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Il suo numero magico
Il prestigiatore appariva sul
palco tra scrosci di applausi uno scoppio una nuvola di fumo e la magia tutto
fuso in un insieme come pioggia brillante cadeva negli occhi illuminando
colori.
Un uomo, un uomo solo, che lì al centro di tutto catturava l’attenzione
movimenti cadenzati e ben studiati lo spettacolo in un gesto di ogni istante
ripetuto.
Allarga le braccia e si illumina di stelle.
Il numero più grande del pubblico scomparso in mezzo a tanti e tanti io in
mezzo al nulla io tra centinaia di sguardi di nessuno l’illusione dei miei
occhi soli puntati nei suoi gesti.
E poi il silenzio calmo e lento, la sua immagine riflessa nello specchio della
mente il suo sguardo oltre l’animo che cerca ancora un altro sè.
Smorfie sciocche dentro al tempo e il tacchettìo del contatempo...
L’incanto del sogno
La lacrima negli occhi di quando era arreso eppure vivo.
La favola del cavaliere, la storia dell’indio ed era entrato (o uscito?) dal
mio mondo di fumetti “ritorno di eroi prima persi, poi fianco a fianco”.
I ricordi e i rimpianti la chimera del cavallo dell’onda nella spuma che
cavalca il cielo.
Respiro, un respiro ampio quanto la distanza dalla terra alla luna.
E ancora buio, di nuovo silenzio e il fascio di luce che illumina lo scuro
alla ricerca del cuore.
Mille giorni di emozioni dal suo cuore ad altri cento immagini istanti battiti
fremiti fotografie.
Tutto in pioggia successiva scandendo un tempo lungo e breve quando alla fine
anche l’ultima luce si spegne, l’ultimo omino si alza, l’ultimo applauso si
ferma.
La gente s’instrada parole e brusio, ma non si sente niente ora che tace solo,
come tamburi lontani, la certezza tra domani o tra cent’anni ci troveremo
ancora qui al confine tra le stelle
dove un uomo vende i sogni.
Gloria |