La mia isola nel mare dei ricordi


C'e un oceano, a volte paco, altre tumultuoso. I movimenti dell'acqua si accordano fra loro quasi a stabilire con quale intensita' esplodera' ancora l'infrangersi dell'onda. E' un grande mare, e' il mare dei ricordi.

Ecco, laggiu' quasi persa in quell'immensa distesa, vedo una bambina di quindici anni, annaspa, si agita. Un'eta' difficile per affrontare le acque insensibili senza un salvagente, troppo lontano il faro della vita dal quale si scorgeranno nuove mete da raggiungere. 

Una musica fievole fa eco al sussultare del mare, come un canto soave di epiche sirene.         E' un'energia vitale, la stessa che da forza agli arti ormai stanchi.  Adesso la bambina comincia a nuotare, non si arrende, la fatica sembra scomparire al richiamo  di quella musica. E c'e' un'isola, deserta sconosciuta, celata dallo sguardo infame e dissacratore dei moderni satelliti. Nessuno sa che esiste, nessuno l'ha raggiunta. La spiaggia accoglie quella sagoma dietro le ombre dei tramonti, un grido di gioia fa eco alla risacca, e' acuto, gentile, privo delle disarmonie di una voce adulta. E' il grido di chi sa quale strada intraprendere. Finalmente! E il viaggio ha inizio... Sono passati oltre vent 'anni, e' stupido sognare ancora. Eppure le strade scaturite da quell'isola si sono intrecciate formando una grande ragnatela di nuovi ricordi. No, non e' stupido, si puo' sognare ancora, magari colorando quelle vie che si inoltrano in un nuovo domani. Chissa' se in quell'oceano, forse non troppo distante, un giorno ha galleggiato un pianoforte, chissa'. Ma quella musica di un tempo si rinnova ancora oggi, mi richiama, mi illude, ed io come una piu' grande bambina, rispondo a quell'eco riconoscendolo amico, familiare, naturale come l'aria che respiro. E quell'isola di un tempo? E' ancora la', incontaminata, salubre come un'oasi in questo deserto che si chiama esistenza. Adesso non nuoto piu', mi lascio trasportare dalla mia barca che, come se conoscesse gia' la meta, mi trasporta di tanto in tanto in quel luogo. La spiaggia mi accoglie ancora, mi guardo intorno poi,.si spengono le luci ed il concerto ha inizio..Non erano sirene, quella voce che ancora mi emoziona, attraversa il mio cuore e caricandomi di nuove speranze mi dice: "vai, il tuo viaggio e' ancora lungo ed ogni volta che attraversero' la tua strada, lascia cadere un seme su quella spiaggia bianca, perche' quando tornerai, troverai un nuovo fiore". Ed io, fiduciosa, aspetto lo sbocciare di quei petali bianchissimi fatti di note e di parole, per illuminare con armonia ogni notte, figlia senz'altro di un bellissimo tramonto.

Silvia

 

              

TORNA ALL'INDICE