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Padova, 23 Giugno Stadio Euganeo
...per
pochi istanti un po' meno distanti....
martedì 24 giugno 2003 ore 9.33
ho appena aperto gli occhi… e una canzone, una di quelle cose che riempiono la
vita e ti fanno andare avanti senza rancori, mi investe in pieno… trapassa
tutti i pensieri, sfonda ogni barriera creata dal torpore e mi sveglia, mi
riempie il cuore, me lo fa vibrare a ritmo di musica: ecco, quattro ore son
passate da quando ti ho parlato, Cla’, eri tutto di fretta, eri stanco, forse,
o troppo pieno di emozioni, o, molto più probabilmente, lo eravamo noi.
Ma cominciamo dall’inizio a raccontare i fatti. Tutto inizia a febbraio… Primi
giorni di prevendita dei biglietti per la tua esibizione all’Euganeo sul web e
quelli numerati, dopo pochi giorni, due o tre al massimo, erano stati
esauriti. Temevamo il peggio, fortunatamente però, girando e rigirando negozi
su negozi, abbiamo trovato due biglietti, erano delle gradinate, ma bastavano
per esser lì con te, e cantare a squarciagola con te, a esserti un po’ meno
distanti, almeno per pochi istanti…
Due biglietti, la nostra unica speranza per condividere con te qualche ora,
qualche battito del nostro piccolo cuore, qualche canzone, emozione, risata,
brivido.
Facciamo un salto in avanti: il quattordici giugno. Sette giorni mancavano a
quel lunedì magico, a quel lunedì che migliaia di persone attendevano
impazienti, impazienti di vederti, dopo anni e anni di astinenza dalla tua
espressiva e dolce voce dal vivo, che corona ogni minuto, secondo della vita
di noi gente comune. Decidiamo di scrivere un cartellone, con una scritta che
doveva esserti ed esserci familiare, che doveva unirci per alcuni istanti
mentalmente, ma, nei ricordi e nel cuore, per sempre. Decidiamo, eccola
finalmente, l’ispirazione: “sono solo sotto il sol” non ci sta bene da sola,
proprio no… “e quel tuo solo in sol hai trasformato in questo vol”. Ti
riaffiora alla mente qualcosa, Claudio? È proprio la stessa frase che nel
grande tour di Oltre, leggesti a Verona, su uno striscione immenso, bianco,
con le parole in rosa. Tutti, ma proprio tutti si chiedevano (anzi,
chiedevano) cosa volesse dire quello striscione, quel giorno. Ieri, però,
eravamo giustificate dal quel ritornello, che una volta dentro non vuol più
uscire dalla testa, di quella tua “non canzone”. Cominciamo allora, prendendo
pennello e colore a scriverla, su un lenzuolo, fantasticando, pensando al
momento in cui tu, con quegli occhioni profondi lo leggerai, “…forse rimarrà
perplesso e molto probabilmente si ricorderà dello striscione con la stessa
frase…”.
23 giugno, il grande giorno finalmente è arrivato. Siamo agitatissime, sono le
13.15, i cuori battono all’impazzata, inizia per noi il grande viaggio che ci
porterà a condividere, con migliaia di persone e con te, le emozioni che le
tue canzoni ci danno ogni volta. Una grande attesa fuori dai cancelli, un mare
di gente che aspetta di vederti, ritardo nell’apertura dei cancelli, che a
qualcuno fa stizza, che ad altri fa aumentare l’emozione e l’agitazione del
vederti. Finalmente alle 19 e poco più i cancelli si spalancano e fiumi di
gente cominciano a gremire lo stadio, come delle piccole api nelle loro
piccole cellette, attendevamo, ognuno nei propri posti, eravamo lì ad
aspettarti, ad aspettare un accordo, una sillaba, per poi cominciare a cantare
con te, e a lasciarci trasportare da quelle tue canzoni per tutta la sera.
Sono le 21.33 e, come magia, ecco un assolo di chitarra, tutti si cominciano a
guardare intorno per capire da dove quell’incanto di note arrivava. Ed ecco la
tua voce, “51 Montesacro e tutto cominciava…”, la tribuna ovest si precipita
verso di te e si schiaccia contro il plexiglass, quasi a volerti restare più
vicino di quanto non potessero esserti, e noi, dall’altra parte della tribuna,
scorgiamo il fascio di luce che ti illumina, la tua chitarra che risalta sulla
tua camicia bianca, e cominciamo a cantare con te, accendini illuminavano gli
spalti, il mio piccolo cuoricino blu, unico nel suo genere, che mi accompagnò
anche durante tutta la serata a Marostica, risplendeva nell’ormai cupo cielo…
Cominci a camminare e compi la maggior parte del giro del campo quando eccoti
vicino alla mia tribuna, a poco più di tre metri da me, il cuore batte forte,
ti salutiamo, ci saluti, scappa una lacrima, era dal lontano 1995 che non ti
vedevo da così vicino!!! Ecco, plexiglass e spettatori sono un’unica cosa
ormai. Gli spettatori seduti sulle ultime file arrivano a toccare la metà
della tribuna, tutti accalcati per essere là, con te. Ti allontani e sali sul
palco, cominci con le canzoni dell’ultimo album che tutti, ma proprio tutti
sanno. L’emozione cresce ancora di più, perché non pensavo che altre persone
come me, in un mese giusto giusto, fossero riuscite a studiarsi tutte le
canzoni parola per parola. Cominci poi a scorrere il tuo repertorio, che
regala sempre grandi emozioni; entra poi Gianni Morandi che, a dir la verità,
non ho mai visto dal vivo, tantomeno cantare con te le tue canzoni, una cosa
unica, irrimediabilmente indimenticabile! Poi, tra una battuta e l’altra si
allontana e ci lascia nuovamente “da soli” con te, con l’orchestra che ti
accompagnava e il magistralmente diretto corpo di ballo… ancora canzoni,
emozioni e ricordi che sfilano in fretta, e il tempo intanto passa… La canzone
di chiusura, “la vita è adesso”, giro di corsa del campo (la resistenza non ti
manca!) salutandoci, e, contemporaneamente al tuo giro di corsa, la ohla che
ti accompagnava passo passo, la pel d’oca e l’emozione non mancavano, no, non
mancavano proprio…
L’uscita di scena e la gente si accalcava all’uscita. Io e mia zia non ci
siamo arrese, siamo rimaste dentro allo stadio, a cercare una scappatoia per
avvicinarti, per vederti una volta in più, ma la sicurezza era troppo ben
organizzata, non ce l’abbiamo fatta. L’ultimo tentativo che rimaneva era
quello di aspettarti all’uscita: e l’abbiamo fatto. Tre ore di lunga attesa,
di speranze, che sono state ripagate con la tua disponibilità a scendere dalla
macchina per scambiare qualche parola, fare qualche dedica, cantare “Tanti
auguri a te” a una ragazza temeraria come noi, a salutarci come vecchi amici,
come chi si conosce da sempre. Il primo luglio sarò a Roma, molto
probabilmente non riuscirò a partecipare al concerto all’Olimpico, ma stanne
sicuro Cla’, è un arrivederci a questo inverno, non un addio!!!
Stefy Clabber 23526
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