|
Un puntino luminoso
...ero lì, circondata
da persone, braccia alzate in alto, mani, urla, gridolini di gioia, canzoni
cantate a squarciagola... anonima, un puntino tra la moltitudine, uno tra i
tanti, uno spettatore senza volto né nome illuminato a tratti dai fari, un
lumicino alzato al cielo ad illuminare tra altri diecimila una notte di note.
Alzai lo sguardo e vidi la figura lontana sul palco, con la chitarra in mano,
e i musicisti dietro di lui, nella penombra; mi chiesi per un attimo cosa
poteva provare lui, quello lì, uomo come tanti ma unico, che cantava e si
accorgeva che tanti, tantissimi conoscevano a memoria le sue canzoni,
applaudivano, urlavano, avevano comprato i suoi dischi e pagato un biglietto
per venire ad ascoltarlo. Un mucchio di gente solo per lui. Io stessa ero
venuta fin lì per lui. Ed ero emozionata al solo pensiero di poterlo vedere,
ascoltare la sua voce... e se fossi stata io al suo
posto? Cosa potevo dare a tutte queste persone? Quale motivo avrei avuto per
riunire tutta quella gente? Mi avrebbero applaudito? Per un istante, un attimo
ho desiderato di essere anch'io unica, speciale, tanto
meravigliosa da diventare simbolo, punto di riferimento, fonte inesauribile di
emozioni da portare a casa dopo il concerto e conservare nel cuore. Piangevo,
pensando questo. Chissà, forse sono anch'io speciale ed unica per qualcuno
anche se non scrivo canzoni e non so cantare... posso dare emozioni a
qualcuno, far sorridere, ridere o piangere? Non lo so. Ma capivo che Claudio,
lì sopra, fosse fondamentalmente e profondamente se stesso. Un uomo semplice,
un puntino tra la moltitudine, uno tra i tanti ma profondamente unico perché
sa regalare se stesso e le sue emozioni a chi sa ascoltarlo.
Spero di riuscirci anch'io, un giorno. Non canterò mai su un palco, non
inciderò dischi e nessuno pagherà mai un biglietto per me; ma sarò
fondamentalmente e profondamente me stessa, dovunque io mi trovi.
Questo è il mio sogno di una notte di note.
Susanna
|