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"La favola mia...."
piu' volte ho scritto questo siparietto legato alla mia adolescenza, ai miei
primi approcci con la musica. Certo, un fratello in casa di 8 anni piu' grande
di me, musicista batterista e amante della musica in tutta la sua estensione
("dalla nascita", diceva la mia mamma:-) influenza non poco, ma poi ognuno
segue e trova le proprie affinita', e, pur continuando ad amare quella melodia
scritta su un qualsiasi pentagramma, ci sono note che riescono ad infondere
piu' o meno emozioni.
Gli anni dell'adolescenza erano alle porte e con loro sempre la compagnia
della musica. Piu' o meno era il 1978/79 quando il mio "tato" (cosi', allora,
chiamavo mio fratello) la sera con la chitarra mi suonava "la Locomotiva" di
Guccini spiegandomi strofa per strofa il significato di quella canzone, in
realta' non capivo bene gli istinti proletari rivoluzionari, ma mi piaceva
come lui me la cantava. Cosi' pure mi suonava Battisti (e che bel coro
facevamo insieme su la Canzone del sole!) Cocciante con Margherita e le sue
note, insieme ascoltavamo Album Concerto ( Nomadi - Guccini), Aldebaran dei
New Trolls...e "Quella carezza della sera" mi faceva venire sempre (e tutt'oggi!)
i lucciconi agli occhi. Insomma....la musica che oggi chiamo "di riflesso" la
musica che durante la mia crescita riempiva le stanze di casa, la musica che
mio fratello mi trasmetteva attraverso le sue note ed emozioni, era
protagonista.
Il percorso che facevo ogni giorno a piedi per andare a scuola era di circa 1
km.
Riposta in soffitta la cartella pronta a intraprendere la strada dei ricordi,
andavamo alla scuola superiore, che poi si chiamava "scuola media", con una
bella piletta di libri e quaderni legati tra loro con una cinghia fermata da
un aggancio alla moda di allora, Ci sentivamo grandi. Niente piu' cartella,
niente piu' grembiulino, il passaggio dalla scuola elementare alla scuola
media era gia' un traguardo di crescita. In cima alla mia piletta, rilegato
insieme ai libri, tenevo un registratorino della Sanyo che mi faceva compagnia
lungo quel percorso che separava la mia casa dalla suola media. 1 km di musica
mattutina. Non ricordo come avvene "l'incontro" musicale con Renato Zero e
Claudio Baglioni, forse la complicita' della radio, diffondendo nuove note nel
tempo del mio crescere, fece si che mi trovassi tra le mani alcune
musicassette degli artisti in questione che la mattina si disputavano la
partita sul proprio pentagramma per accompagnarmi a scuola. Una mattina andavo
con le note di "Mi vendo"( e tutto Zerofobia), un'altra mattina erano le note
di "E tu come stai" ad averla vinta, un'altra addirittura "Una favola mia" (e
tutto Zerolandia). Insomma all'uscita di casa controllavo che ci fosse tutto,
storia geografia, matematica e loro, i miei compagni di viaggio, con tanta
tanta musica!
L'ultimo anno delle medie, insomma, fu una partita a due, Claudio e Renato se
la giocarono fino all'ultima nota e....Claudio risulto' il vincitore assoluto
di quel triennio di note giocate durante il tragitto di scuola.
Da li' tutto puo' diventare storia gia' scritta sul mio percorso "Baglioniano"
ma, proprio perche' legato ad un percorso di crescita, non ho mai lasciato
Renato Zero del tutto. A parte la buona musica, ascoltavo e leggevo di quanti
andavano a vedere i suoi concerti che negli anni '80 erano dei veri e propri
spettacoli di costumi. Era l'eccentricita'del momento, e tutto gli faceva da
cassa di risonanza. Piu' volte mi dicevo, mi son detta, un giorno andro' a
vederlo. Intanto mi accontentavo di acquistare alcune raccolte per fare un
viaggio nei ricordi ed apprezzare i pezzi nuovi con un altra maturita'. Poi,
capita di rimandare a data da destinarsi fino a quando, per caso, lo trovi li',
in concerto a due passi da te e non puoi rimandare ancora.
13 Febbraio 2014 ( ne son passati di anni....)
L'avvicinarsi al "contenitore" dove si svolgera' il concerto a cui sarai
presente trasmette quella particolare atmosfera di condivisione che ti fa
sentire partecipe gia' fuori in mezzo al via vai della gente che si appresta
ad entrare. E ti rendi conto che essere fan (anche se non amo questo termine)
di uno o dell'altro e' "il semplicemente l'essere fan" che ci accomuna. Il
ragazzo con le fascette ufficiali in vendita, i cellulari che suonano gia'
"quella" musica, incontri, abbracci, foto/video, panini, e la corsa a sedere
con la sorpresa /delusione del posto assegnato. Ci si guarda intorno con gli
occhi della meraviglia in attesa dello spengimento delle luci e l'accensione
della prima nota e quando questa arriva....arriva!! E' lei... la riconosco...
dopo alcune decine di anni la sento dal vivo. Sul palco Renato Zero, solo con
l'accompagnamento di un pianoforte rosso, a bordo del suo pentagramma di note
e parole con "La favola mia" come primo pezzo a salutare quei ricordi di
ragazzina che non mi hanno mai lasciato.
Ma non staro' a descrivere il concerto pezzo per pezzo, lascio questo compito
ai "sorcini" che sapranno sicuramente farlo meglio di me.
Mi soffermo invece, solo un attimo, a sottolineare le emozioni che mi sono
arrivate da un contesto, da un insieme, da una fusione tra ricordi e realta'.
Per esempio la voce di un bambino che, attraverso un breve monologo, da inizio
e conclude lo spettacolo, l'ho percepita come la nascita, l'aspirazione e la
realizzazione del sogno di Renato Zero di essere l'artista che e' oggi
rimanendo se stesso. I cambi in scena, il corpo di ballo intorno, i molti
orchestrali sul palco (con tanta musica!) oltre la sua band, tutti ragazzi
giovani, lui stesso, in parole, tra briciole di politica, temi di attualita',
amore e sogni, tanti sogni, si rivolge molto ai giovani presenti che si
facciano scudo di quella stessa energia che durante il concerto ha
elettrizzato il Palasport.
Bello vedere quell'entusiasmo, quel rispetto durante alcuni pezzi e/o video,
alternato a una vera e propria espolsione di braccia e voce durante altri. Ed
e' bello sentirlo parlare come se stesse raccontando una favola...
E la musica? Beh si certo la musica ha spaziato tra nuovi e vecchi pezzi,
durante l'ascolto crescevo e tornavo ragazzina allo stesso tempo, Questa volta
e' stato lui il traghettatore di miei ricordi. Ovviamente molti sono stati gli
interventi, soprattutto musicali, che mi sono piaciuti. Ma ce ne'uno su tutti
che mi ha colpito.
E' stato quando ha cantato il "Carrozzone" girando le spalle al pubblico, ha
iniziato a cantare guardando uno schermo da dove, il riflettersi dei nomi di
tanti musicisti scomparsi, hanno dato vita a quelle stelle in viaggio per l'etenita'.
Da Mia Martini, a Demetrio Stratos, a Augusto Daolio a Piero Ciampi, insomma,
tanto e' durata la canzone, tanto lui l'ha cantata rivolto verso quello
schermo come un segno di rispetto per quei nomi che scorrrevano, tanto noi, in
standing ovation, con un applauso continuo per ogni nome che si susseguiva. In
fondo una bella scritta: "Grazie per non aver permesso al silenzio di vincere"
Mi son venute le lacrime agli occhi.
Le emozioni mi hanno accompagnato fino alla fine, trasmesse dal palco, dalla
musica e dall'abbraccio caloroso del pubblico che lui ha ringraziato dicendo
"I livornesi sono un po' come me....Mattacchioni un po' sfrontati, ma sinceri
e con il mare negli occhi".
Accompagnati da un applauso senza fine siamo arrivati al traguardo...gia' il
traguardo o l'arrivo a scuola....il suono della campanella, spengo il mio
registratore e mi appresto ad entrare.....oppure uscire... questa volta da un
palasport.
Proprio uscendo mi fermo, scherzosamente, a fare una foto davanti al poster di
Claudio...eh si, perche' nemmeno a farlo apposta, il prossimo concerto che
andro' a vedere in quel palazzetto sara' quello di Claudio. Proprio come
quando ero ragazzina e loro erano i miei bodyguard della musica.
La notte ci accompagna nel viaggio di ritorno, Il registratore e' sorpassato
ormai, accendo il mio mp3 e Claudio inizia a cantare Dieci dita. Ho passato
una bellissima serata, in fin dei conti penso che si, Claudio ha vinto, nel
senso che poi tutti abbiamo l'artista del cuore come un compagno che fa delle
sue note la colonna sonora della nostra vita, ma.... oggi posso dire che e'
stato un grande perche' l'avversario in concorso per diventare il solista
della "mia" colonna sonora, non era uno da poco...
E in relazione a quei nomi che si sono susseguiti in quello schermo, vorrei
aggiungere un ulteriore grazie, davvero grazie a quelle stelle bruciate lassu'
che dal palco scesero per continuare a popolare i sogni della gente, anche i
miei, perche' quando la musica in un contesto, in un insieme, e' capace di
trasmetterti cosi' tante emozioni....e' buona musica qualunque essa sia.
SilviaM.
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