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 "L'attesa"... (notizie principali)

Friends & Partners e Barley Arts presentano  Claudio Baglioni, un grande concerto negli stadi di Ancona, Milano, Padova, Firenze, Roma, Napoli, Catania  Ed Ancora...la notizia e' ufficiale!! WALTER SAVELLI sara' di nuovo in tour con Claudio!!!                                        Per maggiori informazioni sui prezzi  acquisti on-line e orari di apertura degli stadi (?) cliccate qui
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(lafeltrinelli.it)
Claudio Baglioni, "Sono io l'uomo della storia accanto"

Evento veramente speciale per tutti gli appassionati di musica. Giovedì 22 maggio, apertura straordinaria de "la Feltrinelli Libri e Musica" di Milano in p.zza Piemonte dove, da mezzanotte, sarà possibile acquistare il nuovo cd di Claudio Baglioni e ascoltare l'artista dal vivo!

Come sempre, per gli eventi davvero speciali, la Feltrinelli diventa protagonista. In occasione dell'uscita del nuovo album di Claudio Baglioni, dalle ore 20.00 di domani giovedì 22 a la Feltrinelli Libri e Musica di Milano in piazza Piemonte, si potrà prenotare il cd che verrà consegnato a mezzanotte. Alle 22.00 il megastore chiuderà per riaprire alle 22.30.
L'accesso sarà libero e non saranno distribuiti pass.
A mezzanotte Claudio Baglioni sarà in negozio per presentare il nuovo album e firmare copie del cd.
L'album Sono io, l'uomo della storia accanto, anticipato dall'uscita del singolo Sono io, nasce sulla spinta di due bisogni essenziali. Quello forte di ritornare, riaffrontare e ripensare i momenti più importanti, più sentiti, quelli più carichi di significato di questi anni di musica. E quello di voltare pagina rispetto ad una lunga stagione di dischi complessi, quelli che hanno segnato la produzione da Oltre fino a Viaggiatore sulla coda del tempo.
Questo nuovo lavoro giunge a tre anni di distanza dal precedente e si compone di 13 brani inediti. Il cd Sono io, l'uomo della storia accanto anticipa di circa un mese la realizzazione di uno dei più impegnativi tour mai prodotti fino ad oggi in Italia. Dal 14 giugno Baglioni sarà protagonista di sette date evento. Uno show senza precedenti che avrà nel coinvolgimento e nell'improvvisazione due tra i principali elementi di vitalità e forza e che, ogni sera, porterà al centro della scena fino a mille artisti, tra band, orchestra, performers, ballerini, atleti e artisti di strada. Un happening incandescente. Uno spettacolo imprevedibile, ogni sera diverso. Un work in progress creativo che renderà il tour 2003 di Claudio Baglioni un'esperienza assolutamente unica e irripetibile. Con Baglioni in questa nuova avventura dal vivo, Pepi Morgia, ideatore e creatore delle luci e Luca Tommassini, coreografo di fama mondiale. La prima data è prevista per il 14 giugno allo Stadio del Conero di Ancona, che già nel 2001 aveva ospitato il debutto del trionfale tour Incanti. Lo spettacolo sarà poi il 19 giugno allo Stadio San Siro di Milano, il 23 giugno allo Stadio Euganeo di Padova, il 27 allo Stadio Artemio Franchi di Firenze, il 1 luglio allo Stadio Olimpico di Roma (sede dello storico concerto del 1998 dove per la prima ed unica volta fu concesso l'intero Stadio), il 5 luglio al San Paolo di Napoli, per concludersi in Sicilia il 12 luglio allo stadio Cibali di Catania.

(La Nazione 22 Maggio)
FIRENZE — Un palco immenso, grande

FIRENZE — Un palco immenso, grande quanto quasi tutto il prato. «Ma questo è uno stadio "umano", non un lager. Senza fossati, fili spinati o coccodrilli», scherza Claudio Baglioni mentre si volta indietro, a guardare il "Franchi" dalla balaustra della tribuna d'onore (e nessuno lì per lì se la sente di dirglielo, che l'ultimo frequentatore di quella balaustra non è finito troppo bene, nei pensieri dei fiorentini...). «Sì, tutto lo stadio sarà coinvolto», continua Baglioni, e a pennellate svela — complice il regista Pepi Morgia — come sarà lo show che porterà in tour per sette stadi italiani. Sette soli, a partire dal "Conero" di Ancona il 14 giugno, tappa al "Franchi" di Firenze il 27 giugno, posto unico in curva, numerati in maratona e in tribuna a prezzi ovviamente differenti, prevendita già partita nel circuito Box Office (www.boxol.it).
Uno spettacolo di popolo per un cantautore di popolarità dilagante. Anche tra i giovanissimi, quelli che ai tempi di Questo piccolo grande amore e Amore bello e Sabato pomeriggio avevano i genitori ancora ragazzini. Spettacolo transgenerazionale, insomma; e di popolo anche per la gente che vi prenderà parte. Baglioni e il suo staff stanno facendo audizioni e provini in tutte le città. Anche a Firenze, ieri al Teatro Saschall saranno stati in cinquecento ad aspettarlo, di tante età e di tante specie, ballerinette di primo pelo e danzatrici del ventre, scuole di salsa & merengue a ranghi completi ma anche le ragazze della Fiorentina Softball in tuta biancorossa, e un gruppo di kickboxing in tenuta tutta nera. Scene da "saranno famosi", ma Baglioni ne chiarisce il senso: «Abbiamo chiesto di partecipare — spiega — a tutti quelli che hanno la pasisone del movimento e dell'espressione del corpo, per dare qualcosa di nuovo, per la voglia di sorprendersi e di sorprendere gli spettatori». Niente casting per spettacoli fissi, insomma: piuttosto, una grande festa corale, gente che si muove di continuo per questo immenso grande palco durante le tre ore dello spettacolo, in sintonia con le canzoni («un'antologia di 35 anni, con 2-3 sorprese», annuncia Baglioni), con la musica della band (6 elementi, «e torna tra noi anche Walter Savelli»), dell'orchestra (42 elementi, giovani del conservatorio di Teramo) e dei 40 performers, ma senza far didascalia, senza sottolineare questo o quel momento, «sarà uno show lungo e fluido, per dare e prendere emozioni», dice ancora il cantautore. E ogni stadio, ogni città avrà il suo "distintivo", al "Franchi" ci sarà una installazione realizzata dall'Accademia delle Belle Arti, «ci siamo affidati a inventori di set, ho chiesto che siano usati materiali di riciclo, apprezzo moltissimo chi rimette in vita quello che è terminato». Insomma, «un concerto dinamico, in progress, si traccia una scena in movimento, senza pensare a un festival di arti varie: una festa, uno scambio di energie». Lui stesso l'ammette: «I canali classici della musica sono all'autunno, anche la radio tende a omogeneizzare, sta agli artisti "anziani" aprire nuove strade, indicare nuove frontiere, far da kamikaze per dare nuovi spazi alla musica, ma anche nuova musica agli spazi che esistono». Un'idea? Lui, Baglioni, la vede nel ritorno al passato, il suo, se questo vuol dire «cercare la musica delle emozioni». di Paolo Pellegrini

(La Repubblica 22 maggio)
Il cantautore ieri a Firenze per preparare l´evento del 27 giugno
BAGLIONI ALLO STADIO UN PALCO SENZA FINE
“Vi presento il mio show più folle"

Al Saschall una sfilata di giovani artisti che lui sceglierà
Claudio Baglioni, inguainato nella sua bionica giovinezza, guarda gli spalti del Franchi: «E´ bello qui perché si respira libertà. Altri stadi italiani somigliano ai lager: filo spinato, fossati e coccodrilli. Sono convinto che se ci fossero meno protezioni la gente combinerebbe meno gradassate». Al Saschall intanto arrivano majorette, atleti e ballerini per hobby, tutti en attendant Claudio, con la speranza di partecipare al concerto del 27 giugno giustappunto al Franchi, e di essere esaminati da lui. Che, invece, alle selezioni si fa vedere sì e no. Troppo occupato a promuovere l´album Sono io, l´uomo della storia accanto e, con Pepi Morgia, a preparare lo spettacolo monstre: l´intero campo da gioco trasformato in palcoscenico, un´orchestra di 40 elementi, 40 animatori, i dilettanti allo sbaraglio, giovani artisti che realizzeranno le loro opere sotto gli occhi del pubblico «con materiale riciclato: mi piace l´idea che da una materia definitiva possa nascere nuova vita». Ma perché tutto questo ambaradan? «Perché volevo rompere la liturgia dei concerti negli stadi. Perché bisogna dare un motivo in più alla gente per venirci a vedere in questi luoghi scomodi. E perché bisogna sorprendersi».

Lei che dà spazio alla creatività di base, che ne pensa delle trasmissioni tivù che confezionano le star del futuro?
«In passato la televisione ha fatto bene al nostro paese. Quella di oggi schiaccia le arti popolari. Altro che talent scout».

Le piacerebbe tornarci, in tivù?
«Si, e mi sono arrivate offerte, da Rai e Mediaset. Ogni volta che ho fatto le mie, sono tutti impazziti dall´entusiasmo. Poi nessuno si è fatto risentire: le idee nuove fanno paura».

Come reagisce un monumento della musica italiana all´ingresso in classifica di Marlene Kuntz e Subsonica?
«Ne sono felice. Resta il fatto che in questo momento la discografia è come una truppa napoleonica che si ritira dalla campagna di Russia perdendo pezzi ovunque. E la colpa non è solo delle etichette. Credo ad esempio che sia arrivato il momento di ridisegnare i media: le radio, ad esempio, impongono regole che omogeneizzano la proposta musicale. E sono convinto che gli artisti con tanta esperienza debbano assumersi l´impegno di indicare strade nuove e non limitarsi a sorvegliare il loro prodotto».

Ma come si fa a mettersi a nudo, raccontare le proprie crisi e non peccare di autoreferenzialità?

«Io credo con forza nell´individualità, non nell´individualismo. Ci credo più che nelle masse o nelle maggioranze che magari non rispecchiano un paese. E poi è il privilegio di questo mestiere poter buttare fuori se stessi. E non dover pagare per farlo ma essere pagati».di Fulvio Paloscia

(Gazzetta del sud 21 Maggio)
Ha presentato l'album «Sono io, l'uomo della storia accanto» e il tour al via a giugno
Baglioni tra impegno e leggerezza
Domani sarà in tv a «Zelig», venerdì in conferenza stampa a Catania


ROMA – Io e noi, semplicità e monumentalità, leggerezza ed impegno: sono i poli che racchiudono le tredici nuove canzoni di «Sono io, l'uomo della storia accanto», il nuovo album di Claudio Baglioni che traduce in poesia rapporti complessi come quelli tra padre e figlio, tra uomo e donna, tra artista e pubblico e tra i popoli del mondo. Il cd, in uscita venerdì, non doveva avere, almeno nelle intenzioni dell'autore, un filo conduttore, anche se oggi, a lavoro finito, durato dieci mesi, lo stesso Baglioni ne individua uno: «L'urgenza di amore, come medicina possibile ad un senso di spaesamento individuale e collettivo». Chiusa la trilogia degli album «a concetto» degli anni '90 («Oltre», «Io sono qui» e «Viaggiatore sulla coda del tempo»), molto meditati e complessi, Baglioni ha scelto di realizzare un cd più leggero, immediato, «fatto a mano» con la freschezza di ispirazione e di scrittura che lo accompagnava negli anni '70. «Serenata in sol» è il brano più riuscito in questo senso, «una serenata sderenata contro questa vita arenata», ovvero «la canzone più sguaiata del cd», come la definisce Baglioni. All'estremo opposto troviamo «Requiem», un pezzo monumentale di forte pathos contro la guerra, contro ogni guerra. Il manifesto autobiografico «Sono io», il singolo trasmesso dalle radio, apre la track list; seguono le canzoni d'amore «Tutto in un abbraccio», «Mai più come te» (una ballata acustica destinata a diventare un successo), «Sulla via di casa mia» che celebra la quotidianità di un rapporto, «Quei due» e «Tienimi con te», sul bisogno di trovare un rifugio nella propria metà. La relazione padre-figlio e quella figlio-padre sono al centro dei brani «Grand'uomo» e «Patapan». «Si tratta dei rapporti più complessi da abbracciare, quelli meno conclusi, meno individuabili e definiti». «E un figlio ama sempre un padre, ma lo fa mentre lo giudica e quasi mai perdona, finché gli scopre il segno di una lacrima e per la prima volta vede una persona», canta Baglioni, pensando al suo unico figlio, Giovanni, che ha festeggiato il suo 21. compleanno. «Il disco – spiega Baglioni – fino ad ora l'ho tenuto accuratamente da parte per non ascoltarlo insieme a mio figlio. Noi spudorati artisti approfittiamo delle canzoni per mandare messaggi che non abbiamo il coraggio di mandare altrimenti». «Patapan» è invece una lirica struggente che evoca l'assenza del papà del cantautore, Riccardo, scomparso circa tre anni fa. I tre brani che concludono l'album sono quelli più impegnati, più proiettati sul sociale, che parlano dell'urgenza di pace, di solidarietà e tolleranza: «Requiem», «Di là dal ponte», e «Per incanto e per amore», un testo originale su una melodia liberamente tratta dalla cantata n.147 di Bach. Anche se della guerra in Irak dice che «era infondata, non hanno trovato neanche un insetticida», guai a dare a Baglioni del pacifista, in senso unilaterale. Sui cortei e sull'esibizione della bandiera arcobaleno il cantautore ha le idee chiare: «Nessuno è per la guerra, ma ho trovato sgradevole e antipatico imbrattare e sbeffeggiare la bandiera della pace». A «Fianco a fianco», traccia numero 10, il ruolo di canzone spartiacque tra la parte più autobiografica del disco e il finale corale. «Fianco a fianco» racconta le emozioni del concerto, inteso come «cortocircuito di emozioni dove palco e spalti, artista e pubblico, sono uniti da un continuo scambio di ruoli, nel quale l'uno e l'altro diventano, di volta in volta, mittente e destinatario di grandi emozioni». Tra pochi giorni inizieranno le prove per i sette concerti-evento che Baglioni farà negli stadi italiani, accompagnato da decine di performer reclutati attraverso casting locali. A giugno sarà il 14 ad Ancona (stadio del Conero), il 19 a Milano (San Siro), il 23 a Padova (Stadio Euganeo), il 27 a Firenze (Stadio Franchi), e a luglio il primo a Roma (Olimpico), il 5 a Napoli (San Paolo) e il 12 a Catania (stadio Massimino). Dmani sera Baglioni sarà ospite speciale di «Zelig», in prima serata su Canale 5. Venerdì giornata siciliana per Baglioni, che arriverà a Catania per intervenire alla conferenza stampa di presentazione dell'unica data isolana del suo tour 2003. Baglioni arriverà in aeroporto nella tarda mattinata ed alle 15 sarà in Comune assieme al sindaco Umberto Scapagnini. Nella sua giornata catanese Baglioni sarà anche al Pala Spedini, vicino allo stadio, dove si terranno le selezioni per l' iniziativa «Ci sono anch'io».
**Ci sono anch'io AUDIZIONI Venerdì 23/05/2003 CATANIA PALASPEDINI P.zza Spedini **

(Il Mattino 21 Maggio)
«Voglia di leggerezza, ma non troppo»

Roma. Voglia di leggerezza e voglia di kolossal tentano di convivere da anni nel Baglioni che tenta di conciliare l’eredità dei megahit nazionalpopolari con una maturazione, umana ancor prima che artistica, che gl’impedisce di ribattere le strade dei piccoli grandi amori e dei sabato pomeriggo. Anche «Sono io», il nuovo album in uscita venerdì, si presenta come un ritorno alla semplicità, ma poi allunga i brani oltre il consentito dalla dittatura dei programmatori radiofonici.
Partiamo dal titolo: chi è oggi Claudio Baglioni?
«Un uomo assalito dall’urgenza dell’amore e della pace, da un senso di spaesamento individuale e collettivo. Un cantautore che s’è accorto di essersi complicato la vita negli ultimi anni, complicando anche le proprie musiche e i testi. Penso soprattutto a ”Viaggiatore sulla coda del tempo”: oggi lo semplificherei, ma non lo rinnego, anche se ora rinuncio a qualsiasi pretesa da concept album e all’esasperata ricerca di novità. Ci ho messo appena dieci mesi a mettere a punto ”Sono io”, rispetto ai tre anni abituali: è una scelta, non un caso».
Però le radio faticheranno a passare canzoni che durano una media di cinque minuti.
«Faticheranno anche a trasmettere pezzi che parlano di pace o che rubano le strofe a Bach. Vado controcorrente, non ho voglia di fare musica rispettando leggi che non sono mie».
Ben due brani parlano del rapporto padre-figlio: «Grand’uomo», dedicata a tuo figlio Giovanni, chitarrista ventunenne che ti seguirà in tour, e «Patapan», in ricordo di tuo padre Riccardo.
«Oggi che ho sperimentato entrambi i ruoli mi accorgo che si tratta di uno dei rapporti più difficili: un padre e un figlio sono come due rami dello stesso albero che finiscono per non conoscersi davvero, divisi dall’età e dai ruoli».
«Sono io» comincia navigando nel privato tra storie d’amore e affetti familiari, ma finisce con vicende collettive come quelle evocate da «Requiem», «Al di là del ponte» e «Per incanto e per amore».
«È vero, forse un filo rosso alla fine c’è anche in quest’album. ”Requiem” nasce da un bisogno di fare musica contro i rumori della guerra, anche se non serve, anzi... Io ho detto la mia e sono stato tacciato di essere pacifista, partigiano... Sembra quasi che non si abbia più diritto di parola. Ancora non mi va di tacere, sono contro la guerra, anche se non sono mai sceso in piazza sono rimasto esterefatto dalle offese riversate sulla bandiera arcobaleno».
Il cittadino Baglioni non sembra convinto di vivere nel migliore dei paesi.
«Certo e lo canto quando dico che ”si scambia la maggioranza con la povera ragione” o quando parlo della ”dignità” che ”sembra proibita”. Certi vecchi vizi italiani sono tornati di moda, la politica è troppo e inutilmente rissosa, le divisioni tra i poli esasperate. Sento aria di regime, non dico dittatura, si può essere accusati solo perché si canta di pace, di uomini persi, di boat people senza diritti».
Veniamo al tour, al via il 14 giugno da Ancona per attraversare l’Italia e approdare al San Paolo il 5 luglio.
«Sabato sarò a Napoli per i provini degli artisti che arruolerò nel mio concerto tappa per tappa, aggiungendoli alla band, l’orchestra e una quarantina di ”animatori” fissi. Non vedo l’ora di partire, anche perché cercando talenti da coinvolgere ho scoperto che l'Italia non è sonnacchiosa e senza originalità come si dice. Anche questo è un problema politico e culturale; ci sono troppi giovani talenti a cui nessuno dà una possibilità».
E la tv?
«Rai e Mediaset mi cercano, si dicono conquistate dai miei progetti, ma poi, al momento dei contratti, spariscono, forse sono troppo attento alla qualità, anche tecnica. Comunque, ho registrato una puntata di ”Zelig” con Bisio e la Hunziker: guardatemi, mi sono davvero divertito».FEDERICO VACALEBRE

IL DISCO
Pop ecumenico che arruola persino Bach

Roma. «Sono io» ha un sottotitolo: «l’uomo della storia accanto». Ha foto di copertina che mostrano un Baglioni in forma smagliante, anche troppo, quasi il tempo (51 anni) per lui non passasse. Ha melodie che non si complicano la vita nell’impossibile inseguimento di un Peter Gabriel, ma nemmeno rinunciano alla maestosità garantita dagli archi o dalla possibilità di scale complesse come in «Quei due» (cantarla dal vivo negli stadi d’Italia non sarà sempre facile). Ha versi di facile lettura che si concedono moderatamente al richiamo dello stile panelliano: «Come un maschio alla deriva/ con il raschio che gli annega giù nella saliva», oppure «Lui ha un sorriso più smagliato/ e si specchia e taglia/ strade di tovaglia/ e quella storia vecchia/ che già impaglia».
Ha incipit che ricordano «Se telefonando» («Tutto in un abbraccio»), costruzioni che richiamano il Baglioni che fu («Grand’uomo»), divertenti giochi di parole («Serenata in sol»), andamenti latini («Quei due»), concessioni alla retorica on the road («Fianco a fianco» con tanto di «alè oh oh»), dichiarazioni di fede pacifista e solidaristica.
Nell’attesa di vedere come il mercato in crisi accetterà «Sono io» dopo un debutto radiofonico a dir poco tiepido, Baglioni incunea nel suo pop ecumenico persino la cantata 147 di Bach utilizzata come spunto della strofa della conclusiva «Per incanto e per amore»: leggerezza sì, ma monumentale, ammesso che sia possibile. L’uomo della storia accanto, insomma, gira pagina ma non troppo, convinto che sia possibile praticare una canzone adulta, venata di grandeur ma in fondo coerente con gli inizi del cantastorie dei giorni nostri. f.v

(Il Nuovo 21 Maggio)
Baglioni: "Ecco il mio disco fatto col cuore"

Il cantautore volta pagina e sceglie di tornare sotto i riflettori con un disco istintivo battezzato Sono io, l'uomo della storia accanto. A giugno via al tour negli stadi. di Olivia Corio

MILANO – Brizzolato e abbronzato come George Clooney. Claudio Baglioni è tornato sotto i riflettori con un nuovo album e un’immagine curata nel minimo dettaglio. Gli anni Settanta dei capelli incolti e di Questo piccolo grande amore sono lontani. Ma i fan, ancora moltissimi, accoglieranno con entusiasmo la nuova uscita discografica battezzata Sono io, l’uomo della storia accanto, nei negozi da venerdì. “E’ un lavoro ispirato dal bisogno di far prevalere un linguaggio più autentico e vero – spiega il cantautore romano – dov’è il cuore a tenere il timone. Un disco nel quale le parole chiave sono passione ed emozione, ma anche leggerezza”.

Baglioni lascia da parte gli arrangiamenti più complessi per una forma di minimalismo musicale. “Togliere più che aggiungere – spiega – per arrivare al nucleo delle cose”. Il risultato sono tredici canzoni figlie dell’istinto. “Non è un disco ricercato – precisa – ma un disco che mi ha cercato. Mi ha emozionato e appassionato. La speranza è che queste canzoni facciano altri altri quello che hanno fatto a me”. Sono io l’uomo della storia accanto è stato concepito per regalare emozioni. Le canzoni si muovono dalla dimensione acustica a quella sinfonica, ma i testi sono forgiati per creare empatia. Non si tratta di un disco con un filo conduttore, come il precedente Viaggiatore sulla coda del tempo: “Non è un album-storia nel quale le canzoni sono legate insieme dal filo rosso di una vicenda, ma è un album di canzoni sulle mille facce di un tema centrale. E il tema centrale è l’amore. Non un disco di canzoni d’amore, ma di canzoni sull’amore”.

Baglioni non si limita a considerare l’amore di coppia, ma spinge il suo sguardo più in là, fino a toccare tematiche sociali in diversi episodi, a partire da Requiem, inno alla musica come linguaggio universale e veicolo di pace. “Penso all’amore per la vita – racconta – quindi quello per la pace, per l’altro, per la varietà e molteplicità di identità, culture, espressioni”. Gli anni Settanta sono lontani ma la voglia di scrivere e condividere rimane. Tra gli inediti anche una canzone, Fianco a Fianco, dedicata al rapporto tra artista e pubblico che si instaura durante un concerto quando prevale la voglia di “stringersi intorno al sogno mai stanco che è in noi”. L’artista romano affronterà un tour impegnativo a partire dal 14 giugno. In programma sette date nei grandi stadi. La prima tappa è prevista per il 14 giugno allo Stadio del Conero di Ancona che nel 2001 aveva ospitato il debutto trionfale del tour Incanti. Seguiranno Milano il 19 giugno, Padova il 23, Firenze il 27, Roma il 1 luglio, Napoli il 5, e Catania il 12

(Il Gazzettino 21 Maggio)
Tredici brani riscoprendo la speranza in mezzo ai mondi della disperazione

SONO IO - L'album si apre con una danza ecumenica. È "l'uomo della storia accanto", dove io equivale a noi, perché è il valore della singola identità che rende ricco il collettivo. Colori celtici quasi rituali coniugando di nuovo cuore e amore in una delle tante "rime interne" del disco.
TUTTO IN UN ABBRACCIO - melodica canzone d'amore, sarà probabilmente il secondo "estratto" dal disco a essere offerto alle radio. È la canzone degli amori infelici, del tempo che uccide la passione e la difficoltà di raccontarsi, con la volontà di raccogliere tutto inun unico ultimo abbraccio.
GRAND'UOMO - Consequenziale al precedente album, riprende ritmi e atmosfera sonora trasformando i numeri binari "zero e uno" digitati in "viaggiatore" in una diversa valenza. "La musica non è un'isola, la musica è il mare. Io ti giuro che sarò qualcuno e griderò al futuro il vento che c'è in me, perchè ti giuro che c'è più tra zero e uno che non tra uno e cento", canta. "La fantasia è dove non c'è l'ipocrisia della realtà, e quel che dai di te mai niente te lo porterà più via, la poesia come un'idea non cerca verità la crea, e se tu non credi sempre in me fa che io creda sempre in te". Musicalmente vecchiotta è interessante come testo, come invocazione al figlio, ai fan, alla gente.
MAI PIÙ COME TE - Storia d'amore. Strana, intima. Ama anche l'assenza e «dopo te si che io mi innamorai sempre più di te...». Melodica, una romanza di quelle da cantare a mezza voce, in cui le pena d'amore sono comunque uno scotto che vale la pena pagare.SULLA VIA DI CASA MIA - "Io che sono stato stato sempre altrove alla ricerca di strade nuove ho sempre te come punto di riferimento". Canzone d'amore ripresa da altre idee precedenti musicali e di testo, racconta del musicista giramondo con nostalgia di casa, un poeta e marinaio che soffre mal di terra e mal di mare. Interlocutoria.
PATAPAN - Il rapporto padre e figlio torna in una canzone delicata sui punti di riferimento, con rimpianto. Voce e piano accennato e poi il crescendo, «non è questo il mondo che volevamo non è questo il mondo che sognavamo... ma andiamo avanti e patapan», con fischio morriconiano nel finale, anche perchè la vita è un continuo duello-sfida. Molto malinconica. "Ti sei fermato un giorno e io corro solo...", canta e il pensiero va al padre scomparso.
QUEI DUE - "Cuore e amore qui non fanno rima" in questa canzone di fine rapporto. Cantata in maniera straziante quasi fastidiosa interpretando il fastidio di un chiarimento si dipana in arpeggi di chitarra spagnola, perche anche l'amore finisce prima o poi. Un film, un quadro di tristezza familiare. Già vissuto. È in fondo il funerale di questo piccolo grande amore.
SERENATA IN SOL - "Sono solo sotto il sol e so solo un solo in sol", scherza con le parole in una buffa canzone sulla vita arenata chiedendosi "dove sta zazà", cantando "una serenata un po' sderenata". È una pausa di relax in un album dai ritmi lenti e dai temi non leggeri. Baglioni non pesta una cacca,"acciacca una merda"... ma lui è uno che va ramingo col compagno quadrupede latrante, quando tutti gli altri portano a spasso il cane.
TIENIMI CON TE - Canzone d'amore sulla via della maturità, scacciando fantasmi di solitudine, cercando rifugio nell'amata. Larga melodia con campane tubulari nel finale. Struggente. anche troppo.
FIANCO A FIANCO - "In un bisogno estremo d'orizzonte ancora correremo in branco fianco a fianco... la speranza è sempre qui comunque anche se a volte sembra morta". Stringersi intorno al sogno. Canzone inno, da trascinamento, da manifestazione di massa, da marcia per la pace.
REQUIEM - Romanza lenta struggente in cui si prega la musica di suonare "più forte della morte" coprendo i rumori della guerra. Fu scritta tra le macerie del Petruzzelli, pensando ad altre distruzioni anche più colpevoli. I "tamburi lontani" sono vicini.
DI LÀ DAL PONTE - Un arrangiamento "irish" stile terza classe del Titanic per una storia di emigrazione e disperazione. E la canzone delle boat people dove il ponte è quello virtuale tra oggi e domani, tra il mondo povero e quello ricco e quello reale della nave in navigazione verso la speranza.
PER INCANTO E PER AMORE - Un famoso corale di Bach (dalla cantata "Herz und Mund und Tat und Leben") si trasforma in una straordinaria rogatoria sulle speranze del mondo. Un ponte tra passato e futuro costruito per grande orchestra e di assoluta sacralità che chiede la fine di ogni guerra e pace giustizia e amicizia con un finale indiano a sitar e tabla laddove l'occidente mise i clavicembali.G. Al.

(Unione Sarda 21 Maggio)
Arriva il nuovo album “Sono io”
Baglioni canta «l’urgenza d’amore»

Io e noi, semplicità e monumentalità, leggerezza ed impegno: sono i poli che racchiudono le tredici nuove canzoni di Sono io, l’uomo della storia accanto, il nuovo album di Claudio Baglioni che traduce in poesia rapporti complessi come quelli tra padre e figlio, tra uomo e donna, tra artista e pubblico e tra i popoli del mondo. Il cd, in uscita venerdì, non doveva avere un filo conduttore, anche se oggi, a lavoro finito, durato dieci mesi, lo stesso Baglioni ne individua uno: «L’urgenza di amore, come medicina possibile ad un senso di spaesamento individuale e collettivo».
Chiusa la trilogia degli album “a concetto” degli anni ’90 (Oltre, Io sono qui e Viaggiatore sulla coda del tempo), molto meditati e complessi, Baglioni ha scelto di realizzare un cd più leggero, immediato, «fatto a mano» con la freschezza di ispirazione e di scrittura che lo accompagnava negli anni ’70. Serenata in sol è il brano più riuscito in questo senso, «una serenata sderenata contro questa vita arenata», ovvero «la canzone più sguaiata del cd», come la definisce Baglioni. All’estremo opposto troviamo Requiem, un pezzo monumentale di forte pathos contro la guerra, contro ogni guerra. Il manifesto autobiografico Sono io, il singolo trasmesso dalle radio, apre la track list; seguono le canzoni d’amore Tutto in un abbraccio, Mai più come te (una ballata acustica destinata a diventare un successo), Sulla via di casa mia, che celebra la quotidianità di un rapporto, Quei due e Tienimi con te, sul bisogno di trovare un rifugio nella propria metà.
La relazione padre-figlio e quella figlio-padre sono al centro dei brani Grand’uomo e Patapan. «Si tratta dei rapporti più complessi da abbracciare, quelli meno conclusi, meno individuabili e definiti». “Un figlio ama sempre un padre, ma lo fa mentre lo giudica e quasi mai perdona, finché gli scopre il segno di una lacrima e per la prima volta vede una persona” canta Baglioni, pensando al suo unico figlio, Giovanni, che ha festeggiato l’altro ieri il ventunesimo compleanno. «Finora - spiega Baglioni - avevo tenuto il disco da parte per non ascoltarlo insieme a mio figlio. Noi spudorati artisti approfittiamo delle canzoni per mandare messaggi che non abbiamo il coraggio di mandare altrimenti». Patapan è invece una lirica struggente che evoca l’assenza del papà del cantautore, Riccardo, scomparso circa tre anni fa.
I tre brani che concludono l’album sono quelli più impegnati, più proiettati sul sociale, che parlano dell’urgenza di pace, di solidarietà e tolleranza: Requiem, Di là dal ponte e Per incanto e per amore, un testo originale su una melodia tratta dalla cantata n. 147 di Bach. Anche se della guerra in Iraq dice che «era infondata, non hanno trovato neanche un insetticida», guai a dare a Baglioni del pacifista in senso unilaterale. Sui cortei e sull’esibizione della bandiera arcobaleno il cantautore ha le idee chiare: «Nessuno è per la guerra, ma ho trovato sgradevole e antipatico imbrattare e sbeffeggiare la bandiera della pace». A Fianco a fianco, traccia numero 10, il ruolo di canzone spartiacque tra la parte più autobiografica del disco e il finale corale: racconta le emozioni del concerto, «dove palco e spalti, artista e pubblico, sono uniti da un continuo scambio di ruoli, nel quale l’uno e l’altro diventano, di volta in volta, mittente e destinatario di grandi emozioni».

(Il Gazzettino 21 Maggio)
Esce venerdì "Sono io, l’uomo della storia accanto", nuovo album del cantautore romano, tra amore e guerra
Claudio Baglioni, uno fra mille
Il 14 giugno partirà il suo tour che lo vedrà su un palco circondato da centinaia di artisti diversi

La copertina è già comparsa su molti manifesti che annunciano il prossimo tour. C'è Baglioni (non più "biondo" come nella prima uscita avendo rifatto le foto senza usare le luci gialle che avevano scandalizzato i fan), con le spalle al muro. Un muro di mattoni. Che però si appoggia sul nulla. È solo una foto, ma il bello di Claudio, 52 anni il 16 maggio scorso, è che comunque ti consente più o meno volontariamente di giocare con la fantasia, di interpretare e volare pindaricamente. E allora non è illecito dare al muro due interpretazioni: l'ansia dell'artista-feticcio costretto un'ennesima volta a offrirsi al pubblico con un nuovo "prodotto", e l'immagine pinkfloydiana del "Muro" di cui tutti siamo mattoni, che può legarsi all'idea di base del tour e dell'album, dedicato a "noi" come insieme di tanti "io", che non accettano di mandare il cervello all'ammasso come i "kids" di Roger Waters.
Il disco, "Sono io, l'uomo della storia accanto", in uscita il 23 maggio, pur raccolta di canzoni scritte in tempi e momenti diversi, ha comunque i soliti diversi piani di lettura. C'è l'amore più o meno autobiografico delle storie finite e quelle iniziate dopo, la dissoluzione del rapporto, la ricerca del rifugio, il riamore. C'è la guerra e il mondo che gira a modo suo con i tamburi di morte e le boat people, e c'è il senso di speranza, il guardare avanti in maniera indifferentemente spirituale o laica, ma sempre confidando nelle proprie forze, o in quelle di ciascuno. La risposta che soffia nel vento di dylaniana memoria è nella capacità di ognuno di reagire: «Se non credi sempre in me fa ch'io creda sempre in te». È un concetto parallelo a quello elaborato da Peter Gabriel, artista che resta uno dei punti di riferimento di Baglioni.
È un disco apparentemente semplice, immediato, fatto di tempi larghi e melodie, di numerose autocitazioni nei testi e nella musica, e costruito su chitarra e pianoforte, lasciando sintetizzatori e computer nell'angolo, a creare effetti, ambientazioni, colori. Inutile aspettarsi ricerche sonore questa volta, e neppure canzoni epocali, però questo è il disco più vicino a "Strada facendo" che Baglioni abbia mai scritto, e che si fa ascoltare piacevolmente offrendo al riascolto numnerose sorprese.
La trilogia di "Oltre" è finita ed è il momento di tirare le somme: «Ho giocato con i suoni e le parole - spiega Claudio - ma c'è un solo brano che mi era davvero "rimasto nel cassetto": "Sono solo sotto il sol e so solo un solo in sol" risale a "Oltre", quando non riuscivo a scrivere un disco che era già stato venduto nei negozi e io me ne stavo in spiaggia con la chitarra e continuavo a ripetere questa frase e a suonare gli stessi accordi!».
Sitorna a parlare d'amore, in varie fasi. Non è l'amore adolescenziale, ma quello maturo, quello rifugio, e anche quello che si dissolve. Si parla di guerra, quella delle bombe e quella contro la fame, che fa cercare la speranza in una barca nel mare in tempesta. Si parla del rapporto col padre, da padre di un ragazzo che gli ispirò "Avrai", e da figlio di un genitore scomparso la cui morte gli fece scrivere una delle canzoni più belle e struggenti, "Titoli di coda".
Il tour partirà da Ancona il 14 giugno. Solo sette tappe negli stadi, fra cui Padova il 23 giugno: «Sto girando l'Italia per selezionare gli artisti che parteciperanno allo spettacolo. Sono sorpreso, ci sono personaggi incredibili e soprattutto, anche se sono gruppi amatoriali sono spesso di una energia, una serietà e una professionalità notevoli. Bisognerebbe guardarci con più attenzione, e lo dico anche per la nostra tv, certo non quella delle pro loco domenicali».
Baglioni sarà "uno fra mille": porterà in scena un migliaio di artisti "locali", giocolieri, acrobati, danzatrici del ventre, o altro, oltre a una settantina fra musicisti e artisti "fissi". «A Padova - racconta - ho trovato un'artista capace di creare sculture moderne con qualunque materiale si trova davanti, un pezzo qua un pezzo là. Adesso si tratta di selezionare le proposte in funzione dello spettacolo»Ma quanto costa uno spettacolo del genere?.
«Uno sproposito, perchè mille persone, anche se intervengono gratuitamente devi comunque ospitarle, metterle in regola fiscalmente e assicurarle - commenta Rossella, la compagna di Baglioni - quindi si rischia di fare spettacoli in perdita, ma Claudio è fatto così».
Quasi architetto, dopo aver approfittato della nuova possibilità di recuperare gli esami sostenuti in passato e reiscriversi, guarda con "disperazione" agli spazi musicali: «Se ci arrivo davvero potrebbe essere la mia tesi di laurea. Qui non esistono palasport insonorizzati per ospitare concerti. Io sono costretto a ricorrere agli stadi. Sarebbe bello poter creare dei centri polivalenti come avviene all'estero»
Domani sarà ospite di Zelig. Tanto per non smettere di stupire.di GIÒ ALAJM


(Corriere della sera 21 Maggio)
«Ecco la mia nostalgia del futuro»
Baglioni pubblica «Sono io»: l’ho pensato per condividerlo con i fan

MILANO - «Mentre stavo al pianoforte per le canzoni di questo album, mi ponevo una sola domanda: "Mi commuove o non mi commuove?". Solo se la risposta era affermativa la canzone veniva promossa». E non appena il sito di Claudio Baglioni ha messo in rete un minuto delle tredici canzoni del nuovo album «Sono io» (sottotitolo: «L'uomo della storia accanto»), in uscita venerdì, si è acceso fra i suoi fan il dibattito: è un ritorno ai tempi di «Poster»? E' la negazione della trilogia partita da «Oltre» e conclusa da «Viaggiatore sulla coda del tempo»? Giriamo la domanda a lei, Baglioni...
«Molto probabilmente bisogna andare in giro, perdersi, navigare, andare avanti per poi poter ritrovare una strada familiare, un sapore di casa, una luce che volge verso un tramonto accomodante».
In «Grand’uomo», una marcia «baglionesca» c’è l'eroico quotidiano, i figli...
«Figli prima e poi padri di altri figli... Padre, il mestiere più difficile: prima o poi un figlio ti mette nella condizione di essere giudicato e in fondo è il segreto svelato di un padre. E’ il seguito ideale della famosa "Avrai" scritta 21 anni fa, in occasione della nascita di mio figlio Giovanni».
In tante canzoni come «Quei due» o «Fianco a fianco» c'è sempre un attonito stupore di fronte alla vita, come se avesse aperto gli occhi ieri mattina.
«Spero che questo stupore mi sostenga e mi sorprenda continuamente. Soltanto così saprò ancora di essere vivo».
In «Quei due» canta: «Lui si sofferma a guardare l'orario, ma la vita ferma su un altro binario» . Non sarà mica l'orologio fermo sull'1.10 di «Poster»?
«Non è nemmeno un orologio. E’ il niente. Tutto sta in quel niente, in quella fissità, con la vana speranza di riuscire a fermarlo in un fotogramma».
«Serenata in sol» è folle, allegra, caraibica. Lei la definisce la canzone cialtrona. Perché?
«E’ un delirio che io ho provato in alcuni momenti della mia misantropia, quando bisognava scrivere delle canzoni, quindi allontanarsi da tutto il mondo per avere la possibilità di descriverlo. Una sorta di castità di pensieri e fisica per ragionare sulle cose della vita. Ero arrivato al punto di parlare con le pietre, gli uccelli, gli alberi, pensando che quelli capissero. Suonavo per ore, giornate intere su una chitarra a cui mancava una corda - e anch'io ero molto giù di corda - e sulla stessa tonalità una serie di scemenze come "sono solo sotto il sol e so solo un solo sol". Il messaggio? Questo mondo è strano e se non sei un po’ pazzo non lo riesci a vivere».
Baglioni, i suoi parti sono sempre più difficili. Non è che il «mezzo» canzone le va stretto?
«Forse. Ma la battaglia creativa si fa nella piccola mischia, non nel grande spazio. La canzone è un bel cimento, perché in pochi minuti si misura la forza di chi la fa».
E il tour, sempre più grande, ricco, costoso. Cosa bolle in pentola per il debutto del 14 giugno?
«O un errore colossale oppure un tentativo cortese di tirar via le persone dalle case, dalla quotidianità, dalla routine, cercando di sorprendere e di sorprendermi in qualcosa che resta un rito, una messa cantata anche dalla gente».
Molte nuove canzoni sembrano pensate in funzione dello show.
«Sì. Chi fa questo mestiere ormai pensa anche alle occasioni in cui queste canzoni verranno condivise. Non è più "io le faccio, voi le ascolterete". C'è una sorta di nostalgia del futuro, un rinvio a quello che accadrà». Mario Luzzatto Fegiz

(La Stampa 21 Maggio)
In uscita oggi il suo ultimo CD "Sono Io (L'uomo della storia accanto)
Baglioni: fuori dal mondo e contro le maggioranze

inviata a MILANO
Trent'anni dopo, c'è ancora chi pensa a Claudio Baglioni come al ragazzo romantico e semplice della maglietta fina. Ma lui ormai si è annullato dentro un bell'uomo di mezza età, aitante e complesso, dai capelli più sale che pepe, autoironico ancorché ansioso, teso alla ricerca di una espressività alla quale la forma-canzone va ormai stretta. Lo si capisce bene in «Sono io (l'uomo della storia accanto)», il disco di 76 minuti di ascolto che esce oggi, dove cerca di mediare fra le esigenze di un cd e la propria creatività. Ne escono 13 operine fra i 5 e i quasi 8 minuti, nelle quali il Divo Claudio parte dai ricordi per raccontare la propria visione dei sentimenti e dell'amore, in un minuzioso cesello di atmosfere musicali, fra pianoforti e orchestra e ambizioni sinfoniche (si chiude con una cantata di Bach), mentre la voce non perde la sua caratteristica, verace vena popolaresca. E' un lavoro in grandeur di varie ispirazioni, e sarà curioso contemplarne gli ulteriori sviluppi: primo dei quali un tour che parte il 14 giugno da Ancona, e toccherà vari stadi, come spettacolo/concerto multimediale.

Gentile Claudio, sette minuti e quarantacinque secondi sono un bel record per una canzone. Li tocca «Patapan», racconto di un momento di intimità fra un padre e un figlio. Lei e suo padre, o lei e suo figlio?
«Nel ricordo di mio padre carabiniere, ho pensato alla fanfara. E' una canzone sui profumi e sulla strada che era lieve. "Patapan" è proprio il ritmo dell'andare avanti. E' una canzone sull'assenza: di una guida sicura, ma anche di qualcuno che ti indichi la strada; dunque anche sull'assenza dei grandi padri che ora davvero scarseggiano».
Come lavora Baglioni?
«La musica scorre istintiva. Le parole sono come marmo, le scolpisco. Sono sempre in soggezione con chi lavora sulla parola».
Però non rinuncia ai suoi calembours. «Serenata in sol» dice: «Serenata/Per essere nata/e per essere arrivata...».
«Quello è un frutto della mia disperazione in studio. E' il ricordo di alcuni momenti di misantropia. Ero al mare da solo, abbattuto, parlavo con gli uccelli e poi prendevo la chitarra e facevo un accordo in sol e lo ripetevo all'infinito. Non sempre posso stare in mezzo al mondo, sa».
Dal tempo di «Oltre» non ci sono collaborazioni «firmate» nei suoi dischi.
«Sono ridiventato figlio unico».
E neppure si ricordano duetti.
«Un duetto non necessariamente è tale: può diventare un duello».
In «Al di là dal ponte» parla (male) della mania dei soldi e del potere.
«Questo è un disco contro le maggioranze».
Contro Berlusconi?
«Ma no. Pensi che al tempo dell'"Ultimo Valzer" in tv dovevo fare un duetto con lui che era capo dell'opposizione. L'avevo ascoltato, non canta male: è un intrattenitore alla francese, ruba il tempo. Cantava "Dans Mon Ile" di Salvador e "Que reste-t-il de Nos Amours"».
Non si ricordano sue cover..
«Ma all'inizio della carriera facevo i provini per le canzoni di Sanremo, da qualche parte dovrebbe giacere una mia versione della "Spada nel Cuore": con quella diventai famoso in Cile nel '68».
Avrà ricevuto proposte anche lei per un tv show...
«Certo. Tutti vogliono novità, però poi si spaventano: chissà perché in tv diamo il peggio di noi stessi, se alla prima puntata gli ascolti son bassi vanno in palla e buttano dentro di tutto: il varietà ormai vive di numeri e non di filosofia».
Terrà concerti faraonici?
«Per un disco così suonato e fatto a mano, ci sarà sul palco l'orchestra di Teramo con 42 elementi più i 6 della mia band. Poi un gruppo fisso di animatori, con movimenti di scena. E in ogni luogo che toccheremo, faremo reclutamenti nelle Accademie delle Belle Arti per quadri coreografici e scenografici che diano il senso dell'happening». Il tour negli stadi: 14 giugno Ancona, 19 Milano, 23 Padova. 27 Firenze, 1 luglio Roma, 5 Napoli, 12 Catania.

(Il Resto del Carlino 21 Maggio)
E Baglioni torna al passato:
«Fare dischi d'amore ti cala l'età»

.ROMA — C'è stato un tempo in cui Claudio Baglioni (nelle foto) cantava "W l'Inghilterra" o "Amore bello". In cui sfiorava l'estasi pruriginosa della maglietta fina e i sentimenti in gabbia del passerotto con tanta voglia di volarsene via. Un piccolo mondo antico trascolorato negli anni Novanta dietro ai sentimenti spessi, alle allitterazioni e ai giochi linguistici di un repertorio sempre più strutturato. Ed è proprio col cuore ai sabati pomeriggio e alle facce pulite di quel tempo lontano che l'autore di "Sono io l'uomo della storia accanto" prova in questo suo nuovo album che esce venerdì a rincorrere la semplicità perduta.
«Volevo un disco dal pensiero breve. O quantomeno più coinciso del predecessore" spiega. "Una raccolta di storie, piuttosto che un 'concept' costruito su un unico racconto. Un lavoro semplice, fatto a mano, con l'imprimatur di un alto artigianato. Viviamo infatti in un momento di forte disarmonia in cui andrebbe recuperato un po' dell'equilibrio perduto. La trovo anche una panacea al tempo che passa, perchè fare dischi d'amore ti cala l'età».
Quali sono i cardini su cui poggia questo nuovo lavoro?
«La canzone che ha dato una direzione al tutto è stata 'Mai più come te' perchè mi ha fatto capire che stavo lavorando ad un album diverso dagli altri. Poi c'è 'Tutto in un abbraccio', il nuovo singolo, quello che ha dato maggior riconoscibilità alla mia vicenda musicale attuale. Infine citerei un paio di momenti di leggerezza come 'Sulla via di casa mia' e 'Serenata in sol', il brano forse più sguaiato dell'intera raccolta ma anche quello più complice, in cui accetto la mia cialtroneria. Guardacaso sono forse i pezzi meno importanti dell'album, ma come spesso accade le cose più significative stanno proprio tra le più defilate».
In "Di là dal ponte" si parla di dignità proibita.
«Il mondo oggi è governato da pochi che si autonominano maggioranza. E sono 'maggioranze' che ogni tanto si dimenticano il perchè sono state elette. Se non c'è dignità nel cosiddetto terzo mondo, afflitto dalla prostituzione e dalle malattie, ce n'è poca anche in quell'Occidente dove la rissosità politica su ogni argomento finisce col porre in secondo piano le domande dei cittadini».
"Grand'uomo" e "Patapàn" sembrano legate alla figura di suo figlio Giovanni e di suo padre, scomparso tre anni fa.
«E' inevitabile che ci sia qualche punta autobiografica. A Giovanni non ho fatto ancora ascoltare il disco, ma ho già visto che accennava qualche canzone alla chitarra. Deve esserci stata qualche fuga di notizie dallo studio. Lo porterò con me in tour».
Ha mai pensato di uniformarsi alla moda e lasciarsi contagiare dalla febbre del musical?
«Tutti i miei dischi sono dei mezzi musical. Anzi, 'Questo piccolo grande amore' era nato proprio come musical e così pure "E tu", che avrebbe dovuto narrare la storia di un navigatore solitario».
Ha mai sentito il rifiuto per qualche album?
«Sì per "Sabato pomeriggio". Tre mesi dopo la pubblicazione non lo sopportavo; ora l'ho riscoperto. E' accaduto qualcosa di simile pure con 'E tu come stai?'. Lo trovavo troppo tenero, troppo sdolcinato. Ora li guardo entrambi con la tenerezza di quelle vecchie fotografie in cui ti piaci comunque, anche se sei orrendo».
Che ruolo avrà "Sono io l'uomo della porta accanto" nel kolossal da stadio con cui debutterà il 14 giugno ad Ancona per poi proseguire alla volta di altre sei città tra cui Milano il 19 e Firenze il 27?
«Quelli saranno dei concerti-rito, dove la riunione ha la preminenza; un contesto inadeguato al nuovo album, di cui proporrò 4-5 brani al massimo. Mi piacerebbe affrontarlo in altra sede, magari quella teatrale fermandomi nella stessa città più sere di seguito. Se ne riparlerà in autunno». di Andrea Spinelli

Cuore e leggerezza: così Claudio ritrova il suo mondo di emozioni

. E' lui. L'uomo della storia accanto. Claudio Baglioni che frantuma il suo orizzonte personale, sentimentale, sociale, emotivo in tanti "io". La cui somma è un "noi", non un "io" diviso. E' anche una ricerca del contatto con la comunicazione, quella che lui chiama immediatezza.
Passione. Leggerezza. Cuore. Così "Sono io", album in tredici racconti per la Sony, è un lavoro "per sottrazione" che si ferma fra i cinque e i sette minuti di canzone. Sicchè "la mongolfiera di pensieri, emozioni, sogni" non ci sembra abbia perso proprio tutta la zavorra. E questo perchè Baglioni fa qui i conti con tutte le variazioni riconoscibili dell'amore, dal rapporto padre-figlio al quello di coppia: il punto è che, crescendo, aumentano le cose da dire e i testi voltano pagina come in un romanzo. Non come una classica poesia. La semplificazione alleggerisce invece la musica che ha armonizzazioni e linee melodiche rassicuranti, squarci di azzurro e di invenzione vera.
E' un ritorno alla canzone popolare come punto di partenza per irrinunciabili e psicanalitiche complessità. Di sicuro, Claudio si è ritrovato in un mondo musicale strettamente personale. Nel bene e nel male, nella volatilità del sorriso melodico e nel peso di certi conti armonici sospesi, autobiografico e vero. "Sono io" è stato il primo manifesto radiofonico, venerdì si cambia (già) con "Tutto in un abbraccio", che è un caldo poster del passato. La capacità di sceneggiare una crisi di coppia illumina il sentimento grigio di "Quei due", "Patapan" è una modulazione ostinata come il dialogo figlio-padre. "Serenata in sol" un gioco ironico, satirico, carino. Se non vi bastano i lampi del passato, "Tienimi con te" è una cosa nuova davvero bella. "Fianco a fianco" la sigla del prossimo concerto. "Di là dal ponte" una riflessione sul sociale: "al di là dal ponte questa è un'altra storia... con un tozzo di illusione quando si scambia la maggioranza con la povera ragione...dentro a un silenzio d'oro le parole sono argento e un grido è piombo". L'ultima è un adattamento di una cantata di Bach. Il genio che ha dato origine a tutto.
di Marco Mangiarotti


(La Repubblica 21 maggio)
Il Cantautore ci parla di "Sono Io", Il nuovo album che uscira' venerdi
Baglioni: canto ancora l'amore per mio figlio e mio padre

"La musica m´ha ridato fiducia in me stesso"
"Ho cercato un linguaggio più diretto senza ridondanze ma badando al sodo"
"Sono stato un genitore distante e questo sarà sempre motivo di qualche rimpianto"
di Gino Castaldo
ROMA - Sembra proprio che Baglioni abbia voglia di ridefinirsi, magari come un piccolo grande uomo, diviso tra dubbi nostalgie e qualche conquista, e lo si capisce dal biancore candido che si rileva fin dalla copertina di Sono io, il nuovo album che da venerdì prossimo sarà nei negozi. «È come ripartire dalla pagina nuova di un quaderno» racconta, «cercando una comunicazione più diretta, di sfrondare le ridondanze, soprattutto musicali, di andare al sodo delle melodie e delle sonorità».
Ci sono molte canzoni d´amore. È anche tempo di sentimenti?
«Sì, il disco è più dettato dal cuore che dalla testa, e sono canzoni che mi riportano violentemente da qualche altra parte, non so se nel tempo o nello spazio. È più difficile scrivere una canzone d´amore, perché sono delicatissime, fragili, le sbagli come niente. Ce ne sono tante, un disco di omelie, di amore verso l´amore, verso le idee, verso un mondo che sia più armonioso, e di un rapporto passato futuro tra padre e figlio»
A proposito, c´è un pezzo, Grand´uomo, che sembra molto personale, quasi il seguito di Avrai che ha scritto 21 anni fa quando nacque suo figlio...
«Nel ´68 feci il primo provino per la Ricordi, a Milano, mi accompagnò mia madre, non avevo compiuto diciassette anni, mi dissero tu non farai mai nulla, fui trattato a pesci in faccia, tornai a mezzanotte alla pensione dove mi aspettava mia madre, e io sul tram, in una città che sentivo molto ostile, tirai giù il finestrino e dissi vi farò vedere, diventerò un grand´uomo, e mi è tornato in mente oggi, l´idea di chi si illude anche ingenuamente di poter fare qualcosa di utile e magari lasciare il mondo un po´ meglio di come l´ha trovato. Credo che l´unica eredità possibile sia quella di riuscire a trasferire a un figlio questo tentativo, di dire: io ci ho provato, non so se ci sono riuscito, ma ci ho provato».
È così nella realtà con suo figlio?
«Sì, non gli ho fatto così tanto da padre, sono stato a volte distante, e questo sarà sempre motivo di qualche rimpianto, poi le cose nel tempo si aggiustano, però c´è questa urgenza di trasferire su un figlio il desiderio di esserci, di fare, di migliorare il rapporto con se stesso e con l´esterno».
E per simmetria c´è anche Patapan, un pezzo dedicato a suo padre?
«Sì, c´è un tempo che è andato via insieme alla persona. Noi viviamo tante storie in parallelo, peccato che il tempo ce le sposti. Ricordo che da ragazzino le notizie di chi è nato e chi è morto mi destabilizzavano, io pensavo che tutte le persone che si conoscevano e si volevano bene dovessero nascere e vivere e andarsene tutte insieme».
Il pezzo inizia intimo e diventa maestoso, poi ridiventa popolare e c´è anche un fischio. A proposito è la prima volta?
«Sì, in assoluto... mio padre fischiava sempre, e poi gli piacevano le fanfare e le fisarmoniche, e quindi nel pezzo c´è questa mistura di elementi popolari. Sono delle concessioni che uno si dà, come se dovessi estirpare qualcosa che non ho ancora tirato fuori».
C´è anche Serenata in sol, un pezzo molto scanzonato. Non sarà la voglia di radici, di riscoprire un corpo centrale della sua storia?
«Sì, ho cercato un equilibrio tra il percorso all´indietro e la visione di oggi, la voglia di essere più leggero, ma fare qualcosa di gustoso musicalmente, mi faceva ridere l´idea, come dico in un verso, di avere tale autodisistima da chiedere scusa anche per aver pestato una merda...».
Era arrivato a tanto?
«Beh, non proprio, ma un anno e mezzo fa ho passato un momento di forte scoramento, mi sono ripreso un po´ di fierezza pensando di aver fatto un po´ di musica, mi sembrava di essere stato un miracolato, che certe cose fossero arrivate per fortuna, e poi pensavo che non ci fosse altro da fare, che forse questo mestiere bisogna farlo fino a un certo punto, per non ripetersi, per non copiarsi, allora ho cominciato a riascoltare musica, tra cui Bach e ho percepito di nuovo la supremazia della musica su tante altre cose, da qui l´idea del finale, un pezzo che parte da un´aria di Bach e usa anche strumenti orientali come il sitar, la voglia un po´ ecumenica di unire mondi così diversi attraverso la musica».

(Famiglia Cristiana 20Maggio)
IL NUOVO ALBUM DI CLAUDIO BAGLIONI, IL VENTESIMO
CLAUDIO È SEMPRE BAGLIONI
Si intitola Sono io, l’uomo della storia accanto, e presenta 13 canzoni inedite che sanno "d’antico". E annuncia un tour faraonico, con centinaia di artisti raccolti in strada.

Il 14 maggio scorso ha compiuto 52 anni e ha "varato" il nuovo album, Sono io, l’uomo della storia accanto, il ventesimo di una carriera che ormai ha tagliato il traguardo dei 35 anni: eppure conserva gli entusiasmi e tutti i dubbi degli inizi. Claudio Baglioni sta girando l’Italia alla ricerca di artisti di strada, cantanti, attori, scenografi, ballerini che saliranno con lui sul palco nel nuovo tour che, per ora, prevede sei date, dal 14 giugno allo stadio del Conero ad Ancona a quello di San Siro a Milano il 19, per arrivare il 23 allo Stadio Euganeo di Padova, al Franchi di Firenze, all’Olimpico di Roma il 1° luglio, al San Paolo di Napoli il 5, per concludersi il 12 luglio al Cibali di Catania.

Questi incontri con migliaia di persone ti daranno davvero materia per arricchire i tuoi concerti?
«Di sicuro: del resto non è la prima volta che mi circondo di tante persone sulla scena. Stavolta ho immaginato persino che ce ne potranno stare 7-800, 1.000. Ma forse è una botta di megalomania. Tuttavia, quanti saranno, arricchiranno la colonna sonora che, almeno quella, mi sono tenuta per me!».

Sei soddisfatto di quest’ultima fatica?
«Non mi era mai successo prima: di solito per mettere a punto un progetto discografico ci mettevo due-tre o quattro anni (è da quattro anni, infatti, che Claudio non esce con un nuovo disco perché ha preferito fare nuove esperienze con una serie di concerti prevalentemente strumentali, ndr.), ma stavolta la "gestione" è durata nove mesi esatti...».

Come una gravidanza...
«Proprio così, e mi sono potuto render conto di quanto sia faticoso. Non credo che ci riuscirò più!».

Ascoltando l’album, 13 canzoni inedite, ho avuto l’impressione di ritrovare in certi momenti il "vecchio" Baglioni, quello del lungo percorso che l’ha reso uno dei cantautori più popolari d’Italia per almeno tre generazioni. È solo una mia impressione?
«No, no, è andata proprio così e anche se le canzoni sono inedite, ho subìto nel realizzarlo richiami di percorsi compiuti in 35 anni di musica. Ci sono echi di una sorta di antologia di novità che dà un’occhiata al passato ma vive il presente, con il pensiero nel futuro...».

Un’altra sensazione che ho provato nell’ascolto è quella della semplicità: semplicità nei suoni, nelle atmosfere. Non mi succedeva da tempo...
«È un disco fatto a mano, più sincero, sicuramente più genuino. I contenuti arrivano più al cuore che alla testa...».

Se aggiungo che mi è sembrato di cogliere anche una certa leggerezza di atmosfera, non la prendi come una limitazione di giudizio?
«La leggerezza è come una linea sottile che diventa semplicità e io credo che ormai tutti si rendano conto di quanto sia difficile essere semplici e comunicativi».

Tra i tanti artisti che conosco, Claudio Baglioni è quello che alterna tanti momenti di iperattività a pochi momenti che lui definisce: "ogni tanto respiro". Nessuno come lui è riuscito quasi sempre ad avere l’idea che ti sorprende. Già famosissimo, ha fatto raid improvvisi in discoteca, ha cantato Tamburi lontani con la banda dei Bersaglieri, ha scritto e cantato Acqua nell’acqua, sigla d’apertura del VII Campionato del mondo di nuoto, è Ambasciatore artistico della Fao, ha scritto un libro intitolato C’era un cavaliere bianco e nero e composto Bonjour la France, una canzone che, affidata a Rita Pavone, rimase a lungo al primo posto nelle classifiche francesi.

Ai suoi concerti si può tranquillamente affermare che abbiano partecipato decine di milioni di persone, i suoi dischi hanno raggiunto cifre di vendita da Guinness di primati. Eppure, la voglia di stupire e di stupirsi non l’ha mai fatto cadere in letargo da successo. In un giorno, a bordo di un aereo ha percorso l’Italia proponendo le 12 canzoni del suo disco, Viaggiatore sulla coda del tempo, negli hangar degli aeroporti di Firenze, Milano, Napoli e Catania. Ha girato l’Italia trasformando un camion giallo in un palcoscenico del "Tour Giallo", ha salutato l’ultima notte del secolo e l’alba del Duemila cantando in piazza San Pietro una versione dell’Ave Maria e le canzoni tratte dalla colonna sonora di Fratello Sole, sorella Luna.

Mentre gli snocciolo tutte queste imprese, Claudio sta in silenzio, poi aggiunge altri momenti memorabili: i concerti negli anfiteatri antichi e gli esperimenti più recenti come Incanto tra pianoforte e voce, un tour durante il quale si è esibito per tre ore, accompagnato soltanto da un piano a coda. E ora sta preparando una nuova festa, un momento di energia, come si preannuncia il tour intitolato come l’album, Sono io, l’uomo della storia accanto.

Tra le canzoni, ce n’è una, Mai più come te, che sin dal primissimo ascolto m’è parsa la più dolce perché è una dissertazione sull’amore. E naturalmente Sono io, scelta come singolo.

Tra le note che Claudio ha scritto per "raccontare" il suo disco leggo: «Un’umanità che si consuma in un’eterna vigilia, nell’attesa di trovare il coraggio di traghettarsi verso il tempo nuovo (la canzone è Di là dal ponte), che non si rassegna all’inquietante follia di questo mondo in agonia. Requiem, dove, se non sei un po’ matto, puoi perdere la testa. Serenata in sol, ma che non smette di cercare il senso del suo viaggiare. Per incanto e per amore».Gigi Vesigna

(Rockol 20 maggio)
Claudio Baglioni presenta il suo nuovo album: 'Eccomi, in volata'

Claudio Baglioni ha presentato oggi all'Hotel Duke di Roma il suo ultimo album, intitolato "Sono io l'uomo della storia accanto" (tredici inediti per 75 minuti di musica), disponibile nei negozi il prossimo venerdì. Un disco dove prevalgono la melodia, le note alte, e dove non ci sono "brani di punta". Un album su cui ha lavorato 10 mesi. "Una volata – ha detto Baglioni – perché volevo tentare di scrivere e realizzare un disco meno strutturato, meno pensato rispetto a quelli precedenti".
Non è un album-storia, ci tiene subito a dirlo, ma comunque alla fine un sottile legame tra i brani c'è, ed è l'amore, nelle sue diverse sfaccettature. Si va dal primo singolo "Sono io", una ballata acustica che traccia un bilancio di quello che è stato ed è mancato, per proseguire poi con "Tutto un abbraccio", indicato come il prossimo singolo che parla di amori infelici.
C'è poi l'amore filiale, in "Grand'uomo", scritta per il figlio (una sorta di seguito di "Avrai") e in "Patapan", con un pensiero invece al padre morto. "Tra genitori e figli c'è veramente una distanza notevole dei tempi e dei ruoli istituzionali – spiega Baglioni – il padre ti indica la via, ti rassicura, con un figlio invece nasce la speranza di vivere il futuro".
Scorrendo ancora l'album troviamo "Requiem", brano nato in occasione di una serata per la ricostruzione del Teatro Petruzzelli di Bari e "Serenata in Sol", la canzone più divertente del disco, nata in una solitaria giornata trascorsa ad Ansedonia, in Toscana. "Quando scrivo ho bisogno di stare da solo, forse perché sono figlio unico – dice Baglioni - ma quella volta la solitudine pesava e allora ho preso la chitarra ed è nato il ritornello un po' rappeggiante che recita così: 'Sono solo sotto il sol e so solo un solo in sol'".
Gli ultimi due brani sono più corali: "E' una visione di un insieme come se questi tanti io di cui canto prima divenissero una sola cosa: 'Per incanto e per amore' è una grande preghiera scritta sulla cantata n. 147 di Bach dove esprimo il desiderio di amare ogni individuo".
"Aspettavamo questo 2000 come un traguardo – spiega Baglioni - una partenza per un nuovo viaggio. Invece la sensazione generale è che non sia cambiato niente. Vivo un momento di nuova confusione. Qualche anno fa mi sembrava di averne meno. C'è la sensazione che i tanti vecchi vizi di noi italiani non siano stati abbandonati. Si stanno creando cittadini di un tipo e cittadini di un altro. Questo clima è insopportabile, ogni dibattito politico è basato sulla capacità di interruzione, di dare delle colpe. Penso che spesso i politici dimentichino il loro lavoro".
E' nato un nuovo Baglioni politico? "No", ha precisato il cantante: "Io già cerco di dare meno fastidio possibile come cantante, figuriamoci scendere in campo".
Poi si torna a parlare di musica. Dei progetti futuri, magari un album di cover come Franco Battiato, ma riproponendo canzoni dei primi anni '60, quelle cantate da Morandi, Pavone. Sulla musica che invece ascolta nei momenti di pausa, Baglioni confessa di preferire David Sylvian, Radiohead e Bjork. "Non sono comunque un grande ascoltatore – spiega l'artista – nel mondo della musica si dice che nessuno ascolti i colleghi, ma li sorvegli".
Le ultime parole, infine, il cantante le spende per i concerti: aspettatevi anche tre ore di spettacolo. "I miei live sono sempre lunghi – ride – ci saranno ballerini, attori e musicanti che abbiamo cercato in questi mesi anche tramite il sito Internet. Presenterò il nuovo album, intervallato da vecchi successi".
Le date in programma, per ora, sono: il 14 giugno a Ancona, il 19 giugno a Milano, il 23 giugno a Padova, il 27 giugno a Firenze, il primo luglio a Roma, il 5 luglio a Napoli e il 12 luglio a Catania.

(Adnkronos 20 Maggio)
Baglioni: ''Nell'ultimo cd 'Sono io' con tanta voglia d'amore''
In uscita venerdi' prossimo per la Sony Music

Il cantautore parla del suo ultimo lavoro: ''Una nuova danza con brani d'insieme, concertati''. Un sogno nel cassetto: ''Poter creare un musical''
Roma, 20 mag. (Adnkronos) - ''Una gran fatica, forse perche' il tempo di realizzazione e' stato piu' breve. Solo 10 mesi. La concentrazione e' stata fortissima, l'affaticamento pure. Non c'e' stato comunque tempo di nascondermi. Nel mio ultimo cd 'Sono io' con tanta voglia d'amore''. Claudio Baglioni presenta cosi' il suo ultimo lavoro 'Sono io, l'uomo della storia accanto' in uscita venerdi' prossimo per la Sony Music. Tredici canzoni tra le quali 'Requiem' scritto per una serata speciale dedicata alla ricostruzione del Teatro Petruzzelli, 'Patapan', 'Grand'uomo' sui rapporti padri-figli, 'Quei due' sull'inesorabile disgregazione dei rapporti di coppia, 'Per incanto e per amore', un testo rielaborato su una cantata di Bach.
Il cantautore romano parla di una svolta. ''Il mio ultimo cd? un quaderno bianco che ho cercato di riempire, una nuova danza... Rispetto agli anni '90 c'e' una ricerca meno ossessiva sul linguaggio musicale -aggiunge Baglioni-. Un disco pluralista malgrado dietro 'ci sia io' con brani d'insieme, concertati, senza aggiunta di strumenti elettronici. Semplici effetti speciali''.
Alcuni dei brani del suo cd faranno da corona ai concerti live (storici e antologici) che il 14 giugno partiranno da Ancona per poi proseguire alla volta di Milano (19), Padova (23), Firenze (27), Roma (1 luglio), Napoli (5), Catania (12). Un vero e proprio show, in ogni citta' un appuntamento diverso, un happening al quale collaborano Pepi Morgia e il coreografo Luca Tommassini.
''Durante i provini ho scoperto che l'Italia non e' affatto 'sonnacchiosa', non e' il paese dei circoletti culturali -confessa ancora Baglioni-. In ogni citta' ho conosciuto giovani con una grande passione. Forse bisognerebbe guardare con piu' attenzione all'energia dirompente delle nostre regioni. Un suggerimento anche per la nostra tv -spiega ancora Baglioni-. Non quella della pro loco domenicale''.
Baglioni ritorna a parlare di musica e canzoni. ''Si scrive per sentirsi liberi, una forma di terapia -dice- per colmare vuoti e silenzi. Diversamente dai precedenti lavori, in 'Sono io' non ho voluto raccontare storie. Un tempo confezionavo un disco con scene madri e scene collaterali. Oggi non ci sono ne' campioni ne' gregari''.
Scherzando Baglioni lancia un monito ai nostri politici: ''Non esistono palasport insonorizzati per ospitare concerti. Per accogliere il mio pubblico sono costretto a ricorrere agli stadi. Sarebbe bello poter creare dei centri polivalenti come avviene all'estero''. E a proposito dell'estero il cantautore romano ricorda che dal 1984 i suoi tour non viaggiano per il mondo.
''Solo pochi rimpianti -confessa-. Per un artista, non anglosassone, e' difficile mediare la comunicazione. Devi piacere a un pubblico molto diverso. Una vita comunque micidiale, anche quando sono in tournee in Italia. Alcune volte non so nemmeno in quale citta' mi trovo..., scherza Baglioni.
Claudio Baglioni conclude annunciando un sogno nel cassetto. ''Mi piacerebbe poter creare un giorno un musical. Era gia' nell'aria, qualche anno fa con 'E tu' e 'Piccolo grande amore'. Non se ne fece piu' nulla. Non e' facile uscire dalle ferree regole del melodramma. Ma c'e' la voglia e il desidero. Un giorno arrivera'''.
La musica per Baglioni continua ad avere ''un potere indescrivibile'' e ogni concerto si trasforma in un ''vero e proprio rito''. ''La musica, purtroppo non potra' cambiare il mondo -spiega Baglioni-. Con la guerra in Iraq abbiamo perso un'occasione importante... di possibile dialogo. Stiamo rischiano forte -ammonisce il noto cantautore-. E' stato versato del sangue, ci sono stati dei morti e non e' stato trovato nemmeno un insetticida''. E a proposito del suo 'pacifismo' spiega ancora: ''Sono contro la guerra, ma non sono mai andato a una manifestazione. Troppo spesso ci sono bandiere che sbeffeggiano e imbrattano la pace''.

(La Nazione 20/Maggio)
FIRENZE — Aspettando il mega concerto

FIRENZE — Aspettando il mega concerto di Claudio Baglioni in programma allo stadio Artemio Franchi di Firenze il 27 giugno, La Nazione organizza, per i suoi lettori appassionati del cantautore romano, un filo diretto con l'artista. Chiunque voglia parlare con Baglioni potrà farlo domani, mercoledì 21 maggio, dalle 17.30 alle 18.30 chiamando La Nazione al numero verde 800.863.245.
Lo spettacolo di Claudio Baglioni avrà una grande novità: sul palco gigante, che si estenderà su tutto il prato dello stadio, canteranno e balleranno, secondo quanto disposto dalla regia di Pepi Morgia, storico collaboratore di Baglioni, artisti toscani, selezionati dai provini che si sono svolti in queste settimane.

(Dal corriere Adriatico 18 Maggio)
Baglioni
IO sono qui. Felici di averti conosciuto. Dal mito alla realtà è stato come volare. Sono io l'uomo della storia accanto. E' bello crederlo. Cantalo ancora.

(La gazzetta del sud sabato 17 maggio)
Ieri il compleanno del cantante (52) e dello showman (43)
Baglioni e Fiorello, festa in diretta radiofonica

ROMA - Puntata speciale ieri a «Viva Radiodue» per festeggiare il doppio compleanno di Fiorello (43 anni) e di Claudio Baglioni (52 anni), ospite speciale della trasmissione. Dopo l'incontro a Milano per i Telegatti, Baglioni e Fiorello si sono incontrati di nuovo a Roma per giocare insieme sulle note dei successi del cantautore romano. In jeans e gilet nero, con camicia bianca, capelli più che brizzolati, Baglioni si è immerso con disinvoltura nel clima goliardico della trasmissione e, spinto da Fiorello, ha anche cantato, come ai Telegatti, «Terra promessa» di Eros Ramazzotti. Fiorello, accompagnato alle tastiere dall'esilarante maestro Enrico Cremonesi, ha proposto una sua versione swing di «Porta Portese» davanti a un Baglioni molto divertito che, alla fine della performance, ha esclamato: «Mi ha fatto male, eppure l'ho gradita». Il capitano della Roma, Francesco Totti, è intervenuto al telefono per fare gli auguri a Baglioni, tifoso romanista. È stata poi la volta di Laura Pausini, anche lei nata il 16 maggio, che ha ricordato che era anche il compleanno di un altro cantante, Niccolò Fabi. La cantante, in collegamento da Malaga in Spagna, dove stasera farà un concerto, si è dichiarata «una grande fan di Baglioni». Nello studio di Via Asiago, blindato alle telecamere (eccetto quelle del Tg1), una grande torta con candeline e una enorme bottiglia di champagne, sistemate sul piano, sono state prese d'assalto a fine trasmissione. Ospiti d'eccezione: Susanna, promessa sposa di Fiorello, la mamma dello showman Sara, i fratelli Beppe e Catena, una nutrita rappresentanza dell'entourage di Baglioni e tanti fan quanti il piccolo studio ne ha potuti contenere. Stasera alle 0.05 su Raiuno secondo appuntamento con gli speciali «Claudio Baglioni Live Story». Il titolo della puntata è «Il cuore».

Baglioni, anteprima on line del nuovo album

 Mentre cresce l'attesa per l'uscita del nuovo album di Claudio Baglioni - nei negozi dal prossimo venerdì 23 maggio - l' artista romano ne offre una corposa anteprima on line. Sul suo sito ufficiale è, infatti, possibile ascoltare più di un minuto di ognuna delle tredici canzoni inedite che compongono la tracklist di "Sono io, l'uomo della storia accanto" (Sony). Un regalo per i fans, proprio nel giorno del suo cinquantaduesimo compleanno.Questa la tracklist completa dell'album:Sono io Tutto in un abbraccio Grand'uomoMai più come te Sulla via di casa mia Patapàn Quei due Serenata in sol Tienimi con te Fianco a fianco Requiem Di là dal ponte Per incanto e per amore

Claudio Baglioni  (Rockol.it 12 Maggio)

Un nuovo disco , un nuovo giro di concerti negli stadi: il ritorno in grande stile del cantautore romano...

Tra meno di un mese uscirà il suo nuovo album "Sono io, l'uomo della storia accato, e Claudio Baglioni è visibilmente stanco ma appagato. L'incontro con Rockol è avvenuto negli studi milanesi nei quali il cantautore romano è alle prese con le ultime cure del disco, alla ricerca di effetti elettronici che mirano alla suggestione. Tra un'occhiata al passato e uno sguardo al futuro, Baglioni si lascia andare a significative anticipazioni sull'album, sul tour e sulla sua vita: "Tra qualche mese mi laureo in architettura finalmente, così poi non farò più il cantante", dice ironico. Prima che ciò accada - e con i dovuti scongiuri - abbiamo cercato di saperne di più sul lavoro del futuro architetto.

Sta per uscire il tuo nuovo album, che disco dobbiamo aspettarci?
L'album uscirà entro maggio, non il 16, perché farlo uscire il giorno del mio compleanno mi sembrava un po' disgustoso (ride). E' un disco fatto a mano, molto suonato, anche se la parte finale è ricca di effetti elettronici, di ricerca di sonorità particolari. E poi, siccome con l'andare avanti del tempo l'unica vera angoscia non è più il successo o l'insuccesso, ma è terminare il lavoro e doverlo consegnare, fino all'ultimo istante siamo tecnicamente nella condizione di intervenire anche su brani chiusi, qualora ci fosse un intervento musicale che non convince più, una nota cantata male, una parola che è meno efficace di un'altra che si trova all'ultimo momento.

Fino alla pubblicazione, quindi, il tuo disco non può dirsi concluso?
Sì, io lavoro così. Nel precedente disco che ho fatto tre canzoni le ho ricantate addirittura durante il mastering, l'ho fatto per evitare di andare a casa di ogni singola persona a dire: qui avrei voluto dire questo e non quello che c'è nel disco (ride). Questo perché forse c'è anche una forma di ingenua presunzione per la quale uno vorrebbe essere infinito, non finire mai.

Dal primo singolo, "Sono io", si intuisce un cambiamento rispetto agli ultimi lavori. Sei passato da un linguaggio più ermetico a uno più diretto e comunicativo, è così?
Ho l'impressione che la voglia e il tentativo di scrivere in maniera più diretta, di gettare un ponte tra me e chi dall'altra parte è disposto e ha voglia di ascoltarmi si siano trasferiti nel risultato finale del disco. Non parlo solo del singolo anche perché il disco è, secondo me, plurale e per questo sono in difficoltà a ragionare per singoli. Comunque mi sembra un album diretto, che ha in sé la ricerca della semplicità. E', inoltre, il disco più rapido che io abbia fatto fino ad oggi, almeno dal punto di vista della realizzazione.

In quanto tempo lo hai fatto?
Saranno stati solo sette/otto mesi di lavoro e rispetto ai due/tre/quattro anni che abitualmente ci impiego... Oddio, io avevo addirittura pensato di farlo in un tempo ancora più breve, come un'istantanea, però magari sarà un progetto della prossima volta.

Dicevi che è un disco plurale, lo è anche dal punto di vista musicale?
Ci sono molte facce sia dal punto di vista dei contenuti che da quello musicale. E' un disco musicalmente articolato, in certi momenti addirittura sinfonico, in altri assolutamente leggero, intendo dire molto magro, molto scarno. E' un disco vero dal punto di vista delle sonorità, c'è poca elettronica che serve a creare stati d'animo, non è palese, è subliminale, serve a portare meglio l'avanzamento del brano, serve a creare una sorta di suggestione nascosta.

Dei contenuti cosa puoi anticiparci?
E' un disco d'amore, fatto di canzoni d'amore in senso classico e più in generale di canzoni d'amore per il mondo, nel tentativo di amarlo meglio e di amarlo di più. Cosa che non ho detto per quindici anni, perché solo dire la parola amore mi disgustava, mi dava fastidio; adesso dico forte che darsi più amore è l'unica speranza. Mi piacerebbe che chi lo ascoltasse ricevesse questo messaggio, almeno io ho provato a fare un disco che traboccasse d'amore. E poi c'è il bisogno di identità, tradotto in "Sono io", ma praticamente presente in tutto l'album.

Cosa intendi per bisogno di identità?
Una ricerca di un io di nuovo riconoscibile, in seguito alla sensazione un po' umiliante degli ultimi tempi. Dalle piccole storie private alle grandi storie dell'umanità, l'io è scomparso completamente rispetto a una sorta di voi non meglio identificato, che poi viene definito da un io che comanda un po' più degli altri. In questo album, invece, c'è una ricerca di identità personale, di riconoscibilità.

E' per questo che hai scelto di dare risalto alla parola "io" all'interno del tuo nome e cognome anche nella grafica delle locandine del tour?
Sì, e poi è una parola che a me piace molto graficamente, perché è formata praticamente da un cerchio e un rettangolo. Inoltre mi piace perché lì dentro c'è un po' tutto, insomma l'io, che non è un ego, è una ricerca di se stessi, proprio perché musicalmente credo di cominciare da me in questo lavoro. Adesso non so quanto ancora avrò la ventura di fare dischi e persino di cantare, per cui non posso fare progetti, però se dovessi fare tutto questo per un altro decennio, potrei inaugurarlo proprio con questo album, ricominciando da me, smettendo di andare a cercare qualcun altro e qualcos'altro, ma guardandomi indietro per guardare meglio avanti.

Vuoi dire che quello che stai per pubblicare è un album di partenza?
Non direi. Secondo me è un disco di arrivo, in cui io vado a cercare quello che ho fatto nei 35 anni della mia onorata carriera e cerco di riportarlo a oggi, con i musicisti di oggi, con la maturazione di oggi o anche con qualche piccola confusione che anche oggi è dentro di me.

Confusione?
Per i diversi ruoli che occupo, tra compositore, autore, cantante, coarrangiatore. Per cui faccio anche fatica a metterli tutti insieme e c'è una specie di gioco interno per il quale io do delle colpe a uno di me per le cose che mettono in difficoltà l'altra parte.

Parlavi dei tuoi 35 anni di carriera, come li vedi oggi?
A parte i primi cinque anni vissuti cercando di ottenere successo, da un certo punto in poi la mia carriera è scandita da decenni che in maniera compatta traducono le mie scelte. Gli anni '70, per esempio, sono caratterizzati da temi post adolescenziali; negli anni '80 c'è la possibilità attraverso "Strada facendo" e "La vita adesso" di raccontare una vita oggettiva, che sta sotto gli occhi di tutti; negli anni '90 ci sono tre dischi molto complessi e molto architettati, tutti e tre di ricerca. Ora mi sembrava arrivato il momento di ricominciare da me.

Per i live, negli ultimi anni hai fatto una scelta minimalista esibendoti da solo nei teatri. Perché adesso hai deciso di tornare nuovamente alla liturgia degli stadi?
Secondo me sono i salti ad essere importanti, al di là del successo e dell'insuccesso. La sensazione di affrontare qualcosa che ti impegna, che è veramente nuovo e che ti solidifica è inebriante, perché stai dicendo alle persone: vi sto offrendo un invito diverso, se volete venire, andiamo a fare una gita da un'altra parte, non vi porto sempre a vedere il solito pezzetto di panorama... Questo è importante veramente per continuare a lavorare, altrimenti questo mestiere si potrebbe farlo benissimo, se si è fortunati, per quindici anni, in cui uno ha l'energia vera, creativa, e poi con molta dignità ci si dovrebbe ritirare. Altrimenti si rischia di diventare una macchietta, una vignetta di se stessi, nel tentativo di non voler assomigliare tutta la vita a quello che si era trent'anni prima, con usi inverosimili di qualunque cosa, anche di pancere...

I grandi spazi degli stadi richiederanno un grande impegno...
E' vero e in questa occasione io avrei preferito avere uno spazio non così grande, proprio perché so che è veramente impegnativo specialmente per chi viene a partecipare, non tanto per me. Chi fa il concerto sta su un palco contornato da musicisti, è chi viene a vederlo che deve essere messo in condizioni di farlo al meglio. Mi ricordo ancora, nel '98, il concerto allo stadio Olimpico, decisi di farlo al centro, perché se l'avessi fatto da una parte, l'ultimo spettatore sarebbe stato quasi a 300 metri e per vedermi avrebbe dovuto usare praticamente il satellite. Comunque lo stadio è l'unico ambiente recintato in grado di accogliere tanta gente, per quanto questi stadi italiani siano orribili, perché sono gabbie con steccati e fili spinati.

I tuoi concerti sono stati annunciati come spettacolari, cosa stai preparando?
Lo stadio è grande e non puoi pensare di fare uno spettacolo piccolo, tutto deve essere estremamente sottolineato, esagerato, non può essere meno che grande. Nel grande, poi, devi trovare un motivo spettacolare, dando per buono che la musica che fai è la tua musica, che i musicisti sono bravi, per il resto devi pensare agli occhi, all'emozione complessiva. Io ho fatto parecchio in questo senso, sono uno di quelli che in Italia si è dato più da fare dal punto di vista dello spettacolo. Stavolta, però, l'impegno non è tanto quello di fare ancora di più. L'altro giorno, un amico al quale esprimevo alcuni miei dubbi mi ha detto: "Guarda che se Bubka dovesse tutte le volte saltare mettendo l'asticella più su a quest'ora dovrebbe saltare un chilometro e mezzo in alto. Per cui ti dovrebbe andar bene anche se salti sempre la stessa quota, ma ti dovresti anche abituare a saltare due o tre centimetri in meno".

In cosa consisterà la spettacolarizzazione del concerto?
La verità è che non posso dirlo, perché per la prima volta nella mia storia, il concerto non è definito in partenza, e questa è la cosa che più mi sta entusiasmando del tour. Sono definite le parti musicali, ma non è definita tutta la spettacolarizzazione. Mi spiego meglio: una ottantina di persone saranno sempre le stesse in ogni concerto, ma molti degli altri partecipanti e molti dei figuranti - cioè coloro che stanno tra pubblico e protagonista - sono trovati nella località, quindi c'è un incontro con la gente del posto che entra a far parte del concerto. Lo spettacolo si completerà via via. Ci sono cose che abbiamo preventivato, ma io spero nelle meraviglie, nelle cose che possano leccare gli occhi, per cui io stesso vado incontro in ogni concerto a qualcosa di nuovo e di artistico.

Come sceglierai i partecipanti e i figuranti occasionali?
E' un lavoro che non sto ancora facendo in prima persona, perché mi sto attardando sul disco, ma lo stanno facendo Luca Tommassini e Pepi Morgia, con l'aiuto di alcuni assistenti. Si stanno muovendo più che altro nei canali di professionisti o semiprofessionisti, ma anche di persone che a livello amatoriale fanno delle performance, delle prestazioni, dal circense fino all'acrobatico, allo sportivo. Tra l'altro anche dal punto di vista scenografico c'è una ricerca particolare svolta attraverso le accademie delle belle arti e di arti figurative.

Oltre alla tua band, ci saranno anche altri musicisti con te sul palco?
Ci sarà un'orchestra con le varie sezioni: di archi, di legni e di percussioni, oltre appunto alla classica band pop rock. Inizialmente anche l'orchestra doveva essere scelta in ogni località, però si è temuto di non riuscire ogni volta a concertare, perché se coreograficamente puoi interpretare, la musica non è un'opinione e certe cose non puoi suonarle in tonalità diverse. Così porteremo in giro un'orchestra fissa di quarantadue elementi.

Quanto durerà lo spettacolo?
Circa tre ore. Capisco che non è poco, però mi sembra ci sia gente che aspetta una cosa del genere da mesi. Vedo questo concerto un po' come quest'ultimo album, nel senso che io vorrei raccontare il più possibile e chiaramente quello che ho fatto finora, quindi serve un po' di tempo, perché faccio questo mestiere da parecchio.

Uno spettacolo così lascia immaginare un grande dispendio economico. Cosa ti ha spinto ad investire così tanto?
C'è innanzitutto un discorso personale e individuale. Se tutto quello che si ricava da questo mestiere fortunato e di privilegio c'è chi sceglie di metterlo da parte o di investirlo in altri settori, non so, in culture di kiwi per esempio, io sono probabilmente tra quelli meno ricchi, proprio perché nel tempo c'è sempre stata questa riconversione all'interno del mio stesso mestiere. Non so da cosa provenga questa scelta, forse perché ho avuto il successo quando meno me lo aspettavo, sento di aver ricevuto come un grande regalo, e così cerco tutta la vita di meritarmelo. Poi c'è un altro aspetto, che è il vero successo del mio mestiere, non certo quello dei privilegi, ma quello di natura sentimentale: io ho avuto l'affetto di persone alle quali non ho mai dato nulla sul piano individuale, personale. Nei momenti di dubbio e di crisi, perché comunque in qualsiasi lavoro ci sono dei giorni drammatici in cui sembra che il mondo stia scoppiando intorno a te, mi vado a rileggere per esempio una lettera, alla quale non rispondo mai per motivi di imbarazzo e di pudore, che mi commuove e mi fa capire che qualcuno mi ha dato quello che veramente è più grande di qualsiasi somma: il suo tempo e il suo affetto. E penso che questo io lo debba rimettere tutte le volte in gioco.
(Paola De Simone)


(Messaggero 13 Maggio)
In 3500 davanti a Baglioni per un posto da comparsa

Ore 11. Appuntamento con Baglioni. Hanno risposto in più di 3500, ieri al Barfly di Ancona, alla chiamata di Claudio Baglioni. Il popolare cantante ha infatti cominciato a girare l'Italia per selezionare i figuranti del suo nuovo tour, in partenza dallo stadio “Del Conero" di Ancona il 14 giugno.
Venti gruppi e tanti singoli da tutte le Marche hanno provato a diventare suoi compagni di viaggio, in quello che "sarà un vero laboratorio a cielo aperto" assicura il regista, light designer e scenografo Pepi Morgia. «Li selezioneremo in base al talento, in base allo spettacolo di base e a quello che ogni città ci proporrà - spiega Luca Tommassini, coreografo di Baglioni, ma anche di Madonna, Prince e Michael Jackson - L'energia dei ragazzi finora è fortissima e mi ci rivedo molto».
Sotto un sole cocente si aspetta, si prova, ci si trucca, si ripassano le ultime coreografie. Una vera rivoluzione per la zona industriale di Ancona, d'un tratto popolata di sogni e di aspirazioni. Tra un Tir di passaggio e un furgoncino, si muovono gruppi di tangheiri, ondeggiano danzatrici del ventre, scivolano pattinatori. Emozione e concentrazione. Non si è qui per vedere Baglioni anche se certo una stretta di mano e un autografo, un bacio e la foto di rito, non se la sono fatta sfuggire in molti.
«Abbiamo già partecipato a spettacoli per La Vita in diretta e altre esibizioni ma certo lavorare con Baglioni, che emozione...» raccontano gli istruttori della scuola di ballo La Isla latina, i primi a esibirsi insieme. «Sono qui per gioco, per curiosità - precisa Stefano Paggi dell'Associazione Ginnastica giovanile del Palarossini di Ancona - Poi qui tutti hanno preparato qualcosa, noi niente». «Ci hanno detto di ballare su Bolero di Baglioni - racconta Tiziana Ferretti danzatrice del ventre - È una canzone molto bella, ma abbiamo dovuto preparare la coreografia in 5 giorni».
«Lui come cantante mi piace molto, ma questa - spiega l'affascinante Najma Asani - è anche un'occasione per far conoscere la danza orientale». Le discipline per cui si partecipa sono tantissime. Danza moderna, orientale, arti marziali, boxe, rugby, hockey su prato. «Faccio Capoeira - spiega Massimiliano Giongo, oggi della compagnia dei ragazzi dello Stabile - ma ho chiarito che si tratta di una cosa seria. C'è tutta una cultura dietro. Non mi va di farla superficialmente».
Ore 11,47. A bordo di un Mercedes grigio arriva Claudio Baglioni. Foulard nero intorno al collo, camicia bianca e occhiali scuri, si infila nell'ingresso sul retro del locale per dare il via alle audizioni. «Ma è lui? Quello lì, con gli occhiali là dietro, è Baglioni?» chiede qualcuno ancora incredulo. Non tutti se lo aspettavano. Lui osserva attento e prende appunti ogni tanto. Claudio Baglioni, come è andata questa selezione anconetana? «È stato un bagno di energia e di idee. Un modo per incontrare i compagni di strada di questa nuova avventura e per tastare il polso del mutare dei linguaggi espressivi. Ci si conosce e si comunica ogni volta qualcosa di più di questa galassia tanto vasta quanto insondabile che è la creatività e il bisogno di tirarsi fuori. Non tutti saranno nostri compagni di viaggio ma certo la cosa importante è essersi incontrati e aver depositato nell'altro un nuovo seme di identità».
Ma Baglioni si sente più a suo agio allo stadio o in teatro? «Non lo sapremo mai. È una domanda difficilissima e per quanto mi riguarda destinata a restare senza risposta. Non vivo questa cosa come un limite. Anzi, come un valore. Il teatro e lo stadio rappresentano due dimensioni distanti ma due tentazioni irresistibili per un artista e preziose per il pubblico. A teatro l'uomo incontra se stesso con un livello di profondità e introspezione difficile da raggiungere altrove. Un rito individuale in cui l'uomo incontra il suo doppio fino a fondersi con lui. Lo stadio invece è un luogo in cui l'energia spiega le sue ali fino in fondo dilatandosi a dismisura. Un rito collettivo in cui attori e spettatori sono come nitro e glicerina, due elementi di un unico esplosivo composto». (di Claudia Gentili)

(Speciale dal Corriere Adriatico 13 Maggio)
Anni '70, l'esordio a "Speciale tremilioni"
Con Pino Scaccia in autostop a Sirolo

L'intesa con le Marche per Claudio Baglioni comincia da lontano. E affonda le sue radici addirittura nel 1973: "Vent'anni fa", racconta lui. Poi si corregge: "No, erano trenta. Ma come è? - scherza - Questo 1970 si allontana sempre più".
Eh già, ne è passato di tempo. Ma il ricordo è vivo. E Claudio rammenta proprio tutto. E coinvolge anche noi del Corriere perché protagonista dell'aneddoto è niente meno che un altrettanto giovanissimo Pino Scaccia, all'epoca cronista in erba e oggi uno dei più conosciuti inviati speciali del Tg1.
Anni Settanta dunque. Claudio è uno dei tanti ragazzi che tentano l'avventura nel mondo della musica. O per lo meno uno di quelli che all'epoca giravano zaino e chitarra in spalla con l'autostop. Eh sì, altri tempi. A Sirolo c'è "Speciale tremilioni" rassegna dedicata alle voci emergenti - come si direbbe adesso - ripresa perfino dalla tv. "La mia prima trasmissione", ricorda Baglioni.
Com'è come non è ad Ancona ci arriva. E' il tragitto per Sirolo che lo preoccupa. Ma basta che alza il pollicione che ecco un'auto si ferma. "Alla guida - racconta - c'era un giornalista che adesso lavora alla Rai di Roma...". E non è difficile immaginare il nostro Pino in missione. "Scrisse un articolo bellissimo, i mei genitori ancora lo conservano. L'avranno letto e riletto un migliaio di volte. Il primo pezzo che parlava di me". E che - con acume - rivelava il fenomeno-Baglioni. "In pratica - racconta Claudio - un elogio di quel ragazzo timido e semplice che aveva fatto breccia più di tanti cantanti famosi che giravano con i macchinoni... Più o meno - ride - come faccio io adesso".
Marche terra dei primissimi esordi. E alle Marche Baglioni ritorna quando ha voglia di musica vera. Come quella del Premio Recanati. "Negli anni - dice - se ne ascolta sempre meno. Quasi tutti gli artisti non "sentono" i colleghi ma li "sorvegliano". Io ne ascolto di meno perché non vorrei che la musica diventasse il mio mal di mare, la mia nausea. Ascolto quello che capita alla radio o di chi non so chi sia. Cerco musica vergine, che abbia più sprint e autenticità. Come quella del Premio Recanati".
E Marche anche per un altro esordio, quello che l'8 gennaio con un suo concerto ha introdotto la musica leggera alle Muse appena restituite alla città. Per lui i fans si erano messi in fila fin dalla notte prima dell'apertura dei botteghini: 700 biglietti venduti in 5 ore. Un evento, una grande emozione. "L'acustica? Qualche problema sì c'è stato - risponde lui a una domanda - ma poi è stato superato". E per quanto riguarda la struttura, certo, quando si cambia c'è un problema di adattabilità. "Ma comunque mi sembra che così concepito il teatro si inserisca meglio in una dimensione più vasta, internazionale". In attesa, magari, di un altro suo concerto. (Pia Bacchielli)

Da Dio alla musica: Baglioni si racconta alle fans
Le Confessioni di un cantautore

ANCONA - All'appuntamento, le due e mezzo di un assolato pomeriggio di primavera, è arrivato con quasi un'ora e mezza di ritardo che il nugolo di fans, ammesse all'incontro grazie alla raccolta dei tagliandi promossa dal Corriere Adriatico, ha atteso pazientemente come si conviene ad un grande evento, chiacchierando, scambiandosi impressioni sull'ultima canzone, raccontandosi aneddoti sul look, la fidanzata, l'ultimo pettegolezzo. Parole in libertà svaporate quando nella sala messa a disposizione dal giornale ha fatto il suo ingresso il loro beniamino.
E' stato il direttore Paolo Traini a fare gli onori di casa. Una breve introduzione del caposervizio degli Spettacoli Stefano Fabrizi e la parola è passata a Gigio Brecciaroli che ha condotto la diretta attraverso i microfoni di Radio Arancia.
Abbronzato, vestito di bianco con pashimina nera al collo, raffinato nei modi come un vero gentlemen Claudio Baglioni si è fatto subito perdonare la lunga attesa sottoponendosi al fuoco di fila delle domande delle sue ammiratrici. Poche battute per rompere il ghiaccio parlando del suo nuovo lavoro discografico tutto incentrato sul valore dell'individualità, sul recupero dell'io contro lo strapotere del noi, e poi un tuffo a capofitto nelle tante curiosità di una platea sui generis.
C'è la giovane mamma con la piccola figlia a seguito che continua a giocare con il suo cavallino tra le sedie della sala; la fans sfegatata che nel suo ufficio alla Asl ha eretto un vero e proprio altarino in onore del divino Claudio; le due sorelle che hanno allertato tutta la clientela del loro ristorante per raccogliere i tagliandi del Corriere e hanno litigato con fidanzati e mariti gelosi di tanta dedizione; l'impiegato che supera il disagio di essere unico uomo tra tante donne, spiegando che Baglioni rappresenta la colonna sonora della sua vita.
Frammenti di vita, storie allo specchio simili a quelle che tante volte lui ha raccontato nelle sue canzoni. A dare il "la" alle interviste ci ha pensato Meri, seppur con qualche digressione di troppo. "Ci sei mancato.."
Claudio sorride e filosofeggia raccontando che la sua vita è fatta di momenti topici, di pietre miliari e che quello attuale è uno di questi. Poi spiega il senso del suo nuovo tour che partirà proprio da Ancona il 14 giugno, "una festa per gli occhi e le orecchie", lo definisce.
Le domande scivolano a poco a poco sul personale. Più rimpianti o pentimenti, si fa coraggio nel chiedere qualcuna. "Gli uni e gli altri", risponde il cantautore raccontando che alla fine di ogni tour si ritrova accanto come compagno il senso di colpa per le cose lasciate dietro, affetti compresi...
E forse per il clima un po' troppo riflessivo che qualcuna chiede del suo rapporto con la fede e con Dio. Baglioni ironizza sulla complessità della domanda ma non nega la risposta: "Certe volte ho pensato che fosse solo una consolazione ma è impossibile vivere senza l'idea di Dio".
A chi gli chiede quale musica ascolti senza ipocrisie confessa che con gli anni ne sente sempre di meno: "la musica non deve essere il mio mal di mare e comunque non è più così bella come qualche tempo".
Qualche battuta per Peter Gabriel al cui concerto Baglioni domenica sera non ha voluto mancare: "Per me è un'artista faro. E poi abbiamo cantato insieme e alcuni dei suoi musicisti hanno suonato anche nei miei tour. Il suo show? E' stato complesso, difficile ma intenso".
Il tempo scorre veloce, il gioco di sguardi con il suo regista Pepi Morgia lo avvisa che il tempo concesso sta per scadere. Ma le lancette sono ferme per le sue fans che, terminata la diretta di Radio Arancia e messi da parte gli imbarazzi del microfono, si accalcano addosso al loro idolo per il consueto rito degli autografi. E c'è anche chi approfittando della confusione stacca dalle pareti un manifesto del tour e lo ripiega come fosse una reliquia. Qualcuna azzarda l'ipotesi di chiedergli persino il numero di telefono, idea che si frantuma di fronte all'arrivo in sala della bella Rossella, la compagna di Baglioni, che chiude il sipario di un sogno durato lo spazio di pochi attimi.
Poi, come fosse la scaletta di un concerto orchestrato solo per loro, arrivano i saluti finali con il cantautore che lascia la sala scortato dal suo team e torna inavvicinabile come sopra un palcoscenico. Le "ragazze di Claudio" lasciano la sala e a piccoli gruppi si dileguano stringendo ognuna la foto sul cuore.

Vita da fan, l'attesa è un'arte
Il cuore scoppia eccolo finalmente

ANCONA - Non è una vita semplice, quella del fan di professione. Tocca seguire le gesta del divo preferito, collegarsi ad internet di continuo, scoprire dove passa le sue giornate, quando uscirà il prossimo disco e naturalmente iscriversi al fan club. E poi, quando c'è la possibilità, fare i salti mortali per stringergli un minuto la mano, per avere il suo nome scarabocchiato su un foglio da custodire gelosamente.
E davvero ne hanno fatti di salti mortali le ragazze di Claudio, irrimediabilmente innamorate di Baglioni da quando cantava di quella maglietta fina, tanto stretta da immaginare tutto. Dopo la caccia al posto in prima fila, hanno atteso infaticabili che il loro beniamino arrivasse nella stanza messa a disposizione dal Corriere Adriatico, sedute apparentemente tranquille ma con dentro un dolorino secco alla bocca dello stomaco, un'emozione forte forte. Del resto neppure hanno mangiato per presentarsi puntuali all'appuntamento, qualcuna, avrà pure fatto lavorare la parrucchiera di fiducia, straordinariamente di lunedì, perché il colore e la piega dei capelli fossero perfetti. Giorno di ferie al lavoro, mariti e fidanzati ormai rassegnati, loro Baglioni lo chiamano confidenzialmente Claudio, la fidanzata Rossella non le entusiasma, si vedrebbero meglio loro al fianco dell'aitante e inossidabile cantante. E poi sono prontissime con la macchina fotografica, la telecamera, i telefonini per far sentire a casa che lui è proprio lì accanto a loro. Qualcuna canticchia, del resto in macchina ascoltano solo Baglioni e ormai in testa hanno solo le sue canzoni. Quando l'ora si avvicina, si tengono la mano all'altezza del cuore che pare scoppi, poi si siedono perché, dicono, altrimenti potrebbero cadere.
Finalmente Claudio entra, e allora è un diluvio di flash, di occhi accesi, di sorrisi sfoggiati solo per lui. E poi rimangono sobrie, senza eccessi, contente di aver scelto proprio quel jeans che le fa sentire bene, la scarpina bassa e il look semplice che, si sa, a lui piace tanto. Fioccano le domande che hanno scritto e riscritto nell'attesa, se lo mangiano con gli occhi e poi lo abbracciano forte, tutte intorno al suo tavolo per un autografo ancora, quasi non riuscissero a mandarlo via. L'unica consolazione, il conto alla rovescia per il concerto del 14 giugno e lui di nuovo lì, tutto per loro. (Angelica Malvatani)

Prima le audizioni, poi il sopralluogo allo stadio e infine al Corriere. Il tour de force del cantautore
Una giornata in compagnia dell'eterno ragazzo di tappa in tappa

ANCONA - La presenza ad Ancona di Claudio Baglioni inizia domenica. Arrivato nel tardo pomeriggio incontra alcuni amici e, poi, accompagnato dalla compagna Rossella e dall'amico Pepi Morgia, si reca al concerto di Peter Gabriel. Il pubblico lo riconosce subito regalandogli un caloroso applauso. Un concerto che ha apprezzato molto sia dal lato musicale che da quello coreografico: "Per me Gabriel è un punto di riferimento e due suoi musicisti hanno partecipato ad alcuni miei lavori". La serata si conclude "da Emilia", non prima di una parca cena da Danilo allo Strabacco.
Mattinata di lunedì al Barfly per le audizioni. Camicia e pantaloni bianchi con una pashmina nero-grigia. Anche Rossella di bianco a copertura di un'abbronzatura decisamente africana. Gli aspiranti artisti sfilano e per tutti c'è una stretta di mano e un complimento. Qualcuno azzarda la foto-ricordo e l'autografo. La pausa dell'una slitta. Ancora audizioni. Poco prima delle due lo staff sale su un "Transit": direzione stadio del Conero. Un rapido sopralluogo con Pepi Morgia, regista dello spettacolo di Baglioni, che spiega come vuol cambiare il look allo stadio. Si cammina su manto erboso mentre una leggera brezza tempera il caldo della giornata. Rossella continua intanto a mantenere i contatti telefonici per dipanare i mille impegni di Claudio: una vera "lady di ferro", sentenzia Pepi. Terminato il sopralluogo con commenti più che positivi sullo stadio "veramente tenuto bene".
Tappa successiva Portonovo. Il sole è intrigante. Una breve pausa che si vorrebbe prolungare rispetto al toast e al bicchiere d'acqua consumato rapidamente, ma ci sono i fans che attendono al Corriere Adriatico. Bagno di simpatia e amore nel nostro giornale. Fuoco di domande e occhi sgranati. Radio Arancia attraverso Gigio Brecciaroli segue l'evento. Un'ora e mezzo e poi via, di nuovo al Barfly per completare le audizioni. E' notte quando l'auto con Claudio Baglioni prende la strada verso Milano, per un'altra giornata piena d'impegni. Vita d'artista. S.F.

C'è chi non s'è persa un concerto e chi vuole consegnargli una lettera a tutti i costi
"Lo seguirei in capo al mondo"

ANCONA - Claudio Baglioni e le sue canzoni: momento di crescita personale e di riflessione, melodie e testi che vengono presi, ascoltati e "studiati" fino a identificarli con le fasi della propria vita. Queste sono le più diffuse sensazioni che il mondo musicale di Claudio ( lo chiamano così le sua accese ammiratrici, come se fosse uno di casa) riesce a creare all'interno dell'animo di chi lo ha seguito, cantato e ascoltato per una vita intera. Sensazioni che emergono dalla viva voce delle sue ammiratrici, intervenute ieri pomeriggio in massa nella redazione del nostro giornale per incontrarlo e trascorrere con lui momenti che certo si ricorderanno ancora a lungo.
Ragazze, mogli e donne che seguono il cantante da un vent'ennio, da quando cioè erano bambine, come racconta Caterina Mattè: "Seguo Claudio da circa 25 anni. Fino al '92 riuscivo ad andare a tutti i suoi concerti poi, con la nascita di mio figlio, le cose sono un po' cambiate. Ma appena posso....". Passione quella per Baglioni legata anche a vicende di vita personale come racconta Anna Braschi: "Sono originaria di Roma e anche se vivo da sette anni nelle Marche, potete immaginare che la mia passione per Claudio è rimasta inalterata. Le sue canzoni sono per me momenti di gioia e di gratitudine, ed è per questo che oggi (ieri, ndr) sono qui: voglio ringraziarlo per tutto quello che mi ha dato nel corso della vita". Anna ha portato con sè anche una lettera che vuole consegnargli direttamente: "Lettera che gli ho spedito almeno quattro volte ma purtroppo non ho mai avuto risposta".
Ma in realtà per tutte Claudio è molto attento e scrupoloso come ci racconta Concetta Di Girolamo: "Nei pochi contatti che ho avuto con lui posso dire che si tratta di un personaggio di estrema sensibilità. Riesce a prestare attenzione a tutti".
Sabrina Mazzieri invece arriva da Ravenna: "Claudio e tutto quello che rappresenta sono il mio mondo. Certo, ho una vita privata ma se il mio eventuale partner non condividesse questa passione io proprio - ammette decisa - non potrei resistere e continuare a frequentarlo". David Luconi

(Corriere Adriatico 12 Maggio)Oggi l'incontro con dieci fortunati fans
Il giorno di Claudio al Corriere Adriatico

ANCONA - Il giorno atteso da tantissimi fans, l'appuntamento con il loro amato beniamino è finalmente arrivato: Claudio Baglioni incontrerà dieci fortunatissimi fans i quali, raccogliendo un numero cospicuo di tagliandi pubblicati in questi giorni sul Corriere Adriatico, si sono aggiudicati la possibilità di incontrare vis à vis il loro idolo. Che a dire il vero è ormai un habitué nel capoluogo dorico dove nel gennaio scorso è stato protagonista di un'indimenticabile serata alle Muse e dove tornerà il 14 giugno per il concerto allo stadio del Conero che darà ufficialmente l'inizio al suo nuovo tour in giro per l'Italia.
Come sempre ad accompagnarlo ci sarà Pepi Morgia che firma la regia dello spettacolo e che oggi pomeriggio al Barfly, insieme a Luca Tomasini si occuperà del casting per selezionare i ballerini che faranno parte dello spettacolo. Un grande evento in musica che darà all'autore di "Questo piccolo grande amore" la possibilità di presentare il suo nuovo album "Sono io, l'uomo della storia accanto", la cui uscita è prevista per la fine di maggio.
Il nuovo cd sarà nei negozi a quattro anni di distanza da "Viaggiatore nella coda del tempo".
"Si tratta di un album - come ha spiegato lo stesso Baglioni nel corso della presentazione - nato dalla spinta legata a due bisogni essenziali: da una parte la voglia di tornare a ripensare i momenti più importanti di questi anni passati in compagnia della musica. E dall'altra il desiderio di voltare pagina rispetto a una lunga serie di dischi complessi che hanno segnato la produzione da "Oltre" in poi". Riflessioni che Baglioni non mancherà di fare anche nel corso del suo incontro al Corriere Adriatico.
Il cantautore romano è arrivato nel capoluogo dorico ieri ma poche e assai frammentarie le notizie che sono filtrate relative ai suoi spostamenti legati, chiaramente, all'organizzazione del concerto di giugno sui cui saranno puntati i riflettori del pubblico e della critica musicale. Dopo l'appuntamento con i fans (che sarà seguito in diretta da Radio Arancia) Baglioni ripartirà immediatamente alla volta di Roma dando appuntamento ai suoi ammiratori al 14 giugno allo stadio del Conero.
I biglietti per assistere al concerto sono in vendita presso T . Box (Via Cameranense presso il Palarossini tel. 0712901224 fax 0712908936).

(IL Mattino di Padova 11 Maggio)
L'artista romano ieri pomeriggio nella sala Rossini del Pedrocchi insieme ai giornalisti e ai 45 vincitori del concorso indetto dal nostro giornale
Claudio Baglioni, una giornata padovana
«Sto selezionando i giovani che verranno con me sul palco dello stadio Euganeo»

Un'ora con i fans per rispondere alle loro curiosità «Le canzoni devono viaggiare, hanno lo stesso potere che ha un profumo»

C'erano ragazzi che provavano passi di danza. C'erano giocolieri, ma anche solo curiosi, e tanti fans. C'erano i 45 lettori che hanno vinto il concorso promosso dal nostro giornale insieme alla «Zed!». E poi è arrivato lui, Claudio Baglioni, vestito di bianco con un giubbotto Versace in pelle nera. E' stata una giornata indimenticabile per chi l'ha atteso e conosciuto al Pedrocchi. «Ci sono anch'io» è il casting che darà l'opportunità ai giovani di salire sul suo palco.
Erano le 16.30 quando Claudio Baglioni ha varcato la soglia di Sala Rossini. Ad attenderlo, i vincitori del nostro concorso, telecamere, fotografi e giornalisti. Con incedere elegante, un sorriso soddisfatto si è seduto al tavolo accanto a Leandro Barsotti del mattino di Padova, che ha introdotto l'incontro e invitato il pubblico a fare domande. Occhiale con montatura nera, una sciarpa grigia e nera al collo, Baglioni è stato al gioco, e ha parlato per un'ora. I ragazzi gli hanno rivolto domande molto tecniche e sembravano essere tutti preparati, tanto che dopo i primi dieci minuti Baglioni sorridendo ha detto: «Sono di fronte a un pubblico veramente selezionato...». Antonella di Arzignano è stata la prima a intervenire, chiedendo se nell'ultimo suo disco c'è un ritorno al passato, soprattutto per quanto riguarda le melodie che appaiono più semplici. «Magari si potesse tornare indietro. Le canzoni servono a far viaggiare, hanno questo potere, sono come certi profumi. Non credo sia possibile tornare nel passato, ma sicuramente il passato si può rivisitare. Faccio dischi da 35 anni, ora ho cercato di capire cosa ho fatto in tutto questo tempo. Ho diviso il mio lavoro grosso modo in tre fasi: i primi dieci anni, gli anni Settanta, gli anni Ottanta, quando i miei testi contenevano descrizioni sempre molto oggettive di ciò che riuscivo a vedere nelle storie degli altri, mentre negli anni Novanta ho fatto dischi molto personali, articolati, molto pensati. Ora ho deciso di fare un disco eterogeneo e probabilmente c'è una sorta di eco di quello che è tutto il mio lavoro anche passato. Ho voglia di essere molto più comunicativo e più diretto per arrivare alle persone».

E' poi la volta di Riccardo che dice di essere un autore di canzoni ma che troppe volte teme di farle leggere perché ha paura di non essere capito. E ricorda a Baglioni di aver letto in una sua intervista che anche lui ha spesso paura del giudizio degli altri. Baglioni: «La mia paura non è un panico. Anche se in certi momenti nella lavorazione di un disco si arriva ad aver paura di non vedere più la fine, ma è una sorta di tempesta magnetica dalla quale poi se ne esce. In un certo senso comunque ci assomigliamo», spiega Claudio Baglioni, «perché fosse per me, le mie canzoni non le farei mai sentire a nessuno. Perché penso che una volta che siano uscite non siano mai belle quanto potevano essere quando le scrivevo. La mia paura consiste in questo. Non tanto nella paura di non aver successo perché io penso che dopo tanti anni il problema non si pone più, ma sul fatto di essere arrivato il più vicino possibile a quello che potevi fare, il più vicino possibile alla verità, alla sincerità. E siccome il bello del mio lavoro è quello di poter raccontare ciò che mi capita, di raccontare me stesso e sapere che c'è qualcuno che mi ascolta e che spende anche soldi, penso che la sincerità sia fondamentale e se non riuscissi ad esserlo avrei proprio sbagliato mestiere». E poi ancora altre domande, altre richieste di deluciazioni sui testi e sul prossimo spettacolo: «Sarà un grande concerto, di tre ore e passa, in cui darò tutto me stesso in una dimensione nuova», ha aggiunto Baglioni. «Ho voluto un evento per stupire gli altri ma anche per stupire me stesso». Poi gli autografi, le fotografie di rito e l'arrivederci a lunedì 23 giugno, stadio Euganeo di Padova. (di Elisabetta Rampazzo)

(Il Giornale di Vicenza)
Verso il concerto del 23 giugno . «Sarà uno spettacolo unico, sorprendente e diverso dalle altre date del mio tour»
Caffè da Baglioni per 9 vicentini
I vincitori del concorso del nostro Giornale ospiti al Pedrocchi

Un caffè con i fans più fortunati. Al Pedrocchi di Padova, nella sala Rossini, Claudio Baglioni, si è messo a nudo rispondendo alle domande dei fans che hanno avuto l’occasione, tramite vari giornali del Veneto, di partecipare all’incontro con uno dei cantautori più amati d’Italia.
Anche Il Giornale di Vicenza ha mandato i suoi lettori a "intervistare" il cantante che il 23 giugno prossimo, allo stadio Euganeo di Padova, terrà uno dei concerti del suo breve tour, che prevede sette date. L’evento padovano è organizzato dalla Zed (tel. 049-8644888) che, tramite un coupon sul nostro quotidiano ha selezionato i fans vicentini che hanno saputo rispondere correttamente alle domande sulla carriera di Baglioni. Nove sono stati i vincitori vicentini ammessi al Pedrocchi: Marzia Marchesin di Montecchio, Samantha Perdoncin di Dueville, Susanna Fasoli, Manuela Casarotto e Antonella Megalli di Vicenza, Marta Borriello di Piovene, Stefania De Sarno di Rosà, Elisabetta De Santi di Arcugnano e Alessio Tavecchio di Pianezze. Alcuni di loro hanno delegato un rappresentante a partecipare perché impossibilitati a raggiungere Padova. A dire la verità, in sala Rossini i vicentini erano ben più di nove e qualcuno degli "intrufolati" è riuscito pure a fare delle domande (due ragazze di Bassano). Proprio una vicentina, Antonella Megalli, ha aperto la serie di domande, chiedendo se non ci fosse negli ultimi album un ritorno al passato. "Mi piacerebbe tornare indietro ? ha risposto Baglioni - le canzoni sono come dei profumi, fanno ricordare, ma credo che in questo caso si possa parlare, al limite, di una rivisitazione. Ho diviso la mia carriera in tre fasi, la prima quella degli anni ’70, diciamo i primi dieci dischi, nei quali parlavo di storie autobiografiche. La seconda è quella degli anni ’80 in cui raccontavo le storie degli altri, la terza, mi riferisco agli anni ’90 ed in particolare a ‘Oltre’ e ‘Io sono qui’, è ‘schifosamente’ autobiografica. Gli ultimi lavori sono più semplici, volevo esprimermi con un linguaggio più comunicativo".
È un Baglioni trasparente, dalle sue parole esce l’uomo, non solo l’artista: "Io soffro molto i miei testi ? racconta Baglioni - la musica mi esce subito, come ad un pittore riesce subito il tratto, invece le parole sono dure, possono passare mesi prima che arrivi ad un testo definitivo. È come l’opera di uno scultore, che dal blocco di marmo deve togliere pazientemente ogni scheggia di materiale per arrivare all’opera d’arte". Poi Claudio Baglioni spiega il perché della formula di questo mini tour ("Ci sono anch’io") assolutamente fuori dal normale. Durante la giornata di ieri, infatti, si teneva in una sala separata un’audizione per artisti vari tra orchestre, band, ballerini ed altro, che dovrebbero animare le date del tour. Uno spettacolo ricco che "è un modo per rendere un concerto diverso dall’altro ? spiega Baglioni - chi viene a sentirmi deve rimanere sorpreso. Lo spettatore deve trovare qualcosa che non ci sarà da nessun’altra parte, nemmeno in un’altra data dello stesso tour". Il concerto sarà allora un cocktail di energia e curiosità, una festa, perché, dice lo stesso cantautore, l’eccessiva serietà, il prendersi troppo sul serio "mi provoca grande tristezza. Nella vita ci vuole anche leggerezza".          (di Federico Ballardin)

(La Repubblica 10 Maggio)
Dopo l'uscita del suo nuovo album e prima di un grande tour Baglioni, Forum a Repubblica
I fan del cantautore verranno invitati nella sede del nostro giornale

«Sono io, l´uomo della storia accanto», è il titolo del nuovo album di Claudio Baglioni, che sarà il prossimo protagonista del Forum della cronaca romana di Repubblica.
Il disco, pubblicato a quattro anni di distanza dal «Viaggiatore sulla coda del tempo», è composto di tredici brani inediti. Un disco nato dalla spinta di due bisogni essenziali, quello forte di ritornare, riaffrontare, ripensare i momenti più importanti, più sentiti, di questi anni di musica. E quello di voltare pagina rispetto ad una stagione di dischi complessi, quelli che hanno segnato la produzione da «Oltre» fino a «Viaggiatore sulla coda del tempo». L´album anticipa di circa un mese la grande tourné che vedrà il musicista romano debuttare sabato 14 giugno allo stadio del Conero di Ancona. E poi giovedì 19 giugno allo stadio San Siro di Milano. Quindi, finalmente, martedì 1° luglio, allo stadio Olimpico di Roma. Un tour con cui ritrovare le enormi soddisfazioni che hanno sempre accompagnato Baglioni nelle sue esibizioni dal vivo. Il "Viaggiatore" della melodia popolare torna sulla strada della musica con un grande tour e un nuovo album e i lettori di Repubblica potranno ascoltare dal cantante le sue nuove idee musicali. Scrivete le domande al fax 06-4958218 o, via e-mail, a segreteria_roma@repubblica.it  Gli autori di quelle che verranno giudicate migliori saranno invitati all´incontro.(di Felice Liperi)

(Il giornale di Vicenza 9 Maggio)
 Domani con i quiz sul Giornale
Baglioni a Padova per cercare artisti e incontrare i lettori

Padova. Un modo nuovo di fare spettacolo: è quello scelto da Claudio Baglioni per le sette date del suo tour 2003, che vedrà un concerto anche a Padova il 23 giugno prossimo allo stadio Euganeo.
La novità inserita nello spettacolo è che, con lo slogan "Ci sono anch'io", a ciascun concerto avranno modo di partecipare anche artisti del luogo, che saranno selezionati di volta in volta dal regista e dal coreografo della tournée, Pepi Morgia e Luca Tomassini. Uno show senza precedenti, informa l'organizzazione del tour, che porterà in scena ogni sera uno spettacolo diverso, con oltre mille artisti tra band, orchestra, performers, ballerini, atleti e artisti di strada, che dovranno avere un riferimento preciso di un direttore artistico o responsabile. Le date in programma sono Ancona (14 giugno), Milano (19), Padova (23), Firenze (27), Roma (1 luglio), Napoli (5) e Catania (12). Un modo diverso dunque di fare spettacolo, per coinvolgere anche altri artisti e creare una sorta di momento creativo e di improvvisazione.
Per quanto riguarda la data padovana, domani, sabato avrà luogo al Caffè Pedrocchi di Padova dalle 10 a mezzanotte una selezione, alla quale parteciperanno i due professionisti già citati, con una giuria che sceglierà i migliori. Per partecipare bisogna compilare una scheda che si trova nel sito www.claudiobaglioni.it oppure direttamente al Pedrocchi sabato. Simili audizioni si stanno svolgendo un po' in tutt'Italia per le altre date del tour che saranno interessate dall'iniziativa.
Ma non finisce qui. Sempre domani, Claudio Baglioni incontrerà alle 16 in una saletta riservata dello stesso Caffè Pedrocchi un ristretto numero (circa sessanta) di lettori di alcuni quotidiani veneti, tra cui anche quelli de Il Giornale di Vicenza, che potranno entrare a far parte del novero di fortunati rispondendo alle domande che vengono pubblicate nel tagliando della Zed Music che trova spazio anche oggi e domani sulle pagine dedicate agli spettacoli del quotidiano vicentino.
Non è escluso poi che, al termine di quest'incontro privato, il cantante intervenga alle audizioni, che si staranno svolgendo in un'altra sala, per un breve saluto.
Ricordiamo che il famoso e storico Caffè Pedrocchi si trova in centro storico a Padova proprio accanto al Palazzo Municipale, di fronte all'Università degli Studi - Palazzo Bo.
Con questa data padovana, Claudio Baglioni fa ritorno a distanza di cinque anni dallo storico tour dei record "Da me a te", con un appuntamento imperdibile, un vero e proprio momento per vivere in musica la storia della musica italiana.
I biglietti per il concerto del 23 giugno a Padova sono ancora in prevendita, ai seguenti prezzi: tribuna non numerata a 25 euro; tribuna numerata est/ovest a 40 euro, più diritti ed eventuali commissioni on-line. Per informazioni ci si può rivolgere alla hot line dell'organizzazione patavina (Zed Ticketline - 0498 644 888) oppure visitare il nuovo Portale dei Grandi Eventi www.zedlive.com .
Nel Vicentino, le prevendite per il concerto sono state attivate a Torri di Quartesolo (Casa del Disco - Le Piramidi); Vicenza (Discotape, Casa del Disco); Marostica (Discotape); Bassano (Discotape); Camisano (Aliper). Infine, per l'acquisto dei biglietti ci si può rivolgere anche ai circuiti Box Office Italia, Ticketone e agli sportelli Unicredit. (di Stefano Rossi )

 A tu per tu con Claudio Baglioni  (Il Mattino di Padova 8 Maggio)
Sabato sarà a Padova: cerca mille comparse per il suo concerto

PADOVA. Sabato 10 maggio, dalle 10 alle 24, il Caffè Pedrocchi "aprirà le porte" a "Ci sono anch'io": il concorso indetto per l'ultima e straordinaria tournée di Claudio Baglioni. I suoi collaboratori, Pepi Morgia e Luca Tomassini, sceglieranno mille comparse tra tutti coloro che parteciperanno alla selezione. Performers di ogni genere, tra atleti, danzatori, equilibristi, giocolieri e saltimbanchi, avranno così l'occasione di far parte della particolarissima scenografia per il concerto che si terrà il 23 giugno allo Stadio Euganeo. Lo scopo è quello di creare, tramite figuranti locali ( "attori e spettatori") che andranno ad integrare un corpo di ottanta professionisti, un episodio differente per ciascuna delle sette date italiane dell'evento. La location per i provini sarà la sala ottagonale e, come si presume, la piazzetta antistante all'antico Caffè. E', inoltre, ormai certa la presenza del "mago viaggiatore" in città. E' previsto, infatti, un incontro tra "il cantastorie" e i nostri lettori. La collaborazione con l' organizzazione zed! ha infatti lanciato il concorso "Incontra Claudio Baglioni"): basta rispondere esattamente ad una domanda e si può avere il privilegio e la fortuna di passare un'ora assieme a baglioni. A Padova, di sicuro. Dove esattamente ancora non si sa: in fondo, c'è il timore dell'assalto indiscriminato dei fans. Si prevede, comunque, un'ondata di persone curiose. Tuttavia, chi volesse iscriversi alle selezioni per l'originale reclutamento può ancora farlo: proprio al Pedrocchi, ma soltanto sabato dopo le 16.
L'imminente album dal titolo Sono Io, l'uomo della storia accanto è pronto e verrà presentato dall'artista il 20 maggio (che è pure la data ufficiale dell'uscita), a quattro giorni dal proprio cinquantaduesimo compleanno. Conterrà tredici brani assolutamente inediti per una durata di oltre settanta minuti. Il tempo relativamente breve (molto breve, in realtà, se si pensa agli anni che separano i precedenti tre dischi) in cui l'autore l'ha confezionato è la dimostrazione di un'ulteriore svolta stilistica: ossia, la ricerca di una maggiore semplicità, a partire dai testi, rispetto alla complessa e sofisticata (ma deliziosa!) trilogia filosofica di cui Viaggiatore sulla coda del tempo costituisce il capitolo conclusivo. Non ultimo, oltretutto, il bisogno di tirare le somme di questi importanti anni di musica. Probabilmente, il significato di Sono io e della relativa tournée va ricercato in quell'altro capolavoro che fu, nel 1985, La vita è adesso: punto di partenza, non disgiunto dall'esperienza live di Assolo, verso nuovi ed innovativi orizzonti sonori. Dal magnifico Oltre. Un mondo uomo sotto un cielo mago sarà, difatti, tutto un discorso a parte: sperimentazioni, contaminazioni, musicalità estrema del verso sono solamente alcuni dei magici ingredienti utilizzati. La grandiosità dei suoi concerti è qualcosa di incredibile: chissà cosa ci riserverà adesso Claudio Baglioni in quello che lui stesso ritiene essere il suo evento più spettacolare in assoluto. Manca davvero poco allo show che partirà il 14 giugno da Ancona: bisognerà sbrigarsi ad imparare le canzoni nuove! (Fabio Velo DalBrenta)


Lunedì la visita alla mostra sulla pubblicità. L'evento seguito da Radio Arancia (Corriere Adriatico 7 Maggio)
Baglioni al Corriere Adriatico
Il cantautore incontrerà i fans alla Mole Vanvitelliana

ANCONA - Arriva "L'uomo della storia accanto". Lunedì prossimo Claudio Baglioni sarà con il suo staff ad Ancona. Ormai in dirittura d'arrivo con la presentazione dell'album in uscita a fine mese e con la partenza del prossimo viaggio dal vivo, il Claudio Nazionale fa un giro per l'Italia per chiamare i fans a raccolta prima del grande evento. Sette le date distribuite sul territorio. A seguire il debutto nazionale del 14 giugno allo Stadio Del Conero (ad Ancona per iniziativa della Capitanicoraggiosi ed Anno Zero e promosso dal Comune) sarà Milano il 19, Padova il 23, Firenze il 27, Roma il primo luglio, Napoli il 5 a chiudere sarà Catania il 12. E nell'attesa il mito di "Questo piccolo grande amore" farà una "capatina" nel capoluogo.
Una giornata tutta anconetana in cui sarà ospite anche del nostro giornale. Saranno dieci i lettori che attraverso i coupon potranno incontrare, fare domande o semplicemente salutare il "Viaggiatore sulla coda del tempo". L'incontro avverrà presso la Mole Vanvitelliana - dove il cantautore visiterà la mostra su "Pubblicità e memoria" del Corriere Adriatico - e sarà seguito in diretta su Radio Arancia. Intanto si delineano sempre di più le linee dello show che vedrà il coinvolgimento di accademisti delle belle arti, oltre naturalmente alla già nutrita "carovana baglioniana". Novità dello spettacolo sarà la partecipazione di artisti locali ad ogni data del tour. Infatti al numeroso cast di oltre centocinquanta artisti tra band, orchestra, performers e ballerini si aggiungeranno anche ginnasti, danzatori, artisti di strada e società sportive della zona, selezionati direttamente dal regista Pepimorgia e dal coreografo Luca Tommasini. Un'operazione che risponde al nome di "Ci sono anch'io" cui chi volesse partecipare può ottenere informazioni dettagliate direttamente sul sito del cantante: www.baglioni.it. Questo "reclutamento" renderà ovviamente lo spettacolo "magmatico" per utilizzare la definizione dello stesso Baglioni. Ossia in continua evoluzione. Imprevedibile. Per informazioni e per acquistare i biglietti per assistere al concerto rivolgersi al Tbox: 071.2901224. (Erika Barbacelli)

(La Gazzetta del mezzogiorno 6 Maggio)
Torna Baglioni «Sono io» nuovo album dal 23 maggio

S i intitola «Sono Io, l'uomo della storia accanto» il nuovo album di Claudio Baglioni. Il disco, pubblicato per Sony Music a quattro anni di distanza da «Viaggiatore sulla coda del tempo», contiene 13 brani inediti per una durata complessiva di circa 75 minuti. Un cd nato sulla spinta di due bisogni essenziali: quello di riaffrontare e ripensare i momenti più importanti e carichi di significato di questi anni di musica. E quello di voltare pagina rispetto ad una lunga stagione di dischi complessi, quelli che hanno segnato la produzione da «Oltre» fino a «Viaggiatore».
L'album anticipa di circa un mese la grande tournée negli stadi che vedrà il musicista romano debuttare sabato 14 giugno allo Stadio del Conero di Ancona, mentre resta ancora in forse un concerto a Bari il 7 luglio.

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