai nostri passi si aggiungono persone conosciute dalla coppia e in compagnia di un bel gruppetto allegro e simpatico di persone, percorriamo stradine, vicoli e scale fino a sbucare davanti all’ingresso del “posto” tanto ambito.
Una strana incongruenza... noi ci troviamo al di là della barriera che tiene lontana la gente che deve assistere al concerto, praticamente la gente del posto riesce ad arrivare davanti all’ingresso, gli altri sono tutti dietro la transenna... e di là ci sono Marika, Rosaria e Nicoletta con le quali riesco a comunicare solo per telefono.
La pioggia non da tregua, anzi, appena sembra calmarsi un po’, subito dopo riprende con maggiore intensità. Le notizie si susseguono incerte, si fa... non si fa... ogni tanto danno notizie con un altoparlante, inizialmente ci chiedono di pazientare perchè prenderanno decisioni che secondo loro saranno sicuramente dettate dal buon senso. Cerco di tenere informate via telefono le amiche che stanno fuori e anche quelle che stanno a casa e che soffrono con noi l’attesa, “abbiate pazienza, il concerto si farà, fra dieci minuti apriremo i cancelli” sentiamo dall’altoparlante... e ci promettono anche una sorpresa. Il tempo passa e i minuti scorrono in abbondanza, ormai siamo alle 21 ed effettivamente qualcuno comincia a superare le transenne. Ci dicono che passano in gruppi di trenta/quaranta, ma poi ci si ferma davanti al cancello d’ingresso che non viene aperto e anche il flusso di persone viene poi in seguito interrotto. Dividiamo l’attesa con Nicoletta che è riuscita a passare, ci manifesta tutta la sua inquietudine, ma anche tutta la sua fiducia come se stare lì già lo sente come un fatto positivo. Forse ha ragione lei, essere lì è già qualcosa che ci fa sentire parte di qualcosa di importante.
La pioggia è sempre intensa, arriva la notizia che il concerto non si farà... ci faranno entrare in una sala dove Claudio ci saluterà e poi verranno rimborsati i biglietti!
Così accade, entriamo, sono ormai più o meno le 21.20, ma anziché andare nella sala, ci fanno fermare dove dovrebbe essere svolto il concerto. In quel momento smette di piovere e Don Riccardo ci invita a rispettare almeno l’ordine dei settori. Un via vai abbastanza ordinato per quello che poteva essere e più o meno la gente si sistema.
Quando Claudio appare non è facile capire come si svolgerà la serata... la pioggia si rimette a cadere intensa come prima e lo scroscio dell’acqua sopra il gazebo del mixer suono dove mi trovo io, accompagna la sua musica e le sue parole. Vediamo a fatica, ma sentiamo benissimo. Chiamo un’amica al telefono, sentire di la del filo invisibile delle onde sonore un cuore che batte, è come averlo vicino a te, lo faccio subito per paura che Claudio possa interrompersi, ma invece Claudio continua... e continua continua... continua snocciolando una serie di canzoni degli album più vecchi, canzoni non eseguite spesso nei concerti, ma che qui trovano l’importanza che hanno. Mi dico che spesso queste cosiddette canzoni riempitive, negli anni in cui sono uscite lo sembravano per i discografici ancora di più, spesso sono uno specchio ancora più graffiante per l’anima e spesso danno misura ancora di più del valore di chi le abbia prodotte. Sono la guarnizione ideale che dà classe ad una torta o a un piatto di successo. Dopo Strada Facendo infatti infila una serie di queste canzoni... Doremifasol, Isolina, Chissà se mi pensi, A modo mio, Una faccia pulita, Cincinnato, mia libertà, Viva l’Inghilterra...
Una bella festa, un canto bagnato e felice, una sensazione che comunque vada ricorderemo questo giorno come una nuova e ulteriore tappa nella costruzione del nostro cammino.
Nel viale della nostra vita i sassi sono infiniti e quelli di questa sera sono bagnati e infangati, ma anche loro ci portano lontano, loro sotto i piedi e questa coperta scura e bagnata sopra la testa, sono pavimento e soffitto di un viale che vale la pena percorrere fino a quell’orizzonte che noi cerchiamo, per vedere dove si posano i sogni. Claudio ci dice che vale sempre la pena di camminare, per poter dire a noi stessi di averci sempre provato, anche se alla fine del cammino ci ritroviamo nel posto da cui siamo partiti. Penso a Nicoletta, quando fuori dai cancelli condividendo l’attesa mi diceva che era contenta di esserci, penso a Marika, che per telefono mi raccontava come fosse felice di un panino mangiato in fretta nell’attesa, un panino comprato da un venditore ambulante, un panino ripieno della semplicità dell’esserci, penso a chi in quel momento era a casa impossibilitata ad esserci, ma riusciva ad esserci ugualmente, conoscendo la parola condivisione e non la parola invidia. Il concerto continuava con canzoni un po’ più eseguite nei concerti, ma per ognuno di noi in ognuna di esse c’è un ricordo, un sorriso, un sogno... Claudio dovrebbe tutte le volte cantare tutto ciò che ha scritto... ma come potrebbe farlo?
E allora... non vi dico i titoli, me li dimenticherei e li trovate in altri racconti.
Ricordo Claudio che intona “Scende la pioggia” e noi allegramente a cantarla, quasi ad esorcizzare il momento... e lui che, sorpreso, “ma la sapete benissimo, meglio delle mie... ma non avete sbagliato concerto?” La sua professione d’affetto...” vi ammiro, anzi, vi adoro” sicuramente colpito e commosso dalla manifestazione di affetto che si stà vedendo attorno, la sensazione è che nonostante l’acqua non smetterebbe mai di cantare davanti a noi che non smetteremmo mai di starlo ad ascoltare, dimenticando i disagi e la fatica... mi accorgo di non aver più nemmeno mangiato o bevuto qualcosa e che i miei piedi sono ormai definitivamente a mollo.
Il cortile in realtà ora appare un poco più vuoto, almeno un quarto delle persone se ne sono andate, ma molte persone erano venute con i bambini. La pioggia e l’ora che si faceva sempre più tarda avevano loro consigliato di andarsene... porteranno con sé nonostante tutto la consapevolezza di aver messo qualche mattone di questo nuovo oratorio che diventerà realtà, grazie a Claudio e a tutti noi.
“A furia di innaffiarvi siete diventati più alti” dice Claudio guardando la gente in piedi sulle sedie.
La pioggia ora ha smesso di cadere, forse anche in cielo le stelle volevano sentire e vedere, per cui si sono fatte largo fra le nubi. Hanno creato la loro finestra dalla quale guardano giù e per fortuna da quella finestra che sta sopra di noi, non piove più.
Da un po’ mi sono spostato sotto il palco, un po’ decentrato, ma davvero vicino.
Il concerto continua, con un Claudio che sempre più commosso e sorpreso snocciola sia dimenticanze di testi che mezzi vocali in grande spolvero... a volte mi assale il pensiero che questa pioggia possa nuocere alla sua voce, qualche momento un po’ rauco, subito smentito da voli incredibili delle sue corde vocali... e così rimango a bocca aperta davanti alla splendida “Và”, che dalla sua gola esce come un fiume inarrestabile di emozione, davanti al “nostro concerto” che mi è costata la delusione di vederla incisa (io avrei voluto che restasse ciò che era) ma eseguita con un calore di interpretazione e una profondità vocale di interpretazione che mi ha fatto dimenticare, o meglio digerire tutto.
Claudio stava oggettivamente cantando in condizioni davvero difficili, una scaletta rivoluzionata e reinventata all’istante, visto che non poteva usare gli strumenti come voleva, anche lui ha sentito crescere e ha dovuto inventarsi il concerto dentro di lui man mano che il tempo passava, forse inizialmente nemmeno lui credeva che sarebbe andato avanti realmente. I suoi tecnici spesse volte indaffarati dietro a lui che cantava a ripulire il palco e i teli che coprivano gli strumenti dall’acqua che stava invadendo tutto...e quando Claudio vorrebbe sedersi alla tastiera elettronica viene energicamente dissuaso dal farlo dai tecnici stessi, “va bene che sono un po’ bollito” dice Claudio, “ma mi dicono che lì c’è il rischio di vedermi proprio fritto!”
Claudio ormai si rende conto che deve arrivare ad una fine, “anche un concerto particolare come questo deve avere un finale” e ancora si lascia andare ad una sincera commozione, non sa come ringraziarci e...”vi ammiro, anzi vi adoro, ma questo ve l’ho già detto, così, nel senso più universale della cosa vi posso dire anche che vi amo tutti quanti”. Accomunandoci e accomunandosi a noi in quel senso di grande che sentiamo attorno, finisce con una “Tutti qui” che a quel punto è davvero qualcosa di più di una canzone... è davvero un atto d’amore.
Manca poco alle 21.30
Il telefono mi dice che Rosaria e Nicoletta sono tornate in albergo dopo il concerto, non era più tanto facile trovarsi e si sentiva l’esigenza di un posto asciutto dove ristorare un po’ la stanchezza. Io Rita e Marika che si era unita a noi cominciamo ad avviarci verso le macchine, altri incontri inaspettati all’uscita, fugaci ma intensi e graditi, Milla e Mariangela con il marito.
Marika ci accompagna nelle vie alla ricerca dell’auto e ci accompagna nel ripristinare la calma dopo le intense emozioni di quella sera, anche l’incontro con lei è stato qualcosa che ha riempito il cuore. Ci siamo visti restando increduli, sembrava impossibile ritrovarci dopo tanto tempo. La sua macchina vaga prima perdendosi nelle nostre chiacchiere, poi nelle vie di Andria alla ricerca della nostra, fra un’indicazione improbabile e un’altra di gentili Andriesi (si dirà così?) riusciamo a ritrovarla. E’ ora di salutarla, lei deve fare ritorno a casa e almeno per quella sera ha più strada di noi davanti... è un abbraccio tenero, affettuoso e consapevole che il mare si alza e si abbassa, ma mai una goccia si va a perdere, gli occhi sono stelle che hanno i colori della nostalgia e dentro c’è una promessa e un impegno di non stare più così tanto tempo senza rivederci... e noi ci perdiamo fra le vie di Andria a cercare qualcosa da mangiare.
Troviamo un pub proprio sulla piazza del Municipio, veloce cena a base di bruschette e creps alla crema per finire una serata che ci vede sfiniti, ma felici e poi via per Barletta, dove alle tre riusciamo a toccare il letto. La giornata successiva ci vede nella perenne lotta con le viette di Andria alla ricerca dell’albergo di Rosaria, poi con Rita e Rosaria vagare per le Murge immerso fra uliveti a perdita d’occhio. Mi ricordano incredibilmente quei boschi di abeti delle Dolomiti, quelli che oscurano il cielo lasciandolo apparire quasi per caso fra le loro fronde, mentre gli occhi si perdono nel labirinto dei loro tronchi che si perdono in una profondità infinita e che si alzano da un sottobosco morbido e pulito... ancora una volta un’emozione ne chiama un’altra.
Il nostro vagare ci porta in un ottimo ristorante e poi via, verso l’aeroporto di Bari, dove Rosaria ci lascia con la promessa di tanti nuovi giorni da vivere insieme.
Una pizza sul lungomare di Bari, mentre la sera ci regale stelle e si prende con sé le luci dei lampioni lontani e anche questo giorno finisce. Il domani nei nostri pensieri è un viaggio e non un ritorno, così si confermerà realmente e fra cespugli di luminosi fiori gialli che scorrono ai bordi della strada, assorbendo ma non soffocando in loro i papaveri e altri fiori viola di questa vanitosa stagione, la strada ci riporta dove siamo partiti... e anche questa volta ci abbiamo provato.

Renato
 

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