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Dieci Dita, 2013-14
Le feste di fine anno... (Dieci dita...
alcuni giorni dopo)
E così, qualche giorno fa ho riposto il mio albero di Natale.
Erano nove anni che non lo facevo più, è ancora abbastanza bello anche se
dimostra un pò la sua età... rami un pò scarni, lampadine di tipo vecchio,
quelle a forma di corolla di fiore o di pigne, oppure altre cose simili ben
diverse dalle lucine festose di oggi. Gli addobbi invece no, quelli mi
piacciono ancora molto, palline molto diverse fra loro, solo alcune a forma di
pigna erano uguali fra loro, ma diverse decisamente nei colori.
Sopra tutto un puntale, dritto come un fuso ed altezzoso, fortunatamente
l'albero è artificiale e non c'era pericolo che crescesse troppo facendo
diventare la posa della punta un'impresa, come è successo nella casa di
Claudio e come Claudio ci ha raccontato nel "Dieci dita" dell'edizione
2012/2013.
Dicevo che non facevo l'albero da nove anni, all'inizio non mi sentivo
motivato per farlo, poi in più è sopraggiunta anche una situazione che mi
vedeva fare le feste sempre fuori di casa e davvero l'albero non me lo godevo
per niente, poi da quest'anno abbiamo deciso di riprenderci un pò le feste per
noi e almeno Capodanno e la Befana, le abbiamo passate a casa e l'albero...
beh, questa volta ci voleva proprio.
Poi sono finite le feste... l'albero si è spento, nel senso che le sue
lampadine hanno in gran parte smesso di funzionare e con le feste si sono
spente anche loro, loro però definitivamente.
L'albero smontato e ben riposto nella sua scatola, scatola della quale ho
finalmente risolto il mistero. Già, quando si compra qualcosa e lo si porta a
casa, lo troviamo ben messo nella sua scatola, ma quando per un qualsiasi
motivo in quella scatola dobbiamo rimetterlo, sono sempre momenti difficili
quelli in cui dobbiamo capire in quale modo può rientrare in quella scatola...
eppure da li l'abbiamo tolto, possibile che non ci entra più? Bene, la scatola
del mio albero adesso non ha più misteri per me, ho scoperto l'arcano e
l'albero ora è ben ripiegato, basamento compreso. Gli addobbi invece sono
messi in ordine meglio che potevo nelle loro sacche di plastica insieme
all'unico gruppo di luci rimaste e a tutte le ghirlande (si dirà così?), il
tutto in una vecchia valigia di cartone marrone tipo emigranti degli anni
cinquanta, quando i nostri fratelli e le nostre sorelle del sud venivano a
Milano o a Torino a cercare lavoro, riempiendo le nostre grandi fabbriche di
tanti dialetti diversi che solo con pazienza e tempo siamo riusciti a
decifrare, la stessa pazienza che hanno avuto loro per capire e imparare i
nostri dialetti.
Ora le feste sono ripiegate insieme all'albero, sono finite in una scatola,
una valigia, un cassetto, nei ricordi... e qualche passaggio di scopa ha
portato via gli ultimi residui così come ha portato via gli ultimi residui
delle ghirlande rimaste a terra, anche loro sono foglie che si illudono di
volare prima di finire la loro vita, solo che le foglie vere mi piace pensare
che abbiano ancora una loro vita, trasformate, ma sempre presenti nelle cose
intorno a noi.
Nei giorni scorsi mi è capitato di essere in case di amici e di vedere alberi
nuovi, densi nel loro fogliame tanto da farmi chiedere come hanno potuto
infilarci le mani per addobbarli, alberi diversi, più moderni, ma possono gli
alberi diventare più moderni? Beh, quelli finti di Natale possono farlo, spero
che non succeda mai per quelli veri, quelli dei boschi e dei giardini.
Però vedere quegli alberi nuovi mi ha fatto venire voglia di comprare un
albero nuovo, senza rinnegare il vecchio, certamente no, al vecchio troverò
una destinazione nobile che sia rispettosa della sua età, chissà, magari su un
balcone a illuminare le notti natalizie, il nuovo invece vorrei sia un simbolo
di una nuova stagione, di una fantasia rinnovata e di una vitalità ancora una
volta tirata a lucido per ripartire una volta ancora sempre con più decisione
verso il nuovo anno e magari una nuova illusione che accenderemo di luci
nuove, scintillanti e vivaci.
Già, le feste sono finite, già camminiamo i nuovi giorni, ma qualche buon
proposito l'abbiamo fatto e cercheremo di portarlo con noi per più tempo
possibile, le luci si sono spente, ma il sapore dei panettoni, le immagini di
natività e qualche nuova percezione di ciò che è stato, rimangono con noi, in
me in particolare c'è da una parte l'ineluttibilità di certe mancanze e di
certe storie strambe vissute con i nostri famigliari, ma anche la sensazione
bella di aver vissuto un poco anche per me, strappandolo alle negatività, un
pò di tempo che mi ha fatto sorridere occhi, cuore, pensieri... per me, è
bastata una cena, l'emozione di un fiume che scorre piano, un'orizzonte bello
accanto e dentro il cuore, la vivacità di una via... un uomo che saluta le sue
stesse ultime note dandoci un'arrivederci a note nuove che verranno.
Anche quella sera a Roma, all'ultimo concerto di Claudio nella sua città,
c'era una sensazione di festa che finiva, c'erano molte persone strette in un
ideale abbraccio attorno a chi ci aveva regalato un altro sogno, l'ennesimo.
Io stavo li incredulo per aver sentito ancora una volta qualcosa che ti
stupisce ogni volta che lo senti, dentro una gratitudine e una voglia di
andare la e dargli una mano, battergli una mano sulla spalla, dirgli sei un
grande, ma lui forse sa già tutto questo, lui sa che li dentro quel teatro
l'affetto è un'aria dolce e intensa da respirare ed è tutta per lui.
Così, per affetto, viene un pensiero che dice come non vorrei che tutto
finisca, che dice come tutta questa meraviglia vorrei che sia eterna per noi e
per lui, dentro di me una sottile preoccupazione, cosa sarà il suo pensiero
quando in un suo spettacolo vedrà un teatro vuoto, quando il teatro gli
sembrerà troppo grande e troppo facilmente gli verrà di fuggire via, di
sparire nel suo camerino e rimanere da solo con una sensazione di qualcosa che
è finita, come le feste, come l'ultima fetta di panettone.
In quella serata ho sentito molte storie già sentite, la parte raccontata mi
era piaciuta meno dell'anno scorso, pur se in certi momenti era stata molto
divertente. Però l'anno scorso il racconto dei sui giorni di Natale vissuti
intorno alla sua radio e nei riti della sua famiglia, mi era sembrato più
convincente, alla fine di ogni canzone aspettavo il suo racconto per scoprire
un nuovo aspetto della sua storia e per sentire la sua storia scorrere, avevo
attesa, curiosità. Quest'anno gli aneddoti sono stati divertenti, ma
praticamente tutti già sentiti e anche se raccontati con maestria e simpatia,
mi sono sembrati un pò stantii per me che lo seguo da tanto tempo.
Pensavo che una vita è quella che è, le cose che succedono sono quelle che
sono e se non te li inventi di sana pianta, ad un certo punto finiscono e,
caro Claudio, arriverai ad un momento in cui non avrai più niente da dire, da
raccontarci. Forse quello è il momento di abbandonare questa forma di
spettacolo così vicina al teatro-canzone, forse quella sarà l'ora di affidarsi
solo e sopratutto alla tua voce e alle tue stupende canzoni.
Questo era il mio pensiero, ma poi guardavo la gente, li dal palco era uno
spettacolo bellissimo, quella gente che voleva stargli vicino, quella gente
sulle balconate che sembrava volessero saltare giù, per stargli vicino, per
fargli sentire aliti di affetto... tanto affetto va oltre le storie già
sentite, tanto affetto si nutre della sua presenza e anche il già sentito
trova un risvolto nuovo, trova il piacere di essere risentito come fosse una
conferma che lui è sempre quello che tante emozioni ci ha regalato, che non
cambia, che non si è mai perduto.
E poi c'è chi lo ascoltava per la prima volta... qualche giorno dopo o qualche
giorno fa, è la stessa cosa, ero a casa di amici per una cena, c'era una
signora invitata come me che non conoscevo e parlando del più e del meno, ho
scoperto che anche lei era una fan di Claudio, non aveva visto molti concerti,
tre o quattro in tutto spalmati negli anni, ma conosceva bene tutta la sua
discografia e aveva visto e sentito Claudio agli Arcimboldi nello stesso
giorno in cui c'ero anch'io.
Il suo raccontarmi divertita gli aneddoti raccontati da Claudio, mi ha
lasciato piacevolmente sorpreso, non ho avuto il coraggio, almeno
inizialmente, di dirgli che li avevo sentiti già mille volte, come potevo
interrompere e frustrare tanto entusiasmo? E poi la sua scoperta di un uomo
che era conferma di una meraviglia già vissuta e ritrovata al di la delle più
rosee aspettative. Dopo la prima canzone mi sono detta "questo sa cantare
veramente, ha sempre la sua solita voce stupenda", così mi diceva e forse un
tecnico potrà obbiettare, ma per noi comuni mortali quella voce è sempre
sublime. Mi diceva anche di aver assistito ad un concerto di Elton Jhon del
quale era rimasta delusa proprio per la voce e di un'altro di Bob Dylan, del
quale era rimasta delusa per la noia che aveva provato fino ad addormentarsi,
certo, gusti personali, ma indicativi di come abbia sentito e vissuto la sua
serata con Claudio. Quante persone così ci saranno state in quei teatri? Si
può togliere a queste persone la gioia di sentire storie che per noi sono già
sentite, ma per loro suonano nuove?
Alla fine di "Dieci dita" il mio pensiero era che sarebbe meglio che finisse
qui, prima di trovare un teatro vuoto perchè per la gente è una formula che
diventa usurata, ma pensando a quell'abbraccio finale del pubblico, pensando a
questa persona incontrata casualmente, non sono più sicuro che questa
esperienza sia giusto debba terminare, Claudio saprà darci un sorriso nuovo,
un nuovo modo di esserci vicino, un nuovo modo di emozionarci... e poi, se un
amico vuole ragalarsi a noi con la sua simpatia e con la sua arte, perchè non
accettarlo finchè lui non vorrà farlo? E allora andiamo avanti e crediamoci
ancora un'altra volta, finchè lui sentirà di doverlo fare per quelle persone
che non mancano mai di fargli sentire il loro abbraccio, per quelle persone
che hanno bisogno della sua intelligente simpatia per fare pace con la vita,
almeno per il tempo di un concerto. Lo so benissimo che alla fine mi
continuerà a piacere, lo sò che alla fine troverò sempre in me un motivo per
esserci, per partecipare emotivamente, fosse solo per abbracciare idealmente
quell'uomo bianco nei capelli, colorato nei pensieri e mai domo.
Infondo, per fare un esempio che credo possa essere calzante,io ero e sono
convinto che O Scià stesse prendendo una piega sbagliata, anzi, che la avesse
presa da molto tempo, ma quando è uscita la petizione per chiedere che
continuasse, l'ho firmata anch'io pensando a tutti quelli che da quell'esperienza
hanno avuto qualcosa, per quelli che qualcosa hanno imparato, per quelli che
di quella cosa ne avevano bisogno.
Le feste sono finite, si sono spente le luci, le cantine e i ripostigli hanno
inghiottito alberi e luminarie, qualcuno le avrà vissute religiosamente,
qualcuno le avrà apprezzate per il ritrovarsi in famiglia e magari per aver
spezzato i soliti ritmi di vita... qualcuno le avrà odiate... io vorrei che
per tutti siano la festa di qualcosa che nasce, la festa vissuta laicamente o
religiosamente di una natività, prendo il pensiero di un'amica e lo faccio mio
per dire che dev'essere la festa di un bambino che nasce, a prescindere da chi
sia, perchè ogni nascita di un bambino dovrebbe essere una festa e perchè per
ogni bambino che nasce dovrebbe esserci una festa intorno a lui, ma
semplicemente, dovrebbe essere un periodo in cui nascono buoni propositi e
buone voglie di qualcosa di bello da fare e da incontrare...
Perchè dobbiamo pensare che tutto ciò che abbiamo davanti sia migliore, sarà
un'illusione, sarà un'utopia, ma l'anno prossimo accenderemo ancora luci e
luminarie, lucideremo i sorrisi veri sperando siano tanti e alimenteremo
quelli di circostanza, sperando che siano pochi, ascolteremo e ci emozioneremo
ancora ascoltando Claudio
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