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Tutti qui
Caserta, 3 e 4 novembre 2006
Una due giorni meteorologicamente gelida, ma ne è
valsa ancora una volta la pena. Siamo andati, ancorassieme, con ancora nelle
orecchie la calda eco del raduno reatino, a vedere questo inizio di tour, con
la curiosità di sempre e, perchè no, con i dubbi, le ansie, le sane curiosità,
l'eccitazione di un nuovo viaggio che sta per cominciare, i soliti zainetti
sulla spalla.
Sono stati due concerti a mio avviso molto diversi, che nell'insieme hanno
contribuito ad un bilancio positivo.
La prima data, una macchina ancora imperfetta, con qualche sbavatura di
troppo, i soliti gestacci del cantante-Baglione al fonico, o non so a chi,
incertezza anche "di scaletta" con alcuni episodi di mancata comprensioni tra
Claudio e la band (come in E tu come stai?) e persino maglie della security
poco strette con qualche invasione di campo dell' esuberante di turno poco
gradita dall'artista. E' vero che l'acustica del Palamaggiò fosse imperfetta,
non più di quella di tantissimi palazzetti italiani (vedi anche Rieti), ma si
sono avvertite tutte le incertezze di una "prima vera" (le due date reatine
apparivano più come date zero, per tipo di pubblico e struttura, a mio
avviso). Poche parole e tutta musica per tre ore di filato: a memoria, mai un
concerto baglionico fu cosi "stringato" nei tempi (anche se va detto che altri
cantanti in 180 minuti ci fanno stare larghi almeno
due concerti!).Ma è stata forse proprio l'essenzialità, la dote di questo
concerto che mi ha colpito, come coronamento di stagioni di mega-eventi di
stampo circense e hollywoodiano cui il "nostro" ci aveva abituati e che alla
lunga possono anche andare in cantina per cedere il passo a un diverso modo di
intendere l'incontro con il pubblico, più diretto, senza schermi scenografici,
ma comunque mantenendo il grande impatto visivo. Ottimi i virtuosismi
luminosi, per un palco quasi minimalista se paragonato allo standard
baglioniano, su cui si intrecciano egregiamente i movimenti del cantante nei
vari quadri della scena (i 4 angoli del palco che racchiudono di volta in
volta la band) rappresentativi di altrettamenti momenti dello spettacolo, i
medley dell'aria, dell'acqua, del fuoco e della terra.
Il cantante entra in scena, al buio e chiama via via a raccolta i suoi
compagni d'avventura sulle note di Tutti qui alternando pezzi eseguiti in
versione integrale come l'inossidabile e coinvolgente Strada facendo, la
corale Noi no, la soffusa Avrai illuminata dal tiepido abbraccio di centinaia
di fiammelle accese dal pubblico.
Il medley dell'aria si apre con una giocosa Porta portese, mantenendo un tono
leggero non certo per la scelta dei pezzi, ma senz'altro per la musica che
sottolinea un'atmosfera rarefatta e "ariosa" appunto sino all'altrettanto
giocosa Serenata in Sol che stupisce per la freschezza dell'arrangiamento.
I passaggi da un mini-blocco di pezzi integrali ai medley e viceversa sono
sottolineati da effetti acustici e visivi forse non resi a pieno dai rimbombi
della struttura ma che sono suggestivi in quanto colti nel mistero del buio,
mentre i numerosi schermi che prima del concerto avevano intrattenuto il
pubblico, spingendolo anche a cantare, con il video orchestrale e in bianco e
nero delle canzoni di Quelli degli altri tutti qui, mostrano via via immagini
suggestive in tono con i temi dei medley.
Si passa al medley dell'acqua, forse il meno scontato in tema di
arrangiamenti, con una particolare versione di Con tutto l'amore che posso,
difficile da intuire all'attacco, e una toccante Io dal mare. E l'acqua che
scorre sui video in forma di onde, di cascate, di ruscelli, lega le canzoni:
dal Tevere che andava lento lento sino al mare, attraversando anche i laghi
gemelli delle Ragazze dell'est, le lacrime di Quei due (durante la quale
l'artista "amoreggia" con un contrabbasso), sino alla metaforica Acqua dalla
luna, con tanto di tamburo.
Colpisce ancora una volta per le limpide doti vocali la versione di Buona
Fortuna, la prima parte "a cappella" e poi con l'ingresso dei musicisti,
subito prima del medley della terra, in cui tornano e spiccano le sonorità
etniche di Vivi e Le vie dei colori, accanto a versioni più ritmiche persino
di pezzi come I vecchi e l'inossidabile Un pò di più.
La seconda parte del concerto inizia in modo scoppiettante e il pubblico
inizia ad alzarsi in piedi, il cantante al centro del palco, su cui stazionano
decine di bauletti colorati e strumenti e microfoni qua e là, domina la scena
lanciando verso l'alto il suo Cuore d'aliante. Note di note, con la necessaria
illuminazione blu è l'ultimo momento per rilassarsi prima del medley del
fuoco, quello proposto in anteprima al raduno di Rieti, quello che dà le
scariche di adrenalina al pubblico. Con Cinque minuti e poi, la prima serata,
Claudio vuol omaggiare l'ultimo lavoro scegliendo il pezzo più rappresentativo
di Quelli degli altri tutti qui, ma forse le strane difficoltà vocali e
musicali (il giorno prima da Morandi l'esecuzione era stata impeccabilmente
valida) gli faranno preferire, nella serata del bis, la più sicura Tienimi con
te.
Travolgente come sempre è Via, in cui i giochi delle trombe imbracciate dagli
"uomini di fatica" del palco anticipano solo ma non sostituiscono l'assolo
finale del bravo batterista Pisetti.
Il momento più toccante è rappresentato dal medley della storia del cantante,
in cui i grandi successi, quelli tanto amati e a volte odiati, si susseguono
mentre scorrono sul video le istantanee di un album di ricordi che vede
Claudio appena nato, studente, strimpellatore di periferia e poi artista di
successo, manifestarsi nel suo polimorfismo quasi catturando lo sguardo dello
spettatore ancor più dei giri che fa fare alla sua tastiera sul palco mentre
canta e suona all'impiedi.
Il finale vede Claudio assoluto protagonista della scena, e Io sono qui,
annunciata da un simpatico gioco di chitarre elettriche che salgono di
tonalità fino a lanciare l'inconfondibile attacco del pezzo, precede Mille
giorni di te e di me e l'apoteosi de La vita è adesso, in cui il pubblico
lascia definitivamente le postazioni a sedere per saltellare e salutare non
senza rammarico la fine del concerto.
Un concerto che tutto sommato non offre spunti particolari di novità, se non
di breve durata e quasi per intenditori delle sette note, ma che tuttavia
convince per la coralità e l'essenzialità.Un Claudio che non ha voluto stupire
a tutti i costi ma che, da sè, reggendo a buoni livelli vocali tre ore
praticamente ininterrotte di spettacolo non può che affascinare sia chi, per
la prima volte assiste ad una sua performance sia gli aficionados che pur non
trovando motivi di immensa novità scenico-musicale possono apprezzare in un
corpus unico 40 anni di carriera, attraversati da un tocco di freschezza e
sempre con immutata maestrìa.
Alex -
Il sogno e' sempre
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