Alba, Gennaio 2014

Fondazione Mirafiore

E ancora una volta, seguendo una scia immaginaria tracciata su strisce d'asfalto che seguono un pensiero che rincorre un incontro con Claudio, mi sono trovato in un posto dove mai sarei venuto da solo.
Quanti posti, quante situazioni, quante culture e passioni diverse si possono incontrare seguendo l'arte di un uomo che ti ha catturato regalandoti il semplice sogno di trovare quotidianamente una pagina di libro da scrivere nei tuoi giorni, uno dopo l'altro, seguendo il filo delle sue ispirazioni che liberano le tue, incontrano intelligenze altrui, provocando il turbine sempre piacevole di una cosa in più da imparare, da scoprire.
Così la musica ha incontrato il vino e del vino ha conosciuto la sua cultura che è fatta di duro lavoro nelle vigne, ha conosciuto il suo gusto che esalta profumi e sapori incontrati sulle tavole, le sue storie di terre e genti strette intorno alla speranza di stagioni buone e generose nel regalare calici da alzare con gioia.
Dopo un paio d'ore di pianura addormentata, gli ultimi chilometri si addentravano in mezzo a colline che offrivano al cielo vigne che ormai si erano spogliate dei loro monili preziosi in attesa della nuova stagione, quando avrebbero trovato monili nuovi che sarebbero cresciuti fra i loro tralci e fra le loro foglie, regalando il vino nuovo e nuove storie, nuovi brindisi alla fortuna, nuovi sapori che sanno di antico.
Già, il vino è così, anche quando è novello sa d'antico, perchè qualcosa in lui porta con sè un passato di terra che vive stagioni antiche, di neve, di vento, di sole, di acqua... e questi elementi sono gli stessi da quando esiste il mondo e forse anche il vino, come ogni altro prodotto della terra, ha la memoria del mondo dentro di sè.
Sono convinto che certe vigne nascono sulle colline semplicemente perchè la terra sente il bisogno di offrire al cielo questo suo prodotto tanto nobile, come tanti altri prodotti certamente, ma certe colline, sopratutto qui in Monferrato, non sembrano avere altra funzione che offrire le loro vigne al cielo, per elevare ed offrire agli Dei il loro nettare.
Il nettare degli Dei appunto...
Il mio tempo di attesa è passato nell'incontro fra vecchie conoscenze, Corinna e figlia, sempre un piacere ritrovarvi, ma anche con conoscenze nuove di abituali frequentatori del posto, accanto a me una simpatica coppia avida di sapere e di conoscere e quando parli con persone così, spesso finisci con la piacevole sorpresa di renderti conto che c'è più bellezza nel loro saper ascoltare che nella tua volontà di raccontare. Un signore che rifiuta l'ineluttabilità dell'invecchiare e con sua moglie affronta i suoi giorni in un modo molto attivo, così fra le varie cose, ho scoperto che sono dei forti cicloturisti e che sono stati dalle mie parti, conoscevano benissimo la ciclovia dell'Adda, oltre le tante che hanno frequentato in tante parti d'Italia. Quanti anni avranno avuto? Mah... persone così sono sempre giovani. La moglie mi esprimeva la sua speranza di ascoltare il Claudio dei primi tempi, io le ho detto che speravo di sentire sopratutto il Claudio degli ultimi, ma cedevo volentieri il passo a tanta volontà di sapere e di inseguire una curiosità riguardo un uomo che sapevo gli avrebbe dato tanto.
Che dire di questo incontro con Claudio????
Difficile ripetere ordinatamente le sue affermazioni come fosse la scaletta di un concerto, molte cose sono storie già sentite per noi che lo seguiamo da tanti anni, ma è bello sentire la sua voglia di rinnovarle e qualche volta mi è sembrato che lui stesso si divertisse a raccontare e a rivivere le sue avventure grandi e piccole.
Personalmente mi ha colpito il suo esprimersi con netta contrarietà nei confronti dei talent show, condivido pienamente ciò che ha detto, ma non credevo si esponesse con tanta chiarezza e decisione. Credo anch'io che le scuole servono solo per i fondamentali, ma il talento non te lo può insegnare nessuno, o ce l'hai o non ce l'hai e sopratutto quello che conta è la capacità di crescere con la propria musica, a sessant'anni non puoi cantare esprimendoti come se ne avessi trenta, anche se quello strizza l'occhio al pubblico, non sei credibile se non cerchi di far crescere la tua musica e sopratutto la tua espressività insieme al tuo tempo di vita.
Credo sia giusto che Claudio non abbandoni i suoi successi degli anni passati nei suoi concerti, sarebbe come rinnegare il proprio passato, ma lo slancio dev'essere sempre fatto guardando avanti e i temi affrontati nelle canzoni di oggi devono essere visti con gli occhi e il vissuto di oggi. Per cui il domani da raccontare e sul quale riflettere deve essere quello che parte dall'oggi attuale... a differenza di tanti suoi colleghi contemporanei che cantano cose come se fossero eternamente i figli di sè stessi.
Un'altro momento che ho trovato particolarmente significativo è quando ha parlato del suo essere passato fra tutte le fasi della discografia, mi è piaciuta molto la sua autoironia nel descriversi nei vari passaggi della sua storia musicale e sembra strano sentire l'affermato Claudio Baglioni di oggi, passato fra certe storture della discografia. Il racconto di "e me lo chiami amore" con il contraltare del funzionario maschio che gli fa il verso con voce da donna è stato spassosissimo... e ti viene da pensare con un sorriso al Claudio Baglioni di oggi costretto nel suo inizio ad una gavetta così strana e improbabile... e poi i leoni... e dai!!!!
Altro momento divertente e che mi ha portato a riflettere è stato quando ha raccontato della partecipazione ad un spettacolo condotto da Maurizio Costanzo. Il suo racconto si è snodato con leggerezza e con leggerezza ha cercato di fare le imitazioni dei vari personaggi, In quell'occasione, parlando di Glen Miller, Costanzo a chiesto a Demo Morselli di far eseguire alla sua orchestra qualcosa del celebre compositore e alla risposta di Demo, che affermava di non essere preparati alla parte, Costanzo rilanciava dicendo di eseguire comunque qualcosa, quel che potevano fare, passando da Glen Miller in un attimo a una cosa qualsiasi... insomma, qualcosa purchè lo spettacolo andasse avanti.
Mi viene da pensare a quante volte capita di sentire il vuoto nelle espressioni delle persone, il già sentito, parole dette tanto per dire qualcosa, mi viene da pensare a come sarebbe meglio non esprimersi quando non hai niente da dire, o non hai niente che sia almeno una nuova espressione, una nuova esperienza o sviluppo di una parte del tuo sapere o semplicemente della tua vita.
Cerchiamo intorno a noi chissà quale novità, chissà quale scoperta nel valore delle cose e poi alla fine ci rendiamo conto che tutto è stato detto, che tutto è stato suonato, che tutto è stato espresso... nella musica come nelle parole, nei film come nel teatro e davvero viene da credere e soffermarsi a pensare quando Claudio dice che infondo, tutto gira intorno a sè stesso, puoi colorare e dare risvolti diversi, ma non c'è musica che non sia già stata scritta, non c'è film che non rientri nelle quindici storie già raccontate di sempre, che racchiudono tutti i temi del vivere, non ci sono storie nuove che rendono nuove le parole.
Cerchiamo di aggiornare il nostro vivere e il nostro pensare alle vicende che ci scorrono intorno, anche se sono sempre le stesse, cercando almeno di non essere pacchiani nel ripeterci quando è necessario farlo.
E questo diventare parte della macchina dello spettacolo che ti ingoia e ti porterebbe ad essere un semplice ingranaggio se non fai leva sul tuo orgoglio e sulla tua personalità... e allora il tuo essere te stesso riaffiora dall'omologazione della liturgia dello spettacolo che ti vorrebbe personaggio tassello dello spettacolo stesso... e così ecco l'aneddoto della vecchina alla quale si cerca stoicamente di resistere alle sue stranezze, offrendo la tua faccia più bella, fino a quando non riaffiora, giustamente, il tuo essere te stesso, padrone di te e delle tue cose e quindi quel: " e basta brutta vecchia stronza!!!!" Già, l'aneddoto ha fatto ridere, ma nel ridere e scherzare ci ha costretti a pensare a quanto il suo essere uomo immagine ha un limite e a quanto oltre quel limite torna il suo essere uomo qualunque, con i suoi bisogni, con le sue libertà e le sue aspirazioni.
Aspirazioni di tornare al silenzio, al pensiero più libero, intenso o leggero come il momento richiede, aspirazione di chiudersi una porta alle spalle o di seguire la propria aspirazione di andare da solo nella notte fra i canali di Venezia, o nelle vie che inseguono le stelle che abbiamo nel cielo delle nostre fantasie più private...
Coscienza che una canzone quando è scritta è di tutti, ma anche legittima voglia di riprendersi almeno per un poco quella particolare canzone, che per te è stata pensiero, preoccupazione, ricerca interiore, fatica e cantarla per te stesso, così come ognuno di noi rivendica una canzone per sè stesso... come quello che lo aspetta fuori dal concerto dicendogli: " bella scaletta, ma non MI hai fatto quella canzone" MI a ME... e anche per lui qualche volta c'è la canzone che è per sè stesso... PER LUI, per Claudio.
E a proposito di questo capisco quando dice che il momento più terribile è quando il disco è finito, quando lo offri al pubblico e diventa del pubblico. In quel momento non c'è più possibilità di migliorarlo e certamente ti vengono in mente tutte quelle modifiche che sei sicuro lo avrebbero reso più interessante, più completo ed ancor più espressivo... e anch'io quando finirò di scrivere queste righe e le posterò, sarò nel mio piccolo nel panico, perchè non potrò più modificarlo ne nei contenuti e nemmeno negli strafalcioni ortografici che certamente farò... anche il mio scritto non sarà più solo mio, ma sarà di chi lo vorrà leggere e fare suo, anche se sarà magari una persona sola, non sarà più completamente mio, ma sarà diviso con altri.
Mi sarei aspettato un pomeriggio che avrebbe percorso binari più seriosi, invece è filato via leggero e frizzante pur nella densità dei contenuti. Tutto questo gli è riuscito grazie alla sua splendida cultura, non la semplice cultura del sapere, ma la cultura messa accanto alle cose da vivere ogni giorno e a quelle che ci aspettano per essere vissute, la cultura viva e vissuta.
Claudio è maestro nell'autoironia e mi sembrava avesse sinceramente voglia di divertirsi divertendo e diciamo anche... di togliersi qualche sassolino... con quella sua imprecazione liberatoria riguardo alla solita e lasciatemelo dire, stupida storia del lifting. Ma ammesso e non concesso che sia vero...ma saranno ben affari suoi? E poi cosa c'entra con la sua espressione artistica? Mah... a me personalmente sembra un sessantenne che porta benissimo i suoi anni e il lifting principale e più importante è quello fatto dall'acqua e dal vento sulla sua pelle e sui suoi muscoli mentre nuota, fa subacquea, fa palestra, corre... il lifting fatto dal riposo e dall'allegria mentre mangia, beve, dorme, si gratta...
Brindo con te caro Claudio, con un buon bicchiere di Barolo, brindo e sorrido ringraziandoti ancora una volta per aver riempito di sale con leggerezza questo mio tempo passato con te, alla prossima!!!
Brindo con i miei due incontri occasionali, gli amici cicloturisti, mi avevano detto di essere abituali frequentatori degli incontri culturali della fondazione e durante l'incontro con Claudio, li ho visti spesso contenti e meravigliati. Si scambiavano opinioni e cenni d'intesa dettati dalla meraviglia e mi sono sembrati contenti come due ragazzini nello scoprire la bellezza che Claudio sapeva regalare, qualche volta davvero sembravano increduli davanti alla sua capacità di narrare, spiegare e sopratutto cantare, averlo li accanto e rendersi conto che quella voce stupenda è vera, rendersi conto che ciò che amplifica il microfono è pura melodia di corde vocali magiche, qualche volta quando Claudio perdeva per un attimo il microfono, la sua voce appariva più bella di quando era amplificata.
Bello sentire Claudio così, ancora più bello vedere l'effetto che ha generato nei miei "amici cicloturisti" e nella gente intorno, c'era un affetto palpabile verso di lui, naturale e spontaneo.
Claudio, dall'aranciata degli inizi, al Barolo di adesso, è proprio vero che di strada ne hai fatta, continua... che la vita è adesso!
Bella questa realtà della Fondazione Mirafiore, bella questa sua volontà di fare cultura con il vino e la sua storia mettendola a confronto con tante storie e momenti di integrazione con le tematiche del giornalismo, del teatro, della musica, di ogni cosa che ha a che fare con il mondo contemporaneo e di tutto ciò che ha qualcosa da dire e da dirci, per fare in modo che i nostri pensieri possano prendere la rincorsa verso terre sconosciute.
Ci sono vini del Monferrato, ma anche vini di ogni parte d'Italia, c'è il bicchiere per accendere le fantasie e predisporre la volontà di gusti particolari del palato, c'è un ristorante che propone menù a tema, c'è sopratutto una bella atmosfera di amicizia e una bella predisposizione ad ascoltare prima che a parlare.
Tornavo a casa bucando la notte e mi rendevo conto di come un viaggio quando diventa semplice trasferimento, se appena sei sveglio, magari aiutandodoti con una chiacchiera, un sorriso e un pò di musica, sia meglio farlo di notte. D'altra parte la pianura è addormentata e nel buio puoi immaginare ciò che vuoi, puoi immaginare un mondo luminoso e incantato, ed è bello immaginare che insieme o accanto ad ogni luce lontana, ci sia un'esistenza in cammino.


Renato

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