Non incantato…. Ma almeno
obbiettivo.
Inizio con una premessa dovuta: non son un fan di Claudio Baglioni. Nonostante questo non vedo perche’ non possa raccontare anch’io l’InCanto, dato che l’ho ascoltato per varie ragioni, non ultima quella di curiosare fra i vari generi musicali aggiungendo che lavoro appunto in ambito musicale. Fin dall’inizio, a mio parere, traspare un sapore di personale, sembra che Baglioni abbia voglia di raccontarsi non come ha fatto altre volte, ma piu’ intensamente e lo fa intervallando brani atipici (rispetto ad altri concerti) con note varie della sua vita, nelle quali si sente frequentemente la presenza del padre recentemente scomparso ed al quale l’artista ha dedicato il concerto. Chi credeva di assistere al tipico concerto dei big, sempre facilitato dalla presenza dei fans che applaudono a tutto cio’ che capita si sbagliava, Baglioni non cerca l’applauso facile, anzi, in qualche modo impone il suo spettacolo cosi’ come lui stesso lo ha pensato, senza cercare facilmente l’approvazione del pubblico. E’ chiaro che, nonostante la difficolta’ di reperire i biglietti, l’intento dell’artista di avere un pubblico di veri ascoltatori, ci sia anche una presenza di fautori di idolatria, ma questo non guasta lo spettacolo, anzi, gli fa da contorno. Forse e’ proprio questo lo scopo di InCanto, il mettere a nudo il Baglioni uomo e musicista, e benche’ non sia un virtuoso del piano, riesce ad armonizzare con intelligenza la linea melodica offerta dalla sua voce, modulata con sapienza e capacita’, a dimostrazione che e’ un vero cantante e non un semplice giocoliere creato al tavolino come i tanti che si incontrano sulla scena musicale. Anche la scelta dei brani che non sto ad elencare, ci immerge in un tipo di ascolto diverso dalle piazzate strappacori, sottolineando che dietro quella macchina organizzativa e ben congegnata che ruota intorno a Baglioni, in mezzo c’e’ un musicista valido che nella sua carriera ha saputo dosare semplici canzoni con veri e propri gioielli di grande livello musicale. Cio’ e’ da apprezzare in un contesto nel quale troppo spesso si tende a modificare la propria identita’ personale per compiacere al pubblico. Concludo con una nota personale rivolta a tutti coloro che scherniscono Baglioni per un fattore commerciale. Credo che il termine "commerciale" sia un concetto creato per confondere le idee e stabilire erroneamente chi merita di piu’ in base ad ideali e non alla musica stessa, non ho mai visto infatti nessun musicista che faccia un disco per non venderlo! Sarebbe giusto ed opportuno trovare altri parametri per giudicare un musicista, escludendo fattori di genere e antipatia. Troppo spesso si sente attribuire enormi capacita’ musicali a soggetti che spaziano in tre ripetitivi accordi, per poi ridere sul lavoro di chi si fa un mazzo per mettere le proprie idee sopra un pentagramma e su un supporto magnetico. Un genere si puo’ non apprezzare, ma se dentro esiste capacita’ musicale, penso che sia una cosa dovuta il saperlo riconoscere con obbiettivita’. Con la stessa obbiettivita’, pur non amando alla follia il genere e l’artista, giudico questo concerto un buonissimo insieme di composizioni musicali validissime e cantate con maestria. Cap. |