Baglioni oltre l'evento

XIII Raduno Clab / Roma,30/03/2008 (il raduno dell'anno prima)

Tra tutte le parole qui dette mi sento di sposare le considerazioni che ha ben espresso Mario Aquilone.
Al di là del piacere degli incontri, della voglia di rimettersi in viaggio ancora una volta, e della curiosità di cercare nuovi stimoli dopo periodi stanchi e stancanti, rimane un fondo di amarezza che questo raduno lascia. Amarezza che però riporta una luce nuova al percorso artistico e umano di Baglioni.
La solitudine di Claudio sul palco è stata testimonianza, credo, di uno stato d'animo, cui non siamo usualmente abituati a confrontarci, almeno non negli ultimi tempi.
Il saltellare attraverso i suoi decenni, di pedana in pedana, di chitarra in chitarra, di pianoforte in pianoforte, è stato faticoso e faticato, privo di quella leggerezza solita. E' per questo motivo che è riuscito, Claudio, a farsi amare ancora di più. Le difficoltà palesate in alcuni frangenti, in esecuzioni non brillantissime dal punto di vista vocale, la sua struggente interpretazione di pezzi come Patapan e, non dimentichiamolo, dell'ormai mitica Il sogno è sempre con la quale ha aperto il nostro incontro di note, hanno restituito la dimensione umana a questo signore che, tra paillettes e copertine, tra impegni d'alto lignaggio istituzionale e kermesse aziendali, tra casinò, mobilifici e tuttologìe travestite da canzonette, nel tempo che ci ha separati dai suoi anche meno nobili capolavori, aveva condotto i nostri sguardi o una parte di essi in altre direzioni. Un Claudio dolente, che arrancava inseguendo le impossibili tonalità, accarezzando con dolorosa mestizia i tasti del piano elettrico, con le guance imperlate di sudore, mentre eseguiva Tutto il calcio minuto per minuto, quanto è stato diverso dall'istrione lampedusano, dalla marionetta che gigioneggiava in tv, dall'eterno portavoce del sociale a tutte le latitudini che deve sempre dir qualcosa di giusto (la mondezza solo ci mancava...)... e quanto è stato apprezzabile il tentativo di ridurre a poche, brevi e sentite frasi, il suo intervenire con la parole negli intermezzi presi per rifiatare, e di evitare, dribblandoli, gli ormai ritriti siparietti aneddotici destinati buoni solo per la mollicologia da naftalina...e quanto è stato bello ascoltarlo ritirare dal baule dei ricordi certi pezzi, non ultimo quel Titoli di coda, quasi soffiato nel microfono e seguito dal pubblico, pur desideroso di festaioli momenti e pertanto spiazzato per larghi tratti da questo rimestare nell'agonia agonizzante dell'anima. in rigoroso silenzio....e quanto emblematica la scelta dei pezzi da cui tutti, presenti e non che abbiamo a cuore l'evolversi dell'umano abito di questo cantante, ieri sdrucito e graffiato come un vecchio paltò impolverato, possono trarre considerazioni che vadano al di là della dimensione dell'incontro corale e radunante e che si calino nell' "oltre baglioniano" recentemente smarrito....e con quanta fatica sono state colte alcune frasi smozzicate lasciate tra un pezzo e l'altro peraltro da alcuni già sottolineate, perchè erano spiazzanti cosi come quei momenti a guardarsi intorno con lo smarrimento di essere solo, pur tra migliaia di mani levate al cielo...e quanto riflessione lasceranno quelle canzoni-icone della voglia di vivere baglioniana, interrotte senza fronzoli a meno di metà esecuzione (vedi La vita è adesso) e le altre nemmeno eseguite in che misura ci daranno da pensare così come hanno lasciati interdetti anche i meno avvezzi all'analisi introspettiva e gli idolatri del baglioni-pur-che sia...e quanta verità c'era nell'artista che ha ripreso certe sonorità di inCanto e di Acustico, pur i limiti strumentali imposti dalla sua solitaria presenza per lasciarsi dietro di sè anni di arrangiamenti fotocopia, di eventi fotocopia, di frasi fotocopia, di cercare a tutti i costi l'ospite, il duetto, per tornare alla dimensione in grado di sussurrare all'anima, anche con toni da crepuscolo senza schermi e senza mediazioni di sorta...
Interrogativi, sommesse verità personali, su cui ritagliare le riflessioni presenti e future, che questo raduno può suscitare.
Voglio copiare per intero, per chiudere questo difficile intervento (difficile per me che mancavo alle riflessioni dopo tanto tempo), e me ne scuso, la frase di Alberta che ho trovato pocanzi in altro luogo " Questo - anche così, a distanza - è il Claudio che amo, quello che per interi decenni ho conosciuto ed ho sentito totalmente "mio"; questo è il Claudio che vorrei sempre avere davanti a me". Le pagherò i diritti perchè non trovo altre parole così adatte.

Alex

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