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Analisi di Paolo Talanca
Innanzi tutto ci
terrei a sottolineare, come tutti avranno compreso, la particolarità del
tipo di amore descritto in questa canzone. È l'amore più vero, sincero,
grande, immenso che possa esistere, quello di un padre verso un figlio.
Questo testo fu scritto infatti da Baglioni nel lontano 1982, in occasione
della nascita del suo unico figlio Giovanni.
Il modo di scrivere di Baglioni è pieno zeppo di metafore, come analogie
frequenti, di similitudini che, comunque, cercherò di cogliere per quanto
possibile.
A mio parere il pezzo forte qui è l'alternanza di queste continue metafore e
similitudini da una parte, ed immagini di una vita normale o di figure
quotidiane dall'altra, come a voler augurare al figlio un poetico e profondo
avvenire (espresso nelle metafore, dal significato astratto ed analogico),
completato però da quella normalità e piacere di piccole cose quotidiane,
irrinunciabili per cercare la felicità in maniera genuina.
Si capisce dal titolo che è una canzone di augurio, di augurio per un futuro
fortunato, perché credo che il sogno più grande di un padre sia quello che
il figlio possa avere tutto ciò che lui non è riuscito ad ottenere. In
questo senso il solo titolo, posto in modo da aprire orizzonti illimitati,
rappresenta un sogno del padre-Baglioni.
L'attacco è molto forte, ascoltando la canzone mi sono accorto che la
versione che meglio si sposa con la forza del testo è quella registrata
durante il tour "Assieme" del 1992, dove si inizia con un accordo staccato,
isolato, che regge da solo i primi due o tre versi. Subito il testo inizia
con una similitudine, un augurio di felicità: "avrai sorrisi sul tuo viso
come ad agosto grilli e stelle". È una frase, credo, famosissima nella quale
a mio avviso la parola "stelle" sia stata scelta per rendere l'idea dei
desideri, delle speranze, dei sogni che il cantautore prevede per il suo
primogenito. Subito poi si alternano storie di vita quotidiana come ricordi
trattenuti da un album di fotografie, meraviglie provocate da modernissimi
aerei supersonici prima e da antichissime albe poi.
Le prime attese, amorose o meno, richiamate da un semplice telefono e le
prime malinconie guardando "cavalloni pazzi che si inseguono nel mare".
Poter poi vivere questo mare grazie all'arrivo dell'estate e di simbolici
"pantaloni bianchi da tirare fuori", come di sicure felicità da consumare,
come un sicuro weekend di riposo dopo una straziante settimana lavorativa.
La prossima frase credo sia una vera opera d'arte. Permettetemi di isolarla
dal resto:
(avrai) un treno per l'America senza fermate
Ho deciso di darle uno spazio autonomo perché per me rappresenta davvero una
verità universale, talmente assoluta da meritarsi un posto isolato, così da
poter fluttuare libera in una mallarmeana convizione d'infinita bellezza. È
una bellissima metafora che rappresenta la vita di ognuno di noi, quella
fortuna da rincorrere rappresentata dall'America, lo scopo di una vita, una
meta, un obiettivo personale il cui raggiungimento purtroppo è rappresentato
da un treno (meravigliosa analogia perché è impossibile raggiungere
l'America in treno, come molti sogni irraggiungibili) che non prevede
fermate. Molti perdono per strada degli affetti cari, il bene di persone
amiche, per raggiungere un obiettivo, per andare a vivere in un'altra città
a causa di un nuovo lavoro o di un nuovo amore, sposarsi ed andare a vivere
lontani. È un treno che non prevede fermate, non c'è ritorno né sosta
gradita.
Via, poi, con "due lacrime più dolci da seccare", come nostalgie per un
amore finito, da accogliere come un dolce ricordo che ci stringe il cuore.
Pescatori di telline al tramonto, che magnifica immagine! Il sole al
tramonto smuove pensieri profondi, chi scava nella propria mente di fronte
ad un sole che tramonta e "si uccide" nel mare, è accomunabile a chi pesca
le telline nel mare rosso del tramonto. Io credo che l'immagine dei
pescatori di telline sia una metafora che rappresenti quelle persone
profonde che scavano nelle cose, guardano all'interno e dietro le realtà
oggettive per trovare le risposte, come quelli che cercano nella sabbia per
trovare telline. Beh, quei "pescatori di telline" trovano la loro
ispirazione splendidamente con l'immagine del tramonto del sole in mare.
Ecco, poi, due immagini quotidiane come "neve di montagne e pioggia di
colline" e "un legnetto di cremino da succhiare": chi non lo ha fatto almeno
una volta? Succhiare il legnetto di un cremino dopo averlo mangiato è una di
quelle cose alle quali mi riferivo sopra, rappresenta quelle cose quotidiane
che ci rendono uguali, tutti alla ricerca di un sogno da realizzare, di un
posto felice, che ci accomuna nella realtà di essere uomini e che si
riconosce nelle piccole azioni di tutti i giorni.
E via con immagini di vita, di gioie e dolori, malinconie e pensieri
profondi che rappresentano il vivere e che saranno lì, a disposizione del
proprio figlio, in una vita densa e da vivere. Dolore per amore, profondità
di pensiero, conforto in un momento di stanchezza, noia, e tradimento da
parte di un amico, il primo tradimento che ci imparerà a non fidarci di
tutte le persone fanno parte di quella vita che un padre augura e freme per
il proprio figlio.
Ma l'augurio più grande è commissionato al ritornello. Dopo il dimenticare i
dolori e il a sognare (magistralmente descritti con il camminare e lo star
fermi) Baglioni prevede per il figlio l'eredità del suo carattere, la
continuità del patrimonio genetico che (come diceva Shakespeare) ci rende
immortali. Considerando che Baglioni era soprannominato "Agonia" da ragazzo,
si comprende il significato di quella "triste speranza" della quale parla.
Poi il bellissimo riferimento all'amore "sentirai di non aver amato mai
abbastanza, se amore avrai". Qui c'è tutto, il senso pieno dell'amore,
perché l'amore non è mai troppo, non si ama mai al massimo delle proprie
possibilità, non si raggiunge mai quell'apice di appagamento per aver amato
a sufficienza.
Nell'attacco dei versi dopo il ritornello tornano insistentemente le
immagini quotidiane, facilitate da una musica più scorrevole (ma poi dipende
dalle varie versioni della canzone) e sulle quali mi soffermerei poco.
Vorrei evidenziare l'immagine dei "giochi elettronici e sassi per la strada"
e "ricordi, ombrelli e chiavi da scordare". Nel primo caso torna
l'impressione del nuovissimo e del vecchissimo, come di un tutto assoluto e
di un "tutto" che il figlio potrà avere dalla vita e quindi del sogno del
padre, nel secondo caso sottolineerei la "graziosità dei difetti". Quando si
ricordano le cose che sul momento ci sembrano scoccianti (come un figlio che
dimentica le chiavi di casa), ci si fa sopra una grassa risata ed il ricordo
è lieto e crea in noi un umorismo particolare. La grandezza di Baglioni qui
sta proprio nel prevedere la bellezza di queste tanto dolci quanto
inevitabili dimenticanze. L'accomunare poi i ricordi (astratti) da scordare
con delle cose quotidiane come chiavi ed ombrelli ci lascia un presentimento
di come tutto sia ingigantito al momento, perché una storia d'amore (ad
esempio) che finisce, o più facilmente una cotta, sul momento ci paiono
tanto indimenticabili e crediamo che quel ricordo ci peserà per tutta la
vita ed invece un giorno potremo ridere dei nostri amori passati come delle
chiavi dimenticate una sera. Io per primo so che tutto non è così facile,
anche se innegabile. È innegabile che un giorno rideremo di tutto,
ricorderemo senza più malinconia un grande amore come scorderemo o
ricorderemo con ironia una scocciatura veniale.
"Avrai carezze per parlare con i cani": spesso capita, di discutere con
persone che ci aggrediscono. Il bello sta nel non lasciarsi andare, rimanere
calmi, da persone civili portare avanti le nostre idee. C'è poi l'immagine
delle vacanze ("sarà sempre di domenica domani"), ma non solo. Questa
domenica può anche essere rappresentata dalla felicità eterna, da un
matrimonio che dovrebbe rappresentare, ma oggi sempre meno, una unione
eterna.
Torna la previsione del carattere del figlio con
e avrai discorsi chiusi dentro e mani
che frugano le tasche della vita
Timidezza da un lato, con parole tenute dentro e che fanno fatica ad uscire,
intraprendenza dall'altro, con queste mani ansiose di scoprire le verità
della vita, che frugano come potrebbero frugare nelle tasche, ignare di cosa
può trovarsi al loro interno, e, comunque, quelle mani contengono
esperienze, contengono quei discorsi che vengono arricchiti dalle saggezze
procuratesi dal frugare in continuazione "le tasche della vita", immagine
ancora più significativa se si pensa che quel "frugarsi" è funzionale ad un
discorso da fare, discorso nel quale inserire esperienze vissute. Un gioco
di metafore davvero sublime.
Ma, soprattutto ed alla fine, c'è l'augurio principale: quello della
felicità. Di una radio che comunichi la fine di una guerra, soprattutto di
quel momento che si potrebbe provare quando si apprende la notizia. Questo
forse è il senso maggiore della canzone. Un sogno, una felicità
rappresentata da un attimo da tenere nella mente per sempre, "l'attimo
eterno" (Baglioni, "Mille giorni di te e di me") che rappresenta
l'ispirazione massima della poesia do Baglioni, la fine della guerra che
porti felicità nelle menti di chi apprende la notizia da una radio.
Avrai è una canzone piena di figure retoriche ed indubbiamente non le ho
colte tutte; a volte non mi sono dilungato troppo ed ho cercato, comunque,
di essere stato chiaro per riordinare quelle che fino ad oggi erano state
solo sensazioni tanto profonde quanto ricercate, analogiche ed astratte.
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