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La mia favola blu' di Natale
Prefazione
Questo racconto è il frutto di un fatto reale. Ho veramente inventato, così
sui due piedi, una favola al mio nipotino esageratamente dedito alla
Play-Station. Il racconto si è, come dire, snocciolato da solo e, via via che
io notavo sul viso di Paolino una curiosità crescente, il sogno della piccola
Ro’ Settepunti ha dato vita ad una semplice e infantile avventura. I bambini,
proprio loro che rappresentano uno dei sogni più ricorrenti di noi adulti (
soprattutto di noi donne che fin da piccole giochiamo a far da mamma alle
bambole ), mi sembra che oggi sognino troppo poco. E allora mi chiedo:” Che
adulti saranno se non hanno imparato a sognare da piccoli?”. Sicuramente
nevrotici. Ancora più di noi che invece l’abbiamo fatto. Ma la responsabilità
è nostra. Siamo noi adulti che abbiamo smesso di raccontare loro le favole,
troppo impegnati nella vita frenetica di tutti i giorni, e ci siamo fatti
sostituire da un cubo parlante (in realtà sempre più piatto! ).
Forse è superfluo dire che la piccola Ro’ Settepunti è uno dei tanti miei
alter-ego. Un piccolo insetto poco visibile anche se indossa colori vivaci.
Rileggendo la favola mi sono accorta che forse, dietro il personaggio
negativo, ho voluto nascondere un famoso scrittore, a cui sono molto
affezionata e del quale ho letto tutti i libri, proprio quello che ha
ringraziato nel suo ultimo libro una Rosella appassionata e sognatrice e che,
nonostante più volte gli abbia chiesto la vera identità di questa Rosella (
che illusa, pensavo di essere io! ), non mi ha mai risposto. Non me ne voglia
se gli ho fatto fare la parte del Ragno Peloso ( anche questo è amore! ).
Un’ultima annotazione. Necessaria, prima che mi denuncino per plagio! La
poesia scritta da Ro’ Settepunti non è tutta farina del mio sacco. Ho preso
spunto per qualche frase da una vera canzone (che magari conosco solo io e
pochi altri ), scritta dal signor Ciro, un grande amico del mio Babbo Patapan,
e che appartiene al repertorio del coro polifonico di cui faccio parte.
Confesso inoltre di non aver recitato la poesia a Paolino per non rischiare di
prendermi una “joy-stickata” in testa.
Detto questo, buona lettura e…siate clementi con una “povera pazza”
sognatrice!
LA MIA FAVOLA BLU DI NATALE
Finalmente è Natale. Mamma Singer è strafelice. Non smette un attimo di
cuocere lasagne, quasi che a tavola, il 25 Dicembre, fossimo in
centocinquanta, quando invece siamo solo in sette: i tre componenti della mia
famiglia, più i tre della famiglia di mio fratello e lei, naturalmente. Quest’anno
manca Zia Sigh che è semi-allettata perché si è fratturata un’altra volta il
femore e ancora non riesce a star su con le sue gambe per più di cinque
minuti. E’ disperata perché sarà costretta a fare il pranzo di Natale
all’Ospizio con qualche altra vecchietta che non va a casa per le Feste. Ma il
suo dispiacere più grande è quello di non poter stare con Paolino, il figlio
di mio fratello, al quale ama raccontare le sue storie strampalate e
insegnargli quei giochi che i bambini di oggi non sanno più fare e che faceva
lei, divertendosi con quasi nulla, un’ottantina di anni fa. Certo l’arrivo di
Paolino è una gioia per tutti. Per Mamma Singer che sta ore davanti ai
fornelli per cercare di cucinargli qualcosa che gli piaccia oltre all’Happy
Hippo e ai Babbo Natale di cioccolato appesi sull’albero. E’l’unico bambino di
casa ormai e lo vediamo troppo poco. Il Natale è appunto una delle poche volte
. A dire proprio la sincera verità non è che lui stia volentieri a farsi
coccolare dalla nonna e dagli zii, anzi, preferisce passare ore e ore con la
Play-Station ed il suo nuovo video-gioco di Dragon Ball o tuttalpiù davanti
alla tivù a guardare i cartoni. Nonostante che io gli abbia regalato, oltre
all’immancabile gioco, anche un libro su Dragon Ball, sperando che il suo eroe
preferito lo spingesse anche alla lettura, non l’ha neppure sfogliato e mi ha
detto:
“ Ah, è quello vecchio.”
“ Come vecchio?” , dico io “ Non è il Dragon Ball che guardi tu?”
“ Si, ma della vecchia serie.”
“ Che significa? Ce l’hai già e l’hai già letto?”
“ No, ma è della vecchia serie.”
“ Ma scusa un po’, se non sai quello che c’è scritto, è una storia nuova.
Prima la devi leggere per vedere se la conosci davvero.”
“ Uffa! Nooo……è della vecchia serie!!!” urla quasi.
Ok. Regalo sbagliato. Ma non mi do per vinta. Vorrei incuriosirlo, invogliarlo
alla lettura, insomma allontanarlo per un po’ da quella dannata tivù e da quei
mostruosi video-giochi. Mission Impossibile. Rimane incollato alla sedia, con
il viso fisso allo schermo, pigiando in continuazione i tasti del joy-stick e
scegliere se sarà Broli oppure Janemba a combattere contro Goku.
“ Senti un po’, Paolino. Ma a te piacciono le favole?”, gli chiedo senza
mostrarmi tanto interessata.
Si volta un attimo e mi risponde con un :” Si” molto evasivo.
“ Ma quali favole conosci?” continuo aumentando il mio interesse
“ Pinocchio, Il libro della giungla, Peter Pan, Bambi, Nemo e poi anche
altre…”
“ Ma sono le favole di Walt Disney che guardi sui DVD?”, incalzo ancora.
“ Siiii…” mi risponde quasi scocciato di essere costretto a distrarsi dal suo
gioco.
Mi siedo per terra, vicino a lui, per stare all’altezza della sua seggiolina e
continuo imperterrita a chiedergli:
“ Ma il tuo Papi, la Mamma, la Maestra, ti raccontano mai delle favole?”
Alza le spallucce e sorride, mostrando il vuoto lasciato dalla caduta del
primo incisivo superiore, come se gli stessi domandando una cosa buffa e
strana.
“ Ma no, zia. Ci sono i cartoni!”
Mi invento lì per lì un titolo e gli chiedo a bruciapelo:
“ La conosci la favola di Ro’ Settepunti?”
Abbandona per un nanosecondo il joy-stick lasciando Janemba a gambe per aria.
“ No. E chi è Ro’ Settepunti? “
“ Una coccinella piccola piccola che abita nel campo dei Fiori Rosa
ManondiPesco”.
“ Mai sentita.” E sorride di nuovo a un solo dente, continuando a giocare.
“ Se vuoi te la racconto. Ma devi smetterla con Dragon Ball, altrimenti non
riesci a seguirmi. Se non vuoi me ne vado, ciao” e faccio per alzarmi da terra
ma lui mi trattiene e mi dice:
“ Racconta. Io gioco lo stesso ma ascolto”.
“ Va bene. Però devi stare molto attento perché è da tanto tempo che non la
racconto più e può essere che non mi ricordi il nome di qualche personaggio
della storia. Tu mi aiuti a dare un nome che secondo te va bene per quel
personaggio?”
“ Siiii, okay. Comincia.”
Ed io comincio.
“ Viveva una volta nel campo dei Fiori Rosa ManondiPesco una coccinella
piccola piccola, quanto la capocchia di uno spillo, con le ali piccole
piccole, cosicché non riusciva mai a fare grandi voli. I voli più lunghi li
faceva solo con la sua fantasia e sognava ad occhi aperti di visitare paesi e
campi lontani e sconosciuti. Papavero, il suo amico del cuore, la proteggeva
tra i suoi rossi petali quando si sentiva triste e sola e la teneva nascosta
dal resto del mondo. Ro’ Settepunti quando si rifugiava da Papavero per non
pensare alla sua malinconia e alla sua voglia incontenibile di vedere luoghi
diversi dal suo piccolo campo, scriveva poesie. Quasi tutte erano poesie
d’amore perché Ro’ Settepunti era molto innamorata di un grillo canterino,
alto alto e secco secco. Tanto più grande di lei che era così piccola.
Il grillo canterino si chiamava Gaudio Bagliori e aveva scelto questo nome
d’arte ( in realtà si chiamava Dino, per l’esattezza Dino Fred o Fred Dino che
è lo stesso ) perché amava cantare circondandosi di un nugolo di lucciole che
lo facevano apparire quasi fosforescente e poi perché, bastava che lui
sfregasse appena le ali, che ovunque era un gaudio e un tripudio di applausi.
Pur desiderandolo tanto, Ro’ Settepunti non riusciva mai ad andare ai suoi
concerti perché lui cantava nei campi molto lontani dal suo e lei, con le sue
alucce piccole piccole, non riusciva mai neppure ad arrivare a metà strada.
Allora scriveva per lui delle poesie. Di nascosto. E le teneva per se,
conservate tra due foglie di banano, in un cassetto del suo armadio, nella sua
cameretta. Quando lesse a Papavero la poesia che aveva scritto per Natale,
intitolata “ Tutti i cuori nel mio cuore”, Papavero non potè fare a meno di
complimentarsi con lei e le suggerì di mandarla al grillo canterino proprio in
quella occasione con la scusa di fargli gli auguri. Perché se non poteva
conoscerlo personalmente non avrebbe dovuto mandargli dei messaggi? Magari
avrebbe ricambiato dedicandole una canzone. Che sogno impossibile! Ro’
Settepunti però non ne volle sapere. La poesia era solo sua e non voleva
assolutamente che Gaudio scoprisse il suo amore. Lui aveva già una fidanzata
bellissima, Vanessa Del Cardo, dalle morbide ali vellutate, ampie e seducenti.
Altro che le sue piccole elitre picchiettate di punti neri!.
“ Va bene, Ro’. Se non vuoi, non se ne fa niente, ma almeno regalamene una
copia. Così la potrò leggere alle mie amiche api ogni volta che verranno da me
a prendere il net-the-re”, le chiese Papavero.
“ Se proprio ci tieni!”, rispose Ro’ Settepunti.
“ Altroché” , confermò lui.
“ Allora te la porterò la prossima volta che verrò a trovarti”, promise Ro’
allontanandosi.
“ Arrivederci Ro’ e che tu possa avere fortuna e felicità”
“ Grazie Pappy. Anche a te. Ciao amico mio!”.
Così Ro’ Settepunti tornò a casa e si mise a ricopiare su un petalo, di quelli
che le procurava la sua amica Margherita, la poesia dedicata a Gaudio da
regalare a Papavero.
Tutti i cuori nel mio cuore
Quando la solitudine del mio sguardo
tra i fiori fermerò malinconica,
la carezza del vento dentro una foglia
ti dirà per me
Cuore mio
Quando il sole calerà sul mare
e tutt’attorno si tingerà di violette
ma sul cuore peserà una pena segreta,
il sospiro del mare ti dirà per me
Cuore mio
Quando sarò pensierosa vicino al tuo fuoco
e del mio sogno non resterà che cenere,
dolce, una voce vestita di silenzio
busserà al tuo cuore
Cuore mio
E tutti i cuori cercati, incontrati o trovati
e tutti quelli voluti, pretesi e persino rubati
li avrò raccolti per te
e custoditi nel mio
che è strapieno di amore,
anche di quello che ancora ti manca,
perché anche tu
come me
di amore non ne hai mai abbastanza
Cuore mio.
E quando Papavero la ebbe tra le
mani e la rilesse compiaciuto, pensò che la sua amica Ro’ Settepunti meritasse
una sorpresa. Così non appena vide Pierina la farfallina svolazzargli attorno,
la chiamò a gran voce e la mise al corrente del suo piano: far arrivare fino a
Gaudio la poesia di Ro’ Settepunti e farle un originale ed inaspettato regalo
di Natale. Pierina, tutta eccitata, gli rispose che questo era un compito per
Gesuina, l’ape postina ( il nome dell’ape postina l’ha scelto Paolino ). E
siccome Gaudio Bagliori cantava sempre in campi molto distanti dal campo dei
Fiori Rosa ManondiPesco, Gesuina avrebbe dovuto anche attraversare il mare ed
avrebbe impiegato quasi un mese prima di arrivare a destinazione. Il tempo
stringeva e , ad occhio e croce, con un po’ di fortuna, Gesuina avrebbe
raggiunto Gaudio proprio a Natale quando , come ogni anno, teneva un concerto
nel campo del Mandorlo Felice. Detto fatto, Pierina salutò Papavero e volò di
gran fretta da Gesuina l’ape postina per consegnarle la poesia di Ro’
Settepunti, dicendole anche che in cambio Papavero avrebbe permesso solo a
lei, per un anno intero, di succhiare il suo nettare prelibato ( lo so che i
papaveri sono alti alti e non fioriscono a Natale ma nelle favole succede
questo e altro).
Gesuina, entusiasta di quell’importante missione ( nonché golosissima del
nettare di Papavero), partì immediatamente. Come previsto, il viaggio si
dimostrò lungo e faticoso e molte volte Gesuina dovette fermarsi a bere e a
riposare le sue alucce indolenzite.
“ Ma zia,” m’interrompe Paolino, posando finalmente il joy-stick per terra, “
come faceva Gesuina a sapere la strada e come faceva a volare senza far cadere
la poesia di Ro’ Settepunti?”
“ Be’ sai, le api hanno un gran senso dell’orientamento. Come il navigatore
satellitare del tuo Papi che gli permette di andare dovunque senza mai
perdersi. Anche Gesuina l’ape postina, con la sua capacità di percepire tutti
i profumi, seppure a lunga distanza, si faceva guidare dal profumo dei fiori
del mandorlo, che conosceva bene. E la poesia di Ro’ Settepunti la teneva
dentro uno zainetto sotto le ali, legato attorno al collo, come un vero
postino.”
“ Uno zainetto? Non ci credo!”
“ Le favole sono così. Bisogna crederci anche se sembrano incredibili. Ci
credi che Cappuccetto Rosso dopo che il Lupo Cattivo l’ha divorata assieme
alla nonna, masticandole per bene, è riuscita a venir fuori dalla sua pancia
viva e vegeta? E’ più facile credere allo zainetto per la posta di Gesuina.
O no? Comunque se questa storia non ti piace la finisco qui e tu continui a
giocare.”
“ Si che mi piace. Mi piace, continua.” Finalmente incrocia le braccia e mi
guarda fisso con una curiosità che arriva a mille.
“ Allora. Dove eravamo rimasti? Ah, si, a Gesuina l’ape postina che era in
viaggio verso il campo del Mandorlo Felice. Aveva già fatto più della metà
della strada volando sui campi, sui monti e sopra il mare. Era stanca morta e
quando finalmente vide una spiaggia bianca e sottile come il borotalco pensò
di essere arrivata a un buon punto e decise di fermarsi a dormire per
un’oretta. Volò su un Pino Marittimo aldilà della spiaggia e si accoccolò su
una pigna vuota. Era esausta e al profumo della resina del pino chiuse gli
occhi e si appisolò. Ma improvvisamente , dal ramo superiore, si calò giù col
suo filo un grossissimo ragno peloso. A proposito , come lo chiamiamo questo
brutto ragno, Paolino?”
“ Ehmm…Scoccia. Se è arrivato per scocciare…”
“ Mi sembra che tra i ragni più velenosi ce ne sia uno che si chiama Ctenus (
non mi denuncino per incompetenza gli zoologi se la mia memoria ha fatto
cilecca). Il nostro ragno malvagio lo chiameremo Ctenus Skoccia. Ti piace?”
“ Si, si, bello, bello!”
“ …allora Ctenus Skoccia vedendo l’apina addormentata e pensando che avesse
nello zainetto chissà quale prelibatezza, l’assalì a tradimento. Gesuina si
svegliò di soprassalto, cercando di scappare via dalla furia di Skoccia e di
salvare il suo zainetto. Ma invano. Skoccia ebbe la meglio. Si portò via il
suo zainetto e la lasciò mezza morta, con un’ala strappata e cinque zampe
anziché sei, buttandola giù dalla pigna. Gesuina rimase per ore, ai piedi del
Pino Marittimo, pregando Dio che non la facesse morire e che almeno le desse
l’opportunità di farla tornare a casa sua e di raccontare quanto le era
capitato. Verso sera, quando il sole sembrava che andasse a farsi un bagno nel
mare, passarono di lì Madame Locusta e il suo marito marocchino Dociostauro.
“ Che nome Dociostauro!” ride Paolino.
“ Il dociostauro è una cavalletta marrone, grandissima e muscolosa. Una
cavalletta culturista, che ne so, una cavalletta Wrestling.”
“ Mitico!” esclama meravigliato “ Dai zia, continua. Cosa fa Dociostauro?”
“ Veramente fu sua moglie Locusta che si accorse dell’apina moribonda e si
avvicinò a soccorrerla. Gesuina le raccontò l’accaduto e lei la portò a casa
sua dopo averla caricata sulle spalle di Dociostauro. Lì rimase per un po’ di
tempo fino a che la sua salute non migliorò grazie alle amorevoli cure di
Madame Locusta. Ma con un’ala sola ed una zampetta in meno non poteva tornare
a casa. Non ce l’avrebbe fatta. E Madame Locusta, che aveva un cuore d’oro,
volle che lei restasse ospite a casa sua. Gesuina però viveva quei giorni con
un peso nel cuore. Pensava a Ro’ Settepunti e si sentiva colpevole per non
aver portato a termine il suo compito. Piangeva quasi ogni giorno per il gran
dispiacere finchè alla fine raccontò tutta la storia a Madame Locusta che
continuava a domandarle il motivo di tanta tristezza.
“ Tutto qua?” esclamò Madame Locusta.
“ Avresti dovuto dirmelo subito qual’era la tua preoccupazione. Devi sapere
che io sono la madrina di Gaudio Bagliori e perciò lo conosco benissimo. Non
mi sarà difficile contattarlo e metterlo al corrente di tutta questa vicenda.
E se lo conosco bene, stai ben sicura che quel tale Skoccia non la passerà
liscia. Anzi, sai che ti dico, andiamo tutti al suo concerto di Natale al
campo del Mandorlo Felice e gli raccontiamo ogni cosa. Sei contenta Gesuina?”
“ Ma io…non posso volare…”
“ Di questo non ti devi preoccupare. Salta sulla groppa di Dociostauro e
andiamo. Adesso. Subito. Altrimenti rischiamo di non arrivare in tempo”.
Arrivarono al campo del Mandorlo Felice che era la vigilia di Natale e tutto
era pronto per il grande concerto. Centinaia di migliaia di milioni di
lucciole addobbavano il mandorlo e il vasto prato sottostante. Il palco, su un
ramo trasverso centrale, era già pronto e gli strumentisti accordavano le
chitarre accompagnati dal tum-tum della batteria. Di Gaudio Bagliori nemmeno
l’ombra. Anche per Madame Locusta, pur essendo sua madrina, fu difficile
oltrepassare la barriera di scorpioni e scarabei che proteggevano il suo
camerino-nascondiglio sul ramo più alto. In fondo, nonostante la fama e la
notorietà era rimasto il Dino Fred di sempre, timido e distaccato. Ma quando
vide Madame Locusta e Dociostauro lì, davanti a lui dopo tanti anni, esclamò:
“ Carramelda , che sorpresa!” E corse loro incontro abbracciandoli
calorosamente.
A questo punto spiego a Paolino che “ Carramelda” ( tradotto letteralmente “
trasporta-cacca” ) è una tipica esclamazione dialettale dei grilli sullo
scarabeo stercoraro.
“ Adesso Gesuina l’ape postina gli racconta tutto e il grillo canterino
ammazza il ragno peloso?” mi domanda Paolino che, essendo un esperto di
cartoni e di lotte furibonde tra buoni e cattivi dove a vincere sono sempre i
buoni, non fa fatica ad immaginare il seguito della favola.
“ Ci puoi giurare che Ctenus sarà punito” gli rispondo “ ma prima il grillo
canterino deve fare il concerto. Non può andarsene lasciando tutti i suoi fans,
che hanno fatto tanta strada per ascoltarlo, a bocca asciutta. Non ti pare?”
“ Giusto”, concorda Paolino.
“ E Gaudio Bagliori cantò meravigliosamente come non mai, mettendoci anima e
corpo. Il successo fu grandioso. Il fragore degli applausi nel campo del
Mandorlo Felice si udì a chilometri di distanza, persino fino al lontanissimo
bosco di nocciole di Nutella Cremosa. A notte fonda, soddisfatto e felice più
del mandorlo, Gaudio fece ritirare gli strumenti e smontare il palco, poi
chiamò a se con un fischio acuto Gagarin Eagle, la sua aquila nera che portava
lui e i suoi musicisti in giro per ogni dove. Ogni cosa fu caricata nelle
capienti sacche a bordo-ala e finalmente, dopo che anche Madame Locusta e
Dociostauro con Gesuina ebbero preso posto tra le nere penne di Gagarin Eagle,
partirono verso la spiaggia del Pino Marittimo alla ricerca di Ctenus Skoccia.
Arrivati a destinazione, Gesuina riconobbe immediatamente il Pino Marittimo
dove si era fermata a riposare e per prima scorse la tozza figura del ragno
peloso seduto su un pezzo di corteccia, in cima ad una duna di sabbia.,
attorniato da una cinquantina di altri insetti che lo stavano ad ascoltare.
Tutto tronfio declamava a voce alta la poesia di Ro’ Settepunti, spacciandola
per sua, davanti agli spettatori che avevano pagato il biglietto a due mantidi
le quali tenendosi legate con le zampe anteriori formavano una specie di arco
d’entrata di quello strano teatrino.
Gaudio Bagliori con le sue guardie del corpo, Cetonio e Lucano ( gli scarabei
) e Euscorpio e Buthus ( gli scorpioni), insieme al resto della combriccola,
aspettavano nascosti dietro al Pino Marittimo che Skoccia terminasse la sua
performance e che i suoi spettatori tornassero a casa, in modo da poterlo
affrontare faccia a faccia.
“ Dev’essere una coccinella in gamba la tua amica Ro’ Settepunti” , disse
Gaudio a Gesuina. “ Ha scritto proprio una poesia molto carina, potrebbe
diventare una canzone. Non appena l’avrò conosciuta le chiederò se le
piacerebbe cantare con me” , continuò.
“ Non ci sarà nemmeno bisogno di chiederglielo. So per certo che questo è il
suo sogno da quando tu hai cominciato a cantare!”
“ Incredibile come ha saputo tenere segreta questa sua passione”.
“ Davvero incredibile” , aggiunse Madame Locusta.
“ Ro’ Settepunti è nota nel nostro campo dei Fiori Rosa ManondiPesco per la
sua caparbietà” , concluse Gesuina.
Quando anche l’ultimo spettatore si fu allontanato lasciando Skoccia da solo a
contare tutto ciò che aveva guadagnato, egli nemmeno si accorse che il grillo
canterino lo aveva raggiunto e le sue guardie del corpo lo avevano circondato.
Vistosi perduto tentò di scappare ma il filo da lui stesso prodotto gli si
attorcigliò tra le zampe facendolo cadere malamente. In un attimo Cetonio e
Lucano lo bloccarono tenendogli ferma la testa, Euscorpio e Buthus
attanagliandolo alle zampe.
“ Gli scorpioni uccidono il ragno peloso. E vai…!” esclama Paolino.
“ No, non lo uccidono. Gaudio era un grillo pacifista e non volle che Skoccia
fosse ucciso pur essendosi comportato piuttosto maluccio. Invece successe che
Skoccia nel tentativo di liberarsi rimase aggrovigliato nella sua stessa
ragnatela e se anche noi oggi andiamo sulla spiaggia del Pino Marittimo,
lo troveremo ancora là che si dibatte senza sosta tentando di riottenere la
libertà.”
“ E’ finita così la favola?” , mi domanda Paolino.
“ Quasi. Vuoi sapere che fine ha fatto Ro’ Settepunti o non ti interessa ?”
“ E certo che mi interessa! “ , risponde.
“ Bene. Quando Ro’ Settepunti sentì bussare alla sua porta ed andò ad aprire,
non si aspettava certo di trovarsi di fronte Gaudio Bagliori che le sventolava
sul naso la sua poesia e per poco non le venne una sincope per la grande
emozione. Lui la guardò e con fare sornione le disse:
“ Che piacere m’ha fatto leggere la tua poesia. Verresti a cantarla con me nel
mio prossimo tour? Potresti farlo rimanendo appoggiata sul taschino sinistro
della mia giacca verde.”
“ Ma io, veramente…non…” rispose balbettando Ro’ Settepunti.
“ Non… Che cosa vuol dire non…? ,obiettò il grillo .
“ Non…penso di essere sveglia…io sto sognando… Questa è una favola. E’ una
favola blu. La mia favola blu di Natale!” , disse Ro’.
“ Perché blu? A Natale dovrebbe essere rossa”, chiese Gaudio.
“ Perché il mare è blu, il cielo è blu, i sogni sono blu, l’amore è blu e
anche la mia favola è blu”, spiegò Ro’.
“ L’amore? Anche l’amore è blu?” ,continuò Gaudio.
“ Si, anche l’amore è blu. Se ci sei tu”, concluse Ro’ Settepunti
appoggiandosi al petto del suo grillo, felice finalmente di poter ascoltare
tutti i battiti del suo cuore.
“ Finita?” , mi fa Paolino riprendendo in mano il joy-stick , pronto a
proseguire la lotta tra Broli e Goku.
“ Si, è finita. Almeno ti è piaciuta?” gli domando incerta.
“ Tantissimo” , mi risponde con convinzione pur continuando il suo gioco.
Ed è perché la mia favola blu di Natale è piaciuta a Paolino che ho voluto
raccontarla anche per iscritto con l’augurio che chiunque la leggerà riesca a
collezionare le sette sfere magiche che danno vita a Sheron, il drago capace
di esaudire qualsiasi desiderio ( per chi non sa chi sia Sheron, consiglio di
procurarsi al più presto il video-gioco di Dragon Ball ).
Rosella
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