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One world tour - Barcellona
11/12/2010
Da alcuni giorni avrei voluto
mettermi davanti alla tastiera del computer e scivere qualcosa su Barcellona,
ma non mi decidevo mai. In realtà non sapevo come cominciare il racconto,
anche Claudio in una intervista mi pare abbia detto che per il nuovo disco di
inediti gli manca la canzone traino, ecco, anche a me mancava l'idea traino.
Non che adesso ce l'abbia, forse il guardare fuori questo universo bianco che
mi attorna, dove il freddo si dimostra grande artista agghindando di brina e
nevischio gelato gli alberi come se fossero ingioiellati, mi viene voglia di
pensare al sole di Barcellona, per sentire un pò dentro di me il ricordo del
caldo di quei giorni.
L'aereo è per me, nonostante ormai l'abbia preso un pò di volte, ancora una
macchina fantastica. Gli basta poco per trasportarti in un mondo diverso, di
sole e di qualcosa che è tutto diverso, qualcosa nel quale sentirsi un pò
diversi.
Così quando finalmente sono salito con Rita su quell'aereo che mi avrebbe
portato a Barcellona, mi è sembrato di andare sopra una sorta di macchina del
tempo che mi stava portando in un'altra dimensione. Sembra esagerato, ma la
consapevolezza di trovare un'altro clima, altri pensieri , altri visi,
abitudini diverse da accettare e dalle quali farsi accettare, mi dava
l'impressione di uscire da quel me stesso di tutti i giorni per entrare in un
me stesso proiettato verso il mondo che vorrebbe avere intorno.
Poi è un mondo che conosci nella sua esteriorità e che percepisci nella sua
essenza in ciò che la tua fantasia vuole che tu veda, che tu incontri, in
realtà forse è tutto diverso da ciò che vedevano i miei occhi, ma è bello
pensare di trovarsi in uno dei posti dove si vorrebbe stare, almeno uno dei
posti che sia un piccolo tributo che la realtà paga alla fantasia... perchè
anche la fantasia ha bisogno di una speranza per mantenersi viva.
In quella poltrona d'aereo ho tirato un sospiro di sollievo, ci eravamo
arrivati dopo una peripezia di auto in colonna, di indirizzi non ben chiari di
posteggi d'auto, di fiato corto dovuto ad un tempo che diventa effimero e
lunghissimo quando stai in una colonna di auto che non si muovono... e il
tempo si muove e tu rimani sempre li, fermo, immobile, e vorresti fermare quel
tempo che non si vuole fermare e che ancora una volta si prende un pezzo della
tua vita facendola diventare inutile. Tu fermo in una scatola di tolla su una
strada mentre potresti in quel tempo rubato fare tante cose belle, leggere,
sognare, raccontare e ascoltare, invece quando il tempo vuole fuggire
inutilmente finisci solo con il guardarlo andare via, presi come si è
dall'attimo che si vorrebbe rubare, da quel mondo di case e capannoni troppo
fermi attorno a te.
Prendo l'aereo per necessità, non per piacere... mi da anche un pò fastidio
quella struttura che mi sembra sempre angusta e che un pò mi toglie il fiato.
Sono un pò claustrofobico e mi sembra strano pensare a quel posto così stretto
immerso in un cielo così grande.
Barcellona ci accoglie con le sue grandi strade, con il suo accogliente
sistema viario e il taxi sfreccia veloce fra i grandi palazzi luminosi della
periferia, infila gallerie e viadotti sbucando nei grandi viali centrali in
una città che non sembra voler andare a dormire.
Il taxi ci lascia nei pressi della cattedrale e sono due passi che si fanno
volentieri fra bancarelle di Santa Lucia e gente che sembra stia cominciando
la giornata in quel momento. Per noi invece la giornata sta finendo e il letto
dell'albergo accoglie il nostro sfasciarsi in una voglia di sonno ristoratore.
Strani questi alberghi di Barcellona, ci siamo stati l'estate scorsa ed
eravamo alloggiati in un ostello della gioventù nel Barrio Gotico, non ridete,
siamo un pò anziani ma abbiamo alloggiato proprio li, ma ormai gli ostelli
aprono a tutti dando un discreto confort rispetto agli anni 80/90, e non è una
cosa poi così strana trovare una coppia un pò attempata come noi.
Strani dicevo, perchè mi pare che abbiano tutti lo stesso odore, che poi
probabilmente per gli spagnoli è un profumo essendo, mi pare di capire, dovuto
ad un disinfettante.
La mattina seguente ci siamo fiondati al Palau, volevamo ritirare i biglietti,
ma ci hanno detto come in ogni altra occasione italiana che i biglietti ce li
avrebbero dati solo un'ora prima del concerto.
Splendido il Palau, una mistura di modernità e tradizione assolutamente ben
integrata. Solo che sembra quasi nascondersi fra il tessuto urbano della
zona... nella visita guidata fatta l'estate scorsa ci hanno spiegato che in
realtà quando è stato costruito, in particolare quando è stata aggiunta la
parte più moderna, nelle intenzioni avrebbero dovuto abbattere le case di
fronte e creare una piazza davanti alla struttura, ma come si può vedere
l'intenzione è rimasta tale e credo che gli abitanti dei palazzi del posto
possono dire... per fortuna!
Un giro alla Fnac di Plaza Catalunya, mi avevano incaricato di cercare un
disco di un'orchestra sinfonica solo femminile di Madrid, ma la ricerca è
stata vana, così come è stata vana la ricerca di dischi di Claudio!
A quel punto, quasi senza volerlo, siamo finiti nel Barrio Gotico alla ricerca
di orme immaginarie lasciate alcuni mesi fa in una bellissima vacanza da
ricordare (purtroppo però, anche per un furto subito). E' strano come spesso
ci si trova a ricercare ciò che ci ha fatto star bene, è bello cercare il
nuovo, ma anche rivivere il passato che ci ha lasciato qualcosa diventa un
tributo a quel tempo che se a volte tradisce, per fortuna, qualche volta da
felicità.
Non era un tempo di cose roboanti, certo , ci sono state cose che appartengono
alle solite bellissime attrazioni di Barcellona, ma ci sono state piccole cose
valorizzate dalla compagnia e così, è stato bello rivedere un portone davanti
al quale abbiamo atteso i ragazzi che sono stati gli anfitrioni
dell'occasione, un negozio dove siamo rimasti con occhi da bambini incantati
dalle forme che sapienti mani riuscivano a dare allo zucchero, un'altro
negozio che faceva piatti di panini particolari con l'immancabile e perenne
fila ad ingombrare marciapiede e strada, la "nostra" cerveceria con i salumi
appesi e pendenti come fossero addobbi natalizi.
Barcellona è i suoi musei, é Gaudì, sono i suoi parchi, le grandi spiagge di
Barcelloneta, ma è anche quell'esplosione di vitalità che si percepisce nelle
sue strade e nella ramblas, quegli allegri negozi di panini monumentali e di
dolci da acquolina in bocca, i suoi artisti di strada con la loro sorprendente
inventiva.
E' facile trovare sulla Ramblas personaggi che si inventano le più svariate
forme di spettacolo, è facile trovare nelle vie attorno alla cattedrale angoli
dove artisti di strada di notevole spessore, propongono musica con strumenti
sia tradizionali che di svariate foggie.
Dal telefono mi arrivano notizie dei miei amici Rosaria e Pietro bloccati a
Madrid dai ritardi degli aerei, l'ora del concerto si avvicina e comincio ad
essere preoccupato per loro.
Il Palau ci accoglie con un brulicar di gente, non vedo facce conosciute e ci
divertiamo a fare il giro del banco del bar guardando gli stuzzichini di varia
foggia e composizione che ornavano il banco di forma quadrata, ma i biglietti
ancora non ce li danno e decidiamo di mangiare fuori in un posto un pò più
tranquillo.
Cena in un ristorante dal quale usciamo conquistati dalla simpatia della
proprietaria, proponendoci di tornare il giorno dopo con più tranquillità e
finalmente al Palau prendiamo possesso dei nostri biglietti.
Saliamo le scale del Palau con un naturale riguardo per la bellezza del posto,
stucchi, marmi e vetri a mosaico dappertutto, un posto la cui bellezza è
davvero difficile da raccontare.
Per fortuna Rosaria e Pietro sono arrivati e riusciamo ad incontrarci dopo
aver incontrato il simpatico sorriso di Giulia, dalla Sardegna e dalla
Calabria fino a Barcellona per Claudio e per giorni di serenità.
Caro Claudio, guarda un pò che ci fai fare! Ma è bello unire la tua arte ad un
posto bello come il Palau, è bello unire la tua musica al viaggio e alla
conoscenza di tanti posti che forse di nostra iniziativa non avremmo visto.
Non è forse il caso di Barcellona, ma quanti posti abbiamo visto che senza di
te non avremmo mai conosciuto?
In effetti Claudio mi è piaciuto molto, vengo da QPGA, questa scaletta al
confronto è stata una boccata d'ossigeno e Claudio che fa il suo lavoro, che
se la canta e se la suona da par suo, è proprio una cosa bella che merita di
venir diffusa e ascoltata in un tempio della musica come questo.
Un concerto in grande spolvero vocale nonostante Claudio ci ha detto di essere
reduce da una notte insonne, ma sappiamo che è una buona forchetta e un buon
bicchiere, per cui facile ai peccati di gola come anche lui candidamente ha
ammesso, colpa di un tirami su? Ma non sarà stato solo la goccia che ha fatto
traboccare il vaso? Ricordo un amico che dopo aver bevuto un paio di bottiglie
di vino da solo, mi diceva che a ubriacarlo era stato l'amaro del dopo pasto.
Mi chiedo se fosse stato completamente in forma cosa ci avrebbe dato, perchè
per me è stato un concerto all'altezza delle aspettative, un pò corto forse,
ma reggere un concerto da solo non è cosa facile e un piccolo tributo al tempo
anche lui deve pur pagarlo.
Un Claudio oltretutto divertente e scanzonato, con battute simpatiche e una
affermazione che suona da promessa... fermarsi dopo Capodanno per mettere
insieme le idee e scrivere il nuovo disco di inediti. Per lasciarsi andare a
dire una cosa simile, credo proprio che l'intenzione sia più di una semplice
idea, ma che probabilmente qualcosa di molto vicino alla realizzazione del suo
nuovo prodotto bolle già in pentola.
E la voce di Claudio ha invaso un Palau contento di poter contenere qualcosa
di adatto alla sua classe, la voce di Claudio accarezzava i cavalli e l'albero
che contornavano dall'alto la scena, si infilava fra le canne dell'organo
ferme ad ascoltarlo, zigzagava fra le colonnette delle balaustre e faceva
splendere gli arazzi disegnati sullo sfondo, prima di tornare da noi
emozionata ed emozionante.
La perfetta acustica del locale, i sapienti giochi di luce... insomma i
tecnici di Claudio hanno saputo sfruttare al meglio le caratteristiche del
posto e ne è uscito un insieme di grande eleganza.
Spesso mi è capitato di accorgermi di ascoltare soltanto, senza guardare,
rubato com'era il mio sguardo dai lampadari e dal soffitto che le luci
facevano risaltare a volte di luce soffusa e a volte accentuandone i
cromatismi, ma poi la voce di Claudio calda e intensa mi portava a guardare
quel palco e mi pareva fosse lui a far accendere di colori a volte tenui e a
volte intensi, dal blu all'arancione le canne dell'organo. Strumenti di musica
in quel momento spettatori anch'essi di una grande musica.
Non posso citare una canzone preferita ad un altra, mi sarebbe difficile come
tante volte succede con un'emozione, dipende dal momento che stai
attraversando nella tua vita e una cosa rispetto al periodo ha più incisività
di un'altra, però mi è piaciuto sentire "Fammi andar via"... questa canzone mi
piace sempre in modo particolare e mi fa pensare a quanto sia più struggente
un addio quando un amore è stato grande. Ascolto quel quadro che Claudio ha
dipinto e mi perdo dentro la sua interpretazione, struggente come se stesse
vivendo lui stesso quel momento. Sò che sarà una storia immaginata o chiesta
in prestito alla vita, ma è bello vedere come lui se la fa entrare in pancia,
perchè se non la ingoi non la puoi eseguire così come fa lui. Sicuramente è
così anche per altre canzoni, ma questa che a me piace particolarmente mi fa
da esempio per tutte.
Ma un'altra cosa mi colpisce sempre... Buona fortuna a cappella... perchè
quando canti così, senza microfono e con il cuore se possibile ancora più
vicino a noi, è come se Claudio si mettesse nudo davanti a noi, come se ci
aprisse il cuore come si apre un libro e si offre a noi senza trucchi e senza
inganni. Non c'è nessun aiuto tecnico, non c'è trucco acustico a sostenerlo,
c'è soltanto la sua capacità di sposare la sua armonia con l'armonia del
posto, che può esserci di più per un cantante?
Mi viene in mente il Claudio di Firenze che mentre cantava l'opera QPGA
continuava ad illuminare con la luce di una pila chi stava cercando di fare
foto. Forse anche lui si era stancato di quell'opera e per questo gli era
facile distrarsi durante l'esecuzione delle canzoni. Allora preferisco di gran
lunga un Claudio così, che affronta una scaletta dettata da chissà quale suo
pensiero e scelta, ma proprio per questo più sentita e complice del suo stesso
modo di essere e quindi partecipe al massimo esso stesso di essa.
Il concerto finiva, Pietro era stato vicino a noi, dovete sapere che i
biglietti li avevamo comprati nel luglio scorso e che in quella occasione mi
erano stati rubati insieme al portafogli, li avevamo comprati dopo una visita
guidata perchè quei posti in particolare ci sembravano i migliori per godere
le caratteristiche del posto, anche consigliati dai commessi. Dopo il furto li
ho ricomprati via internet e abbiamo comprato i posti attigui. I posti rubati
sono rimasti vuoti e così abbiamo fatto accomodare Pietro che aveva un
biglietto delle ultime file della galleria, mentre sua moglie aveva un posto
in platea.
Scendiamo in platea e sulle scale sento Giulia canticchiare simpaticamente:
per il mondoooo... ancora un pò presa da un concerto che nella testa non
sembrava voler finire, poi è la volta di Rosaria.
Con lei e Pietro indugiamo un poco fuori del Palau, qualche saluto, la voglia
di godere fino alla fine quel momento, ma poi ce ne andiamo fra le braccia di
Barcellona, c'è ancora un pò di sera e di città da vivere.
Nella notte cambia il giorno e noi vediamo nascere il giorno nuovo sulla via
Lajetana dentro un bar dal nome accattivante: Cappuccino. E' chiara la
vocazione di questo bar nei confronti dei prodotti italiani e bisogna dire che
s'impegnano molto per arrivare ad emularci, ottimo il cappuccino e da leccarsi
i baffi le brioches che accompagnano le chiacchiere mie, di Rita e dei nostri
compagni di avventura Rosaria e Pietro, chiacchiere che si protraggono ben
oltre l'una e che si interrompono solo quando ci rendiamo conto che il locale
deve chiudere.
Ci salutiamo con una grande voglia di rinnovare incontri ed avventure e quel
saluto butta un ponte verso il prossimo sogno, verso la prossima strada da
percorrere insieme.
La piazza della cattedrale e la ramblas che la collega a Plaza Catalunja
brulicano ancora di gente, le bancarelle della fiera di Santa Lucia in gran
parte sono cariche di prodotti per i presepi e di altri generi di prodotti
natalizi e ancora per un pò ci prendono l'attenzione, ma anche le nostre forze
ormai sono allo stremo e il letto dell'albergo con il sonno al quale ci
lasciamo andare, è una coccola che dura fino al mattino seguente.
C'è ancora un pò di tempo per vedere Barcellona, c'è la trattoria che avevamo
già vissuto la sera prima e che chiamava con una forza alla quale non potevamo
che rispondere, c'era il tempo che passava e l'ora di tornare è arrivata.
Il taxi fa una strada tutta diversa, costeggia il mare passando sotto la
Collina del Montjüc come se volesse regalarci una nuova fetta di Barcellona da
vedere e arriva il terminal 2 da dove ripartiremo.
Un terminal spoglio, essenziale nello spirito low coast della compagnia che lo
utilizza, l'aereo in ritardo come all'andata e fermo sulla pista per un'ora e
mezza prima di riuscire a partire per un guasto, ma dentro di noi un nuovo
tassello nel mosaico della vita e una nuova voglia di ripartire al più presto.
Renato
www.essercipereliana.blogspot.com
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