|
Tutti Qui - Gran finale
Abbiamo finito di percorrere i chilometri per le strade d'Italia e in questo
tempo in cui i ricordi iniziano piano piano a riemergere e a disporsi come
perline su in filo tanto fragile quanto bello da portare al collo. Perchè sul
collo ci sarà quel filo da portare in giro nella nostra vita, quella che
verrà, al posto del pass, e significherà qualcosa per noi che non sappiamo
smettere di trasmettere. Sarà il nostro modo di dare un senso a questi viaggi.
Ritorneranno agli occhi pian piano tutti i posti in cui siamo stati e di
ciascuno rimarrà un pezzo di emozione vissuta per comporre questo puzzle.
"Tutti qui" per me è stato qualcosa di diverso da un semplice tour. "Tutti
qui" è stato rivedere persone perse da anni e da cui la vita mi aveva
separato; è stato vivere il tempo ritrovato a pieno dopo un tempo buio di
tunnel polverosi e strade sassose; è stato prendere in mano con coscienza un
pezzo di vita tornato a galla; è stato vedere nei posti più lontani quegli
stessi visi che vederli sanno darti sicurezza, perchè è lì che maturi la
consapevolezza che il tuo passaggio ha lasciato un sorriso, un abbraccio, un
bacio, una carezza, un semplice ciao fatto con la mano, un occhiolino
strizzato ai lati del cuore, un messaggio nella notte sulla strada di casa.
"Tutti qui" è stato canzoni già sentite milioni di volte, ma che hanno saputo
bussare alle porte dell'anima con coraggio. E con lo stesso coraggio, perchè
non siamo eroi, ma coraggio ne dobbiamo avere per dare uno strattone a chi
vuol trattenerci, a chi cerca di impedirci di essere noi stessi, ci siamo
messi in viaggio.
In fondo non speravo di trovare sorprese, ma ne ho trovate tante. E questo mi
ha insegnato, se ancora ce n'era bisogno, che bisognerebbe partire sempre con
un bagaglio privo di aspettative, con occhi di bambino, con l'umiltà di saper
prendere anche il solo fatto di esserci come un regalo. E questo mi ha
ripagato.
Da Rieti, passando per Caserta due volte, Eboli, Treviso, Roma, Pescara,
Trieste, Milano, ancora Roma per concludere il mio "Tutti qui", è stato un
susseguirsi di percorsi diversi e per questo sempre nuovi. E a chi dice "ma
sono sempre le stesse canzoni" rispondo che, forse, vivere sempre le stesse
canzoni così, provando a cogliere e a guardare con gli occhi spalancati cosa
può esserci OLTRE un semplice e banale concerto, è meglio che viverne una sola
e non poter mai raccontare un domani com'era...
Non voglio raccontare del concerto romano, altri hanno detto e diranno meglio.
Voglio portare con me nel baule che si chiude, con difficoltà piano piano,
lasciando sempre trasparire la lucina di un ritorno, chissà dove, chissà
quando, le immagini che ora si presentano nitide, di quelle sorprese inattese
di questo immenso viaggio del cuore: Claudio che il 22 dicembre suona sugli
spalti del palaeur e ritrovarsi seduti accanto a lui, senza saper esattamente
cosa fare; poi il balconcino di Centocelle, quello del ritorno a casa, il
groppo alla gola, il sudore felice, la spensieratezza di un pomeriggio
spontaneo lontano dalle luci e dalle gabbie; e, infine, il mio personale
saluto, sulle note di Tienimi con te l'ultima sera a Roma, quando Claudio ha
fatto il giro del quadrato, a salutare tutti con un lieve tocco di mano. Sento
la mano che scivola via, lì mi accorgo che è finita e vederlo
andar via è dura da mandar giù, ma lì so anche che "il sogno ora finisce e non
finisce niente". Perchè il sogno lo dobbiamo costruire noi.
Alex
www.leviedeicolori.splinder.com
|