Claudio Baglioni Unaparolaperte.net
"L'attesa"... (notizie principali)
Friends & Partners
e Barley Arts presentano Claudio Baglioni,
un grande concerto negli stadi di Ancona, Milano,
Padova, Firenze, Roma, Napoli, Catania
Ed Ancora...la notizia e' ufficiale!!
WALTER SAVELLI sara'
di nuovo in tour con Claudio!!! Per maggiori informazioni sui
prezzi acquisti on-line e orari di apertura degli stadi (?)
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(lafeltrinelli.it)
Claudio Baglioni, "Sono io l'uomo
della storia accanto"
Evento veramente speciale per tutti gli appassionati di musica. Giovedì 22
maggio, apertura straordinaria de "la Feltrinelli Libri e Musica" di Milano in
p.zza Piemonte dove, da mezzanotte, sarà possibile acquistare il nuovo cd di
Claudio Baglioni e ascoltare l'artista dal vivo!
Come sempre, per gli eventi davvero speciali, la Feltrinelli diventa
protagonista. In occasione dell'uscita del nuovo album di Claudio Baglioni,
dalle ore 20.00 di domani giovedì 22 a la Feltrinelli Libri e Musica di Milano
in piazza Piemonte, si potrà prenotare il cd che verrà consegnato a mezzanotte.
Alle 22.00 il megastore chiuderà per riaprire alle 22.30.
L'accesso sarà libero e non saranno distribuiti pass.
A mezzanotte Claudio Baglioni sarà in negozio per presentare il nuovo album e
firmare copie del cd.
L'album Sono io, l'uomo della storia accanto, anticipato dall'uscita del singolo
Sono io, nasce sulla spinta di due bisogni essenziali. Quello forte di
ritornare, riaffrontare e ripensare i momenti più importanti, più sentiti,
quelli più carichi di significato di questi anni di musica. E quello di voltare
pagina rispetto ad una lunga stagione di dischi complessi, quelli che hanno
segnato la produzione da Oltre fino a Viaggiatore sulla coda del tempo.
Questo nuovo lavoro giunge a tre anni di distanza dal precedente e si compone di
13 brani inediti. Il cd Sono io, l'uomo della storia accanto anticipa di circa
un mese la realizzazione di uno dei più impegnativi tour mai prodotti fino ad
oggi in Italia. Dal 14 giugno Baglioni sarà protagonista di sette date evento.
Uno show senza precedenti che avrà nel coinvolgimento e nell'improvvisazione due
tra i principali elementi di vitalità e forza e che, ogni sera, porterà al
centro della scena fino a mille artisti, tra band, orchestra, performers,
ballerini, atleti e artisti di strada. Un happening incandescente. Uno
spettacolo imprevedibile, ogni sera diverso. Un work in progress creativo che
renderà il tour 2003 di Claudio Baglioni un'esperienza assolutamente unica e
irripetibile. Con Baglioni in questa nuova avventura dal vivo, Pepi Morgia,
ideatore e creatore delle luci e Luca Tommassini, coreografo di fama mondiale.
La prima data è prevista per il 14 giugno allo Stadio del Conero di Ancona, che
già nel 2001 aveva ospitato il debutto del trionfale tour Incanti. Lo spettacolo
sarà poi il 19 giugno allo Stadio San Siro di Milano, il 23 giugno allo Stadio
Euganeo di Padova, il 27 allo Stadio Artemio Franchi di Firenze, il 1 luglio
allo Stadio Olimpico di Roma (sede dello storico concerto del 1998 dove per la
prima ed unica volta fu concesso l'intero Stadio), il 5 luglio al San Paolo di
Napoli, per concludersi in Sicilia il 12 luglio allo stadio Cibali di Catania.
(La Nazione 22 Maggio)
FIRENZE — Un palco immenso, grande
FIRENZE — Un palco immenso, grande quanto quasi tutto il prato. «Ma questo è uno
stadio "umano", non un lager. Senza fossati, fili spinati o coccodrilli»,
scherza Claudio Baglioni mentre si volta indietro, a guardare il "Franchi" dalla
balaustra della tribuna d'onore (e nessuno lì per lì se la sente di dirglielo,
che l'ultimo frequentatore di quella balaustra non è finito troppo bene, nei
pensieri dei fiorentini...). «Sì, tutto lo stadio sarà coinvolto», continua
Baglioni, e a pennellate svela — complice il regista Pepi Morgia — come sarà lo
show che porterà in tour per sette stadi italiani. Sette soli, a partire dal "Conero"
di Ancona il 14 giugno, tappa al "Franchi" di Firenze il 27 giugno, posto unico
in curva, numerati in maratona e in tribuna a prezzi ovviamente differenti,
prevendita già partita nel circuito Box Office (www.boxol.it).
Uno spettacolo di popolo per un cantautore di popolarità dilagante. Anche tra i
giovanissimi, quelli che ai tempi di Questo piccolo grande amore e Amore bello e
Sabato pomeriggio avevano i genitori ancora ragazzini. Spettacolo
transgenerazionale, insomma; e di popolo anche per la gente che vi prenderà
parte. Baglioni e il suo staff stanno facendo audizioni e provini in tutte le
città. Anche a Firenze, ieri al Teatro Saschall saranno stati in cinquecento ad
aspettarlo, di tante età e di tante specie, ballerinette di primo pelo e
danzatrici del ventre, scuole di salsa & merengue a ranghi completi ma anche le
ragazze della Fiorentina Softball in tuta biancorossa, e un gruppo di kickboxing
in tenuta tutta nera. Scene da "saranno famosi", ma Baglioni ne chiarisce il
senso: «Abbiamo chiesto di partecipare — spiega — a tutti quelli che hanno la
pasisone del movimento e dell'espressione del corpo, per dare qualcosa di nuovo,
per la voglia di sorprendersi e di sorprendere gli spettatori». Niente casting
per spettacoli fissi, insomma: piuttosto, una grande festa corale, gente che si
muove di continuo per questo immenso grande palco durante le tre ore dello
spettacolo, in sintonia con le canzoni («un'antologia di 35 anni, con 2-3
sorprese», annuncia Baglioni), con la musica della band (6 elementi, «e torna
tra noi anche Walter Savelli»), dell'orchestra (42 elementi, giovani del
conservatorio di Teramo) e dei 40 performers, ma senza far didascalia, senza
sottolineare questo o quel momento, «sarà uno show lungo e fluido, per dare e
prendere emozioni», dice ancora il cantautore. E ogni stadio, ogni città avrà il
suo "distintivo", al "Franchi" ci sarà una installazione realizzata
dall'Accademia delle Belle Arti, «ci siamo affidati a inventori di set, ho
chiesto che siano usati materiali di riciclo, apprezzo moltissimo chi rimette in
vita quello che è terminato». Insomma, «un concerto dinamico, in progress, si
traccia una scena in movimento, senza pensare a un festival di arti varie: una
festa, uno scambio di energie». Lui stesso l'ammette: «I canali classici della
musica sono all'autunno, anche la radio tende a omogeneizzare, sta agli artisti
"anziani" aprire nuove strade, indicare nuove frontiere, far da kamikaze per
dare nuovi spazi alla musica, ma anche nuova musica agli spazi che esistono».
Un'idea? Lui, Baglioni, la vede nel ritorno al passato, il suo, se questo vuol
dire «cercare la musica delle emozioni». di Paolo Pellegrini
(La Repubblica 22 maggio)
Il cantautore ieri a Firenze per preparare l´evento del 27 giugno
BAGLIONI ALLO STADIO
UN PALCO SENZA FINE
“Vi presento il mio show più folle"
Al Saschall una sfilata di giovani artisti che lui sceglierà
Claudio Baglioni, inguainato nella sua bionica giovinezza, guarda gli spalti del
Franchi: «E´ bello qui perché si respira libertà. Altri stadi italiani
somigliano ai lager: filo spinato, fossati e coccodrilli. Sono convinto che se
ci fossero meno protezioni la gente combinerebbe meno gradassate». Al Saschall
intanto arrivano majorette, atleti e ballerini per hobby, tutti en attendant
Claudio, con la speranza di partecipare al concerto del 27 giugno giustappunto
al Franchi, e di essere esaminati da lui. Che, invece, alle selezioni si fa
vedere sì e no. Troppo occupato a promuovere l´album Sono io, l´uomo della
storia accanto e, con Pepi Morgia, a preparare lo spettacolo monstre: l´intero
campo da gioco trasformato in palcoscenico, un´orchestra di 40 elementi, 40
animatori, i dilettanti allo sbaraglio, giovani artisti che realizzeranno le
loro opere sotto gli occhi del pubblico «con materiale riciclato: mi piace
l´idea che da una materia definitiva possa nascere nuova vita». Ma perché tutto
questo ambaradan? «Perché volevo rompere la liturgia dei concerti negli stadi.
Perché bisogna dare un motivo in più alla gente per venirci a vedere in questi
luoghi scomodi. E perché bisogna sorprendersi».
Lei che dà spazio alla creatività di base, che ne pensa delle trasmissioni tivù
che confezionano le star del futuro?
«In passato la televisione ha fatto bene al nostro paese. Quella di oggi
schiaccia le arti popolari. Altro che talent scout».
Le piacerebbe tornarci, in tivù?
«Si, e mi sono arrivate offerte, da Rai e Mediaset. Ogni volta che ho fatto le
mie, sono tutti impazziti dall´entusiasmo. Poi nessuno si è fatto risentire: le
idee nuove fanno paura».
Come reagisce un monumento della musica italiana all´ingresso in classifica di
Marlene Kuntz e Subsonica?
«Ne sono felice. Resta il fatto che in questo momento la discografia è come una
truppa napoleonica che si ritira dalla campagna di Russia perdendo pezzi
ovunque. E la colpa non è solo delle etichette. Credo ad esempio che sia
arrivato il momento di ridisegnare i media: le radio, ad esempio, impongono
regole che omogeneizzano la proposta musicale. E sono convinto che gli artisti
con tanta esperienza debbano assumersi l´impegno di indicare strade nuove e non
limitarsi a sorvegliare il loro prodotto».
Ma come si fa a mettersi a nudo, raccontare le proprie crisi e non peccare di
autoreferenzialità?
«Io credo con forza nell´individualità, non nell´individualismo. Ci credo più
che nelle masse o nelle maggioranze che magari non rispecchiano un paese. E poi
è il privilegio di questo mestiere poter buttare fuori se stessi. E non dover
pagare per farlo ma essere pagati».di Fulvio Paloscia
(Gazzetta del sud 21 Maggio)
Ha presentato l'album «Sono io, l'uomo della storia accanto» e il tour al via
a giugno
Baglioni tra impegno e leggerezza
Domani sarà in tv a «Zelig», venerdì in conferenza stampa a Catania
ROMA – Io e noi, semplicità e monumentalità, leggerezza ed impegno: sono i poli
che racchiudono le tredici nuove canzoni di «Sono io, l'uomo della storia
accanto», il nuovo album di Claudio Baglioni che traduce in poesia rapporti
complessi come quelli tra padre e figlio, tra uomo e donna, tra artista e
pubblico e tra i popoli del mondo. Il cd, in uscita venerdì, non doveva avere,
almeno nelle intenzioni dell'autore, un filo conduttore, anche se oggi, a lavoro
finito, durato dieci mesi, lo stesso Baglioni ne individua uno: «L'urgenza di
amore, come medicina possibile ad un senso di spaesamento individuale e
collettivo». Chiusa la trilogia degli album «a concetto» degli anni '90
(«Oltre», «Io sono qui» e «Viaggiatore sulla coda del tempo»), molto meditati e
complessi, Baglioni ha scelto di realizzare un cd più leggero, immediato, «fatto
a mano» con la freschezza di ispirazione e di scrittura che lo accompagnava
negli anni '70. «Serenata in sol» è il brano più riuscito in questo senso, «una
serenata sderenata contro questa vita arenata», ovvero «la canzone più sguaiata
del cd», come la definisce Baglioni. All'estremo opposto troviamo «Requiem», un
pezzo monumentale di forte pathos contro la guerra, contro ogni guerra. Il
manifesto autobiografico «Sono io», il singolo trasmesso dalle radio, apre la
track list; seguono le canzoni d'amore «Tutto in un abbraccio», «Mai più come
te» (una ballata acustica destinata a diventare un successo), «Sulla via di casa
mia» che celebra la quotidianità di un rapporto, «Quei due» e «Tienimi con te»,
sul bisogno di trovare un rifugio nella propria metà. La relazione padre-figlio
e quella figlio-padre sono al centro dei brani «Grand'uomo» e «Patapan». «Si
tratta dei rapporti più complessi da abbracciare, quelli meno conclusi, meno
individuabili e definiti». «E un figlio ama sempre un padre, ma lo fa mentre lo
giudica e quasi mai perdona, finché gli scopre il segno di una lacrima e per la
prima volta vede una persona», canta Baglioni, pensando al suo unico figlio,
Giovanni, che ha festeggiato il suo 21. compleanno. «Il disco – spiega Baglioni
– fino ad ora l'ho tenuto accuratamente da parte per non ascoltarlo insieme a
mio figlio. Noi spudorati artisti approfittiamo delle canzoni per mandare
messaggi che non abbiamo il coraggio di mandare altrimenti». «Patapan» è invece
una lirica struggente che evoca l'assenza del papà del cantautore, Riccardo,
scomparso circa tre anni fa. I tre brani che concludono l'album sono quelli più
impegnati, più proiettati sul sociale, che parlano dell'urgenza di pace, di
solidarietà e tolleranza: «Requiem», «Di là dal ponte», e «Per incanto e per
amore», un testo originale su una melodia liberamente tratta dalla cantata n.147
di Bach. Anche se della guerra in Irak dice che «era infondata, non hanno
trovato neanche un insetticida», guai a dare a Baglioni del pacifista, in senso
unilaterale. Sui cortei e sull'esibizione della bandiera arcobaleno il
cantautore ha le idee chiare: «Nessuno è per la guerra, ma ho trovato sgradevole
e antipatico imbrattare e sbeffeggiare la bandiera della pace». A «Fianco a
fianco», traccia numero 10, il ruolo di canzone spartiacque tra la parte più
autobiografica del disco e il finale corale. «Fianco a fianco» racconta le
emozioni del concerto, inteso come «cortocircuito di emozioni dove palco e
spalti, artista e pubblico, sono uniti da un continuo scambio di ruoli, nel
quale l'uno e l'altro diventano, di volta in volta, mittente e destinatario di
grandi emozioni». Tra pochi giorni inizieranno le prove per i sette
concerti-evento che Baglioni farà negli stadi italiani, accompagnato da decine
di performer reclutati attraverso casting locali. A giugno sarà il 14 ad Ancona
(stadio del Conero), il 19 a Milano (San Siro), il 23 a Padova (Stadio Euganeo),
il 27 a Firenze (Stadio Franchi), e a luglio il primo a Roma (Olimpico), il 5 a
Napoli (San Paolo) e il 12 a Catania (stadio Massimino). Dmani sera Baglioni
sarà ospite speciale di «Zelig», in prima serata su Canale 5. Venerdì giornata
siciliana per Baglioni, che arriverà a Catania per intervenire alla conferenza
stampa di presentazione dell'unica data isolana del suo tour 2003. Baglioni
arriverà in aeroporto nella tarda mattinata ed alle 15 sarà in Comune assieme al
sindaco Umberto Scapagnini. Nella sua giornata catanese Baglioni sarà anche al
Pala Spedini, vicino allo stadio, dove si terranno le selezioni per l'
iniziativa «Ci sono anch'io».
**Ci sono anch'io AUDIZIONI Venerdì 23/05/2003 CATANIA PALASPEDINI P.zza Spedini
**
(Il Mattino 21 Maggio)
«Voglia di leggerezza, ma non troppo»
Roma. Voglia di leggerezza e voglia di kolossal tentano di convivere da anni nel
Baglioni che tenta di conciliare l’eredità dei megahit nazionalpopolari con una
maturazione, umana ancor prima che artistica, che gl’impedisce di ribattere le
strade dei piccoli grandi amori e dei sabato pomeriggo. Anche «Sono io», il
nuovo album in uscita venerdì, si presenta come un ritorno alla semplicità, ma
poi allunga i brani oltre il consentito dalla dittatura dei programmatori
radiofonici.
Partiamo dal titolo: chi è oggi Claudio Baglioni?
«Un uomo assalito dall’urgenza dell’amore e della pace, da un senso di
spaesamento individuale e collettivo. Un cantautore che s’è accorto di essersi
complicato la vita negli ultimi anni, complicando anche le proprie musiche e i
testi. Penso soprattutto a ”Viaggiatore sulla coda del tempo”: oggi lo
semplificherei, ma non lo rinnego, anche se ora rinuncio a qualsiasi pretesa da
concept album e all’esasperata ricerca di novità. Ci ho messo appena dieci mesi
a mettere a punto ”Sono io”, rispetto ai tre anni abituali: è una scelta, non un
caso».
Però le radio faticheranno a passare canzoni che durano una media di cinque
minuti.
«Faticheranno anche a trasmettere pezzi che parlano di pace o che rubano le
strofe a Bach. Vado controcorrente, non ho voglia di fare musica rispettando
leggi che non sono mie».
Ben due brani parlano del rapporto padre-figlio: «Grand’uomo», dedicata a tuo
figlio Giovanni, chitarrista ventunenne che ti seguirà in tour, e «Patapan», in
ricordo di tuo padre Riccardo.
«Oggi che ho sperimentato entrambi i ruoli mi accorgo che si tratta di uno dei
rapporti più difficili: un padre e un figlio sono come due rami dello stesso
albero che finiscono per non conoscersi davvero, divisi dall’età e dai ruoli».
«Sono io» comincia navigando nel privato tra storie d’amore e affetti familiari,
ma finisce con vicende collettive come quelle evocate da «Requiem», «Al di là
del ponte» e «Per incanto e per amore».
«È vero, forse un filo rosso alla fine c’è anche in quest’album. ”Requiem” nasce
da un bisogno di fare musica contro i rumori della guerra, anche se non serve,
anzi... Io ho detto la mia e sono stato tacciato di essere pacifista,
partigiano... Sembra quasi che non si abbia più diritto di parola. Ancora non mi
va di tacere, sono contro la guerra, anche se non sono mai sceso in piazza sono
rimasto esterefatto dalle offese riversate sulla bandiera arcobaleno».
Il cittadino Baglioni non sembra convinto di vivere nel migliore dei paesi.
«Certo e lo canto quando dico che ”si scambia la maggioranza con la povera
ragione” o quando parlo della ”dignità” che ”sembra proibita”. Certi vecchi vizi
italiani sono tornati di moda, la politica è troppo e inutilmente rissosa, le
divisioni tra i poli esasperate. Sento aria di regime, non dico dittatura, si
può essere accusati solo perché si canta di pace, di uomini persi, di boat
people senza diritti».
Veniamo al tour, al via il 14 giugno da Ancona per attraversare l’Italia e
approdare al San Paolo il 5 luglio.
«Sabato sarò a Napoli per i provini degli artisti che arruolerò nel mio concerto
tappa per tappa, aggiungendoli alla band, l’orchestra e una quarantina di
”animatori” fissi. Non vedo l’ora di partire, anche perché cercando talenti da
coinvolgere ho scoperto che l'Italia non è sonnacchiosa e senza originalità come
si dice. Anche questo è un problema politico e culturale; ci sono troppi giovani
talenti a cui nessuno dà una possibilità».
E la tv?
«Rai e Mediaset mi cercano, si dicono conquistate dai miei progetti, ma poi, al
momento dei contratti, spariscono, forse sono troppo attento alla qualità, anche
tecnica. Comunque, ho registrato una puntata di ”Zelig” con Bisio e la Hunziker:
guardatemi, mi sono davvero divertito».FEDERICO VACALEBRE
IL DISCO
Pop ecumenico che arruola persino
Bach
Roma. «Sono io» ha un sottotitolo: «l’uomo della storia accanto». Ha foto di
copertina che mostrano un Baglioni in forma smagliante, anche troppo, quasi il
tempo (51 anni) per lui non passasse. Ha melodie che non si complicano la vita
nell’impossibile inseguimento di un Peter Gabriel, ma nemmeno rinunciano alla
maestosità garantita dagli archi o dalla possibilità di scale complesse come in
«Quei due» (cantarla dal vivo negli stadi d’Italia non sarà sempre facile). Ha
versi di facile lettura che si concedono moderatamente al richiamo dello stile
panelliano: «Come un maschio alla deriva/ con il raschio che gli annega giù
nella saliva», oppure «Lui ha un sorriso più smagliato/ e si specchia e taglia/
strade di tovaglia/ e quella storia vecchia/ che già impaglia».
Ha incipit che ricordano «Se telefonando» («Tutto in un abbraccio»), costruzioni
che richiamano il Baglioni che fu («Grand’uomo»), divertenti giochi di parole
(«Serenata in sol»), andamenti latini («Quei due»), concessioni alla retorica on
the road («Fianco a fianco» con tanto di «alè oh oh»), dichiarazioni di fede
pacifista e solidaristica.
Nell’attesa di vedere come il mercato in crisi accetterà «Sono io» dopo un
debutto radiofonico a dir poco tiepido, Baglioni incunea nel suo pop ecumenico
persino la cantata 147 di Bach utilizzata come spunto della strofa della
conclusiva «Per incanto e per amore»: leggerezza sì, ma monumentale, ammesso che
sia possibile. L’uomo della storia accanto, insomma, gira pagina ma non troppo,
convinto che sia possibile praticare una canzone adulta, venata di grandeur ma
in fondo coerente con gli inizi del cantastorie dei giorni nostri. f.v
(Il Nuovo 21 Maggio)
Baglioni: "Ecco il mio disco fatto
col cuore"
Il cantautore volta pagina e sceglie di tornare sotto i riflettori con un disco
istintivo battezzato Sono io, l'uomo della storia accanto. A giugno via al tour
negli stadi.
di Olivia Corio
MILANO – Brizzolato e abbronzato come George Clooney. Claudio Baglioni è tornato
sotto i riflettori con un nuovo album e un’immagine curata nel minimo dettaglio.
Gli anni Settanta dei capelli incolti e di Questo piccolo grande amore sono
lontani. Ma i fan, ancora moltissimi, accoglieranno con entusiasmo la nuova
uscita discografica battezzata Sono io, l’uomo della storia accanto, nei negozi
da venerdì. “E’ un lavoro ispirato dal bisogno di far prevalere un linguaggio
più autentico e vero – spiega il cantautore romano – dov’è il cuore a tenere il
timone. Un disco nel quale le parole chiave sono passione ed emozione, ma anche
leggerezza”.
Baglioni lascia da parte gli arrangiamenti più complessi per una forma di
minimalismo musicale. “Togliere più che aggiungere – spiega – per arrivare al
nucleo delle cose”. Il risultato sono tredici canzoni figlie dell’istinto. “Non
è un disco ricercato – precisa – ma un disco che mi ha cercato. Mi ha emozionato
e appassionato. La speranza è che queste canzoni facciano altri altri quello che
hanno fatto a me”. Sono io l’uomo della storia accanto è stato concepito per
regalare emozioni. Le canzoni si muovono dalla dimensione acustica a quella
sinfonica, ma i testi sono forgiati per creare empatia. Non si tratta di un
disco con un filo conduttore, come il precedente Viaggiatore sulla coda del
tempo: “Non è un album-storia nel quale le canzoni sono legate insieme dal filo
rosso di una vicenda, ma è un album di canzoni sulle mille facce di un tema
centrale. E il tema centrale è l’amore. Non un disco di canzoni d’amore, ma di
canzoni sull’amore”.
Baglioni non si limita a considerare l’amore di coppia, ma spinge il suo sguardo
più in là, fino a toccare tematiche sociali in diversi episodi, a partire da
Requiem, inno alla musica come linguaggio universale e veicolo di pace. “Penso
all’amore per la vita – racconta – quindi quello per la pace, per l’altro, per
la varietà e molteplicità di identità, culture, espressioni”. Gli anni Settanta
sono lontani ma la voglia di scrivere e condividere rimane. Tra gli inediti
anche una canzone, Fianco a Fianco, dedicata al rapporto tra artista e pubblico
che si instaura durante un concerto quando prevale la voglia di “stringersi
intorno al sogno mai stanco che è in noi”. L’artista romano affronterà un tour
impegnativo a partire dal 14 giugno. In programma sette date nei grandi stadi.
La prima tappa è prevista per il 14 giugno allo Stadio del Conero di Ancona che
nel 2001 aveva ospitato il debutto trionfale del tour Incanti. Seguiranno Milano
il 19 giugno, Padova il 23, Firenze il 27, Roma il 1 luglio, Napoli il 5, e
Catania il 12
(Il Gazzettino 21 Maggio)
Tredici brani riscoprendo la speranza
in mezzo ai mondi della disperazione
SONO IO - L'album si apre con una danza ecumenica. È "l'uomo della storia
accanto", dove io equivale a noi, perché è il valore della singola identità che
rende ricco il collettivo. Colori celtici quasi rituali coniugando di nuovo
cuore e amore in una delle tante "rime interne" del disco.
TUTTO IN UN ABBRACCIO - melodica canzone d'amore, sarà probabilmente il secondo
"estratto" dal disco a essere offerto alle radio. È la canzone degli amori
infelici, del tempo che uccide la passione e la difficoltà di raccontarsi, con
la volontà di raccogliere tutto inun unico ultimo abbraccio.
GRAND'UOMO - Consequenziale al precedente album, riprende ritmi e atmosfera
sonora trasformando i numeri binari "zero e uno" digitati in "viaggiatore" in
una diversa valenza. "La musica non è un'isola, la musica è il mare. Io ti giuro
che sarò qualcuno e griderò al futuro il vento che c'è in me, perchè ti giuro
che c'è più tra zero e uno che non tra uno e cento", canta. "La fantasia è dove
non c'è l'ipocrisia della realtà, e quel che dai di te mai niente te lo porterà
più via, la poesia come un'idea non cerca verità la crea, e se tu non credi
sempre in me fa che io creda sempre in te". Musicalmente vecchiotta è
interessante come testo, come invocazione al figlio, ai fan, alla gente.
MAI PIÙ COME TE - Storia d'amore. Strana, intima. Ama anche l'assenza e «dopo te
si che io mi innamorai sempre più di te...». Melodica, una romanza di quelle da
cantare a mezza voce, in cui le pena d'amore sono comunque uno scotto che vale
la pena pagare.SULLA VIA DI CASA MIA - "Io che sono stato stato sempre altrove
alla ricerca di strade nuove ho sempre te come punto di riferimento". Canzone
d'amore ripresa da altre idee precedenti musicali e di testo, racconta del
musicista giramondo con nostalgia di casa, un poeta e marinaio che soffre mal di
terra e mal di mare. Interlocutoria.
PATAPAN - Il rapporto padre e figlio torna in una canzone delicata sui punti di
riferimento, con rimpianto. Voce e piano accennato e poi il crescendo, «non è
questo il mondo che volevamo non è questo il mondo che sognavamo... ma andiamo
avanti e patapan», con fischio morriconiano nel finale, anche perchè la vita è
un continuo duello-sfida. Molto malinconica. "Ti sei fermato un giorno e io
corro solo...", canta e il pensiero va al padre scomparso.
QUEI DUE - "Cuore e amore qui non fanno rima" in questa canzone di fine
rapporto. Cantata in maniera straziante quasi fastidiosa interpretando il
fastidio di un chiarimento si dipana in arpeggi di chitarra spagnola, perche
anche l'amore finisce prima o poi. Un film, un quadro di tristezza familiare.
Già vissuto. È in fondo il funerale di questo piccolo grande amore.
SERENATA IN SOL - "Sono solo sotto il sol e so solo un solo in sol", scherza con
le parole in una buffa canzone sulla vita arenata chiedendosi "dove sta zazà",
cantando "una serenata un po' sderenata". È una pausa di relax in un album dai
ritmi lenti e dai temi non leggeri. Baglioni non pesta una cacca,"acciacca una
merda"... ma lui è uno che va ramingo col compagno quadrupede latrante, quando
tutti gli altri portano a spasso il cane.
TIENIMI CON TE - Canzone d'amore sulla via della maturità, scacciando fantasmi
di solitudine, cercando rifugio nell'amata. Larga melodia con campane tubulari
nel finale. Struggente. anche troppo.
FIANCO A FIANCO - "In un bisogno estremo d'orizzonte ancora correremo in branco
fianco a fianco... la speranza è sempre qui comunque anche se a volte sembra
morta". Stringersi intorno al sogno. Canzone inno, da trascinamento, da
manifestazione di massa, da marcia per la pace.
REQUIEM - Romanza lenta struggente in cui si prega la musica di suonare "più
forte della morte" coprendo i rumori della guerra. Fu scritta tra le macerie del
Petruzzelli, pensando ad altre distruzioni anche più colpevoli. I "tamburi
lontani" sono vicini.
DI LÀ DAL PONTE - Un arrangiamento "irish" stile terza classe del Titanic per
una storia di emigrazione e disperazione. E la canzone delle boat people dove il
ponte è quello virtuale tra oggi e domani, tra il mondo povero e quello ricco e
quello reale della nave in navigazione verso la speranza.
PER INCANTO E PER AMORE - Un famoso corale di Bach (dalla cantata "Herz und Mund
und Tat und Leben") si trasforma in una straordinaria rogatoria sulle speranze
del mondo. Un ponte tra passato e futuro costruito per grande orchestra e di
assoluta sacralità che chiede la fine di ogni guerra e pace giustizia e amicizia
con un finale indiano a sitar e tabla laddove l'occidente mise i clavicembali.G.
Al.
(Unione Sarda 21 Maggio)
Arriva il nuovo album “Sono io”
Baglioni canta
«l’urgenza d’amore»
Io e noi, semplicità e monumentalità, leggerezza ed impegno: sono i poli che
racchiudono le tredici nuove canzoni di Sono io, l’uomo della storia accanto, il
nuovo album di Claudio Baglioni che traduce in poesia rapporti complessi come
quelli tra padre e figlio, tra uomo e donna, tra artista e pubblico e tra i
popoli del mondo. Il cd, in uscita venerdì, non doveva avere un filo conduttore,
anche se oggi, a lavoro finito, durato dieci mesi, lo stesso Baglioni ne
individua uno: «L’urgenza di amore, come medicina possibile ad un senso di
spaesamento individuale e collettivo».
Chiusa la trilogia degli album “a concetto” degli anni ’90 (Oltre, Io sono qui e
Viaggiatore sulla coda del tempo), molto meditati e complessi, Baglioni ha
scelto di realizzare un cd più leggero, immediato, «fatto a mano» con la
freschezza di ispirazione e di scrittura che lo accompagnava negli anni ’70.
Serenata in sol è il brano più riuscito in questo senso, «una serenata sderenata
contro questa vita arenata», ovvero «la canzone più sguaiata del cd», come la
definisce Baglioni. All’estremo opposto troviamo Requiem, un pezzo monumentale
di forte pathos contro la guerra, contro ogni guerra. Il manifesto
autobiografico Sono io, il singolo trasmesso dalle radio, apre la track list;
seguono le canzoni d’amore Tutto in un abbraccio, Mai più come te (una ballata
acustica destinata a diventare un successo), Sulla via di casa mia, che celebra
la quotidianità di un rapporto, Quei due e Tienimi con te, sul bisogno di
trovare un rifugio nella propria metà.
La relazione padre-figlio e quella figlio-padre sono al centro dei brani Grand’uomo
e Patapan. «Si tratta dei rapporti più complessi da abbracciare, quelli meno
conclusi, meno individuabili e definiti». “Un figlio ama sempre un padre, ma lo
fa mentre lo giudica e quasi mai perdona, finché gli scopre il segno di una
lacrima e per la prima volta vede una persona” canta Baglioni, pensando al suo
unico figlio, Giovanni, che ha festeggiato l’altro ieri il ventunesimo
compleanno. «Finora - spiega Baglioni - avevo tenuto il disco da parte per non
ascoltarlo insieme a mio figlio. Noi spudorati artisti approfittiamo delle
canzoni per mandare messaggi che non abbiamo il coraggio di mandare altrimenti».
Patapan è invece una lirica struggente che evoca l’assenza del papà del
cantautore, Riccardo, scomparso circa tre anni fa.
I tre brani che concludono l’album sono quelli più impegnati, più proiettati sul
sociale, che parlano dell’urgenza di pace, di solidarietà e tolleranza: Requiem,
Di là dal ponte e Per incanto e per amore, un testo originale su una melodia
tratta dalla cantata n. 147 di Bach. Anche se della guerra in Iraq dice che «era
infondata, non hanno trovato neanche un insetticida», guai a dare a Baglioni del
pacifista in senso unilaterale. Sui cortei e sull’esibizione della bandiera
arcobaleno il cantautore ha le idee chiare: «Nessuno è per la guerra, ma ho
trovato sgradevole e antipatico imbrattare e sbeffeggiare la bandiera della
pace». A Fianco a fianco, traccia numero 10, il ruolo di canzone spartiacque tra
la parte più autobiografica del disco e il finale corale: racconta le emozioni
del concerto, «dove palco e spalti, artista e pubblico, sono uniti da un
continuo scambio di ruoli, nel quale l’uno e l’altro diventano, di volta in
volta, mittente e destinatario di grandi emozioni».
(Il Gazzettino 21 Maggio)
Esce venerdì "Sono io, l’uomo della storia accanto", nuovo album del
cantautore romano, tra amore e guerra
Claudio Baglioni, uno
fra mille
Il 14 giugno partirà il suo tour che lo vedrà su un palco circondato da
centinaia di artisti diversi
La copertina è già comparsa su molti manifesti che annunciano il prossimo tour.
C'è Baglioni (non più "biondo" come nella prima uscita avendo rifatto le foto
senza usare le luci gialle che avevano scandalizzato i fan), con le spalle al
muro. Un muro di mattoni. Che però si appoggia sul nulla. È solo una foto, ma il
bello di Claudio, 52 anni il 16 maggio scorso, è che comunque ti consente più o
meno volontariamente di giocare con la fantasia, di interpretare e volare
pindaricamente. E allora non è illecito dare al muro due interpretazioni:
l'ansia dell'artista-feticcio costretto un'ennesima volta a offrirsi al pubblico
con un nuovo "prodotto", e l'immagine pinkfloydiana del "Muro" di cui tutti
siamo mattoni, che può legarsi all'idea di base del tour e dell'album, dedicato
a "noi" come insieme di tanti "io", che non accettano di mandare il cervello
all'ammasso come i "kids" di Roger Waters.
Il disco, "Sono io, l'uomo della storia accanto", in uscita il 23 maggio, pur
raccolta di canzoni scritte in tempi e momenti diversi, ha comunque i soliti
diversi piani di lettura. C'è l'amore più o meno autobiografico delle storie
finite e quelle iniziate dopo, la dissoluzione del rapporto, la ricerca del
rifugio, il riamore. C'è la guerra e il mondo che gira a modo suo con i tamburi
di morte e le boat people, e c'è il senso di speranza, il guardare avanti in
maniera indifferentemente spirituale o laica, ma sempre confidando nelle proprie
forze, o in quelle di ciascuno. La risposta che soffia nel vento di dylaniana
memoria è nella capacità di ognuno di reagire: «Se non credi sempre in me fa
ch'io creda sempre in te». È un concetto parallelo a quello elaborato da Peter
Gabriel, artista che resta uno dei punti di riferimento di Baglioni.
È un disco apparentemente semplice, immediato, fatto di tempi larghi e melodie,
di numerose autocitazioni nei testi e nella musica, e costruito su chitarra e
pianoforte, lasciando sintetizzatori e computer nell'angolo, a creare effetti,
ambientazioni, colori. Inutile aspettarsi ricerche sonore questa volta, e
neppure canzoni epocali, però questo è il disco più vicino a "Strada facendo"
che Baglioni abbia mai scritto, e che si fa ascoltare piacevolmente offrendo al
riascolto numnerose sorprese.
La trilogia di "Oltre" è finita ed è il momento di tirare le somme: «Ho giocato
con i suoni e le parole - spiega Claudio - ma c'è un solo brano che mi era
davvero "rimasto nel cassetto": "Sono solo sotto il sol e so solo un solo in
sol" risale a "Oltre", quando non riuscivo a scrivere un disco che era già stato
venduto nei negozi e io me ne stavo in spiaggia con la chitarra e continuavo a
ripetere questa frase e a suonare gli stessi accordi!».
Sitorna a parlare d'amore, in varie fasi. Non è l'amore adolescenziale, ma
quello maturo, quello rifugio, e anche quello che si dissolve. Si parla di
guerra, quella delle bombe e quella contro la fame, che fa cercare la speranza
in una barca nel mare in tempesta. Si parla del rapporto col padre, da padre di
un ragazzo che gli ispirò "Avrai", e da figlio di un genitore scomparso la cui
morte gli fece scrivere una delle canzoni più belle e struggenti, "Titoli di
coda".
Il tour partirà da Ancona il 14 giugno. Solo sette tappe negli stadi, fra cui
Padova il 23 giugno: «Sto girando l'Italia per selezionare gli artisti che
parteciperanno allo spettacolo. Sono sorpreso, ci sono personaggi incredibili e
soprattutto, anche se sono gruppi amatoriali sono spesso di una energia, una
serietà e una professionalità notevoli. Bisognerebbe guardarci con più
attenzione, e lo dico anche per la nostra tv, certo non quella delle pro loco
domenicali».
Baglioni sarà "uno fra mille": porterà in scena un migliaio di artisti "locali",
giocolieri, acrobati, danzatrici del ventre, o altro, oltre a una settantina fra
musicisti e artisti "fissi". «A Padova - racconta - ho trovato un'artista capace
di creare sculture moderne con qualunque materiale si trova davanti, un pezzo
qua un pezzo là. Adesso si tratta di selezionare le proposte in funzione dello
spettacolo»Ma quanto costa uno spettacolo del genere?.
«Uno sproposito, perchè mille persone, anche se intervengono gratuitamente devi
comunque ospitarle, metterle in regola fiscalmente e assicurarle - commenta
Rossella, la compagna di Baglioni - quindi si rischia di fare spettacoli in
perdita, ma Claudio è fatto così».
Quasi architetto, dopo aver approfittato della nuova possibilità di recuperare
gli esami sostenuti in passato e reiscriversi, guarda con "disperazione" agli
spazi musicali: «Se ci arrivo davvero potrebbe essere la mia tesi di laurea. Qui
non esistono palasport insonorizzati per ospitare concerti. Io sono costretto a
ricorrere agli stadi. Sarebbe bello poter creare dei centri polivalenti come
avviene all'estero»
Domani sarà ospite di Zelig. Tanto per non smettere di stupire.di GIÒ ALAJM
(Corriere della sera 21 Maggio)
«Ecco la mia nostalgia del futuro»
Baglioni pubblica «Sono io»: l’ho pensato per condividerlo con i fan
MILANO - «Mentre stavo al pianoforte per le canzoni di questo album, mi ponevo
una sola domanda: "Mi commuove o non mi commuove?". Solo se la risposta era
affermativa la canzone veniva promossa». E non appena il sito di Claudio
Baglioni ha messo in rete un minuto delle tredici canzoni del nuovo album «Sono
io» (sottotitolo: «L'uomo della storia accanto»), in uscita venerdì, si è acceso
fra i suoi fan il dibattito: è un ritorno ai tempi di «Poster»? E' la negazione
della trilogia partita da «Oltre» e conclusa da «Viaggiatore sulla coda del
tempo»? Giriamo la domanda a lei, Baglioni...
«Molto probabilmente bisogna andare in giro, perdersi, navigare, andare avanti
per poi poter ritrovare una strada familiare, un sapore di casa, una luce che
volge verso un tramonto accomodante».
In «Grand’uomo», una marcia «baglionesca» c’è l'eroico quotidiano, i figli...
«Figli prima e poi padri di altri figli... Padre, il mestiere più difficile:
prima o poi un figlio ti mette nella condizione di essere giudicato e in fondo è
il segreto svelato di un padre. E’ il seguito ideale della famosa "Avrai"
scritta 21 anni fa, in occasione della nascita di mio figlio Giovanni».
In tante canzoni come «Quei due» o «Fianco a fianco» c'è sempre un attonito
stupore di fronte alla vita, come se avesse aperto gli occhi ieri mattina.
«Spero che questo stupore mi sostenga e mi sorprenda continuamente. Soltanto
così saprò ancora di essere vivo».
In «Quei due» canta: «Lui si sofferma a guardare l'orario, ma la vita ferma su
un altro binario» . Non sarà mica l'orologio fermo sull'1.10 di «Poster»?
«Non è nemmeno un orologio. E’ il niente. Tutto sta in quel niente, in quella
fissità, con la vana speranza di riuscire a fermarlo in un fotogramma».
«Serenata in sol» è folle, allegra, caraibica. Lei la definisce la canzone
cialtrona. Perché?
«E’ un delirio che io ho provato in alcuni momenti della mia misantropia, quando
bisognava scrivere delle canzoni, quindi allontanarsi da tutto il mondo per
avere la possibilità di descriverlo. Una sorta di castità di pensieri e fisica
per ragionare sulle cose della vita. Ero arrivato al punto di parlare con le
pietre, gli uccelli, gli alberi, pensando che quelli capissero. Suonavo per ore,
giornate intere su una chitarra a cui mancava una corda - e anch'io ero molto
giù di corda - e sulla stessa tonalità una serie di scemenze come "sono solo
sotto il sol e so solo un solo sol". Il messaggio? Questo mondo è strano e se
non sei un po’ pazzo non lo riesci a vivere».
Baglioni, i suoi parti sono sempre più difficili. Non è che il «mezzo» canzone
le va stretto?
«Forse. Ma la battaglia creativa si fa nella piccola mischia, non nel grande
spazio. La canzone è un bel cimento, perché in pochi minuti si misura la forza
di chi la fa».
E il tour, sempre più grande, ricco, costoso. Cosa bolle in pentola per il
debutto del 14 giugno?
«O un errore colossale oppure un tentativo cortese di tirar via le persone dalle
case, dalla quotidianità, dalla routine, cercando di sorprendere e di
sorprendermi in qualcosa che resta un rito, una messa cantata anche dalla
gente».
Molte nuove canzoni sembrano pensate in funzione dello show.
«Sì. Chi fa questo mestiere ormai pensa anche alle occasioni in cui queste
canzoni verranno condivise. Non è più "io le faccio, voi le ascolterete". C'è
una sorta di nostalgia del futuro, un rinvio a quello che accadrà». Mario
Luzzatto Fegiz
(La Stampa 21 Maggio)
In uscita oggi il suo ultimo CD "Sono Io (L'uomo della storia accanto)
Baglioni: fuori dal
mondo e contro le maggioranze
inviata a MILANO
Trent'anni dopo, c'è ancora chi pensa a Claudio Baglioni come al ragazzo
romantico e semplice della maglietta fina. Ma lui ormai si è annullato dentro un
bell'uomo di mezza età, aitante e complesso, dai capelli più sale che pepe,
autoironico ancorché ansioso, teso alla ricerca di una espressività alla quale
la forma-canzone va ormai stretta. Lo si capisce bene in «Sono io (l'uomo della
storia accanto)», il disco di 76 minuti di ascolto che esce oggi, dove cerca di
mediare fra le esigenze di un cd e la propria creatività. Ne escono 13 operine
fra i 5 e i quasi 8 minuti, nelle quali il Divo Claudio parte dai ricordi per
raccontare la propria visione dei sentimenti e dell'amore, in un minuzioso
cesello di atmosfere musicali, fra pianoforti e orchestra e ambizioni sinfoniche
(si chiude con una cantata di Bach), mentre la voce non perde la sua
caratteristica, verace vena popolaresca. E' un lavoro in grandeur di varie
ispirazioni, e sarà curioso contemplarne gli ulteriori sviluppi: primo dei quali
un tour che parte il 14 giugno da Ancona, e toccherà vari stadi, come
spettacolo/concerto multimediale.
Gentile Claudio, sette minuti e quarantacinque secondi sono un bel record per
una canzone. Li tocca «Patapan», racconto di un momento di intimità fra un padre
e un figlio. Lei e suo padre, o lei e suo figlio?
«Nel ricordo di mio padre carabiniere, ho pensato alla fanfara. E' una canzone
sui profumi e sulla strada che era lieve. "Patapan" è proprio il ritmo
dell'andare avanti. E' una canzone sull'assenza: di una guida sicura, ma anche
di qualcuno che ti indichi la strada; dunque anche sull'assenza dei grandi padri
che ora davvero scarseggiano».
Come lavora Baglioni?
«La musica scorre istintiva. Le parole sono come marmo, le scolpisco. Sono
sempre in soggezione con chi lavora sulla parola».
Però non rinuncia ai suoi calembours. «Serenata in sol» dice: «Serenata/Per
essere nata/e per essere arrivata...».
«Quello è un frutto della mia disperazione in studio. E' il ricordo di alcuni
momenti di misantropia. Ero al mare da solo, abbattuto, parlavo con gli uccelli
e poi prendevo la chitarra e facevo un accordo in sol e lo ripetevo
all'infinito. Non sempre posso stare in mezzo al mondo, sa».
Dal tempo di «Oltre» non ci sono collaborazioni «firmate» nei suoi dischi.
«Sono ridiventato figlio unico».
E neppure si ricordano duetti.
«Un duetto non necessariamente è tale: può diventare un duello».
In «Al di là dal ponte» parla (male) della mania dei soldi e del potere.
«Questo è un disco contro le maggioranze».
Contro Berlusconi?
«Ma no. Pensi che al tempo dell'"Ultimo Valzer" in tv dovevo fare un duetto con
lui che era capo dell'opposizione. L'avevo ascoltato, non canta male: è un
intrattenitore alla francese, ruba il tempo. Cantava "Dans Mon Ile" di Salvador
e "Que reste-t-il de Nos Amours"».
Non si ricordano sue cover..
«Ma all'inizio della carriera facevo i provini per le canzoni di Sanremo, da
qualche parte dovrebbe giacere una mia versione della "Spada nel Cuore": con
quella diventai famoso in Cile nel '68».
Avrà ricevuto proposte anche lei per un tv show...
«Certo. Tutti vogliono novità, però poi si spaventano: chissà perché in tv diamo
il peggio di noi stessi, se alla prima puntata gli ascolti son bassi vanno in
palla e buttano dentro di tutto: il varietà ormai vive di numeri e non di
filosofia».
Terrà concerti faraonici?
«Per un disco così suonato e fatto a mano, ci sarà sul palco l'orchestra di
Teramo con 42 elementi più i 6 della mia band. Poi un gruppo fisso di animatori,
con movimenti di scena. E in ogni luogo che toccheremo, faremo reclutamenti
nelle Accademie delle Belle Arti per quadri coreografici e scenografici che
diano il senso dell'happening». Il tour negli stadi: 14 giugno Ancona, 19
Milano, 23 Padova. 27 Firenze, 1 luglio Roma, 5 Napoli, 12 Catania.
(Il Resto del Carlino 21 Maggio)
E Baglioni torna al passato:
«Fare dischi d'amore ti cala l'età»
.ROMA — C'è stato un tempo in cui Claudio Baglioni (nelle foto) cantava "W
l'Inghilterra" o "Amore bello". In cui sfiorava l'estasi pruriginosa della
maglietta fina e i sentimenti in gabbia del passerotto con tanta voglia di
volarsene via. Un piccolo mondo antico trascolorato negli anni Novanta dietro ai
sentimenti spessi, alle allitterazioni e ai giochi linguistici di un repertorio
sempre più strutturato. Ed è proprio col cuore ai sabati pomeriggio e alle facce
pulite di quel tempo lontano che l'autore di "Sono io l'uomo della storia
accanto" prova in questo suo nuovo album che esce venerdì a rincorrere la
semplicità perduta.
«Volevo un disco dal pensiero breve. O quantomeno più coinciso del predecessore"
spiega. "Una raccolta di storie, piuttosto che un 'concept' costruito su un
unico racconto. Un lavoro semplice, fatto a mano, con l'imprimatur di un alto
artigianato. Viviamo infatti in un momento di forte disarmonia in cui andrebbe
recuperato un po' dell'equilibrio perduto. La trovo anche una panacea al tempo
che passa, perchè fare dischi d'amore ti cala l'età».
Quali sono i cardini su cui poggia questo nuovo lavoro?
«La canzone che ha dato una direzione al tutto è stata 'Mai più come te' perchè
mi ha fatto capire che stavo lavorando ad un album diverso dagli altri. Poi c'è
'Tutto in un abbraccio', il nuovo singolo, quello che ha dato maggior
riconoscibilità alla mia vicenda musicale attuale. Infine citerei un paio di
momenti di leggerezza come 'Sulla via di casa mia' e 'Serenata in sol', il brano
forse più sguaiato dell'intera raccolta ma anche quello più complice, in cui
accetto la mia cialtroneria. Guardacaso sono forse i pezzi meno importanti
dell'album, ma come spesso accade le cose più significative stanno proprio tra
le più defilate».
In "Di là dal ponte" si parla di dignità proibita.
«Il mondo oggi è governato da pochi che si autonominano maggioranza. E sono
'maggioranze' che ogni tanto si dimenticano il perchè sono state elette. Se non
c'è dignità nel cosiddetto terzo mondo, afflitto dalla prostituzione e dalle
malattie, ce n'è poca anche in quell'Occidente dove la rissosità politica su
ogni argomento finisce col porre in secondo piano le domande dei cittadini».
"Grand'uomo" e "Patapàn" sembrano legate alla figura di suo figlio Giovanni e di
suo padre, scomparso tre anni fa.
«E' inevitabile che ci sia qualche punta autobiografica. A Giovanni non ho fatto
ancora ascoltare il disco, ma ho già visto che accennava qualche canzone alla
chitarra. Deve esserci stata qualche fuga di notizie dallo studio. Lo porterò
con me in tour».
Ha mai pensato di uniformarsi alla moda e lasciarsi contagiare dalla febbre del
musical?
«Tutti i miei dischi sono dei mezzi musical. Anzi, 'Questo piccolo grande amore'
era nato proprio come musical e così pure "E tu", che avrebbe dovuto narrare la
storia di un navigatore solitario».
Ha mai sentito il rifiuto per qualche album?
«Sì per "Sabato pomeriggio". Tre mesi dopo la pubblicazione non lo sopportavo;
ora l'ho riscoperto. E' accaduto qualcosa di simile pure con 'E tu come stai?'.
Lo trovavo troppo tenero, troppo sdolcinato. Ora li guardo entrambi con la
tenerezza di quelle vecchie fotografie in cui ti piaci comunque, anche se sei
orrendo».
Che ruolo avrà "Sono io l'uomo della porta accanto" nel kolossal da stadio con
cui debutterà il 14 giugno ad Ancona per poi proseguire alla volta di altre sei
città tra cui Milano il 19 e Firenze il 27?
«Quelli saranno dei concerti-rito, dove la riunione ha la preminenza; un
contesto inadeguato al nuovo album, di cui proporrò 4-5 brani al massimo. Mi
piacerebbe affrontarlo in altra sede, magari quella teatrale fermandomi nella
stessa città più sere di seguito. Se ne riparlerà in autunno». di Andrea
Spinelli
Cuore e leggerezza: così Claudio
ritrova il suo mondo di emozioni
. E' lui. L'uomo della storia accanto. Claudio Baglioni che frantuma il suo
orizzonte personale, sentimentale, sociale, emotivo in tanti "io". La cui somma
è un "noi", non un "io" diviso. E' anche una ricerca del contatto con la
comunicazione, quella che lui chiama immediatezza.
Passione. Leggerezza. Cuore. Così "Sono io", album in tredici racconti per la
Sony, è un lavoro "per sottrazione" che si ferma fra i cinque e i sette minuti
di canzone. Sicchè "la mongolfiera di pensieri, emozioni, sogni" non ci sembra
abbia perso proprio tutta la zavorra. E questo perchè Baglioni fa qui i conti
con tutte le variazioni riconoscibili dell'amore, dal rapporto padre-figlio al
quello di coppia: il punto è che, crescendo, aumentano le cose da dire e i testi
voltano pagina come in un romanzo. Non come una classica poesia. La
semplificazione alleggerisce invece la musica che ha armonizzazioni e linee
melodiche rassicuranti, squarci di azzurro e di invenzione vera.
E' un ritorno alla canzone popolare come punto di partenza per irrinunciabili e
psicanalitiche complessità. Di sicuro, Claudio si è ritrovato in un mondo
musicale strettamente personale. Nel bene e nel male, nella volatilità del
sorriso melodico e nel peso di certi conti armonici sospesi, autobiografico e
vero. "Sono io" è stato il primo manifesto radiofonico, venerdì si cambia (già)
con "Tutto in un abbraccio", che è un caldo poster del passato. La capacità di
sceneggiare una crisi di coppia illumina il sentimento grigio di "Quei due", "Patapan"
è una modulazione ostinata come il dialogo figlio-padre. "Serenata in sol" un
gioco ironico, satirico, carino. Se non vi bastano i lampi del passato, "Tienimi
con te" è una cosa nuova davvero bella. "Fianco a fianco" la sigla del prossimo
concerto. "Di là dal ponte" una riflessione sul sociale: "al di là dal ponte
questa è un'altra storia... con un tozzo di illusione quando si scambia la
maggioranza con la povera ragione...dentro a un silenzio d'oro le parole sono
argento e un grido è piombo". L'ultima è un adattamento di una cantata di Bach.
Il genio che ha dato origine a tutto.
di Marco Mangiarotti
(La Repubblica 21 maggio)
Il Cantautore ci parla di "Sono Io", Il nuovo album che uscira' venerdi
Baglioni: canto ancora
l'amore per mio figlio e mio padre
"La musica m´ha ridato fiducia in me stesso"
"Ho cercato un linguaggio più diretto senza ridondanze ma badando al sodo"
"Sono stato un genitore distante e questo sarà sempre motivo di qualche
rimpianto"
di Gino Castaldo
ROMA - Sembra proprio che Baglioni abbia voglia di ridefinirsi, magari come un
piccolo grande uomo, diviso tra dubbi nostalgie e qualche conquista, e lo si
capisce dal biancore candido che si rileva fin dalla copertina di Sono io, il
nuovo album che da venerdì prossimo sarà nei negozi. «È come ripartire dalla
pagina nuova di un quaderno» racconta, «cercando una comunicazione più diretta,
di sfrondare le ridondanze, soprattutto musicali, di andare al sodo delle
melodie e delle sonorità».
Ci sono molte canzoni d´amore. È anche tempo di sentimenti?
«Sì, il disco è più dettato dal cuore che dalla testa, e sono canzoni che mi
riportano violentemente da qualche altra parte, non so se nel tempo o nello
spazio. È più difficile scrivere una canzone d´amore, perché sono delicatissime,
fragili, le sbagli come niente. Ce ne sono tante, un disco di omelie, di amore
verso l´amore, verso le idee, verso un mondo che sia più armonioso, e di un
rapporto passato futuro tra padre e figlio»
A proposito, c´è un pezzo, Grand´uomo, che sembra molto personale, quasi il
seguito di Avrai che ha scritto 21 anni fa quando nacque suo figlio...
«Nel ´68 feci il primo provino per la Ricordi, a Milano, mi accompagnò mia
madre, non avevo compiuto diciassette anni, mi dissero tu non farai mai nulla,
fui trattato a pesci in faccia, tornai a mezzanotte alla pensione dove mi
aspettava mia madre, e io sul tram, in una città che sentivo molto ostile, tirai
giù il finestrino e dissi vi farò vedere, diventerò un grand´uomo, e mi è
tornato in mente oggi, l´idea di chi si illude anche ingenuamente di poter fare
qualcosa di utile e magari lasciare il mondo un po´ meglio di come l´ha trovato.
Credo che l´unica eredità possibile sia quella di riuscire a trasferire a un
figlio questo tentativo, di dire: io ci ho provato, non so se ci sono riuscito,
ma ci ho provato».
È così nella realtà con suo figlio?
«Sì, non gli ho fatto così tanto da padre, sono stato a volte distante, e questo
sarà sempre motivo di qualche rimpianto, poi le cose nel tempo si aggiustano,
però c´è questa urgenza di trasferire su un figlio il desiderio di esserci, di
fare, di migliorare il rapporto con se stesso e con l´esterno».
E per simmetria c´è anche Patapan, un pezzo dedicato a suo padre?
«Sì, c´è un tempo che è andato via insieme alla persona. Noi viviamo tante
storie in parallelo, peccato che il tempo ce le sposti. Ricordo che da ragazzino
le notizie di chi è nato e chi è morto mi destabilizzavano, io pensavo che tutte
le persone che si conoscevano e si volevano bene dovessero nascere e vivere e
andarsene tutte insieme».
Il pezzo inizia intimo e diventa maestoso, poi ridiventa popolare e c´è anche un
fischio. A proposito è la prima volta?
«Sì, in assoluto... mio padre fischiava sempre, e poi gli piacevano le fanfare e
le fisarmoniche, e quindi nel pezzo c´è questa mistura di elementi popolari.
Sono delle concessioni che uno si dà, come se dovessi estirpare qualcosa che non
ho ancora tirato fuori».
C´è anche Serenata in sol, un pezzo molto scanzonato. Non sarà la voglia di
radici, di riscoprire un corpo centrale della sua storia?
«Sì, ho cercato un equilibrio tra il percorso all´indietro e la visione di oggi,
la voglia di essere più leggero, ma fare qualcosa di gustoso musicalmente, mi
faceva ridere l´idea, come dico in un verso, di avere tale autodisistima da
chiedere scusa anche per aver pestato una merda...».
Era arrivato a tanto?
«Beh, non proprio, ma un anno e mezzo fa ho passato un momento di forte
scoramento, mi sono ripreso un po´ di fierezza pensando di aver fatto un po´ di
musica, mi sembrava di essere stato un miracolato, che certe cose fossero
arrivate per fortuna, e poi pensavo che non ci fosse altro da fare, che forse
questo mestiere bisogna farlo fino a un certo punto, per non ripetersi, per non
copiarsi, allora ho cominciato a riascoltare musica, tra cui Bach e ho percepito
di nuovo la supremazia della musica su tante altre cose, da qui l´idea del
finale, un pezzo che parte da un´aria di Bach e usa anche strumenti orientali
come il sitar, la voglia un po´ ecumenica di unire mondi così diversi attraverso
la musica».
(Famiglia Cristiana 20Maggio)
IL NUOVO ALBUM DI CLAUDIO BAGLIONI, IL VENTESIMO
CLAUDIO È SEMPRE BAGLIONI
Si intitola Sono io, l’uomo
della storia accanto, e presenta 13 canzoni inedite che sanno "d’antico". E
annuncia un tour faraonico, con centinaia di artisti raccolti in strada.
Il 14 maggio scorso ha compiuto 52 anni e ha "varato" il nuovo album, Sono io,
l’uomo della storia accanto, il ventesimo di una carriera che ormai ha tagliato
il traguardo dei 35 anni: eppure conserva gli entusiasmi e tutti i dubbi degli
inizi. Claudio Baglioni sta girando l’Italia alla ricerca di artisti di strada,
cantanti, attori, scenografi, ballerini che saliranno con lui sul palco nel
nuovo tour che, per ora, prevede sei date, dal 14 giugno allo stadio del Conero
ad Ancona a quello di San Siro a Milano il 19, per arrivare il 23 allo Stadio
Euganeo di Padova, al Franchi di Firenze, all’Olimpico di Roma il 1° luglio, al
San Paolo di Napoli il 5, per concludersi il 12 luglio al Cibali di Catania.
Questi incontri con migliaia di persone ti daranno davvero materia per
arricchire i tuoi concerti?
«Di sicuro: del resto non è la prima volta che mi circondo di tante persone
sulla scena. Stavolta ho immaginato persino che ce ne potranno stare 7-800,
1.000. Ma forse è una botta di megalomania. Tuttavia, quanti saranno,
arricchiranno la colonna sonora che, almeno quella, mi sono tenuta per me!».
Sei soddisfatto di quest’ultima fatica?
«Non mi era mai successo prima: di solito per mettere a punto un progetto
discografico ci mettevo due-tre o quattro anni (è da quattro anni, infatti, che
Claudio non esce con un nuovo disco perché ha preferito fare nuove esperienze
con una serie di concerti prevalentemente strumentali, ndr.), ma stavolta la
"gestione" è durata nove mesi esatti...».
Come una gravidanza...
«Proprio così, e mi sono potuto render conto di quanto sia faticoso. Non credo
che ci riuscirò più!».
Ascoltando l’album, 13 canzoni inedite, ho avuto l’impressione di ritrovare in
certi momenti il "vecchio" Baglioni, quello del lungo percorso che l’ha reso uno
dei cantautori più popolari d’Italia per almeno tre generazioni. È solo una mia
impressione?
«No, no, è andata proprio così e anche se le canzoni sono inedite, ho subìto nel
realizzarlo richiami di percorsi compiuti in 35 anni di musica. Ci sono echi di
una sorta di antologia di novità che dà un’occhiata al passato ma vive il
presente, con il pensiero nel futuro...».
Un’altra sensazione che ho provato nell’ascolto è quella della semplicità:
semplicità nei suoni, nelle atmosfere. Non mi succedeva da tempo...
«È un disco fatto a mano, più sincero, sicuramente più genuino. I contenuti
arrivano più al cuore che alla testa...».
Se aggiungo che mi è sembrato di cogliere anche una certa leggerezza di
atmosfera, non la prendi come una limitazione di giudizio?
«La leggerezza è come una linea sottile che diventa semplicità e io credo che
ormai tutti si rendano conto di quanto sia difficile essere semplici e
comunicativi».
Tra i tanti artisti che conosco, Claudio Baglioni è quello che alterna tanti
momenti di iperattività a pochi momenti che lui definisce: "ogni tanto respiro".
Nessuno come lui è riuscito quasi sempre ad avere l’idea che ti sorprende. Già
famosissimo, ha fatto raid improvvisi in discoteca, ha cantato Tamburi lontani
con la banda dei Bersaglieri, ha scritto e cantato Acqua nell’acqua, sigla
d’apertura del VII Campionato del mondo di nuoto, è Ambasciatore artistico della
Fao, ha scritto un libro intitolato C’era un cavaliere bianco e nero e composto
Bonjour la France, una canzone che, affidata a Rita Pavone, rimase a lungo al
primo posto nelle classifiche francesi.
Ai suoi concerti si può tranquillamente affermare che abbiano partecipato decine
di milioni di persone, i suoi dischi hanno raggiunto cifre di vendita da
Guinness di primati. Eppure, la voglia di stupire e di stupirsi non l’ha mai
fatto cadere in letargo da successo. In un giorno, a bordo di un aereo ha
percorso l’Italia proponendo le 12 canzoni del suo disco, Viaggiatore sulla coda
del tempo, negli hangar degli aeroporti di Firenze, Milano, Napoli e Catania. Ha
girato l’Italia trasformando un camion giallo in un palcoscenico del "Tour
Giallo", ha salutato l’ultima notte del secolo e l’alba del Duemila cantando in
piazza San Pietro una versione dell’Ave Maria e le canzoni tratte dalla colonna
sonora di Fratello Sole, sorella Luna.
Mentre gli snocciolo tutte queste imprese, Claudio sta in silenzio, poi aggiunge
altri momenti memorabili: i concerti negli anfiteatri antichi e gli esperimenti
più recenti come Incanto tra pianoforte e voce, un tour durante il quale si è
esibito per tre ore, accompagnato soltanto da un piano a coda. E ora sta
preparando una nuova festa, un momento di energia, come si preannuncia il tour
intitolato come l’album, Sono io, l’uomo della storia accanto.
Tra le canzoni, ce n’è una, Mai più come te, che sin dal primissimo ascolto m’è
parsa la più dolce perché è una dissertazione sull’amore. E naturalmente Sono
io, scelta come singolo.
Tra le note che Claudio ha scritto per "raccontare" il suo disco leggo:
«Un’umanità che si consuma in un’eterna vigilia, nell’attesa di trovare il
coraggio di traghettarsi verso il tempo nuovo (la canzone è Di là dal ponte),
che non si rassegna all’inquietante follia di questo mondo in agonia. Requiem,
dove, se non sei un po’ matto, puoi perdere la testa. Serenata in sol, ma che
non smette di cercare il senso del suo viaggiare. Per incanto e per amore».Gigi
Vesigna
(Rockol 20 maggio)
Claudio Baglioni
presenta il suo nuovo album: 'Eccomi, in volata'
Claudio Baglioni ha presentato oggi all'Hotel Duke di Roma il suo ultimo album,
intitolato "Sono io l'uomo della storia accanto" (tredici inediti per 75 minuti
di musica), disponibile nei negozi il prossimo venerdì. Un disco dove prevalgono
la melodia, le note alte, e dove non ci sono "brani di punta". Un album su cui
ha lavorato 10 mesi. "Una volata – ha detto Baglioni – perché volevo tentare di
scrivere e realizzare un disco meno strutturato, meno pensato rispetto a quelli
precedenti".
Non è un album-storia, ci tiene subito a dirlo, ma comunque alla fine un sottile
legame tra i brani c'è, ed è l'amore, nelle sue diverse sfaccettature. Si va dal
primo singolo "Sono io", una ballata acustica che traccia un bilancio di quello
che è stato ed è mancato, per proseguire poi con "Tutto un abbraccio", indicato
come il prossimo singolo che parla di amori infelici.
C'è poi l'amore filiale, in "Grand'uomo", scritta per il figlio (una sorta di
seguito di "Avrai") e in "Patapan", con un pensiero invece al padre morto. "Tra
genitori e figli c'è veramente una distanza notevole dei tempi e dei ruoli
istituzionali – spiega Baglioni – il padre ti indica la via, ti rassicura, con
un figlio invece nasce la speranza di vivere il futuro".
Scorrendo ancora l'album troviamo "Requiem", brano nato in occasione di una
serata per la ricostruzione del Teatro Petruzzelli di Bari e "Serenata in Sol",
la canzone più divertente del disco, nata in una solitaria giornata trascorsa ad
Ansedonia, in Toscana. "Quando scrivo ho bisogno di stare da solo, forse perché
sono figlio unico – dice Baglioni - ma quella volta la solitudine pesava e
allora ho preso la chitarra ed è nato il ritornello un po' rappeggiante che
recita così: 'Sono solo sotto il sol e so solo un solo in sol'".
Gli ultimi due brani sono più corali: "E' una visione di un insieme come se
questi tanti io di cui canto prima divenissero una sola cosa: 'Per incanto e per
amore' è una grande preghiera scritta sulla cantata n. 147 di Bach dove esprimo
il desiderio di amare ogni individuo".
"Aspettavamo questo 2000 come un traguardo – spiega Baglioni - una partenza per
un nuovo viaggio. Invece la sensazione generale è che non sia cambiato niente.
Vivo un momento di nuova confusione. Qualche anno fa mi sembrava di averne meno.
C'è la sensazione che i tanti vecchi vizi di noi italiani non siano stati
abbandonati. Si stanno creando cittadini di un tipo e cittadini di un altro.
Questo clima è insopportabile, ogni dibattito politico è basato sulla capacità
di interruzione, di dare delle colpe. Penso che spesso i politici dimentichino
il loro lavoro".
E' nato un nuovo Baglioni politico? "No", ha precisato il cantante: "Io già
cerco di dare meno fastidio possibile come cantante, figuriamoci scendere in
campo".
Poi si torna a parlare di musica. Dei progetti futuri, magari un album di cover
come Franco Battiato, ma riproponendo canzoni dei primi anni '60, quelle cantate
da Morandi, Pavone. Sulla musica che invece ascolta nei momenti di pausa,
Baglioni confessa di preferire David Sylvian, Radiohead e Bjork. "Non sono
comunque un grande ascoltatore – spiega l'artista – nel mondo della musica si
dice che nessuno ascolti i colleghi, ma li sorvegli".
Le ultime parole, infine, il cantante le spende per i concerti: aspettatevi
anche tre ore di spettacolo. "I miei live sono sempre lunghi – ride – ci saranno
ballerini, attori e musicanti che abbiamo cercato in questi mesi anche tramite
il sito Internet. Presenterò il nuovo album, intervallato da vecchi successi".
Le date in programma, per ora, sono: il 14 giugno a Ancona, il 19 giugno a
Milano, il 23 giugno a Padova, il 27 giugno a Firenze, il primo luglio a Roma,
il 5 luglio a Napoli e il 12 luglio a Catania.
(Adnkronos 20 Maggio)
Baglioni: ''Nell'ultimo cd 'Sono io'
con tanta voglia d'amore''
In uscita venerdi' prossimo per la Sony Music
Il cantautore parla del suo ultimo lavoro: ''Una nuova danza con brani
d'insieme, concertati''. Un sogno nel cassetto: ''Poter creare un musical''
Roma, 20 mag. (Adnkronos) - ''Una gran fatica, forse perche' il tempo di
realizzazione e' stato piu' breve. Solo 10 mesi. La concentrazione e' stata
fortissima, l'affaticamento pure. Non c'e' stato comunque tempo di nascondermi.
Nel mio ultimo cd 'Sono io' con tanta voglia d'amore''. Claudio Baglioni
presenta cosi' il suo ultimo lavoro 'Sono io, l'uomo della storia accanto' in
uscita venerdi' prossimo per la Sony Music. Tredici canzoni tra le quali
'Requiem' scritto per una serata speciale dedicata alla ricostruzione del Teatro
Petruzzelli, 'Patapan', 'Grand'uomo' sui rapporti padri-figli, 'Quei due'
sull'inesorabile disgregazione dei rapporti di coppia, 'Per incanto e per amore',
un testo rielaborato su una cantata di Bach.
Il cantautore romano parla di una svolta. ''Il mio ultimo cd? un quaderno bianco
che ho cercato di riempire, una nuova danza... Rispetto agli anni '90 c'e' una
ricerca meno ossessiva sul linguaggio musicale -aggiunge Baglioni-. Un disco
pluralista malgrado dietro 'ci sia io' con brani d'insieme, concertati, senza
aggiunta di strumenti elettronici. Semplici effetti speciali''.
Alcuni dei brani del suo cd faranno da corona ai concerti live (storici e
antologici) che il 14 giugno partiranno da Ancona per poi proseguire alla volta
di Milano (19), Padova (23), Firenze (27), Roma (1 luglio), Napoli (5), Catania
(12). Un vero e proprio show, in ogni citta' un appuntamento diverso, un
happening al quale collaborano Pepi Morgia e il coreografo Luca Tommassini.
''Durante i provini ho scoperto che l'Italia non e' affatto 'sonnacchiosa', non
e' il paese dei circoletti culturali -confessa ancora Baglioni-. In ogni citta'
ho conosciuto giovani con una grande passione. Forse bisognerebbe guardare con
piu' attenzione all'energia dirompente delle nostre regioni. Un suggerimento
anche per la nostra tv -spiega ancora Baglioni-. Non quella della pro loco
domenicale''.
Baglioni ritorna a parlare di musica e canzoni. ''Si scrive per sentirsi liberi,
una forma di terapia -dice- per colmare vuoti e silenzi. Diversamente dai
precedenti lavori, in 'Sono io' non ho voluto raccontare storie. Un tempo
confezionavo un disco con scene madri e scene collaterali. Oggi non ci sono ne'
campioni ne' gregari''.
Scherzando Baglioni lancia un monito ai nostri politici: ''Non esistono
palasport insonorizzati per ospitare concerti. Per accogliere il mio pubblico
sono costretto a ricorrere agli stadi. Sarebbe bello poter creare dei centri
polivalenti come avviene all'estero''. E a proposito dell'estero il cantautore
romano ricorda che dal 1984 i suoi tour non viaggiano per il mondo.
''Solo pochi rimpianti -confessa-. Per un artista, non anglosassone, e'
difficile mediare la comunicazione. Devi piacere a un pubblico molto diverso.
Una vita comunque micidiale, anche quando sono in tournee in Italia. Alcune
volte non so nemmeno in quale citta' mi trovo..., scherza Baglioni.
Claudio Baglioni conclude annunciando un sogno nel cassetto. ''Mi piacerebbe
poter creare un giorno un musical. Era gia' nell'aria, qualche anno fa con 'E
tu' e 'Piccolo grande amore'. Non se ne fece piu' nulla. Non e' facile uscire
dalle ferree regole del melodramma. Ma c'e' la voglia e il desidero. Un giorno
arrivera'''.
La musica per Baglioni continua ad avere ''un potere indescrivibile'' e ogni
concerto si trasforma in un ''vero e proprio rito''. ''La musica, purtroppo non
potra' cambiare il mondo -spiega Baglioni-. Con la guerra in Iraq abbiamo perso
un'occasione importante... di possibile dialogo. Stiamo rischiano forte
-ammonisce il noto cantautore-. E' stato versato del sangue, ci sono stati dei
morti e non e' stato trovato nemmeno un insetticida''. E a proposito del suo
'pacifismo' spiega ancora: ''Sono contro la guerra, ma non sono mai andato a una
manifestazione. Troppo spesso ci sono bandiere che sbeffeggiano e imbrattano la
pace''.
(La Nazione 20/Maggio)
FIRENZE — Aspettando
il mega concerto
FIRENZE — Aspettando il mega concerto di Claudio Baglioni in programma allo
stadio Artemio Franchi di Firenze il 27 giugno, La Nazione organizza, per i suoi
lettori appassionati del cantautore romano, un filo diretto con l'artista.
Chiunque voglia parlare con Baglioni potrà farlo domani, mercoledì 21 maggio,
dalle 17.30 alle 18.30 chiamando La Nazione al numero verde 800.863.245.
Lo spettacolo di Claudio Baglioni avrà una grande novità: sul palco gigante, che
si estenderà su tutto il prato dello stadio, canteranno e balleranno, secondo
quanto disposto dalla regia di Pepi Morgia, storico collaboratore di Baglioni,
artisti toscani, selezionati dai provini che si sono svolti in queste settimane.
(Dal corriere Adriatico
18 Maggio)
Baglioni
IO sono qui. Felici di averti conosciuto. Dal mito alla realtà è stato come
volare. Sono io l'uomo della storia accanto. E' bello crederlo. Cantalo ancora.
(La gazzetta del sud sabato 17 maggio)
Ieri il compleanno del cantante (52) e dello showman (43)
Baglioni e Fiorello, festa in diretta
radiofonica
ROMA - Puntata speciale ieri a «Viva Radiodue» per festeggiare il doppio
compleanno di Fiorello (43 anni) e di Claudio Baglioni (52 anni), ospite
speciale della trasmissione. Dopo l'incontro a Milano per i Telegatti, Baglioni
e Fiorello si sono incontrati di nuovo a Roma per giocare insieme sulle note dei
successi del cantautore romano. In jeans e gilet nero, con camicia bianca,
capelli più che brizzolati, Baglioni si è immerso con disinvoltura nel clima
goliardico della trasmissione e, spinto da Fiorello, ha anche cantato, come ai
Telegatti, «Terra promessa» di Eros Ramazzotti. Fiorello, accompagnato alle
tastiere dall'esilarante maestro Enrico Cremonesi, ha proposto una sua versione
swing di «Porta Portese» davanti a un Baglioni molto divertito che, alla fine
della performance, ha esclamato: «Mi ha fatto male, eppure l'ho gradita». Il
capitano della Roma, Francesco Totti, è intervenuto al telefono per fare gli
auguri a Baglioni, tifoso romanista. È stata poi la volta di Laura Pausini,
anche lei nata il 16 maggio, che ha ricordato che era anche il compleanno di un
altro cantante, Niccolò Fabi. La cantante, in collegamento da Malaga in Spagna,
dove stasera farà un concerto, si è dichiarata «una grande fan di Baglioni».
Nello studio di Via Asiago, blindato alle telecamere (eccetto quelle del Tg1),
una grande torta con candeline e una enorme bottiglia di champagne, sistemate
sul piano, sono state prese d'assalto a fine trasmissione. Ospiti d'eccezione:
Susanna, promessa sposa di Fiorello, la mamma dello showman Sara, i fratelli
Beppe e Catena, una nutrita rappresentanza dell'entourage di Baglioni e tanti
fan quanti il piccolo studio ne ha potuti contenere. Stasera alle 0.05 su Raiuno
secondo appuntamento con gli speciali «Claudio Baglioni Live Story». Il titolo
della puntata è «Il cuore».
Baglioni, anteprima on line del nuovo
album
Mentre cresce l'attesa per l'uscita del nuovo album di Claudio Baglioni - nei
negozi dal prossimo venerdì 23 maggio - l' artista romano ne offre una corposa
anteprima on line. Sul suo sito ufficiale è, infatti, possibile ascoltare più di
un minuto di ognuna delle tredici canzoni inedite che compongono la tracklist di
"Sono io, l'uomo della storia accanto" (Sony). Un regalo per i fans, proprio nel
giorno del suo cinquantaduesimo compleanno.Questa la tracklist completa
dell'album:Sono io Tutto in un abbraccio Grand'uomoMai più come te Sulla via di
casa mia Patapàn Quei due Serenata in sol Tienimi con te Fianco a fianco Requiem
Di là dal ponte Per incanto e per amore
Claudio Baglioni (Rockol.it
12 Maggio)
Un nuovo disco , un nuovo giro di concerti negli stadi: il ritorno in grande
stile del cantautore romano...
Tra meno di un mese uscirà il suo nuovo album "Sono io, l'uomo della storia
accato, e Claudio Baglioni è visibilmente stanco ma appagato. L'incontro con
Rockol è avvenuto negli studi milanesi nei quali il cantautore romano è alle
prese con le ultime cure del disco, alla ricerca di effetti elettronici che
mirano alla suggestione. Tra un'occhiata al passato e uno sguardo al futuro,
Baglioni si lascia andare a significative anticipazioni sull'album, sul tour e
sulla sua vita: "Tra qualche mese mi laureo in architettura finalmente, così poi
non farò più il cantante", dice ironico. Prima che ciò accada - e con i dovuti
scongiuri - abbiamo cercato di saperne di più sul lavoro del futuro architetto.
Sta per uscire il tuo nuovo album, che disco dobbiamo aspettarci?
L'album uscirà entro maggio, non il 16, perché farlo uscire il giorno del mio
compleanno mi sembrava un po' disgustoso (ride). E' un disco fatto a mano, molto
suonato, anche se la parte finale è ricca di effetti elettronici, di ricerca di
sonorità particolari. E poi, siccome con l'andare avanti del tempo l'unica vera
angoscia non è più il successo o l'insuccesso, ma è terminare il lavoro e
doverlo consegnare, fino all'ultimo istante siamo tecnicamente nella condizione
di intervenire anche su brani chiusi, qualora ci fosse un intervento musicale
che non convince più, una nota cantata male, una parola che è meno efficace di
un'altra che si trova all'ultimo momento.
Fino alla pubblicazione, quindi, il tuo disco non può dirsi concluso?
Sì, io lavoro così. Nel precedente disco che ho fatto tre canzoni le ho
ricantate addirittura durante il mastering, l'ho fatto per evitare di andare a
casa di ogni singola persona a dire: qui avrei voluto dire questo e non quello
che c'è nel disco (ride). Questo perché forse c'è anche una forma di ingenua
presunzione per la quale uno vorrebbe essere infinito, non finire mai.
Dal primo singolo, "Sono io", si intuisce un cambiamento rispetto agli ultimi
lavori. Sei passato da un linguaggio più ermetico a uno più diretto e
comunicativo, è così?
Ho l'impressione che la voglia e il tentativo di scrivere in maniera più
diretta, di gettare un ponte tra me e chi dall'altra parte è disposto e ha
voglia di ascoltarmi si siano trasferiti nel risultato finale del disco. Non
parlo solo del singolo anche perché il disco è, secondo me, plurale e per questo
sono in difficoltà a ragionare per singoli. Comunque mi sembra un album diretto,
che ha in sé la ricerca della semplicità. E', inoltre, il disco più rapido che
io abbia fatto fino ad oggi, almeno dal punto di vista della realizzazione.
In quanto tempo lo hai fatto?
Saranno stati solo sette/otto mesi di lavoro e rispetto ai due/tre/quattro anni
che abitualmente ci impiego... Oddio, io avevo addirittura pensato di farlo in
un tempo ancora più breve, come un'istantanea, però magari sarà un progetto
della prossima volta.
Dicevi che è un disco plurale, lo è anche dal punto di vista musicale?
Ci sono molte facce sia dal punto di vista dei contenuti che da quello musicale.
E' un disco musicalmente articolato, in certi momenti addirittura sinfonico, in
altri assolutamente leggero, intendo dire molto magro, molto scarno. E' un disco
vero dal punto di vista delle sonorità, c'è poca elettronica che serve a creare
stati d'animo, non è palese, è subliminale, serve a portare meglio l'avanzamento
del brano, serve a creare una sorta di suggestione nascosta.
Dei contenuti cosa puoi anticiparci?
E' un disco d'amore, fatto di canzoni d'amore in senso classico e più in
generale di canzoni d'amore per il mondo, nel tentativo di amarlo meglio e di
amarlo di più. Cosa che non ho detto per quindici anni, perché solo dire la
parola amore mi disgustava, mi dava fastidio; adesso dico forte che darsi più
amore è l'unica speranza. Mi piacerebbe che chi lo ascoltasse ricevesse questo
messaggio, almeno io ho provato a fare un disco che traboccasse d'amore. E poi
c'è il bisogno di identità, tradotto in "Sono io", ma praticamente presente in
tutto l'album.
Cosa intendi per bisogno di identità?
Una ricerca di un io di nuovo riconoscibile, in seguito alla sensazione un po'
umiliante degli ultimi tempi. Dalle piccole storie private alle grandi storie
dell'umanità, l'io è scomparso completamente rispetto a una sorta di voi non
meglio identificato, che poi viene definito da un io che comanda un po' più
degli altri. In questo album, invece, c'è una ricerca di identità personale, di
riconoscibilità.
E' per questo che hai scelto di dare risalto alla parola "io" all'interno del
tuo nome e cognome anche nella grafica delle locandine del tour?
Sì, e poi è una parola che a me piace molto graficamente, perché è formata
praticamente da un cerchio e un rettangolo. Inoltre mi piace perché lì dentro
c'è un po' tutto, insomma l'io, che non è un ego, è una ricerca di se stessi,
proprio perché musicalmente credo di cominciare da me in questo lavoro. Adesso
non so quanto ancora avrò la ventura di fare dischi e persino di cantare, per
cui non posso fare progetti, però se dovessi fare tutto questo per un altro
decennio, potrei inaugurarlo proprio con questo album, ricominciando da me,
smettendo di andare a cercare qualcun altro e qualcos'altro, ma guardandomi
indietro per guardare meglio avanti.
Vuoi dire che quello che stai per pubblicare è un album di partenza?
Non direi. Secondo me è un disco di arrivo, in cui io vado a cercare quello che
ho fatto nei 35 anni della mia onorata carriera e cerco di riportarlo a oggi,
con i musicisti di oggi, con la maturazione di oggi o anche con qualche piccola
confusione che anche oggi è dentro di me.
Confusione?
Per i diversi ruoli che occupo, tra compositore, autore, cantante,
coarrangiatore. Per cui faccio anche fatica a metterli tutti insieme e c'è una
specie di gioco interno per il quale io do delle colpe a uno di me per le cose
che mettono in difficoltà l'altra parte.
Parlavi dei tuoi 35 anni di carriera, come li vedi oggi?
A parte i primi cinque anni vissuti cercando di ottenere successo, da un certo
punto in poi la mia carriera è scandita da decenni che in maniera compatta
traducono le mie scelte. Gli anni '70, per esempio, sono caratterizzati da temi
post adolescenziali; negli anni '80 c'è la possibilità attraverso "Strada
facendo" e "La vita adesso" di raccontare una vita oggettiva, che sta sotto gli
occhi di tutti; negli anni '90 ci sono tre dischi molto complessi e molto
architettati, tutti e tre di ricerca. Ora mi sembrava arrivato il momento di
ricominciare da me.
Per i live, negli ultimi anni hai fatto una scelta minimalista esibendoti da
solo nei teatri. Perché adesso hai deciso di tornare nuovamente alla liturgia
degli stadi?
Secondo me sono i salti ad essere importanti, al di là del successo e
dell'insuccesso. La sensazione di affrontare qualcosa che ti impegna, che è
veramente nuovo e che ti solidifica è inebriante, perché stai dicendo alle
persone: vi sto offrendo un invito diverso, se volete venire, andiamo a fare una
gita da un'altra parte, non vi porto sempre a vedere il solito pezzetto di
panorama... Questo è importante veramente per continuare a lavorare, altrimenti
questo mestiere si potrebbe farlo benissimo, se si è fortunati, per quindici
anni, in cui uno ha l'energia vera, creativa, e poi con molta dignità ci si
dovrebbe ritirare. Altrimenti si rischia di diventare una macchietta, una
vignetta di se stessi, nel tentativo di non voler assomigliare tutta la vita a
quello che si era trent'anni prima, con usi inverosimili di qualunque cosa,
anche di pancere...
I grandi spazi degli stadi richiederanno un grande impegno...
E' vero e in questa occasione io avrei preferito avere uno spazio non così
grande, proprio perché so che è veramente impegnativo specialmente per chi viene
a partecipare, non tanto per me. Chi fa il concerto sta su un palco contornato
da musicisti, è chi viene a vederlo che deve essere messo in condizioni di farlo
al meglio. Mi ricordo ancora, nel '98, il concerto allo stadio Olimpico, decisi
di farlo al centro, perché se l'avessi fatto da una parte, l'ultimo spettatore
sarebbe stato quasi a 300 metri e per vedermi avrebbe dovuto usare praticamente
il satellite. Comunque lo stadio è l'unico ambiente recintato in grado di
accogliere tanta gente, per quanto questi stadi italiani siano orribili, perché
sono gabbie con steccati e fili spinati.
I tuoi concerti sono stati annunciati come spettacolari, cosa stai preparando?
Lo stadio è grande e non puoi pensare di fare uno spettacolo piccolo, tutto deve
essere estremamente sottolineato, esagerato, non può essere meno che grande. Nel
grande, poi, devi trovare un motivo spettacolare, dando per buono che la musica
che fai è la tua musica, che i musicisti sono bravi, per il resto devi pensare
agli occhi, all'emozione complessiva. Io ho fatto parecchio in questo senso,
sono uno di quelli che in Italia si è dato più da fare dal punto di vista dello
spettacolo. Stavolta, però, l'impegno non è tanto quello di fare ancora di più.
L'altro giorno, un amico al quale esprimevo alcuni miei dubbi mi ha detto:
"Guarda che se Bubka dovesse tutte le volte saltare mettendo l'asticella più su
a quest'ora dovrebbe saltare un chilometro e mezzo in alto. Per cui ti dovrebbe
andar bene anche se salti sempre la stessa quota, ma ti dovresti anche abituare
a saltare due o tre centimetri in meno".
In cosa consisterà la spettacolarizzazione del concerto?
La verità è che non posso dirlo, perché per la prima volta nella mia storia, il
concerto non è definito in partenza, e questa è la cosa che più mi sta
entusiasmando del tour. Sono definite le parti musicali, ma non è definita tutta
la spettacolarizzazione. Mi spiego meglio: una ottantina di persone saranno
sempre le stesse in ogni concerto, ma molti degli altri partecipanti e molti dei
figuranti - cioè coloro che stanno tra pubblico e protagonista - sono trovati
nella località, quindi c'è un incontro con la gente del posto che entra a far
parte del concerto. Lo spettacolo si completerà via via. Ci sono cose che
abbiamo preventivato, ma io spero nelle meraviglie, nelle cose che possano
leccare gli occhi, per cui io stesso vado incontro in ogni concerto a qualcosa
di nuovo e di artistico.
Come sceglierai i partecipanti e i figuranti occasionali?
E' un lavoro che non sto ancora facendo in prima persona, perché mi sto
attardando sul disco, ma lo stanno facendo Luca Tommassini e Pepi Morgia, con
l'aiuto di alcuni assistenti. Si stanno muovendo più che altro nei canali di
professionisti o semiprofessionisti, ma anche di persone che a livello
amatoriale fanno delle performance, delle prestazioni, dal circense fino
all'acrobatico, allo sportivo. Tra l'altro anche dal punto di vista scenografico
c'è una ricerca particolare svolta attraverso le accademie delle belle arti e di
arti figurative.
Oltre alla tua band, ci saranno anche altri musicisti con te sul palco?
Ci sarà un'orchestra con le varie sezioni: di archi, di legni e di percussioni,
oltre appunto alla classica band pop rock. Inizialmente anche l'orchestra doveva
essere scelta in ogni località, però si è temuto di non riuscire ogni volta a
concertare, perché se coreograficamente puoi interpretare, la musica non è
un'opinione e certe cose non puoi suonarle in tonalità diverse. Così porteremo
in giro un'orchestra fissa di quarantadue elementi.
Quanto durerà lo spettacolo?
Circa tre ore. Capisco che non è poco, però mi sembra ci sia gente che aspetta
una cosa del genere da mesi. Vedo questo concerto un po' come quest'ultimo
album, nel senso che io vorrei raccontare il più possibile e chiaramente quello
che ho fatto finora, quindi serve un po' di tempo, perché faccio questo mestiere
da parecchio.
Uno spettacolo così lascia immaginare un grande dispendio economico. Cosa ti ha
spinto ad investire così tanto?
C'è innanzitutto un discorso personale e individuale. Se tutto quello che si
ricava da questo mestiere fortunato e di privilegio c'è chi sceglie di metterlo
da parte o di investirlo in altri settori, non so, in culture di kiwi per
esempio, io sono probabilmente tra quelli meno ricchi, proprio perché nel tempo
c'è sempre stata questa riconversione all'interno del mio stesso mestiere. Non
so da cosa provenga questa scelta, forse perché ho avuto il successo quando meno
me lo aspettavo, sento di aver ricevuto come un grande regalo, e così cerco
tutta la vita di meritarmelo. Poi c'è un altro aspetto, che è il vero successo
del mio mestiere, non certo quello dei privilegi, ma quello di natura
sentimentale: io ho avuto l'affetto di persone alle quali non ho mai dato nulla
sul piano individuale, personale. Nei momenti di dubbio e di crisi, perché
comunque in qualsiasi lavoro ci sono dei giorni drammatici in cui sembra che il
mondo stia scoppiando intorno a te, mi vado a rileggere per esempio una lettera,
alla quale non rispondo mai per motivi di imbarazzo e di pudore, che mi commuove
e mi fa capire che qualcuno mi ha dato quello che veramente è più grande di
qualsiasi somma: il suo tempo e il suo affetto. E penso che questo io lo debba
rimettere tutte le volte in gioco.
(Paola De Simone)
(Messaggero 13 Maggio)
In 3500 davanti a Baglioni per un
posto da comparsa
Ore 11. Appuntamento con Baglioni. Hanno risposto in più di 3500, ieri al Barfly
di Ancona, alla chiamata di Claudio Baglioni. Il popolare cantante ha infatti
cominciato a girare l'Italia per selezionare i figuranti del suo nuovo tour, in
partenza dallo stadio “Del Conero" di Ancona il 14 giugno.
Venti gruppi e tanti singoli da tutte le Marche hanno provato a diventare suoi
compagni di viaggio, in quello che "sarà un vero laboratorio a cielo aperto"
assicura il regista, light designer e scenografo Pepi Morgia. «Li selezioneremo
in base al talento, in base allo spettacolo di base e a quello che ogni città ci
proporrà - spiega Luca Tommassini, coreografo di Baglioni, ma anche di Madonna,
Prince e Michael Jackson - L'energia dei ragazzi finora è fortissima e mi ci
rivedo molto».
Sotto un sole cocente si aspetta, si prova, ci si trucca, si ripassano le ultime
coreografie. Una vera rivoluzione per la zona industriale di Ancona, d'un tratto
popolata di sogni e di aspirazioni. Tra un Tir di passaggio e un furgoncino, si
muovono gruppi di tangheiri, ondeggiano danzatrici del ventre, scivolano
pattinatori. Emozione e concentrazione. Non si è qui per vedere Baglioni anche
se certo una stretta di mano e un autografo, un bacio e la foto di rito, non se
la sono fatta sfuggire in molti.
«Abbiamo già partecipato a spettacoli per La Vita in diretta e altre esibizioni
ma certo lavorare con Baglioni, che emozione...» raccontano gli istruttori della
scuola di ballo La Isla latina, i primi a esibirsi insieme. «Sono qui per gioco,
per curiosità - precisa Stefano Paggi dell'Associazione Ginnastica giovanile del
Palarossini di Ancona - Poi qui tutti hanno preparato qualcosa, noi niente». «Ci
hanno detto di ballare su Bolero di Baglioni - racconta Tiziana Ferretti
danzatrice del ventre - È una canzone molto bella, ma abbiamo dovuto preparare
la coreografia in 5 giorni».
«Lui come cantante mi piace molto, ma questa - spiega l'affascinante Najma Asani
- è anche un'occasione per far conoscere la danza orientale». Le discipline per
cui si partecipa sono tantissime. Danza moderna, orientale, arti marziali, boxe,
rugby, hockey su prato. «Faccio Capoeira - spiega Massimiliano Giongo, oggi
della compagnia dei ragazzi dello Stabile - ma ho chiarito che si tratta di una
cosa seria. C'è tutta una cultura dietro. Non mi va di farla superficialmente».
Ore 11,47. A bordo di un Mercedes grigio arriva Claudio Baglioni. Foulard nero
intorno al collo, camicia bianca e occhiali scuri, si infila nell'ingresso sul
retro del locale per dare il via alle audizioni. «Ma è lui? Quello lì, con gli
occhiali là dietro, è Baglioni?» chiede qualcuno ancora incredulo. Non tutti se
lo aspettavano. Lui osserva attento e prende appunti ogni tanto. Claudio
Baglioni, come è andata questa selezione anconetana? «È stato un bagno di
energia e di idee. Un modo per incontrare i compagni di strada di questa nuova
avventura e per tastare il polso del mutare dei linguaggi espressivi. Ci si
conosce e si comunica ogni volta qualcosa di più di questa galassia tanto vasta
quanto insondabile che è la creatività e il bisogno di tirarsi fuori. Non tutti
saranno nostri compagni di viaggio ma certo la cosa importante è essersi
incontrati e aver depositato nell'altro un nuovo seme di identità».
Ma Baglioni si sente più a suo agio allo stadio o in teatro? «Non lo sapremo
mai. È una domanda difficilissima e per quanto mi riguarda destinata a restare
senza risposta. Non vivo questa cosa come un limite. Anzi, come un valore. Il
teatro e lo stadio rappresentano due dimensioni distanti ma due tentazioni
irresistibili per un artista e preziose per il pubblico. A teatro l'uomo
incontra se stesso con un livello di profondità e introspezione difficile da
raggiungere altrove. Un rito individuale in cui l'uomo incontra il suo doppio
fino a fondersi con lui. Lo stadio invece è un luogo in cui l'energia spiega le
sue ali fino in fondo dilatandosi a dismisura. Un rito collettivo in cui attori
e spettatori sono come nitro e glicerina, due elementi di un unico esplosivo
composto». (di Claudia Gentili)
(Speciale dal Corriere
Adriatico 13 Maggio)
Anni '70, l'esordio a "Speciale tremilioni"
Con Pino Scaccia in
autostop a Sirolo
L'intesa con le Marche per Claudio Baglioni comincia da lontano. E affonda le
sue radici addirittura nel 1973: "Vent'anni fa", racconta lui. Poi si corregge:
"No, erano trenta. Ma come è? - scherza - Questo 1970 si allontana sempre più".
Eh già, ne è passato di tempo. Ma il ricordo è vivo. E Claudio rammenta proprio
tutto. E coinvolge anche noi del Corriere perché protagonista dell'aneddoto è
niente meno che un altrettanto giovanissimo Pino Scaccia, all'epoca cronista in
erba e oggi uno dei più conosciuti inviati speciali del Tg1.
Anni Settanta dunque. Claudio è uno dei tanti ragazzi che tentano l'avventura
nel mondo della musica. O per lo meno uno di quelli che all'epoca giravano zaino
e chitarra in spalla con l'autostop. Eh sì, altri tempi. A Sirolo c'è "Speciale
tremilioni" rassegna dedicata alle voci emergenti - come si direbbe adesso -
ripresa perfino dalla tv. "La mia prima trasmissione", ricorda Baglioni.
Com'è come non è ad Ancona ci arriva. E' il tragitto per Sirolo che lo
preoccupa. Ma basta che alza il pollicione che ecco un'auto si ferma. "Alla
guida - racconta - c'era un giornalista che adesso lavora alla Rai di Roma...".
E non è difficile immaginare il nostro Pino in missione. "Scrisse un articolo
bellissimo, i mei genitori ancora lo conservano. L'avranno letto e riletto un
migliaio di volte. Il primo pezzo che parlava di me". E che - con acume -
rivelava il fenomeno-Baglioni. "In pratica - racconta Claudio - un elogio di
quel ragazzo timido e semplice che aveva fatto breccia più di tanti cantanti
famosi che giravano con i macchinoni... Più o meno - ride - come faccio io
adesso".
Marche terra dei primissimi esordi. E alle Marche Baglioni ritorna quando ha
voglia di musica vera. Come quella del Premio Recanati. "Negli anni - dice - se
ne ascolta sempre meno. Quasi tutti gli artisti non "sentono" i colleghi ma li
"sorvegliano". Io ne ascolto di meno perché non vorrei che la musica diventasse
il mio mal di mare, la mia nausea. Ascolto quello che capita alla radio o di chi
non so chi sia. Cerco musica vergine, che abbia più sprint e autenticità. Come
quella del Premio Recanati".
E Marche anche per un altro esordio, quello che l'8 gennaio con un suo concerto
ha introdotto la musica leggera alle Muse appena restituite alla città. Per lui
i fans si erano messi in fila fin dalla notte prima dell'apertura dei
botteghini: 700 biglietti venduti in 5 ore. Un evento, una grande emozione.
"L'acustica? Qualche problema sì c'è stato - risponde lui a una domanda - ma poi
è stato superato". E per quanto riguarda la struttura, certo, quando si cambia
c'è un problema di adattabilità. "Ma comunque mi sembra che così concepito il
teatro si inserisca meglio in una dimensione più vasta, internazionale". In
attesa, magari, di un altro suo concerto. (Pia Bacchielli)
Da Dio alla musica: Baglioni si racconta alle fans
Le Confessioni di un cantautore
ANCONA - All'appuntamento, le due e mezzo di un assolato pomeriggio di
primavera, è arrivato con quasi un'ora e mezza di ritardo che il nugolo di fans,
ammesse all'incontro grazie alla raccolta dei tagliandi promossa dal Corriere
Adriatico, ha atteso pazientemente come si conviene ad un grande evento,
chiacchierando, scambiandosi impressioni sull'ultima canzone, raccontandosi
aneddoti sul look, la fidanzata, l'ultimo pettegolezzo. Parole in libertà
svaporate quando nella sala messa a disposizione dal giornale ha fatto il suo
ingresso il loro beniamino.
E' stato il direttore Paolo Traini a fare gli onori di casa. Una breve
introduzione del caposervizio degli Spettacoli Stefano Fabrizi e la parola è
passata a Gigio Brecciaroli che ha condotto la diretta attraverso i microfoni di
Radio Arancia.
Abbronzato, vestito di bianco con pashimina nera al collo, raffinato nei modi
come un vero gentlemen Claudio Baglioni si è fatto subito perdonare la lunga
attesa sottoponendosi al fuoco di fila delle domande delle sue ammiratrici.
Poche battute per rompere il ghiaccio parlando del suo nuovo lavoro discografico
tutto incentrato sul valore dell'individualità, sul recupero dell'io contro lo
strapotere del noi, e poi un tuffo a capofitto nelle tante curiosità di una
platea sui generis.
C'è la giovane mamma con la piccola figlia a seguito che continua a giocare con
il suo cavallino tra le sedie della sala; la fans sfegatata che nel suo ufficio
alla Asl ha eretto un vero e proprio altarino in onore del divino Claudio; le
due sorelle che hanno allertato tutta la clientela del loro ristorante per
raccogliere i tagliandi del Corriere e hanno litigato con fidanzati e mariti
gelosi di tanta dedizione; l'impiegato che supera il disagio di essere unico
uomo tra tante donne, spiegando che Baglioni rappresenta la colonna sonora della
sua vita.
Frammenti di vita, storie allo specchio simili a quelle che tante volte lui ha
raccontato nelle sue canzoni. A dare il "la" alle interviste ci ha pensato Meri,
seppur con qualche digressione di troppo. "Ci sei mancato.."
Claudio sorride e filosofeggia raccontando che la sua vita è fatta di momenti
topici, di pietre miliari e che quello attuale è uno di questi. Poi spiega il
senso del suo nuovo tour che partirà proprio da Ancona il 14 giugno, "una festa
per gli occhi e le orecchie", lo definisce.
Le domande scivolano a poco a poco sul personale. Più rimpianti o pentimenti, si
fa coraggio nel chiedere qualcuna. "Gli uni e gli altri", risponde il cantautore
raccontando che alla fine di ogni tour si ritrova accanto come compagno il senso
di colpa per le cose lasciate dietro, affetti compresi...
E forse per il clima un po' troppo riflessivo che qualcuna chiede del suo
rapporto con la fede e con Dio. Baglioni ironizza sulla complessità della
domanda ma non nega la risposta: "Certe volte ho pensato che fosse solo una
consolazione ma è impossibile vivere senza l'idea di Dio".
A chi gli chiede quale musica ascolti senza ipocrisie confessa che con gli anni
ne sente sempre di meno: "la musica non deve essere il mio mal di mare e
comunque non è più così bella come qualche tempo".
Qualche battuta per Peter Gabriel al cui concerto Baglioni domenica sera non ha
voluto mancare: "Per me è un'artista faro. E poi abbiamo cantato insieme e
alcuni dei suoi musicisti hanno suonato anche nei miei tour. Il suo show? E'
stato complesso, difficile ma intenso".
Il tempo scorre veloce, il gioco di sguardi con il suo regista Pepi Morgia lo
avvisa che il tempo concesso sta per scadere. Ma le lancette sono ferme per le
sue fans che, terminata la diretta di Radio Arancia e messi da parte gli
imbarazzi del microfono, si accalcano addosso al loro idolo per il consueto rito
degli autografi. E c'è anche chi approfittando della confusione stacca dalle
pareti un manifesto del tour e lo ripiega come fosse una reliquia. Qualcuna
azzarda l'ipotesi di chiedergli persino il numero di telefono, idea che si
frantuma di fronte all'arrivo in sala della bella Rossella, la compagna di
Baglioni, che chiude il sipario di un sogno durato lo spazio di pochi attimi.
Poi, come fosse la scaletta di un concerto orchestrato solo per loro, arrivano i
saluti finali con il cantautore che lascia la sala scortato dal suo team e torna
inavvicinabile come sopra un palcoscenico. Le "ragazze di Claudio" lasciano la
sala e a piccoli gruppi si dileguano stringendo ognuna la foto sul cuore.
Vita da fan, l'attesa è un'arte
Il cuore scoppia
eccolo finalmente
ANCONA - Non è una vita semplice, quella del fan di professione. Tocca seguire
le gesta del divo preferito, collegarsi ad internet di continuo, scoprire dove
passa le sue giornate, quando uscirà il prossimo disco e naturalmente iscriversi
al fan club. E poi, quando c'è la possibilità, fare i salti mortali per
stringergli un minuto la mano, per avere il suo nome scarabocchiato su un foglio
da custodire gelosamente.
E davvero ne hanno fatti di salti mortali le ragazze di Claudio,
irrimediabilmente innamorate di Baglioni da quando cantava di quella maglietta
fina, tanto stretta da immaginare tutto. Dopo la caccia al posto in prima fila,
hanno atteso infaticabili che il loro beniamino arrivasse nella stanza messa a
disposizione dal Corriere Adriatico, sedute apparentemente tranquille ma con
dentro un dolorino secco alla bocca dello stomaco, un'emozione forte forte. Del
resto neppure hanno mangiato per presentarsi puntuali all'appuntamento,
qualcuna, avrà pure fatto lavorare la parrucchiera di fiducia,
straordinariamente di lunedì, perché il colore e la piega dei capelli fossero
perfetti. Giorno di ferie al lavoro, mariti e fidanzati ormai rassegnati, loro
Baglioni lo chiamano confidenzialmente Claudio, la fidanzata Rossella non le
entusiasma, si vedrebbero meglio loro al fianco dell'aitante e inossidabile
cantante. E poi sono prontissime con la macchina fotografica, la telecamera, i
telefonini per far sentire a casa che lui è proprio lì accanto a loro. Qualcuna
canticchia, del resto in macchina ascoltano solo Baglioni e ormai in testa hanno
solo le sue canzoni. Quando l'ora si avvicina, si tengono la mano all'altezza
del cuore che pare scoppi, poi si siedono perché, dicono, altrimenti potrebbero
cadere.
Finalmente Claudio entra, e allora è un diluvio di flash, di occhi accesi, di
sorrisi sfoggiati solo per lui. E poi rimangono sobrie, senza eccessi, contente
di aver scelto proprio quel jeans che le fa sentire bene, la scarpina bassa e il
look semplice che, si sa, a lui piace tanto. Fioccano le domande che hanno
scritto e riscritto nell'attesa, se lo mangiano con gli occhi e poi lo
abbracciano forte, tutte intorno al suo tavolo per un autografo ancora, quasi
non riuscissero a mandarlo via. L'unica consolazione, il conto alla rovescia per
il concerto del 14 giugno e lui di nuovo lì, tutto per loro. (Angelica Malvatani)
Prima le audizioni, poi il sopralluogo allo stadio e infine al Corriere. Il
tour de force del cantautore
Una giornata in
compagnia dell'eterno ragazzo di tappa in tappa
ANCONA - La presenza ad Ancona di Claudio Baglioni inizia domenica. Arrivato nel
tardo pomeriggio incontra alcuni amici e, poi, accompagnato dalla compagna
Rossella e dall'amico Pepi Morgia, si reca al concerto di Peter Gabriel. Il
pubblico lo riconosce subito regalandogli un caloroso applauso. Un concerto che
ha apprezzato molto sia dal lato musicale che da quello coreografico: "Per me
Gabriel è un punto di riferimento e due suoi musicisti hanno partecipato ad
alcuni miei lavori". La serata si conclude "da Emilia", non prima di una parca
cena da Danilo allo Strabacco.
Mattinata di lunedì al Barfly per le audizioni. Camicia e pantaloni bianchi con
una pashmina nero-grigia. Anche Rossella di bianco a copertura di
un'abbronzatura decisamente africana. Gli aspiranti artisti sfilano e per tutti
c'è una stretta di mano e un complimento. Qualcuno azzarda la foto-ricordo e
l'autografo. La pausa dell'una slitta. Ancora audizioni. Poco prima delle due lo
staff sale su un "Transit": direzione stadio del Conero. Un rapido sopralluogo
con Pepi Morgia, regista dello spettacolo di Baglioni, che spiega come vuol
cambiare il look allo stadio. Si cammina su manto erboso mentre una leggera
brezza tempera il caldo della giornata. Rossella continua intanto a mantenere i
contatti telefonici per dipanare i mille impegni di Claudio: una vera "lady di
ferro", sentenzia Pepi. Terminato il sopralluogo con commenti più che positivi
sullo stadio "veramente tenuto bene".
Tappa successiva Portonovo. Il sole è intrigante. Una breve pausa che si
vorrebbe prolungare rispetto al toast e al bicchiere d'acqua consumato
rapidamente, ma ci sono i fans che attendono al Corriere Adriatico. Bagno di
simpatia e amore nel nostro giornale. Fuoco di domande e occhi sgranati. Radio
Arancia attraverso Gigio Brecciaroli segue l'evento. Un'ora e mezzo e poi via,
di nuovo al Barfly per completare le audizioni. E' notte quando l'auto con
Claudio Baglioni prende la strada verso Milano, per un'altra giornata piena
d'impegni. Vita d'artista. S.F.
C'è chi non s'è persa un concerto e chi vuole consegnargli una lettera a
tutti i costi
"Lo seguirei in capo
al mondo"
ANCONA - Claudio Baglioni e le sue canzoni: momento di crescita personale e di
riflessione, melodie e testi che vengono presi, ascoltati e "studiati" fino a
identificarli con le fasi della propria vita. Queste sono le più diffuse
sensazioni che il mondo musicale di Claudio ( lo chiamano così le sua accese
ammiratrici, come se fosse uno di casa) riesce a creare all'interno dell'animo
di chi lo ha seguito, cantato e ascoltato per una vita intera. Sensazioni che
emergono dalla viva voce delle sue ammiratrici, intervenute ieri pomeriggio in
massa nella redazione del nostro giornale per incontrarlo e trascorrere con lui
momenti che certo si ricorderanno ancora a lungo.
Ragazze, mogli e donne che seguono il cantante da un vent'ennio, da quando cioè
erano bambine, come racconta Caterina Mattè: "Seguo Claudio da circa 25 anni.
Fino al '92 riuscivo ad andare a tutti i suoi concerti poi, con la nascita di
mio figlio, le cose sono un po' cambiate. Ma appena posso....". Passione quella
per Baglioni legata anche a vicende di vita personale come racconta Anna Braschi:
"Sono originaria di Roma e anche se vivo da sette anni nelle Marche, potete
immaginare che la mia passione per Claudio è rimasta inalterata. Le sue canzoni
sono per me momenti di gioia e di gratitudine, ed è per questo che oggi (ieri,
ndr) sono qui: voglio ringraziarlo per tutto quello che mi ha dato nel corso
della vita". Anna ha portato con sè anche una lettera che vuole consegnargli
direttamente: "Lettera che gli ho spedito almeno quattro volte ma purtroppo non
ho mai avuto risposta".
Ma in realtà per tutte Claudio è molto attento e scrupoloso come ci racconta
Concetta Di Girolamo: "Nei pochi contatti che ho avuto con lui posso dire che si
tratta di un personaggio di estrema sensibilità. Riesce a prestare attenzione a
tutti".
Sabrina Mazzieri invece arriva da Ravenna: "Claudio e tutto quello che
rappresenta sono il mio mondo. Certo, ho una vita privata ma se il mio eventuale
partner non condividesse questa passione io proprio - ammette decisa - non
potrei resistere e continuare a frequentarlo". David Luconi
(Corriere Adriatico 12 Maggio)Oggi l'incontro con dieci
fortunati fans
Il giorno di Claudio al Corriere
Adriatico
ANCONA - Il giorno atteso da tantissimi fans, l'appuntamento con il loro amato
beniamino è finalmente arrivato: Claudio Baglioni incontrerà dieci
fortunatissimi fans i quali, raccogliendo un numero cospicuo di tagliandi
pubblicati in questi giorni sul Corriere Adriatico, si sono aggiudicati la
possibilità di incontrare vis à vis il loro idolo. Che a dire il vero è ormai un
habitué nel capoluogo dorico dove nel gennaio scorso è stato protagonista di
un'indimenticabile serata alle Muse e dove tornerà il 14 giugno per il concerto
allo stadio del Conero che darà ufficialmente l'inizio al suo nuovo tour in giro
per l'Italia.
Come sempre ad accompagnarlo ci sarà Pepi Morgia che firma la regia dello
spettacolo e che oggi pomeriggio al Barfly, insieme a Luca Tomasini si occuperà
del casting per selezionare i ballerini che faranno parte dello spettacolo. Un
grande evento in musica che darà all'autore di "Questo piccolo grande amore" la
possibilità di presentare il suo nuovo album "Sono io, l'uomo della storia
accanto", la cui uscita è prevista per la fine di maggio.
Il nuovo cd sarà nei negozi a quattro anni di distanza da "Viaggiatore nella
coda del tempo".
"Si tratta di un album - come ha spiegato lo stesso Baglioni nel corso della
presentazione - nato dalla spinta legata a due bisogni essenziali: da una parte
la voglia di tornare a ripensare i momenti più importanti di questi anni passati
in compagnia della musica. E dall'altra il desiderio di voltare pagina rispetto
a una lunga serie di dischi complessi che hanno segnato la produzione da "Oltre"
in poi". Riflessioni che Baglioni non mancherà di fare anche nel corso del suo
incontro al Corriere Adriatico.
Il cantautore romano è arrivato nel capoluogo dorico ieri ma poche e assai
frammentarie le notizie che sono filtrate relative ai suoi spostamenti legati,
chiaramente, all'organizzazione del concerto di giugno sui cui saranno puntati i
riflettori del pubblico e della critica musicale. Dopo l'appuntamento con i fans
(che sarà seguito in diretta da Radio Arancia) Baglioni ripartirà immediatamente
alla volta di Roma dando appuntamento ai suoi ammiratori al 14 giugno allo
stadio del Conero.
I biglietti per assistere al concerto sono in vendita presso T . Box (Via
Cameranense presso il Palarossini tel. 0712901224 fax 0712908936).
(IL
Mattino di Padova 11 Maggio)
L'artista romano ieri pomeriggio nella sala Rossini del Pedrocchi insieme ai
giornalisti e ai 45 vincitori del concorso indetto dal nostro giornale
Claudio Baglioni, una
giornata padovana
«Sto selezionando i giovani che verranno con me sul palco dello stadio Euganeo»
Un'ora con i fans per rispondere alle loro curiosità «Le canzoni devono
viaggiare, hanno lo stesso potere che ha un profumo»
C'erano ragazzi che provavano passi di danza. C'erano giocolieri, ma anche solo
curiosi, e tanti fans. C'erano i 45 lettori che hanno vinto il concorso promosso
dal nostro giornale insieme alla «Zed!». E poi è arrivato lui, Claudio Baglioni,
vestito di bianco con un giubbotto Versace in pelle nera. E' stata una giornata
indimenticabile per chi l'ha atteso e conosciuto al Pedrocchi. «Ci sono anch'io»
è il casting che darà l'opportunità ai giovani di salire sul suo palco.
Erano le 16.30 quando Claudio Baglioni ha varcato la soglia di Sala Rossini. Ad
attenderlo, i vincitori del nostro concorso, telecamere, fotografi e
giornalisti. Con incedere elegante, un sorriso soddisfatto si è seduto al tavolo
accanto a Leandro Barsotti del mattino di Padova, che ha introdotto l'incontro e
invitato il pubblico a fare domande. Occhiale con montatura nera, una sciarpa
grigia e nera al collo, Baglioni è stato al gioco, e ha parlato per un'ora. I
ragazzi gli hanno rivolto domande molto tecniche e sembravano essere tutti
preparati, tanto che dopo i primi dieci minuti Baglioni sorridendo ha detto:
«Sono di fronte a un pubblico veramente selezionato...». Antonella di Arzignano
è stata la prima a intervenire, chiedendo se nell'ultimo suo disco c'è un
ritorno al passato, soprattutto per quanto riguarda le melodie che appaiono più
semplici. «Magari si potesse tornare indietro. Le canzoni servono a far
viaggiare, hanno questo potere, sono come certi profumi. Non credo sia possibile
tornare nel passato, ma sicuramente il passato si può rivisitare. Faccio dischi
da 35 anni, ora ho cercato di capire cosa ho fatto in tutto questo tempo. Ho
diviso il mio lavoro grosso modo in tre fasi: i primi dieci anni, gli anni
Settanta, gli anni Ottanta, quando i miei testi contenevano descrizioni sempre
molto oggettive di ciò che riuscivo a vedere nelle storie degli altri, mentre
negli anni Novanta ho fatto dischi molto personali, articolati, molto pensati.
Ora ho deciso di fare un disco eterogeneo e probabilmente c'è una sorta di eco
di quello che è tutto il mio lavoro anche passato. Ho voglia di essere molto più
comunicativo e più diretto per arrivare alle persone».
E' poi la volta di Riccardo che dice di essere un autore di canzoni ma che
troppe volte teme di farle leggere perché ha paura di non essere capito. E
ricorda a Baglioni di aver letto in una sua intervista che anche lui ha spesso
paura del giudizio degli altri. Baglioni: «La mia paura non è un panico. Anche
se in certi momenti nella lavorazione di un disco si arriva ad aver paura di non
vedere più la fine, ma è una sorta di tempesta magnetica dalla quale poi se ne
esce. In un certo senso comunque ci assomigliamo», spiega Claudio Baglioni,
«perché fosse per me, le mie canzoni non le farei mai sentire a nessuno. Perché
penso che una volta che siano uscite non siano mai belle quanto potevano essere
quando le scrivevo. La mia paura consiste in questo. Non tanto nella paura di
non aver successo perché io penso che dopo tanti anni il problema non si pone
più, ma sul fatto di essere arrivato il più vicino possibile a quello che potevi
fare, il più vicino possibile alla verità, alla sincerità. E siccome il bello
del mio lavoro è quello di poter raccontare ciò che mi capita, di raccontare me
stesso e sapere che c'è qualcuno che mi ascolta e che spende anche soldi, penso
che la sincerità sia fondamentale e se non riuscissi ad esserlo avrei proprio
sbagliato mestiere». E poi ancora altre domande, altre richieste di deluciazioni
sui testi e sul prossimo spettacolo: «Sarà un grande concerto, di tre ore e
passa, in cui darò tutto me stesso in una dimensione nuova», ha aggiunto
Baglioni. «Ho voluto un evento per stupire gli altri ma anche per stupire me
stesso». Poi gli autografi, le fotografie di rito e l'arrivederci a lunedì 23
giugno, stadio Euganeo di Padova. (di Elisabetta Rampazzo)
(Il Giornale di Vicenza)
Verso il concerto del
23 giugno . «Sarà uno spettacolo unico, sorprendente e diverso dalle altre date
del mio tour»
Caffè da Baglioni per 9 vicentini
I vincitori del concorso del nostro Giornale ospiti al Pedrocchi
Un caffè con i fans più fortunati. Al Pedrocchi di Padova, nella sala Rossini,
Claudio Baglioni, si è messo a nudo rispondendo alle domande dei fans che hanno
avuto l’occasione, tramite vari giornali del Veneto, di partecipare all’incontro
con uno dei cantautori più amati d’Italia.
Anche Il Giornale di Vicenza ha mandato i suoi lettori a "intervistare" il
cantante che il 23 giugno prossimo, allo stadio Euganeo di Padova, terrà uno dei
concerti del suo breve tour, che prevede sette date. L’evento padovano è
organizzato dalla Zed (tel. 049-8644888) che, tramite un coupon sul nostro
quotidiano ha selezionato i fans vicentini che hanno saputo rispondere
correttamente alle domande sulla carriera di Baglioni. Nove sono stati i
vincitori vicentini ammessi al Pedrocchi: Marzia Marchesin di Montecchio,
Samantha Perdoncin di Dueville, Susanna Fasoli, Manuela Casarotto e Antonella
Megalli di Vicenza, Marta Borriello di Piovene, Stefania De Sarno di Rosà,
Elisabetta De Santi di Arcugnano e Alessio Tavecchio di Pianezze. Alcuni di loro
hanno delegato un rappresentante a partecipare perché impossibilitati a
raggiungere Padova. A dire la verità, in sala Rossini i vicentini erano ben più
di nove e qualcuno degli "intrufolati" è riuscito pure a fare delle domande (due
ragazze di Bassano). Proprio una vicentina, Antonella Megalli, ha aperto la
serie di domande, chiedendo se non ci fosse negli ultimi album un ritorno al
passato. "Mi piacerebbe tornare indietro ? ha risposto Baglioni - le canzoni
sono come dei profumi, fanno ricordare, ma credo che in questo caso si possa
parlare, al limite, di una rivisitazione. Ho diviso la mia carriera in tre fasi,
la prima quella degli anni ’70, diciamo i primi dieci dischi, nei quali parlavo
di storie autobiografiche. La seconda è quella degli anni ’80 in cui raccontavo
le storie degli altri, la terza, mi riferisco agli anni ’90 ed in particolare a
‘Oltre’ e ‘Io sono qui’, è ‘schifosamente’ autobiografica. Gli ultimi lavori
sono più semplici, volevo esprimermi con un linguaggio più comunicativo".
È un Baglioni trasparente, dalle sue parole esce l’uomo, non solo l’artista: "Io
soffro molto i miei testi ? racconta Baglioni - la musica mi esce subito, come
ad un pittore riesce subito il tratto, invece le parole sono dure, possono
passare mesi prima che arrivi ad un testo definitivo. È come l’opera di uno
scultore, che dal blocco di marmo deve togliere pazientemente ogni scheggia di
materiale per arrivare all’opera d’arte". Poi Claudio Baglioni spiega il perché
della formula di questo mini tour ("Ci sono anch’io") assolutamente fuori dal
normale. Durante la giornata di ieri, infatti, si teneva in una sala separata
un’audizione per artisti vari tra orchestre, band, ballerini ed altro, che
dovrebbero animare le date del tour. Uno spettacolo ricco che "è un modo per
rendere un concerto diverso dall’altro ? spiega Baglioni - chi viene a sentirmi
deve rimanere sorpreso. Lo spettatore deve trovare qualcosa che non ci sarà da
nessun’altra parte, nemmeno in un’altra data dello stesso tour". Il concerto
sarà allora un cocktail di energia e curiosità, una festa, perché, dice lo
stesso cantautore, l’eccessiva serietà, il prendersi troppo sul serio "mi
provoca grande tristezza. Nella vita ci vuole anche leggerezza".
(di Federico Ballardin)
(La Repubblica 10 Maggio)
Dopo l'uscita del suo nuovo album e prima di un grande tour Baglioni, Forum a
Repubblica
I fan del cantautore verranno
invitati nella sede del nostro giornale
«Sono io, l´uomo della storia accanto», è il titolo del nuovo album di Claudio
Baglioni, che sarà il prossimo protagonista del Forum della cronaca romana di
Repubblica.
Il disco, pubblicato a quattro anni di distanza dal «Viaggiatore sulla coda del
tempo», è composto di tredici brani inediti. Un disco nato dalla spinta di due
bisogni essenziali, quello forte di ritornare, riaffrontare, ripensare i momenti
più importanti, più sentiti, di questi anni di musica. E quello di voltare
pagina rispetto ad una stagione di dischi complessi, quelli che hanno segnato la
produzione da «Oltre» fino a «Viaggiatore sulla coda del tempo». L´album
anticipa di circa un mese la grande tourné che vedrà il musicista romano
debuttare sabato 14 giugno allo stadio del Conero di Ancona. E poi giovedì 19
giugno allo stadio San Siro di Milano. Quindi, finalmente, martedì 1° luglio,
allo stadio Olimpico di Roma. Un tour con cui ritrovare le enormi soddisfazioni
che hanno sempre accompagnato Baglioni nelle sue esibizioni dal vivo. Il
"Viaggiatore" della melodia popolare torna sulla strada della musica con un
grande tour e un nuovo album e i lettori di Repubblica potranno ascoltare dal
cantante le sue nuove idee musicali. Scrivete le domande al fax 06-4958218 o,
via e-mail, a
segreteria_roma@repubblica.it Gli autori di quelle che verranno
giudicate migliori saranno invitati all´incontro.(di Felice Liperi)
(Il giornale di Vicenza 9
Maggio)
Domani con i quiz sul Giornale
Baglioni a Padova per cercare artisti
e incontrare i lettori
Padova. Un modo nuovo di fare spettacolo: è quello scelto da Claudio Baglioni
per le sette date del suo tour 2003, che vedrà un concerto anche a Padova il 23
giugno prossimo allo stadio Euganeo.
La novità inserita nello spettacolo è che, con lo slogan "Ci sono anch'io", a
ciascun concerto avranno modo di partecipare anche artisti del luogo, che
saranno selezionati di volta in volta dal regista e dal coreografo della
tournée, Pepi Morgia e Luca Tomassini. Uno show senza precedenti, informa
l'organizzazione del tour, che porterà in scena ogni sera uno spettacolo
diverso, con oltre mille artisti tra band, orchestra, performers, ballerini,
atleti e artisti di strada, che dovranno avere un riferimento preciso di un
direttore artistico o responsabile. Le date in programma sono Ancona (14
giugno), Milano (19), Padova (23), Firenze (27), Roma (1 luglio), Napoli (5) e
Catania (12). Un modo diverso dunque di fare spettacolo, per coinvolgere anche
altri artisti e creare una sorta di momento creativo e di improvvisazione.
Per quanto riguarda la data padovana, domani, sabato avrà luogo al Caffè
Pedrocchi di Padova dalle 10 a mezzanotte una selezione, alla quale
parteciperanno i due professionisti già citati, con una giuria che sceglierà i
migliori. Per partecipare bisogna compilare una scheda che si trova nel sito
www.claudiobaglioni.it oppure direttamente al Pedrocchi sabato. Simili audizioni
si stanno svolgendo un po' in tutt'Italia per le altre date del tour che saranno
interessate dall'iniziativa.
Ma non finisce qui. Sempre domani, Claudio Baglioni incontrerà alle 16 in una
saletta riservata dello stesso Caffè Pedrocchi un ristretto numero (circa
sessanta) di lettori di alcuni quotidiani veneti, tra cui anche quelli de Il
Giornale di Vicenza, che potranno entrare a far parte del novero di fortunati
rispondendo alle domande che vengono pubblicate nel tagliando della Zed Music
che trova spazio anche oggi e domani sulle pagine dedicate agli spettacoli del
quotidiano vicentino.
Non è escluso poi che, al termine di quest'incontro privato, il cantante
intervenga alle audizioni, che si staranno svolgendo in un'altra sala, per un
breve saluto.
Ricordiamo che il famoso e storico Caffè Pedrocchi si trova in centro storico a
Padova proprio accanto al Palazzo Municipale, di fronte all'Università degli
Studi - Palazzo Bo.
Con questa data padovana, Claudio Baglioni fa ritorno a distanza di cinque anni
dallo storico tour dei record "Da me a te", con un appuntamento imperdibile, un
vero e proprio momento per vivere in musica la storia della musica italiana.
I biglietti per il concerto del 23 giugno a Padova sono ancora in prevendita, ai
seguenti prezzi: tribuna non numerata a 25 euro; tribuna numerata est/ovest a 40
euro, più diritti ed eventuali commissioni on-line. Per informazioni ci si può
rivolgere alla hot line dell'organizzazione patavina (Zed Ticketline - 0498 644
888) oppure visitare il nuovo Portale dei Grandi Eventi www.zedlive.com .
Nel Vicentino, le prevendite per il concerto sono state attivate a Torri di
Quartesolo (Casa del Disco - Le Piramidi); Vicenza (Discotape, Casa del Disco);
Marostica (Discotape); Bassano (Discotape); Camisano (Aliper). Infine, per
l'acquisto dei biglietti ci si può rivolgere anche ai circuiti Box Office
Italia, Ticketone e agli sportelli Unicredit. (di Stefano Rossi )
A tu per tu con Claudio Baglioni (Il Mattino di Padova 8 Maggio)
Sabato sarà a Padova: cerca mille
comparse per il suo concerto
PADOVA. Sabato 10 maggio, dalle 10 alle 24, il Caffè Pedrocchi "aprirà le porte"
a "Ci sono anch'io": il concorso indetto per l'ultima e straordinaria tournée di
Claudio Baglioni. I suoi collaboratori, Pepi Morgia e Luca Tomassini,
sceglieranno mille comparse tra tutti coloro che parteciperanno alla selezione.
Performers di ogni genere, tra atleti, danzatori, equilibristi, giocolieri e
saltimbanchi, avranno così l'occasione di far parte della particolarissima
scenografia per il concerto che si terrà il 23 giugno allo Stadio Euganeo. Lo
scopo è quello di creare, tramite figuranti locali ( "attori e spettatori") che
andranno ad integrare un corpo di ottanta professionisti, un episodio differente
per ciascuna delle sette date italiane dell'evento. La location per i provini
sarà la sala ottagonale e, come si presume, la piazzetta antistante all'antico
Caffè. E', inoltre, ormai certa la presenza del "mago viaggiatore" in città. E'
previsto, infatti, un incontro tra "il cantastorie" e i nostri lettori. La
collaborazione con l' organizzazione zed! ha infatti lanciato il concorso
"Incontra Claudio Baglioni"): basta rispondere esattamente ad una domanda e si
può avere il privilegio e la fortuna di passare un'ora assieme a baglioni. A
Padova, di sicuro. Dove esattamente ancora non si sa: in fondo, c'è il timore
dell'assalto indiscriminato dei fans. Si prevede, comunque, un'ondata di persone
curiose. Tuttavia, chi volesse iscriversi alle selezioni per l'originale
reclutamento può ancora farlo: proprio al Pedrocchi, ma soltanto sabato dopo le
16.
L'imminente album dal titolo Sono Io, l'uomo della storia accanto è pronto e
verrà presentato dall'artista il 20 maggio (che è pure la data ufficiale
dell'uscita), a quattro giorni dal proprio cinquantaduesimo compleanno. Conterrà
tredici brani assolutamente inediti per una durata di oltre settanta minuti. Il
tempo relativamente breve (molto breve, in realtà, se si pensa agli anni che
separano i precedenti tre dischi) in cui l'autore l'ha confezionato è la
dimostrazione di un'ulteriore svolta stilistica: ossia, la ricerca di una
maggiore semplicità, a partire dai testi, rispetto alla complessa e sofisticata
(ma deliziosa!) trilogia filosofica di cui Viaggiatore sulla coda del tempo
costituisce il capitolo conclusivo. Non ultimo, oltretutto, il bisogno di tirare
le somme di questi importanti anni di musica. Probabilmente, il significato di
Sono io e della relativa tournée va ricercato in quell'altro capolavoro che fu,
nel 1985, La vita è adesso: punto di partenza, non disgiunto dall'esperienza
live di Assolo, verso nuovi ed innovativi orizzonti sonori. Dal magnifico Oltre.
Un mondo uomo sotto un cielo mago sarà, difatti, tutto un discorso a parte:
sperimentazioni, contaminazioni, musicalità estrema del verso sono solamente
alcuni dei magici ingredienti utilizzati. La grandiosità dei suoi concerti è
qualcosa di incredibile: chissà cosa ci riserverà adesso Claudio Baglioni in
quello che lui stesso ritiene essere il suo evento più spettacolare in assoluto.
Manca davvero poco allo show che partirà il 14 giugno da Ancona: bisognerà
sbrigarsi ad imparare le canzoni nuove! (Fabio Velo DalBrenta)
Lunedì la visita alla mostra sulla
pubblicità. L'evento seguito da Radio Arancia (Corriere Adriatico 7 Maggio)
Baglioni al Corriere Adriatico
Il cantautore incontrerà i fans alla
Mole Vanvitelliana
ANCONA - Arriva "L'uomo della storia accanto". Lunedì prossimo Claudio Baglioni
sarà con il suo staff ad Ancona. Ormai in dirittura d'arrivo con la
presentazione dell'album in uscita a fine mese e con la partenza del prossimo
viaggio dal vivo, il Claudio Nazionale fa un giro per l'Italia per chiamare i
fans a raccolta prima del grande evento. Sette le date distribuite sul
territorio. A seguire il debutto nazionale del 14 giugno allo Stadio Del Conero
(ad Ancona per iniziativa della Capitanicoraggiosi ed Anno Zero e promosso dal
Comune) sarà Milano il 19, Padova il 23, Firenze il 27, Roma il primo luglio,
Napoli il 5 a chiudere sarà Catania il 12. E nell'attesa il mito di "Questo
piccolo grande amore" farà una "capatina" nel capoluogo.
Una giornata tutta anconetana in cui sarà ospite anche del nostro giornale.
Saranno dieci i lettori che attraverso i coupon potranno incontrare, fare
domande o semplicemente salutare il "Viaggiatore sulla coda del tempo".
L'incontro avverrà presso la Mole Vanvitelliana - dove il cantautore visiterà la
mostra su "Pubblicità e memoria" del Corriere Adriatico - e sarà seguito in
diretta su Radio Arancia. Intanto si delineano sempre di più le linee dello show
che vedrà il coinvolgimento di accademisti delle belle arti, oltre naturalmente
alla già nutrita "carovana baglioniana". Novità dello spettacolo sarà la
partecipazione di artisti locali ad ogni data del tour. Infatti al numeroso cast
di oltre centocinquanta artisti tra band, orchestra, performers e ballerini si
aggiungeranno anche ginnasti, danzatori, artisti di strada e società sportive
della zona, selezionati direttamente dal regista Pepimorgia e dal coreografo
Luca Tommasini. Un'operazione che risponde al nome di "Ci sono anch'io" cui chi
volesse partecipare può ottenere informazioni dettagliate direttamente sul sito
del cantante: www.baglioni.it. Questo "reclutamento" renderà ovviamente lo
spettacolo "magmatico" per utilizzare la definizione dello stesso Baglioni.
Ossia in continua evoluzione. Imprevedibile. Per informazioni e per acquistare i
biglietti per assistere al concerto rivolgersi al Tbox: 071.2901224. (Erika
Barbacelli)
(La Gazzetta del mezzogiorno 6 Maggio)
Torna Baglioni «Sono
io» nuovo album dal 23 maggio
S i intitola «Sono Io, l'uomo della storia accanto» il nuovo album di Claudio
Baglioni. Il disco, pubblicato per Sony Music a quattro anni di distanza da
«Viaggiatore sulla coda del tempo», contiene 13 brani inediti per una durata
complessiva di circa 75 minuti. Un cd nato sulla spinta di due bisogni
essenziali: quello di riaffrontare e ripensare i momenti più importanti e
carichi di significato di questi anni di musica. E quello di voltare pagina
rispetto ad una lunga stagione di dischi complessi, quelli che hanno segnato la
produzione da «Oltre» fino a «Viaggiatore».
L'album anticipa di circa un mese la grande tournée negli stadi che vedrà il
musicista romano debuttare sabato 14 giugno allo Stadio del Conero di Ancona,
mentre resta ancora in forse un concerto a Bari il 7 luglio.
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