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Milano, 04 Marzo
In un crescendo
di emozioni sempre più forti...
Io ho quindici anni ed arrivo da una famiglia di appassionati di Claudio
Baglioni. Per questo motivo cominciai ad ascoltarlo fin dalla prima età, in
particolare dal 1995. Questo è infatti l’anno in cui mi fu regalato “Io sono
qui”, un album che mi colpì moltissimo per la struttura particolare e per
alcune canzoni, come “Bolero”, che mi davano una grandissima carica ed
allegria. Per diversi anni Claudio mi accompagnò nel mio percorso di crescita
ed io lo apprezzavo come autore ed interprete, ma ci fu un giorno, il 16
maggio 2003, in cui mi emozionò molto più del solito. Era il compleanno di
Claudio ed egli partecipò ad un programma radiofonico in compagnia di
Fiorello. Da come scherzava e si divertiva ne ebbi l’impressione di un eterno
ragazzo, nel quale gli anni non hanno per niente cancellato l’allegria e
l’entusiasmo giovanili. Inoltre lo sentii cantare dal vivo la canzone “Avrai”,
accompagnandosi con il pianoforte. Mi fece quasi prendere il volo,
sottraendomi alla realtà e spingendomi diretta nel suo mondo fatto di
sensazioni irripetibili. Non potei fare a meno di notare anche le sue infinite
qualità vocali e di interprete con più evidenza del consueto. Fu da quel
momento che iniziai a seguire davvero Claudio, ad interessarmi a lui, a capire
veramente chi è ma soprattutto ad accorgermi che ha una personalità molto
vicina alla mia idea di artista vero, autentico e che merita il proprio
successo perché sa emozionare.
“Sono io l’uomo della storia accanto” è stato la colonna sonora della mia
estate 2003 ed ho avuto il piacere di assistere al concerto di San Siro il 19
giugno. In tutti questi mesi ho sfogliato le pagine della storia di Claudio
dagli inizi ad oggi, l’ho ascoltato con grande assiduità seguendone sempre le
vicende ed ho capito quanto c’è di interessante, di poetico, di sempre nuovo
in lui. Io in genere valuto un artista anche da come parla, dal modo in cui si
esprime o si pone di fronte al pubblico. Claudio si esprime con scioltezza,
ironia ed intelligenza, utilizza un linguaggio corretto, ricercato e molto
poetico. Questo è un motivo in più per apprezzarlo poiché io nutro particolare
interesse ed ammirazione per le arti che coinvolgono la parola.
A Natale trovai sotto l’albero un regalo meraviglioso: i biglietti per il
concerto di Claudio del 4 marzo al Forum di Assago. Ho atteso quindi l’evento
per molti mesi ed ora che ho vissuto quest’esperienza mi sono convinta che è
stata una delle più memorabili notti di note tra le tante a cui ho
partecipato.
Un concerto può essere un’esperienza irripetibile: può farci provare emozioni
fortissime, condurci in mondi che non sapevamo esistessero, farci solcare
cieli ai quali non pensavamo di poter avere accesso. E giovedì 4 marzo, nella
mia ventesima notte di note, la seconda con Claudio Baglioni, ho provato tutte
queste sensazioni. Questo racconto ha il difficile obiettivo di “fotografare”
almeno in parte quelle grandi emozioni perché io le possa esprimere e
conservare sempre nella memoria e nel cuore.
Il concerto si apre con “yesterday”, una canzone che fa parte della storia di
Claudio. È accompagnata dall’immagine di una cantina, ambiente in cui iniziò a
suonare e a coltivare i suoi sogni. Rappresenta il primo capitolo della sua
storia, è l’espressione delle sue ambizioni giovanili ed ha quindi per lui una
grande importanza, come lui stesso ha detto. Seguono “noi no” e “Dagli il
via”, due inni, in cui Claudio esprime tutta la sua energia; in
contrapposizione a queste due canzoni arriva poi “Fotografie”, diversa, molto
acustica e particolare soprattutto per la scala finale eseguita dalla
chitarra, che ha sorpreso il pubblico. Ed ecco poi “Bolero”, un’emozione
conosciuta, che mi riporta indietro nel tempo e mi rivedo nove anni fa,
piccola ma entusiasta, che volteggio nel mezzo del soggiorno di casa mia e
godo dell’allegria che questa bellissima canzone mi infonde nell’animo.
I suoni cambiano spesso durante il concerto, ma nell’insieme è uno spettacolo
melodico e con obiettivi diversi da quelli dei concerti di quest’estate. Ci
sono infatti da notare alcune differenze tra il concerto di San Siro e quello
cui ho assistito al Forum. Il primo era un vero e proprio spettacolo, di
musica ma non solo, in cui Claudio si è avvalso della collaborazione di
moltissime comparse. Invece al secondo sul palco c’erano solo lui ed i suoi
musicisti che ci hanno fatto vivere un’atmosfera diversa, forse un po’ più
intima anche se ugualmente allegra e carica di energia positiva. . Inoltre a
San Siro Claudio ha espresso, con le canzoni e con le parole, la sua
soddisfazione per aver intrapreso un percorso di trent’anni di musica così
fortunato, nel quale non è mai stato solo, ed ha ringraziato il suo pubblico e
tutti quelli che lo hanno seguito durante tutta la sua carriera per essergli
stati vicino, per aver ascoltato ed apprezzato le sue canzoni ed il suo lavoro
e per essere accorsi in massa ai tour. Aveva appena terminato l’ultimo disco,
ma si limitò a presentarne una minima parte durante il concerto, senza
spenderci grandi considerazioni. Il 4 marzo invece Claudio ha dimostrato fin
dall’inizio di volerci raccontare la sua storia e rendere partecipi delle sue
emozioni di trent’anni. Ha fatto rivivere atmosfere dei suoi primi anni, ha
percorso in tre ore e mezzo tutto il suo cammino musicale e anche le canzoni
di “Sono io l’uomo della storia accanto” sono state una parte significativa
del concerto. Claudio ci ha fatto capire che anch'esse hanno un ruolo di
rilievo nel copione della sua carriera: infatti le ha introdotte parlandocene,
introducendoci nel suo universo di poesia e dimostrandoci che ognuna ha la sua
storia ed è nata in un momento particolare, ispirata da un desiderio o da uno
stato d’animo preciso.
Fin dalle prime note della prima canzone cominciarono a nascere in me emozioni
fortissime: la voce di Claudio creò tra lui ed il pubblico un contatto quasi
palpabile, una strana tensione, un filo invisibile che ci univa tutti tra noi
e a lui. Questo filo è stato presente per tutta la durata del concerto e
pareva un tramite, un canale di trasmissione e di scambio tra le nostre
emozioni e quelle di Claudio. Lui infondeva in noi un grandissimo entusiasmo,
la voglia di partecipare in alcuni momenti, il desiderio di ascoltare e di
introdurci nel suo mondo in altri. Claudio sembrava attingere dalla nostra
presenza, dalle nostre voci, dalle nostre mani, un’energia positiva che non
l’ha mai abbandonato e forse questo è uno dei motivi per cui è riuscito a
cantare ininterrottamente per più di tre ore, senza mai fermarsi, senza che la
sua voce perdesse, anche solo per un attimo, la sua profondità ed importanza.
In occasione di questo concerto, forse perché l’ambiente era diverso, forse
perché era uno spettacolo più melodico o forse anche perché io ero più che mai
aperta nei confronti delle emozioni che potevano arrivare, ho avvertito questo
contatto in modo molto più evidente che a San Siro. Questo contatto è stato
così forte ed importante da darmi lo spunto per una riflessione. Un artista,
prima di iniziare un tour, lavora per molti mesi, prova, si confronta con i
suoi collaboratori e definisce tutti i particolari del suo spettacolo. Il
concerto è il riscontro finale, l’ultima prova, con la quale lo stesso artista
si rende conto degli effetti che ha il suo spettacolo sul pubblico, della sua
efficacia , della facoltà di emozionare di cui dispone. Se Claudio è riuscito
a creare un contatto così reale e forte con il pubblico, ha raggiunto il fine
a mio avviso principale, ancora più importante del numero di persone accorse
al Forum per assistere al concerto. È molto difficile trasmettere emozioni
vere al pubblico, renderlo partecipe dei propri stati d’animo in modo così
evidente, stabilire un vero e proprio contatto con esse: bisogna sentire
davvero le proprie canzoni e cantarle con una passione ed una volontà non
indifferenti. Claudio il 4 marzo ha centrato questo scopo con incredibile
precisione e mi ha dato una grandissima soddisfazione.
Io da parte mia, in quell’immenso pubblico, ero come una goccia nel bel mezzo
di un oceano. Tuttavia udivo la mia voce che cantava ogni canzone, mi sentivo
partecipe, ero presente con il corpo e con il cuore. Cercavo quindi di
raccogliere quel contatto, di dimostrare che lo percepivo, di ringraziare
Claudio per averlo creato, di imprimerlo nella memoria per conservarlo sempre
dentro di me. Naturalmente si è manifestato in tanti modi diversi durante
tutto il concerto, cambiando spesso di forma e d’aspetto (per quanto
un’emozione, un concetto così astratto e difficile da descrivere, possa avere
una forma ed un aspetto): durante "Cuore di aliante" il filo è cresciuto, si è
evoluto e si è diviso in tante grandi ali con le quali tutti abbiamo preso il
volo seguendo la splendida voce che dal palco, o forse da un cielo
sconosciuto, ci guidava. "Solo", eseguita in una versione acustica, con
chitarra e voce, è stata preceduta da un discorso di Claudio in cui egli ci
parlava dei preparativi di un tour. Così quella canzone ci ha condotto in
questi momenti, in cui il cantante può confrontarsi con poche persone, lavora
molto e rimane prevalentemente in solitudine. Sono rimasta
piacevolmente sorpresa dal fatto che le canzoni dei primi anni siano state
molto sentite da tutti, giovani e meno giovani, e vissute con grande
intensità.
Claudio sembrava voler dedicare a ognuno di noi la canzone “Sono io”, durante
la quale ci ha chiesto di illuminare il Forum con accendini e cellulari.
Voleva che ognuno di noi rendesse sua quella canzone:ci ha spiegato che la
storia di ciascuno, con tutti i suoi eventi, le sue caratteristiche e la sua
unicità, è sempre e comunque importante ed anche che la sua storia non avrebbe
senso senza tutte le nostre, quindi senza la nostra presenza e la nostra
emozione. Claudio ha riconfermato ancora una volta che la sua voce è davvero
notevole: così profonda e con una larghissima estensione, non smette mai di
sorprendere anche chi lo segue da tanto tempo. Quell’acuto alla fine di
“Sabato pomeriggio”, quel “senza te”, lunghissimo, ricco di carattere,
perfetto mi ha lasciato davvero senza fiato. Mi è piaciuto anche avvertire in
tutto il pubblico la meraviglia per certi arrangiamenti diversi dalle versioni
originali. Claudio ci ha dimostrato durante la sua carriera che la musica può
cambiare in mille modi e che dopo molti anni una canzone si scriverebbe
diversamente da come in realtà è nata, poiché la si adatterebbe ai tempi che
continuamente cambiano. Ne è un esempio “Poster”, rivisitata e reincisa nel
1996 in una versione “Rap”, etnica ed innovativa. In questo concerto Claudio
in alcuni casi ha mantenuto gli arrangiamenti originali, in altri ha fatto
ricorso ad arrangiamenti successivi e più innovativi, ma sempre ha cercato di
coinvolgerci e di mostrarci l’anima delle canzoni; e ci è riuscito.
Un momento particolare è stato quello di “Mille giorni di te e di me”, durante
il quale io, mia mamma e mia zia, con me al concerto, ci siamo spinte a pochi
metri dal palco per cantare ed applaudire più vicino a Claudio a questo suo
capolavoro.
Infine ecco arrivare le ultime tre canzoni, che sono per consuetudine “io sono
qui”, “La vita è adesso” e “Via”. In questo momento finale la partecipazione
da parte del pubblico è stata davvero attivissima e tutti sembravamo una sola
immensa entità, fornita di tante voci che cantavano ed approvavano, tante
braccia che si alzavano come una grande onda, tante mani che applaudivano e
tanti cuori che battevano all’unisono. Sono particolarmente affezionata alla
canzone “La vita è adesso” per il suo testo poetico e la sua splendida melodia
e sentirla dal vivo mi procura sempre suggestioni speciali. Quindi nel momento
in cui Claudio l’ha cantata ho sentito più che in qualsiasi altro momento del
concerto quel filo che mi univa a lui, che era diventato una vera iniezione di
energia e che mi faceva battere forte forte il cuore e riaccendere nitidi
ricordi legati a “La vita è adesso”.
Claudio ha concluso invitandoci a ricordare questa serata, anche solo per un
istante, in futuro. Quindi non ha infranto il contatto che aveva creato
durante tutto il concerto, ma lo ha ancor maggiormente rafforzato.
Questo concerto mi ha lasciato un’impronta indelebile nella sfera emotiva e
del cuore, ricordandomi quanto è importante aprirsi alle emozioni che possono
raggiungerci in tutte le esperienze della vita e quindi, non da ultimi, anche
nei concerti. La vita è fatta di grandi emozioni e noi siamo chiamati a
viverla pienamente non solo nei suoi fatti, ma anche in tutti gli stati
d’animo che essi comportano.
Grazie Claudio per avermi fatto ballare, cantare, ridere ed emozionare da
quando iniziai a seguirti ad oggi e per quello che mi hai fatto sentire la
sera del 4 marzo. È davvero molto difficile descrivere il contatto che sei
riuscito a creare con il pubblico, ma forse ci sono quattro parole che ne
riassumono le caratteristiche ed il pieno significato: “Tutto in un
abbraccio”.
Alissa
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